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mercoledì 5 marzo 2008

I "trombati" dal Pd. Parla Lo Giudice l'escluso "eccellente".

«L’Italia è più avanti della politica. E anche i Democratici balbettano».

(Il Resto del Carlino) Lo Giudice il segretario provinciale del Pd ha detto di essere dispiaciuto per la sua esclusione.
«Ho visto, mi fa piacere. E’ vero che il tema indicato da noi, quello di una rappresentanza del movimento gay in Parlamento, è stato posto sul tavolo nazionale. E’ corretto».

Questo la consola?
«Il problema politico rimane, andrà affrontato nel modo migliore. Bisogna capire come il partito si farà carico di dare risposte alle persone omosessuali. Risposte che devono essere compatibili con quel che accade negli altri Paesi».

Faccia un esempio.
«L’omologazione delle coppie gay a quelle etero. Il Parlamento europeo ce lo chiede da anni».

La gente è pronta?
«L’Italia è più avanti della politica, che è timorosa».

La politica per dire il Pd?
«Anche il Pd è timoroso, senz’altro».

Il dispiacere del segretario secondo lei è condiviso anche dai cattolici?
«Bisogna chiederlo a loro. Ma anche da quella parte ho sempre ricevuto attestati di stima. Ad esempio nelle consultazioni. Lo so per certo».

A chi si riferisce in particolare?
«A tantissime persone. E anche alle dichiarazioni pubbliche di Rambaldi, Officina delle idee».

Tutti le dicono bravo ma non la mandano in Parlamento.
«Non mi sento frustrato o deluso. Mi dispiace perché esiste una questione aperta rispetto alla risposta che si dà sui temi dei diritti civili, in particolare per le persone omosessuali».
Che ruolo avrà nel Pd a Bologna? Pensa a una ‘compensazione’, diciamo così, nella segreteria che sarà definita a giorni?
«Non chiedo compensazioni e il problema non riguarda me. Sto in questo partito con spirito di servizio e un’attenzione molto forte a un tema trascurato».

La lobby gay a Bologna voterà per il Pd?
«L’Arcigay ha dato un’indicazione molto chiara. Non si schiera con nessun partito. Chiede ai suoi di non cedere alla logica dell’astensione. Chiede ai partiti di dare rappresentanza diretta al movimento. Quindi appoggerà in modo molto forte i candidati omosessuali o transgender. Ma anche tutti quelli disponibili a sottoscrivere un patto perché nel prossimo Parlamento i nostri temi possano vivere».

Un contratto.
«E’ sempre stato così».

Ma non è un limite dire: ti voto se fai qualcosa per me?
«E’ una domanda mal posta. Comunque lo fanno tutte le forze sociali che portano avanti interessi specifici. Neanche l’Arcigay vuole che il prossimo Parlamento si occupi solo di omosessuali. Un pochino sì, però».

Contrordine compagni! L'Arcigay non è contro la Concia. Basta che faccia quello che diciamo noi...

Mancuso: "Paola, se come sono certo sottoscriverà la piattaforma del Roma Pride 2007, sarà sostenuta da Arcigay".

(Aurelio Mancuso Presidente nazionale Arcigay - L'Unità) Sono alcuni giorni che è montato il caso inesistente Arcigay versus Paola Concia. Si continua con articoli sui giornali, dichiarazioni ed esternazioni di tutti i tipi a sottolineare come la cattiva Arcigay abbia ingiustamente redarguito l'esponente lesbica del PD, senza averne, come si legge martedì sulla lettera pubblicata a firma di Cristina Mastropiero su l'Unità, la titolarità. Si coglie l'occasione nella lettera per formulare pesanti giudizi sul movimento, i suoi leader, la capacità reale di incidere. Insomma siamo alle solite, ma non ci scomporremo certo, per attacchi che solitamente giungono dal centro destra o dalla destra estrema, invece da qualche tempo anche dal centro sinistra. Non sta a noi difendere il nostro lavoro, certo ci compete il compito di respingere al mittente una rappresentazione di Arcigay quanto mai bislacca, probabilmente dovuta, per stessa ammissione dell'estentrice dello scritto, di scarsa conoscenza del movimento. Ciò che è stato vigliacco è di aver sapientemente capovolto il senso delle nostre affermazioni, e di averci consegnato, quasi non se ne vedesse l'ora a quel ruolo di giuria di qualità del Festival di Sanremo (toccateci tutto, ma non Sanremo!), come a dire: "sono quattro sfigati lasciateli dire, noi siamo il popolo e andiamo avanti". È vero noi siamo niente rispetto ai conciliaboli dei salotti buoni della politica, alle potenti reti di cripto lesbiche e cripto gay che nelle ristrette stanze muovono pedine e determinano fortune e disgrazie. Alcuni di noi conoscono questo partito quando si chiamava PCI, poi PDS, poi DS, e ora PD. Conosciamo le liturgie, la forza della relazione diretta, dell'essere presenti nelle stanze nazionali, ecc. Siamo, quindi, consapevoli dei poteri che abbiamo di fronte. La candidatura di Paola Concia è un fatto interno al PD, di cui siamo contente e contenti, per lei, anche se sarebbe ragionevole aspettarsi, come avviene in tutti i partiti del socialismo europeo e di centro sinsitra, che non fosse l'eccezione. Il suo lavoro è utile, ed è figlio delle battaglie interne che in oltre vent’anni molti di noi hanno condotto dentro quel partito. La nostra dura presa di posizione si è determinata il giorno dell'uscita dell'articolo sul Corriere della Sera, dove è apparso chiaro, che si è voluto confezionare un attacco diretto ad Arcigay per promuovere la candidatura di Paola. Si è tentato di accreditare che alla mia inesistente certa candidatura in Sinistra Arcobaleno il PD dovesse contrapporre la candidatura della Concia. Per com'era costruito ed enfatizzato si voleva anche affermare che era ormai stata consumata una rottura storica tra Arcigay e il PD. Insomma un bell'uragano, da cui Paola non si è sottratta, forse per non compromettere la sua candidatura. Ci dispiace questo tipo di campagna è lontano dalla nostra storia e dal nostro faticoso agire quotidiano. Arcigay è una rete dove militano migliaia di gay e di lesbiche, organizzata in oltre 50 comitati provinciali, un centinaio di punti d'aggregazione, servizi, telefoni amici, attività culturali, gruppi giovani, strumenti d'ascolto e aiuto contro le discriminazioni. Si può tutto ridurre, si può giudicare con la puzza sotto il naso, tipica dell'intellettualismo, ma poi non si attendano risposte miti. Siamo orgogliosi di rappresentare un'avventura collettiva che ha cambiato la cultura di questo paese, e fatto emerge un'enorma soggettività lesbica e gay e non abbiamo bisogno di sottoporci ad esami richiesti da chi non sa nemmeno di cosa parla. Noi non siamo niente, ripeto, rispetto al grande partito, che può anche decidere di non avere relazione con chi da venticinque anni mette la sua passione al servizio delle lesbiche e dei gay italiani auto finanziandosi, senza aver avuto un aiuto dalla sinistra politica e culturale di questo paese, senza aver potuto contare su posizioni e valori chiari da parte del più grande partito del centro sinistra. Nonostante questo, altri omosessuali visibili, in posizione non certa si candidano nelle liste del PD: Andrea Benedino, Ivan Scalfarotto, Fabio Omero, a loro va il nostro apprezzamento, così come ai candidati gay, lesbiche e trans in altri partiti.

Ribadisco che Paola, se come sono certo sottoscriverà la piattaforma del Roma Pride 2007, sarà sostenuta da Arcigay e, visto che è candidata in Puglia potrà forse comprendere meglio che non tutto si gioca a Roma, ma anche nella vasta e complessa provincia italiana, dove Arcigay si trova a fronteggiare situazioni personali e collettive drammatiche, senza distinzione di posizionamento sociale.

Sarà utile, se lo si vorrà, dopo le elezioni riflettere bene, perché non serve a nessuno avere atteggiamenti di rimozione di questioni che attengono anche, e questo sì un partito deve tenere conto, al consenso e alle positive relazioni sociali.