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sabato 23 febbraio 2008

Al comizio milanese di Berlusconi GayLib ci riprova.

Sabato 8 marzo, una grossa manifestazione (probabilmente a Milano) vedrà il cavaliere tornare in quella città da dove lanciò l'idea della costruzione del Pdl. Alla manifestazione con armi bagagli e bandiere, parteciperanno anche i simpatizzanti di GayLib.
Non riusciamo neppure ad immaginare quale possa essere l'accoglienza che verrà loro riservata se applausi (difficile) o pernacchie (facile) da parte del Pdl, che continua a ritenere la famiglia "tradizionale" formata da un uomo e una donna, l'unico sistema di unione possibile rifiutando qualsiasi apertura o discussione.
Chi vuol partecipare alla manifestazione dell'8 marzo sotto le insegne di GayLib puo informarsi tramite questo indirizzo di posta elettronica: gayliblombardia@gmail.com


Si prospetta già una litigiosità ai livelli massimi. Scintille nel Pd...

(Veltronopoli) Sono già scintille nel Pd, tra cattolici e radicali appena imbarcati. [... Pannella] sa bene che «quella con il Pd sarà una convivenza faticosa, laboriosa, difficile ma importante». Pannella coglie pure l’occasione per attaccare direttamente e duramente l’ex segretario dei popolari, Pierluigi Castagnetti «che ebbe l’ignobile comportamento di porre la condizione della rinuncia al nome di Luca Coscioni all’accordo elettorale tra noi e l’Ulivo». Vecchie ruggini che tornano a galla. Pannella nell’impostare il rapporto con i cattolici transfughi dalla Margherita non sembra voler concedere molta disponibilità. A chi gli ricorda il fatto che i cattolici chiedono la sottoscrizione del codice etico e del manifesto dei valori del Pd Pannella risponde: «Hanno il codice etico, hanno tutto etico loro, anche il sesso etico». [...]


Ma anche la Chiesa cattolica non ha digerito bene la mossa di Veltroni (il quale pare sia "rassegnato"): [...] La scelta di Veltroni viene considerata nei piani alti della Conferenza episcopale e in Vaticano come una «débâcle» per i cattolici che militano nel Pd. In queste ore, nei sacri palazzi, circola una battuta riferita al segretario del Partito democratico, che due giorni fa, all’assemblea del partito, di fronte alle lamentele dei teodem, avrebbe dichiarato: «Vi lamentate per i radicali? Ma i vescovi hanno già il loro cuore altrove...». Un modo per affermare che le gerarchie – ufficialmente non schierate dopo la fine dell’unità politica dei cattolici sotto lo scudocrociato della Dc – avrebbero però già in qualche modo scelto per il frammentato centro o per il Popolo della libertà guidato dal Cavaliere, e non per il nuovo partito di centrosinistra guidato dall’ex sindaco di Roma. Inutile ripetere che la Chiesa non farà pronunciamenti di voto e che i cattolici militano in tutti gli schieramenti. Ciò non significa, però, che un partito valga l’altro. Di certo la scelta del leader del Pd, che ha iniziato la sua corsa dichiarando di voler andare da solo, ma si è già apparentato con Di Pietro e ora imbarca i radicali, semplifica in un certo senso il panorama politico accentuando in maniera molto più vistosa quei «problemi di compatibilità» per i cattolici dei quali parlava un editoriale di Avvenire domenica scorsa. C’è chi ricorda di quanto fosse furente Rosy Bindi, qualche anno fa, di fronte alla ventilata ipotesi di accordo tra Berlusconi e i radicali (poi non andato in porto): l’attuale ministro della Famiglia riteneva indecente per un elettore cattolico quella fusione che ora invece si ripropone nel Partito democratico. Una scelta non facile da far digerire anche ai gruppi e alle associazioni cattoliche storicamente più vicine al centrosinistra. [...]

Se poi i radicali insistono per mettere in lista Sergio D'Elia, ex terrorista condannato per banda armata e concorso in omicidio, le cose si complicano ulteriormente.
Da segnalare anche le conclusioni di Stefano Folli:
[...] Quello a cui assistiamo, in ogni caso, è l'oggettiva difficoltà per Veltroni di gestire un'alleanza che va al di là del partito «coeso e omogeneo», in apparenza privo di contraddizioni, descritto all'origine. Il Partito democratico tende ad assomigliare a una mini- coalizione, come osserva Bertinotti: e come, del resto, si presenta anche il Popolo della libertà affiancato dalla Lega. Non ci sono solo i radicali e la Binetti. Ieri Pietro Ichino, noto studioso dei problemi del lavoro, candidato con il Pd, ha proposto di rivedere l'articolo 18, uno dei tabù della sinistra politica e sindacale. Un atto di coraggio, soprattutto un gesto destinato a dare credibilità al riformismo di Veltroni. Ma subito sono esplose le polemiche, tanto che Tiziano Treu è dovuto intervenire per ricordare che lo studioso ha parlato a titolo personale, in quanto la revisione dell'art.18 non è nel programma del Pd. Questo richiamo al programma per lenire i contrasti ricorda un po' il rituale propiziatorio cui ricorreva Prodi nei momenti di crisi: anche lui guardava sempre al programma. Ma ciò non gli ha evitato infinite lacerazioni.
E sappiamo come sono andate le cose...

Alla ricerca del voto gay. Bertinotti ai Glbtq «La sinistra si fa insieme o niente».

Prima tappa tematica del candidato premier nella sede di “Carta” - «Non solo voti, chiediamo di partecipare al nuovo soggetto» Il monito: il mondo gay è deluso. Punto di partenza: i diritti non sono temi eticamente sensibili. Si punta su laicità e autodeterminazione.
(Angelo Mauro - Liberazione) «È la paura che fa la vittima. Io dalla vita non mi aspetto nulla, ma non ho paura di nulla perchè sono un essere libero». Leila Daianis, trans di origine brasiliana, da 30 anni in Italia, attrice in teatro, attivista dell'associazione "Libellula 2001", si rifà a Nikos Kazantzakis, l'autore di "Zorba il greco", per intendersi. Spunti di riflessione individuale e insieme aspirazione sociale perchè «non ci si può sentire liberi con il fiato del controllo sul collo», dice ancora Leila, deunciando la declinazione trans dell'omofobia: «la transfobia». Di fronte, al tavolo dei relatori, circondato da rappresentanti del movimento Glbtq (gay, lesbo, bisex, trans, queer), Fausto Bertinotti prende appunti. Siamo nella redazione del settimanale Carta , che ospita una delle prime tappe tematiche della campagna elettorale del candidato premier della Sinistra Arcobaleno.

Laicità e autodeterminazione. Maria Luisa Boccia, femminista storica e senatrice del Prc, azzarda una sintesi delle idee-forza della Sinistra Arcobaleno in fatto di diritti civili. E sembra cogliere nel segno. L'aria non è da evocazione di programmi e proposte di legge. «Non siamo nella fase in cui possiamo riproporre i Pacs, le unioni civili o i matrimoni gay», dice Titti De Simone, parlamentare di Rifondazione ed esponente del movimento lesbico. Nessuno ci crederebbe, dopo le delusioni del governo Prodi sui Dico e tanto più ora che la Sinistra Arcobaleno non viaggia verso un'ipotesi di governo, al contrario di quanto avvenne nel 2006 con l'Unione. Ora c'è «la delusione molto forte nel corpo della comunità omosessuale», fa sapere Aurelio Mancuso dell'Arcigay, c'è «l'indecisione del mondo Glbtq tra l'astensione o l'annullamento della scheda», dice chiaramente Porpora Marcasciano, vicepresidente del Mit (Movimento Identità Transessuale). Idee forti, si diceva, non con l'obiettivo del governo, ma con quello, di sicuro più complicato, di costruire una «nuova cultura politica del cambiamento - Bertinotti la mette così - perchè non si può fare la sinistra senza una modificazione del senso comune generale del paese».

Si parte dall'assunto che non esistono temi «eticamente sensibili», espressione usata come scudo dai teodem, anche quelli del Pd, per bloccare le riforme in materia di diritti civili. L'etica riguarda anche «la guerra e la pace, i salari», sottolinea Gianpaolo Silvestri dei Verdi. «E' nella politica», precisa la Boccia. Non è questione di etica, ma di «uguaglianza e libertà». Il punto è «il conflitto tra l'autodeterminazione dei soggetti e l'autorità - continua Boccia - quanto a quella delle donne, non c'è dubbio: su nascita e procreazione gli uomini devono fare un passo indietro, siano essi scienziati, preti o devoti». E' evidente, per la femminista Bianca Pomeranzi, che «questi anni di II Repubblica hanno peggiorato il rapporto uomo-donna: serve una nuova relazione pubblica e privata tra uomini e donne». Per i Glbtq, Saverio Aversa parla in termini pratici: «Abbiamo gli stessi doveri, ma non abbiamo gli stessi diritti: persino la cattolica Irlanda sta per fare una legge sulle unioni dello stesso sesso». Di fronte a un Pd che ingloba, come niente fosse, i Radicali e la Binetti, la Sinistra Arcobaleno ha l'opportunità e il compito di «parlare chiaro, senza compromessi, senza "ma anche"», sostiene Vladimir Luxuria, deputata di Rifondazione. Sciolti dalle catene dell'Unione insomma: «abbiamo campo libero, ora che i Radicali si candidano con Veltroni: è una grande opportunità, dobbiamo sfruttarla», incita Mancuso. Ma su questo Bertinotti non è perfettamente d'accordo.

«Staremmo meglio dentro, stiamo peggio fuori...». Il candidato premier non nasconde le difficoltà delle aspirazioni della Sinistra Arcobaleno al cambiamento. «Mi terrei lontano dall'idea del campo libero...». E' vero che il Pd «tende a fare la coalizione, a inglobare ogni cosa e il suo contrario senza affrontare i problemi». Ma questo, «ai fini della costruzione del senso comune complica il quadro e noi siamo in difficoltà». Come se ne esce? «Oggi il consenso al programma non si traduce necessariamente in voto perchè la crisi della politica e della società ha consumato la credibilità della proposta e c'è una dismissione della pratica della lotta proprio per via della convinzione che la proposta sia impraticabile». In altri termini: gli elettori possono anche sposare le ragioni della Sinistra, ma considerandole come qualcosa di più vicino alla bella utopia che alla realtà, alla fine votano Pd (o destra, per chi crede nel "sogno" di Berlusconi). Il problema della credibilità si risolve con la «partecipazione». Bertinotti illustra per bene la ricetta: «Non chiediamo solo un voto, chiediamo di partecipare al nuovo soggetto della sinistra: siccome non possiamo accreditare l'idea che, se ci votate, riusciamo ad approvare determinate leggi, facciamola insieme una sinistra che guarda alla laicità e a un nuovo rapporto uomo-donna come a propri tratti identitari».

E' l'unico modo per sconfiggere il rischio di duopolio Pd-Pdl, nel Palazzo e, soprattutto, nella società». Conta molto il modo di porsi: «Dolcezza e tenerezza nelle relazioni, mettiamo fuori da noi la violenza», sì alla «questione etica in politica», no al tentativo di etichettare come «eticamente sensibili» solo certi temi. La politica si deve occupare di unioni civili, testamento biologico. Bertinotti lancia l'idea di una «battaglia contro la libertà di coscienza, contro quella dismissione dalla politica che finge così di esonerarsi, ma in realtà non lo fa e di fatto avalla mercificazione, esclusione, disuguaglianze, un'intera mappa di derivazione patriarcale che esercita il suo dominio cruciale sui corpi».

«Progetto affascinante, ci sto», afferma Rossana Praitano, presidente del Circolo Mario Mieli. Non senza critiche: «Chi sta dentro alle associazioni non la vede la trasformazione nella sinistra: vogliamo candidature di donne, del movimento gay...». «La sfida è nella costruzione di uno spazio pubblico con soggetti che ne siano protagonisti - concorda Bertinotti - non sentiamoci rassicurati dal fatto che la pensiamo allo stesso modo perchè mi pare "tosta"».

Amministrative a Roma. Ma cosa ne sa Grillini della Capitale? E' come Cofferati per Bologna.

(Valerio Pieroni) Il socialista Franco Grillini, ex presidente dell’Arcigay ed ex diessino, lunedì ha annunciato: “Voglio fare il sindaco di Roma”, chiamando pure a raccolta i cd. “partigiani della laicità” per un fantomatico “Comitato di Liberazione Nazionale dalla dittatura clericale che indistintamente Rutelli, Ferrara e Storace vorrebbero instaurare a Roma”.
Eh sì, cari miei. E' tutto vero purtroppo. Ad una città dai mille problemi come Roma mancava solo Grillini candidato Sindaco.

Va bene che poi Grillini abita a Roma già da qualche anno, ma mi chiedo che ne sa lui di Roma e dei romani. Quali sono le sue competenze in materia? il frequentare assiduamente certi locali alla moda non basta come referenza.
E cosa cacchio gliene frega ai romani dei “valori” del socialismo riformista, laico e libertario? Per quello che ne so il Sindaco di Roma non deve legiferare in materia di bioetica, ma di ben altro e di decisamente più concreto.
Inoltre, tenendo conto che fino a ieri voleva candidarsi Sindaco di Bologna, dimostra di non avere molto le idee chiare.
Comunque la scelta che hanno fatto su di lui ce la dice abbastanza lunga su quanto siano disperati i socialisti italiani, perchè se di morte prima o poi dovevano morire, questa è la peggiore che potevano scegliere.
Quindi la corsa di Rutelli al Campidoglio sta andando decisamente nella direzione giusta. Così la candidatura di Grillini ne risulterà schiacciata e noi veri laici ci libereremo una volta per tutte di questi falsi profeti dei "diritti civili".

Francesco Rutelli riceve l'Arcigay gelando ogni aspettativa. Le unioni civili non sono nel suo programma.

ARCIGAY ROMA: RUTELLI ADERISCE MA NON PARTECIPA AL SIT-IN.
Grillini. Roma. Sottoscrivo l'appello Arcigay ai candidati sindaco di Roma. A differenza di Rutelli sarò al sit-in.
(Ansa) 'Abbiamo chiesto a Rutelli di valutare la proposta di inserire nel programma l'approvazione delle Unioni civili'. Lo ha detto il presidente dell'Arcigay di Roma Fabrizio Marrazzo, che nel primo pomeriggio ha incontrato il candidato del Pd a sindaco di Roma Francesco Rutelli insieme con due delle tre proprietarie del 'Coming out', il locale andato a fuoco domenica scorsa.
L'Arcigay di Roma ha inoltre chiesto a Rutelli la pedonalizzazione della 'Gay Street', che si trova nel quartiere San Giovanni, per farla diventare un punto di incontro tra le persone. 'Speriamo che queste istanze - ha affermato Marrazzo - saranno esplicitate in modo chiaro e preciso nel programma'.
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UNIONI CIVILI - RUTELLI: NON SARANNO NEL PROGRAMMA PER ROMA.

(Apcom) - Le unioni civili non faranno parte del programma del candidato del Partito democratico, Francesco Rutelli, per il governo del Campidoglio. La conferma arriva dallo stesso esponente del Pd, dopo che questa mattina, nel corso di un incontro avvenuto nella sede del suo comitato elettorale, i rappresentanti di Arcigay gli avevano rinnovato la proposta. Un 'no' senza mezzi termini, quello espresso da Rutelli: "Nel programma di governo non ci sarà questa proposta perché le forze della Sinistra arcobaleno sanno bene che occorre proporla su basi nuove". Poi, sempre riferendosi all'incontro con i delegati di Arcigay, Rutelli ha sottolineato di aver affrontato "moltissimi temi positivi di collaborazione che avranno un ottimo sviluppo nell'attività di governo". Ciò che occorre garantire alla città di Roma è "un messaggio di grande serenità, di rigetto totale delle discriminazioni e a maggior ragione delle aggressioni rivolte sulla base di intolleranze dell'orientamento sessuale. Per questo mi ha fatto piacere - ha concluso Rutelli - ricevere la delegazione del 'Coming out', il locale incendiato nei giorni scorsi".
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ROMA: ARCIGAY, DA RUTELLI SI' A FORME REGOLAMENTAZIONE PER LESBICHE E GAY.
(AdnKronos) "In merito all'incontro di oggi tra Arcigay Roma e Francesco Rutelli teniamo a precisare che dall'incontro di oggi , anche se non e' stata valutata accettata la nostra richiesta di unioni civili, e' emersa una disponibilita' del candidato sindaco a valutare forme di regolamentazione che eliminino ogni discriminazione verso le persone lesbiche gay e trans sia come singoli sia come coppie, quindi restiamo in attesa di valutare tali proposte". Lo afferma Fabrizio Marrazzo presidente Arcigay Roma.
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RUTELLI NON FUGA I DUBBI SULLA LAICITA'. Nessuna dichiarazione di solidarietà ai gay per il rogo del coming out.
(Il Riformista) È una condanna senza appello quella pronunciata da Franco Grillini, deputato socialista, non appena Francesco Rutelli ha annunciato di aver sciolto la riserva e di accettare di correre per tornare a occupare la poltrona di sindaco di Roma. Niente da fare: per Grillini Rutelli è «invotabile». Neppure il «damose da fa'» pronunciato dal vicepremier lo ha commosso. Grillini, anzi, ha elencato una lunga lista di motivi per i quali l'ex sindaco col motorino non può essere votato. E tutti o quasi hanno qualcosa a che vedere con quel «damose da fa'» di vaticana memoria. E dunque: Rutelli «ha ritirato il patrocinio del Comune al World pride»; «ha candidato e fatto eleggere la signora del cilicio che ha votato contro il proprio governo negando la fiducia sull'antiomofobia e ha definito i gay come devianti»; senza contare, sostiene ancora Grillini, la posizione di Rutelli sul referendum sulla fecondazione assistita. Insomma, è allarme: «occorre dimostrare che Roma non è papalina e baciapile. Occorre far capire che Roma non può diventare come Riad o come Teheran».

Paragonare Roma a Riad o Teheran ci pare quantomeno esagerato ma, eccessi polemici di Grillini a parte, qualcosa Rutelli dovrà pur dirla per evitare che il dubbio sul futuro di Roma serpeggi, si ingrossi e scavi il terreno sotto i piedi della sua candidatura. Insomma, provi a fare uno sforzo. Seppure molto sfumato, o forse del tutto evaporato, il suo ruolo di vicepremier è ancora lì a dargli qualche ragione per intervenire su alcune delle questioni sollevate da Grillini. La legge 40, ad esempio, e le linee guida che il ministero della Salute avrebbe già da tempo dovuto rinnovare. Sono scadute e, se non bastasse, sono state travolte dalle decisioni di diversi tribunali. Prima del voto il governo è ancora in carica, dopo si chiuderebbe una finestra che difficilmente tornerebbe a riaprirsi. Provi a fare un colpo di telefono, Rutelli, alla sua collega Livia Turco. Metta a tacere tutti coloro che mettono in dubbio la sua laicità. Basta poco, una semplice telefonata. Il gettone, ce lo mettiamo noi.

Nel frattempo, sarebbe bastata, per iniziare bene la campagna elettorale, una semplice dichiarazione di solidarietà con la comunità omosessuale per l'incendio che ha devastato un locale romano, il Coming out. Sono intervenuti in molti ma di Rutelli, almeno sino alle 20 di ieri sera, le agenzie non recavano traccia.