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venerdì 15 febbraio 2008

Propaganda. Bertinotti continua a cercare il voto gay.

Unioni civili - Bertinotti: Mi sono sentito tradito dal Governo.
Feci io compromesso con Rutelli sul programma e lo difesi...

(Apcom) - Il governo Prodi ha tradito gli impegni presi sui diritti delle coppie di fatto: Fausto Bertinotti non fa sconti al centrosinistra, commentando per 'Le invasioni barbariche' su La7 la vicenda. All'intervistatrice che gli fa notare come il comportamento del governo sia stato 'vergognoso', il presidente della Camera risponde: "Sottoscrivo. Ma a ognuno le sue responsabilità".

Bertinotti ricorda che all'epoca della trattativa sul programma dell'Unione, da segretario di Rifondazione "feci la trattativa con gli altri leader su queste questioni. In particolare ci fu una lunghissima discussione fra Rutelli e me che portò a un compromesso. Il giorno dopo quel compromesso io andai a difenderlo in una assemblea di lesbiche e omosessuali".

"Mi sono sentito - dice - tradito quando il governo che ho sostenuto non ha tradotto quel compromesso in legge". Perché non avete piantato una grana? "L'abbiamo piantata - ribatte Bertinotti - ma per passare ci voleva una maggioranza, non ce l'avevamo".

Rutelli e la "prova-periferie". Buche, verde, sicurezza: ecco il tour dentro il cuore della città.

Domenica scade l´ultimatum che si è dato per decidere se correre a sindaco.

(Simona Casalini - La Repubblica, edizione di Roma) Come risponde un vicepremier e ministro dei Beni culturali uscente a un ragazzotto con giubbotto che dietro piazza dei Mirti lo punta dall´altra parte del marciapiede, chiede conferma agli amici che è lui, proprio lui, Francesco Rutelli, molla il braccio della ragazza col piercing, attraversa deciso la strada, gli si piazza a dieci centimetri a muso duro e lo investe di insulti su «quello schifo di Mastella, quella faccia di c... di Bassolino, e pure Prodi e pure Berlusconi e mo´ vedremo pure Veltroni» e giù contumelie contro «tutti voi che ci avete ridotto sul lastrico e non vi vergognate». Non tira dritto, il sempre più probabile candidato sindaco Rutelli, anzi ci si butta dentro: «Alt» lo stoppa, «io non mi vergogno affatto e infatti sono qua a parlare con voi in strada. E dico anche che noi politici non siamo tutti uguali. Ci sono le elezioni, potrete scegliere chi volete al governo e chi volete come sindaco, e per quanto mi riguarda rivendico con orgoglio tutto quello che ho fatto nella mia vita politica».
Si vivono anche momenti piuttosto caldi, ma non tanti per la verità, a seguire Rutelli nei suoi giri a sorpresa, stile "cronaca vera" nelle periferie della città. Ieri a Centocelle, ad esempio, partendo proprio dalla piazza dei Mirti letteralmente inghiottita dall´enorme cantiere della metro C, il ragazzotto esagitato è stato volontariamente affrontato come in un incontro duro di boxe, ma la stragrande maggioranza della gente in piazza, in strada, dentro i negozi, a passeggio con i bambini, di corsa sul motorino, quando lo vede vuole avvicinarsi sorridente e confidente. E lui aggancia interlocutori o si fa volentieri "rimorchiare". In oltre due ore di giri di quartiere, a parte un paio di attacchi sgarbati, avrà parlato e stretto la mano a una cinquantina di romani bendisposti, oltre ad altrettanti arzilli e tosti vecchietti del centro anziani Sandro Pertini.
E tutti parlano volentieri a quel "signor Rutelli", così lo chiamano, accolto come se fosse uno di famiglia o come uno a cui fare la foto col telefonino. Gli danno del tu, qualcuno lo chiama come allora, negli otto anni dal ‘93 al 2001, o augurante per il prossimo futuro, "salve, sindaco" e, soprattutto, non gli chiedono miracoli. Nessuno ma proprio nessuno gli chiede di vicende che appassionano cerchie di intellettuali ma non il comune sentire come ad esempio la sua maggiore vicinanza ai temi cattolici, piuttosto lo incalzano a prendere appunti su piccole grandi cose che lui potrà "certamente" fare («vero sindaco?») per migliorare la loro vita cittadina di tutti i giorni.
La rozza statistica del taccuino annota che su dieci casuali interlocutori di fila, quattro (di cui tre donne) gli hanno chiesto di aumentare la sicurezza (troppi extracomunitari in giro, basta prostituzione sulla Togliatti, poche pattuglie in giro, vigili che non si vedono mai), due hanno chiesto di migliorare il verde («il Parco di Centocelle!!! Lo aveva inaugurato lei ma ha visto ora come è ridotto?»), due se la prendono con le buche nelle strade e i marciapiedi pericolosi e due, a domanda diretta, «quali sono i problemi più gravi che vivete qui a Centocelle?» si sfogano, apocalittici, contro «le troppe cacche dei cani». Questione di percezioni.
E però, a spanne e senza sondaggi a freddo, anche a Centocelle, così come però lo era stato anche nelle altre periferie monitorate, la questione "sicurezza" è il problema più comune. Rutelli, di ritorno, ne ragionerà sopra. «Quand´ero sindaco io, tutti si lamentavano del traffico, era la priorità assoluta. Oggi invece, nelle periferie dove sono andato ma probabilmente anche in quelle dove andrò nei prossimi giorni, il tema prioritario è la sicurezza legata al degrado, il sacrosanto diritto di camminare in strada e non temere pericoli». E anche da quello che gli dice "la strada", Rutelli prende le misure, ipotizza una «continuità strategica ma anche radicalmente nuova».
Domenica scade l´ultimatum che si è dato per decidere se correre o no per il dopo-Veltroni. Gliel´hanno chiesto un po´ tutti, «anche Bettini, certo, ma ho davvero avuto "un affettuoso accerchiamento". E io, anche da ministro, ho sempre mantenuto devozione e dedizione per questa città. E´ chiaro, la prova non sarà facile» dice con una fuga in avanti che però ancora corregge, «se deciderò di correre. Ma prima di qualunque ragionamento su alleanze, programmi, continuo a riaprire così, partendo dal basso, il mio rapporto con la città». E tra i tanti che gli si avvicinano, a Centocelle capita anche chi gli dice così: «E´ uno bravo, ma è laziale e non ci parlo».

Circolo Mario Mieli, Rutelli la scelta peggiore per i gay.

Rossana Praitano, presidente del Circolo Mario Mieli, ci invia questa lettera aperta:
Ho deciso di scrivere una lettera aperta, avendo bene in mente quale è il mio ruolo rispetto al contenuto, ma con qualche dubbio sull’individuazione dei destinatari. Ciononostante scrivo, con l’urgenza di esporre delle questioni che peseranno a prescindere dell’influenza reale sulle decisioni dei vertici dei partiti. La questione è semplice. Lo scenario per le prossime elezioni prevede per Pd e Sinistra Arcobaleno un divorzio nazionale e matrimoni locali, con l’evidente difficoltà di tradurre questa schizofrenia in programmi, candidati e campagna elettorale, che saranno a volte in faticosa armonia, altre in dichiarata antitesi. Il realismo ha spinto per questa soluzione. Le singole decisioni conseguenti non possono però subire questa dissociazione a tal punto da far accettare qualsiasi cosa, perché se il realismo serve per vincere, gli elettori andranno convinti con qualcosa di più del cinismo. Non solo. Qualunque siano gli esiti, il dopo voto andrà gestito con i progetti, le personalità e i leader scelti ora, cioè bisognerà pure governare o essere opposizione con le condizioni ormai già determinate. Il punto dolente di questa lettera è la candidatura di Rutelli a sindaco di Roma, posta dal Partito democratico, e in queste ore al vaglio della Sinistra Arcobaleno, nella cornice di un’alleanza per le amministrative del Lazio. Ci sono considerazioni generali su tale indicazione che riguardano innanzitutto l’assoluta mancanza di novità, che invece dovrebbe almeno evocare un cambiamento portatore di entusiasmo nei romani. La presunta continuità di governo locale vincente, che spinge Pd e Sinistra a correre insieme su Roma, si infrange poi con tutta la storia politica degli ultimi anni di Rutelli, molto poco conciliante con tutti i temi di sinistra. Difficile pensare a un sindaco che dovrebbe essere sintesi di una coalizione, quando costui è stato fino ad oggi uno dei principali motori della messa in discussione dell’alleanza stessa. E qui non si tratta della duttilità di un politico che a seconda della stagione può sfoderare il suo lato falco o il suo lato colomba. La sua volontà di destrutturare un progetto politico, l’Unione, per un altro, il Pd, potrebbe in linea teorica trasformarsi nella capacità di mediare, nel contesto obbligato dell’alleanza romana, ma questa volta sarebbe solo l’illusione di un’ennesima trasformazione. Rutelli in questi anni si è spinto politicamente troppo in là per poter tornare indietro, e non è un caso che sia considerato uno dei politici dell’ex Unione tra i più lontani e antitetici a qualunque contenuto di sinistra. Del resto è risultato uno dei politici più sensibili ai desiderata del Vaticano, e dunque portatore di un concetto di laicità estremamente mellifluo. Proporlo come sindaco proprio a Roma, darebbe una precisa indicazione programmatica. A tal proposito risulta per esempio di una evidenza cristallina l’impossibilità di un voto favorevole di lesbiche, gay e transessuali, i quali sanno quanto amichevole sia Rutelli su certi temi. Del resto non sfugge così facilmente dalla memoria l’immagine proprio di Rutelli quale mediatore culturale del Vaticano su ogni sia pur piccolissimo tentativo di intervento legislativo a favore dei gay o delle coppie di fatto nella legislatura appena finita. E quando non è stato lui direttamente a frenare il centro sinistra, ci ha pensato ossessivamente la Binetti, sempre da Rutelli inserita nel Pd come corpo estraneo per modificare le prospettive etiche del nuovo partito. La cosa affascinante è che tutto ciò risulta evidentissimo a tutti i cittadini italiani. Domanda scema: perché mai un elettore di sinistra dovrebbe votarlo? Perché altrimenti vince la destra? Questo ragionamento rischia stavolta di essere troppo debole; in tale proposta del leader le contraddizioni sono talmente forti, che sarà difficili sanarle con un semplice sentimento di appartenenza di schieramento per gli elettori. Il rischio astensionismo è molto forte, perché si scontenterebbe il generale desiderio di coesione programmatica e di governo, nonché di nuove speranze; inoltre ci sarebbe una perdita di consenso che colpirebbe in pieno la Sinistra Arcobaleno. Una malignità spinge a pensare che la candidatura di Rutelli abbia anche lo scopo di ridurre il peso dei partiti di sinistra prima, e di ingabbiarli operativamente dopo. I problemi e le esigenze di Roma si scorgono come uno sfondo quasi fastidioso in questo Risiko. Per tutti questi rischi ne vale la pena? C’è invece ancora spazio per pensare con il Partito Democratico una candidatura autorevole, che non porti con sé un bagaglio così ingombrante di conflittualità programmatica e di poca oggettiva armonia? Si può evitare il rischio di una debacle della sinistra? Si può sperare in un sindaco innovatore e attento a Roma, e non frutto di necessità di equilibri di potere generale? Si può scegliere un sindaco seriamente laico, o la conflittualità su questo tema è destinata solo a crescere? Si può infine percorrere la strada del doppio binario, separati un momento sì e un momento no, dimostrando che dove c’è la scelta di lavorare insieme, c’è la possibilità di farlo sul serio senza sacrificare definitivamente le ragioni politiche di una sola parte? Rutelli è la scelta peggiore non solo per il suo recente passato politico in prospettiva di una rinvigorita alleanza, ma soprattutto per quello che rappresenta per troppi potenziali elettori laici e di centro sinistra, infine per l’impossibilità concreta di una giunta romana destinata a durare. E non colga la miopia che tutto questo discorso riguardi semplicemente la scelta di un sindaco. Queste amministrative avranno un effetto globale su tutto il panorama politico nazionale, che nemmeno un ipocrita sottovalutazione potrebbe oscurare.
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Qui trovate una petizione per dire no alla ricanditura di Don Rutelli a sindaco di Roma.

Questo blog annuncia sin da ora che non voterà per Rutelli sindaco né al primo né al secondo turno.