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venerdì 29 febbraio 2008

Pdl. Berlusconi mette la Brambilla alla porta? Ai circoli solo 3 seggi.

(La Stampa) A Ferragosto dell’anno scorso pareva destinata a salvare il centrodestra, l’unta del Signore (Berlusconi) che doveva sostituirlo (in prospettiva) alla guida del suo nuovo partito e (forse) persino a Palazzo Chigi. Faceva persino tremare i maggiorenti di Forza Italia.

Ieri mattina la rossa di Calolziocorte, quando ha letto quella cifra sui giornali, ha capito tutto. Tre su 340. Michela Vittoria Brambilla non serve più alla causa, vale pochi seggi, da considerare nel computo dei 182 che Fi conta di avere alla Camera. Naturalmente nel caso che il Pdl vinca le elezioni con 340 deputati.
La vendetta si è consumata in sei mesi. «Chi crede di essere, Mvb?». E così a Lecco sono arrivate le prime telefonate dei suoi: «Ma come? E il posto in Parlamento che mi avevi promesso?». Niente, cancellato. Eppure lei aveva una lista pronta con 36 nomi. Lei reagisce con la solita grinta e cerca di tranquillizzare tutti: «Stanno dando i numeri del lotto? Dobbiamo ancora cominciare la trattativa, noi. La manfrina con Fini e quelli di An è andata avanti fino a notte fonda l’altra sera, c’erano di mezzo anche i finanziamenti elettorali...».

In realtà, ieri Mvb si è data per malata. A Roma non si è fatta vedere, al comitato Pdl che al Plebiscito tratta per le candidature, dove c’è un grande esperto di questi tavoli, il presidente del Copaco ed ex ministro Claudio Scajola. Il quale dice: «Beh, i Circoli della libertà non sono un altro partito, stanno all’interno della quota di Forza Italia. Se ci sono dei candidati validi, li prenderemo in considerazione. Ma soltanto se sono di serie A. Se sono di serie C, preferiremo i nostri». Chiaro? Eppure lei non molla. «Va avanti da un anno, là dentro: Berlusconi sa benissimo che senza di noi il Pdl non può vincere “bene”, come spera di fare lui. Noi siamo determinanti: con quali soldati faranno la campagna elettorale del Pdl? Con i nostri, che sono sempre in piazza. No, non mi fermeranno le beghe con i soliti noti di Forza Italia».

Il tramonto annunciato di Michela la Rossa, che ha fatto scrivere fiumi di commenti e ritratti ammirati da tutti i giornali annunciati, è servito. Eppure lei reagisce. Mvb: «Mica siamo come Rotondi, che non conta niente... Nei Circoli ci sono gli elettori dell’Udc, che con i nostri candidati voteranno Pdl e non Casini. Questo il Presidente (con la P maiuscola, ovviamente) lo sa! Io mi fido, sappiamo che alla fine deciderà Lui: e ha bisogno di noi per fare le “liste pulite” di cui parlano i giornali, per rinnovare l’immagine. Ci sono fior di imprenditori pronti a scendere in politica con noi».

Michela Vittoria Brambilla è furiosa, ridotta sulla difensiva. Non può accettare che i Circoli fossero un’idea usa-e-getta, della quale il Cavaliere si è già stancato. Il suo staff parla di 6500 sedi aperte dopo i pullman in giro per l’Italia a fare già la campagna elettorale. Ma chi li ha visti davvero? Domani a Milano tornerà in piazza, nei gazebo dove si svolgono le primarie sul programma Pdl. Ammette: «Siamo un po’ indietro, dobbiamo darci una mossa». In effetti il progetto dei Circoli poteva portarli ad avere un ruolo più importante in tempi lunghi e magari con un’altra legge elettorale. Adesso sembrano quasi inutili nella battaglia con Veltroni.

Alessandra Ghisleri, di Euromedia Research, ha la sua spiegazione: «Una nuova forza politica non ancora stabilizzata sul territorio, come sono oggi i Circoli della Brambilla o la Destra della Santanchè, non è affatto favorita da questo sistema elettorale: fatica ad affacciarsi sulla scena politica. Risulta persino difficile capire quanto pesano elettoralmente. Altra cosa è per un nome come Michela Vittoria Brambilla, che invece appare ben consolidato».

Tradotto: non conta nulla. Bocciata. E il senatore azzurro Paolo Guzzanti, che nell’agosto 2006 stava scrivendo il programma del nuovo Partito del Popolo, con il vicepresidente dell’Ue Franco Frattini a fare il tifo da Bruxelles insieme con i nemici della diarchia Bondi-Cicchitto, ora è molto freddo: «Se Prodi avesse resistito fino a fine legislatura, con Berlusconi ormai all’età di 75 anni, avrebbe avuto un senso poter presentare un volto nuovo per Palazzo Chigi, come Mvb. Forse il Cavaliere aveva in mente questo, in agosto. Ma la rivoluzione del predellino ha cancellato tutto». Si vedrà al tavolo di Palazzo Grazioli. E qualcuno azzarda la cifra: 10 seggi. Più di Rotondi. Questa pare la linea del Piave di Michela Vittoria.

Veltroni e la sinistra all'inseguimento del voto gay.

Silvio Berlusconi lo aveva detto esattamente un anno fa: «I gay sono tutti dall'altra parte». Non sbagliava. Certo magari non tutti, ma una buona parte sicuro. O almeno è quello che vorrebbero far credere i partiti dell'ormai ex Unione che hanno avviato una vera e propria gara alla conquista del voto omosessuale.
(Nicola Imberti - Il Tempo) Ad aprire la competizione è stato, come era prevedibile, il segretario del Pd Walter Veltroni che, dopo aver conquistato i cuori dei cattolici, al grido di «si può fare», si è lanciato in un'altra grande impresa. Per la verità il candidato premier si è offeso un po' per un articolo del Corriere della Sera che gli rinfacciava l'assenza di candidature «gay-friendly». Così, mentre era intento a spiegare che il Pd è il vero «partito del lavoro», ha tirato fuori dal cilindro Paola Concia, leader storica di Gayleft (la consulta lesbica, gay, bisex e transgender dei Ds) e ora portavoce del Tavolo Lgbt del Pd.
«Una delle personalità più impegnate a favore dei diritti degli omosessuali - spiega - sarà nelle nostre liste. Non ci sarebbe stato neanche bisogno di dirlo se purtroppo non ci fosse mala informazione». Ma per un Veltroni che chiude, c'è un Giordano che rilancia.
Il segretario di Rifondazione Comunista, ospite di Maurizio Belpietro a Panorama del giorno, risponde indirettamente al segretario del Pd: «Per noi non è un problema ospitare personalità che si sono battute sul tema dei diritti civili. Ricandideremo Vladimir Luxuria e Titti De Simone».
E siccome non c'è due senza tre, ecco spuntare Franco Grillini. Il presidente onorario dell'Arcigay, oggi deputato del Partito Socialista di Enrico Boselli boccia gli ex alleati: «Finora il Partito Socialista è l'unica formazione politica che si rivolge esplicitamente alla comunità lesbica, gay, bisex e trans con una campagna incentrata sui diritti civili delle coppie di fatto».
In tutta questa confusione la domanda sorge spontanea: ma il mondo omosessuale che dice? L'Arcigay ci tiene a sottolineare che, ad oggi, «nessun leader dell'associazione è stato candidato in qualsivoglia lista elettorale». Anzi, domani e domenica, si riuniranno a Bologna gli stati generali per decidere la linea in vista del voto del 13 e del 14 aprile. E sembra abbastanza concreta la possibilità che, alla fine, il presidente nazionale Aurelio Mancuso accetti la proposta di una candidatura nella Sinistra l'Arcobaleno.
Nel frattempo le donne di Arcilesbica si dichiarano «allibite dal gioco delle candidature», mentre gli attivisti del Cassero, probabilmente il circolo omosessuale più importante e influente d'Italia, criticano Veltroni («crediamo abbia un po' sbagliato mira») e sottolineano che «nei vari partiti ci sono delle ambiguità». Insomma, sarà anche vero come dice il Cavaliere che i gay stanno tutti dall'altra parte, ma sarebbe bello capire quale parte.

Sinistra, ogni occasione è buona per polemizzare. Braccio di ferro anche sul voto gay.

(Il Giornale) Non basta la candidatura di Paola Concia per mettere a tacere la delusione del mondo omosessuale nei confronti del Partito democratico e di Walter Veltroni. E su questo sentimento di disinganno conta di far leva la Sinistra Arcobaleno per indirizzare a proprio favore gli elettori omosessuali delusi da Uoltèr.

«La Sinistra Arcobaleno porterà in Parlamento una significativa presenza della comunità gay , lesbica, bisessuale e transessuale - promette il leader Fausto Bertinotti -. Nelle nostre liste avremo significative presenze di questi differenti orientamenti sessuali ed affettivi».

Invece per ora nelle liste del Pd è apparso soltanto il nome di Paola Concia, annunciato da un Veltroni, risentito per l’accusa di aver posto un veto a candidature gay. «Cattiva informazione quella di chi dice che il Pd non avrebbe portato i gay in Parlamento, come se potesse scattare un atteggiamento discriminatorio - attacca amareggiato Veltroni -.E invece una delle personalità più impegnate a favore dei diritti degli omosessuali, Paola Concia, sarà nelle nostre liste». La Concia ringrazia Veltroni «per la sensibilità dimostrata e per il gesto», augurandosi che «ce ne siano altri per portare altri rappresentanti omosessuali in Parlamento e negli enti locali » e promettendo di «impegnarsi in una lotta pro e non contro qualcuno».

Ma evidentemente la presenza della Concia agli occhi del movimento omosessuale non è sufficiente a bilanciare tutto il resto. La presenza della senatrice teodemPaola Binetti, ad esempio, che votò contro il governo pur di non far passare una norma anti omofobia. Ma soprattutto l’assenza nel programma di qualsiasi riferimento ad iniziative per sostenere la lotta all’omofobia o al riconoscimento della famiglia omosessuale.

«Paola Concia è un’ottima persona ma è espressione del partito e non rappresenta il mondo omosessuale», dice Emiliano Zaino, presidente del Cassero, storico circolo Arcigay di Bologna. Anche più dura la presidente nazionale di Arcilesbica, Francesca Polo, che si dice «allibita dal gioco delle candidature che si sta svolgendo sulla pelle dei gay». La Polo poi avverte gli omosessuali che hanno deciso di candidarsi e la Concia in particolare. «Il loro potere contrattuale rischia di essere limitato - segnala la Polo -. Temo che la candidatura della Concia venga utilizzata comeuno specchietto per le allodole. È una critica al sistema, non alla persona.Èchiaro che il Pd è in difficoltà su questi temi perché non ha la forza di fare scelte precise manon si può pensare di sanare tutto candidando una lesbica». E il segretario nazionale di Arcigay, Riccardo Gottardi, fa notare che «allo stato attuale non vi è nelle liste di nessun partito una reale rappresentanza del movimento gay-lesbico-italiano». Quelli dichiarati da esponenti del Pd, aggiunge Gottardi, «sono nomi di facciata, rappresentativi soltanto di se stessi». Domani e domenica l’Arcigay riunirà gli stati generali e deciderà la linea politica del movimento rispetto alle prossime elezioni. Un sondaggio di Gay.it reso pubblico un paio di giorni fa attribuiva il 50 per cento dei voti del mondo gay al Pd, il 25 al Pdl, il 15 alla Sinistra Arcobaleno e un 5 per cento ai socialisti di Enrico Boselli e Franco Grillini, presidente onorario Arcigay.

Certamente nuove candidature forti potrebbero spostare voti. Per la Sinistra Arcobaleno quella del presidente nazionale Arcigay, Aurelio Mancuso. «Siamo gli unici a non mostrare alcun imbarazzo o ambiguità nel confermare le candidature omosessuali», dice Titti de Simone, Sinistra Arcobaleno. Nel Pd potrebbe arrivare invece Sergio Lo Giudice, insegnante iscritto al Pd e presidente onorario Arcigay. Tra le candidature già annunciate quelle dei rappresentanti del mondo del lavoro. Tre: l’operaio sopravvissuto all’incidente della Thyssen, Antonio Boccuzzi. La dipendente di una Asl piemontese, Franca Biondelli. Loredana Ilardi, 33 anni, palermitana e lavoratrice in un call center. «Due sono le idee su cui si muove il Pd: portare in Parlamento forze ed energie della società e essere il partito dell’Italia che lavora», sostiene Veltroni.

Aurelio Mancuso smentisce una sua possibile candidatura.

Oggi il parlamentino del Prc vota i nomi dei candidati.
(Il Manifesto) Notte di vigilia dentro Rifondazione sulle liste elettorali. E' certo che quando il puzzle delle candidature approderà nel comitato politico nazionale convocato per oggi a Roma, molti saranno i musi lunghi. A via del Policlinico si compulsano sondaggi, tabelle e richieste dal territorio in cerca dei possibili eletti garantiti dal «porcellum».

Ma trovare un equilibrio soddisfacente è difficilissimo. Come sempre in questi casi, perfino nomi dati per certi saltano dopo poche ore. Aurelio Mancuso, presidente dell'Arcigay, ha smentito le voci su una sua possibile candidatura con la Sinistra arcobaleno (in quota Sd). E il suo era l'unico nome nuovo dato più o meno per sicuro per la prossima legislatura. Al dunque gli «indipendenti» della sinistra fuori dai partiti saranno mosche bianche. Pdci e Verdi, soprattutto, confermeranno in gran parte i gruppi parlamentari uscenti. Nel Sole che ride in bilico nomi importanti come Marco Boato, Giampaolo Silvestri o il pacifista Mauro Bulgarelli in Sardegna, la cui candidatura è sostenuta da decine di associazioni che si battono contro le servitù militari nell'isola. Mentre per il Pdci si sa già che Armando Cossutta lascerà il parlamento e i Verdi dovrebbero candidare il magistrato Gianfranco Amendola.

Comunque vada, dentro il Prc a far discutere saranno soprattutto le deroghe al limite ferreo dei due mandati votato la settimana scorsa. In partenza sono esentati solo Fausto Bertinotti come candidato premier e Franco Giordano in quanto segretario del partito. Ma da giorni si inseguono le indiscrezioni su altre possibili deroghe.

Bocche cucite a via del Policlinico: «Il momento è delicatissimo». Ancora irrisolta, per esempio, la conferma del presidente della commissione antimafia Francesco Forgione. E ha già incendiato lo scorso cpn il nodo della Sinistra europea, che potrebbe candidare Pietro Folena (parlamentare, pur con qualche interruzione, dal 1987).

A forte rischio altri nomi eccellenti della Sinistra europea. E' paradossale che coloro che fino a pochi mesi erano presentati come il fiore all'occhiello dei gruppi «rifondaroli» siano ora in bilico: tra questi Francesco Martone, Ali Rashid e Graziella Mascia. Lo stesso Bertinotti, in un certo senso, ha dato l'addio in diretta da Matrix al «no global» Francesco Caruso, difendendo invece la candidatura di movimento di Daniele Farina del Leoncavallo. Dei senatori uscenti sicuri solo Tommaso Sodano (vicecapogruppo), Rina Gagliardi e Maria Luisa Boccia. Per il movimento «glbt» si va verso la conferma di Vladimir Luxuria e Titti De Simone.

Altrettanto sicura anche l'esclusione dalle liste della minoranza dell'Ernesto (Giannini e Pegolo), mentre per Essere comunisti un seggio certo dovrebbe toccare solo al coordinatore Claudio Grassi.

I sondaggi sono sempre più preoccupanti. Per l'arcobaleno la forchetta è ormai stabile tra il 6 e l'8%. Se così fosse per i parlamentari sarà un ecatombe. E alla vigilia il clima è quasi da resa dei conti. Tanto che più d'uno degli esclusi nei giorni scorsi avrebbe perfino minacciato di lasciare il partito.

Altro capitolo caldo le candidature dal territorio e di dirigenti importanti. Scontata la conferma di Paolo Ferrero e Gennaro Migliore. Mentre della segreteria nazionale dovrebbero candidarsi Francesco Ferrara (responsabile organizzazione) e Maurizio Zipponi (responsabile lavoro). Verso la conferma anche Peppe De Cristofaro (segretario regionale Campania) e verso la prima legislatura giovani come Nicola Fratoianni, segretario regionale Puglia, e il segretario toscano Niccolò Pecorini

Paola Concia e le belle parole. "Se vinco mi batterò per una politica che discrimini".

La candidata: il Pd è pieno di persone convinte dell’esigenza del dialogo e della sintesi.
(Maria Zegarelli - L'Unità) «Quando l’ho saputo? Stamattina, (ieri, ndr) dalle agenzie di stampa». Anna Paola Concia, 44 anni, manager sportiva, presidente dell’Agenzia regionale per lo Sport del Lazio, ha saputo così di essere candidata nelle liste del Pd, il suo partito, come esponente del mondo gayleft. Aveva fatto notizia la sua amicizia con Paola Binetti, teodem integralista. E ha fatto notizia la rottura di quell’amicizia quando la Binetti ha votato contro la norma sull’omofobia in Senato. Stamattina aprirà i lavori, al Ripa Hotel, dell’European Gay and Lesbian Sport federation che porterà a Roma 150 delegati da tutta Europa.

L’ha saputo dalle agenzie?
«Il tavolo Lgb del partito aveva proposto la candidatura di Andrea Benedino e la mia. Oggi ho saputo che sarò candidata».

Gli omosessuali muovono critiche al Pd: troppa timidezza. Secondo lei?
«Nel programma del Pd c’è il riconoscimento dei diritti delle persone che convivono e la lotta all’omofobia: partiamo da qui. Poi vedremo se il parlamento sarà in grado di licenziare una buona legge. Rispetto alle accuse di timidezza, giro la domanda: cosa stanno facendo di più coraggioso gli altri partiti?».

Concia, lei combatte su più fronti: dentro e fuori il partito. Si può vincere?
«La mia è una battaglia sulla laicità della politica prima di tutto. E non mi piace fare battaglie contro, preferisco farle “per”. Quella sui diritti degli omosessuali la voglio vincere e so che per raggiungere questo obiettivo è necessario creare consenso, a cominciare dal Partito democratico».

Franco Grillini e Aurelio Mancuso non ci hanno creduto...
«Io ho creduto da sempre nel Pd, so che è faticoso, ma sono convinta che l’incontro tra culture diverse può dare i suoi frutti. Il Pd è pieno di laici, di persone che sono convinte dell’esigenza del dialogo per arrivare ad una sintesi. Penso che la maggioranza del Pd abbia un approccio laico ai temi della politica. Il Pd non è Paola Binetti è molto, molto altro».

Non teme che la polemica tra laici e cattolici provochi passi indietro sul riconoscimento dei diritti civili?
«Non credo. Se il Pd vincerà, se sarò eletta, la battaglia sarà per una politica davvero inclusiva, che non discrimini. L’importante è che finisca questo teatrino dello scontro tra laici e cattolici che non ci ha fatto compiere un solo passo in avanti in tema di diritti civili. Non è un caso che ancora oggi non c’è una legge per il riconoscimento delle coppie di fatto. Spero nelle capacità di Veltroni di fare sintesi avanzate e di continuare nella politica del confronto perché, come dice Zapatero, i diritti degli omosessuali non tolgono nulla ad alcuno, ma aggiungono civiltà a un Paese».

Affari gay. Il Circolo Mieli e la confusione sulle candidature gay.

Il susseguirsi di dichiarazioni sulle candidature gay per le prossime elezioni politiche ci spinge a fare delle considerazioni e a rinfrescare la memoria collettiva.

Nella passata legislatura sono stati eletti tre deputati e un senatore, tutti dall’indiscutibile militanza nel movimento omosessuale e transessuale. Nella ridda di voci di queste ore risulta confermata ufficialmente la candidatura dei deputati uscenti di Rifondazione Comunista Vladimir Luxuria e Titti De Simone. Tale riconferma non può che essere apprezzata e valutata come segno di continuità e di reale spendita da parte della Sinistra Arcobaleno nel volere affermare, anche con la rappresentanza, un programma esplicito in tema di diritti civili in genere e di questioni omosessuali e transessuali in particolare.

Riteniamo invece che l’assenza di indicazioni sul socialista Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay e su Giampaolo Silvestri dei Verdi, possa costituire una perdita di storia ed esperienza percepibile da qualunque esponente del movimento lgbt e da singoli cittadini gay e trans.

Riteniamo necessarie invece delle precisazioni rispetto alla candidatura di Paola Concia nelle liste del PD, annunciata da Veltroni in risposta alle dichiarazioni un po’ di sfida di Aurelio Mancuso, presidente in carica di Arcigay, formulate con il meccanismo dell’autocandidatura nelle file della Sinistra Arcobaleno.

Paola Concia è una donna, lesbica dichiarata, dalla lunga esperienza all’interno del partito dei DS, e che ha speso parte della sua esperienza politica sulle questioni gay e anche all’interno di associazioni gay. Non si può mettere dunque in dubbio un’affinità di area tematica e una certa esperienza militante. Il problema è un altro ed è costituito dalle deboli e ambigue indicazioni di programma del Partito Democratico sui temi dell’orientamento sessuale ed identità di genere, che nessuna candidatura può nascondere, a prescindere da chi sia e da dove provenga la persona prescelta.

La battaglia che il mondo associazionistico lgbt deve fare è sui programmi e contro i proclami o le furberie. La rappresentanza è un bene prezioso e democratico, e va difesa e rivendicata, non badando tanto alle aree di provenienza ma all’autorevolezza delle persone. Ma persone e programmi devono essere coraggiosi entrambi e coerenti fra loro.

Rossana Praitano
Presidente Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli

Segreteria politica - Andrea Berardicurti
06/5413985 – 348/7708437
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Vedi anche.

Tra Rutelli e Veltroni è competition (anche sui gay).


E' guerra tra i gay nel centrosinistra. Veltroni: No a Mancuso, si alla Concia.

Pd, è «strappo» con i gay. Nessun nome in lista. Mancuso (Arcigay) si candida con la Sinistra Arcobaleno assieme a Luxuria.

"Scambi" di favori. Arcigay di Roma plaude la nascita di un centro internazionale. Marrazzo: "E' un primo passo"...

"Abbiamo presentato la nostra piattaforma a tutti i candidati sindaco e speriamo che venga sottoscritta. La proposta di istituire un Centro Internazionale della Cultura Omosessuale fatta da Francesco Rutelli, candidato sindaco del Partito Democratico e della Sinistra Arcobaleno, è un primo segnale verso le persone lesbiche, gay e trans. Non bisogna dimenticare, però, la creazione e l'implementazione di servizi e di tutele, come richiesto nei giorni scorsi da Arcigay Roma e ArciLesbica Roma: la promozione di politiche volte a sostenere gay perseguitati o condannati a morte in altri paesi; sostegno economico e accesso alle graduatorie degli alloggi popolari alle coppie di fatto; azioni formative nelle scuole e nella pubblica amministrazione contro l'omofobia; lotta all'emarginazione e al disagio provocate dal pregiudizio tramite opportuni servizi strutturati sul territorio".

Fabrizio Marrazzo
Presidente Arcigay Roma

Affari gay. Imma Battaglia folgorata sulla via di Veltroni.

(Village) Grande confusione sotto il sole del movimento lgbt italiano in vista delle elezioni politiche; e non è detto che sia un male. L'Arcigay - rotto il cordone ombelicale con i Ds che non esistono più - va in ordine sparso: Aurelio Mancuso si candida con la Sinistra Arcobaleno, Grillini sta con il Partito socialista, Sergio Lo Giudice è nel Pd e forse sarà candidato.

La Sinistra Arcobaleno riporterà in Parlamento - se avrà abbastanza voti - Titti De Simone e Vladimir Luxuria, mentre Veltroni, che era stato accusato di un taglio netto con il mondo gay, si rifà con un colpo di teatro: in lista ci sarà Anna Paola Concia, da anni impegnata nelle lotte per i diritti, già portavoce di Gayleft, ma ciononostante buona amica di Paola Binetti. Una domanda, però: in che posizione sarà la Concia? Tra i primi 5 in Lazio o 18esima in Lombardia? No, perché fa una bella differenza e annunciare una candidatura senza particolari dà adito a qualche dubbio.

Se il Circolo Mario Mieli sembra aprire con cautela alla Sinistra Arcobaleno, ma non risparmia critiche alla candidatura Rutelli per il Campidoglio, è eclatante - ma per certi versi non sorprendente - il risposizionamente di Imma Battaglia(nella foto) su posizione moderate e filo-Pd. Il legame della ex pasionaria di Muccassassina con Walter Veltroni è di antica data - e le ha consentito da avere grande visibilità a Roma anche con un movimento neonato e di certo con pochi iscritti, almeno all'inizio - ma adesso Immacolata dispensa miele sul Partito democratico.

Prima loda la candidatura di Paola Concia; poi si lancia in proclami di dialogo con le forze cattoliche, auspicando non si sa bene quali mediazioni

"su questo terreno una soluzione positiva per tutto il movimento glbt debba passare da una politica concreta che trovi un punto di sintesi anche con il mondo cattolico".
Infine tesse le lodi del candidato Rutelli e del suo fantomatico progetto di un Centro Internazionale della Cultura Omosessuale. Tralasciando di dire che Rutelli ha opposto un netto no a qualsiasi idea di un registro delle coppie di fatto nella Capitale.
Il salto mortale carpiato è eseguito alla perfezione.