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martedì 8 aprile 2008

Il PS piace ai giovani. E non solo omosessuali.

(Il torto) 1. Per cominciare, raccontami qualcosa di te.
Ho 22 anni, studio Ingegneria Meccanica all’università e nel tempo libero suono il basso elettrico.

2. Perchè voti Socialista?
La risposta più ovvia ma anche più giusta è perchè si avvicina di più alle mie idee. Ho pensato per la prima volta di votare Socialista al termine del Liceo, dopo essermi fatto un’idea obiettiva sui più grandi movimenti politici della storia (inclusi i totalitarismi).

3. Credi che il Partito Socialista del 2008 rispecchi l’ideologia del Socialismo storico?
In parte sì. E’ inevitabile che per necessità di partita l’ideologia sia mitigata, ma è ancora presente per un buon 70-80 %

4. Come rispondi a chi sostiene il cosiddetto “voto utile”?
In una democrazia non ha senso parlare di “voto utile”. L’utilità è votare ciò che veramente si vuole.

5. Veniamo ai punti salienti: come vedi la situazione economica in Italia e come pensi che evolverà?
Non è delle più rosee, le cose vanno maluccio e una previsione realistica è che vadano ancora peggio in futuro. La situazione economica va comunque divisa in due parti: se parliamo del sistema finanziario del Paese, sembra che dopo questo governo Prodi i conti siano veramente risanati e il debito pubblico diminuito sensibilmente; se veniamo invece all’economia familiare, come ben sappiamo la situazione è più critica.

6. So che segui la tv; soddisfatto dall’offerta di canali e programmi?
Mi sento di dire che in Italia ci sono 7 canali nazionali, e tutto sommato è una buona offerta. Con l’avvento di Mediaset Premium, l’offerta dei tre canali Mediaset in chiaro è scaduta, le cose migliori sono state spostate sul digitale terrestre. Per quanto riguarda la RAI, il varietà è sensibilmente scaduto da 5 anni a questa parte, mentre seguo con piacere gli approfondimenti storico-politici della televisione di Stato, in particolare quelli su Rai2. Mi permetto una critica a La7, che vuole fingersi liberista e invece come è ben noto ha licenziato Luttazzi senza una motivazione valida.

7. In tema di laicità dello Stato, sei d’accordo con il PS? Cosa ne pensi dei rapporti tra Stato e Chiesa?
Io parlo per parole chiave, in questo caso “libera Chiesa in libero Stato”. La Chiesa è un’istituzione e deve essere libera di rispettare le proprie regole, ma allo stesso modo lo Stato deve operare autonomamente. Al momento c’è troppa ingerenza della religione del dibattito politico italiano; questo non vuol dire che il papa non possa esprimere una sua opinione, un altro conto è invece indirizzare i fedeli verso un preciso partito politico che si definisce cristiano.

8. Il PS è favorevole alla tutela dei diritti civili; tu cosa ne pensi?
Diritti civili? “Tutti e a volontà”. Il problema è che ogni volta che si sono tentate riforme in questo senso, si è verificato il cosiddetto “Italian Job”. Si propongono le unioni civili? Insorgono le associazioni per la difesa della famiglia, alle quali di fatto non veniva tolto niente. C’è un senso di invidia che porta a contestare qualunque proposta non porti benefici a se stessi o alla propria categoria di appartenenza. L’unico punto su cui potrei avere dei dubbi è l’adozione di bambini alle coppie omosessuali, sulle quali sarei comunque aperto ad un dialogo.

9. In questi giorni si leggono le più svariate proposte (anche raccapriccianti) sul problema dell’immigrazione. Tu quali provvedimenti adotteresti?
Andrebbero stipulati dei patti con le nazioni emigranti (come la Romania), nei quali sancire la liberalizzazione dei flussi (no alla Bossi-Fini) purchè questi Stati siano obbligati a riprendere i clandestini che hanno commesso reati. Tuttavia l’immigrazione è una risorsa: si provi a pensare il Nord Italia industriale senza i lavoratori immigrati, diminuirebbe di molto la produttività.

10. Droghe leggere, favorevole o contrario alla legalizzazione?
Favorevole. Sono contro ogni tipo di proibizionismo, anche perchè lo spaccio di sostanze stupefacenti è una delle fonti principali di arricchimento per le organizzazioni criminali e mafiose. Inoltre i danni delle droghe leggere sono paragonabili a quelli di alcol e sigarette (perfettamente legali): o si proibisce tutto (ma questo va contro il mio pensiero) o si liberalizza tutto.

11. Il passato dei Socialisti è tormentato: grandi battaglie e ideali da una parte, ma anche corruzione e diaspore. Cosa significa oggi, per un giovane, essere Socialista?
Non ho vissuto in prima persona l’epoca in cui i Socialisti c’erano e si facevano sentire, mi giungono solamente degli echi da cui non posso valutare obiettivamente il loro operato. Ma per quanto è stato grande in passato il Partito Socialista, è assurdo che oggi non ci sia più una rappresentanza in parlamento.

12. Una tua previsione su queste elezioni.
Realismo? Netta vittoria di Berlusconi alla Camera. Al Senato sempre Berlusconi ma con uno scarto minore di 10 senatori. Per il Partito Socialista sopra l’1,5 % sarà un ottimo risultato.

Dell'Utri: "Ho tanti amici gay e sono stati tra i migliori che abbia avuto. Sono delle persone di elevato livello e di grande intelligenza".

E sui pentiti aggiunge: faccio fatica a individuarne uno sano, anche se ce ne saranno.
Dell'Utri: se vinceremo le elezioni, i libri di storia saranno revisionati.
Il senatore di Forza Italia: «I libri di storia, condizionati dalla retorica della resistenza, saranno revisionati».

(Il Corriere della Sera) «I libri di storia, ancora oggi condizionati dalla retorica della resistenza, saranno revisionati, se dovessimo vincere le elezioni. Questo è un tema del quale ci occuperemo con particolare attenzione». Lo ha dichiarato il senatore Marcello Dell'Utri in un'intervista rilasciata a Klaus Davi per KlausCondicio, il primo contenitore di approfondimento politico in Rete, in onda su YouTube.

Dell'Utri ha proseguito: «La Sinistra ha ancora in mano le università e le case editrici. È anche un luogo comune che la cultura sia a sinistra, ma non tanto poi comune se si considera come stanno le cose. Sono dappertutto e impediscono che ci possano essere delle novità che non arrivino dalla loro parte». Per Dell'Utri inoltre «gli storici di sinistra hanno ignorato l'olocausto dei gay avvenuto durante la seconda guerra mondiale». Il senatore Dell'Utri fa sua la tesi di alcuni ragazzi che gli hanno chiesto il motivo per cui in alcuni testi inseriti ufficialmente nei programmi scolastici, quale quello di Lucio Villari così come quelli di numerosi altri storici, sia sempre stato ignorato che centinaia di migliaia di omosessuali sono stati massacrati nei lager. Dell'Utri ha dichiarato: «Il tema degli omosessuali è sempre stato ritenuto una sorta di pruderie, come si direbbe in Francia, ed è tuttora grave il silenzio su questa pagina nera della storia. È stato sbagliato non tirarlo fuori, quando invece bisogna guardare con chiarezza ad argomenti così importanti».

PENTITI - «Posso dire di conoscere quasi tutti i pentiti di mafia, ma oggi faccio fatica a individuarne uno sano, anche se ce ne saranno» ha aggiunto Dell'Utri. «Non bisogna però scordare - aggiunge il senatore di Forza Italia - quelli che vengono tirati fuori per essere incisivi durante un processo importante, per poi essere dimenticati dallo Stato quando non servono più, a rischio della propria vita».

PEDOFILI - Poi il senatore di Forza Italia è intervenuto sulla questione pedofili. «A chi dice che, oltre alla certezza della pena, ci vorrebbe la castrazione chimica oppure la cintura di castità, io rispondo che, piuttosto, la cintura bisognerebbe metterla al collo di questi delinquenti» ha spiegato Dell'Utri.

BRAMBILLA - Successivamente il senatore di Forza Italia si è soffermato sull'astro nascente della Pdl Michela Brambilla: «Michela Brambilla è una persona che è stata data in pasto all'opinione pubblica, ma non le attribuisco alcuna importanza. Non ho nessun problema nè a parlare bene nè a parlare male di lei», ha aggiunto Dell'Utri.

«MANGANO E' UN EROE» - «Il fattore Vittorio Mangano, condannato in primo grado all`ergastolo, è morto per causa mia. Mangano - ha poi aggiunto Dell'Utri - era ammalato di cancro quando è entrato in carcere ed è stato ripetutamente invitato a fare dichiarazioni contro di me e il presidente Berlusconi. Se lo avesse fatto, lo avrebbero scarcerato con lauti premi e si sarebbe salvato. E` un eroe, a modo suo».

MOGGI - Poi Dell'Utri è intervenuto anche su Calciopoli. «Moggi è una persona simpaticissima e sono convinto che le presunte manovre che gli vengono attribuite non siano vere. Le accuse sono nate dal suo grande successo. Moggi aveva organizzato bene le cose e così sarebbe stato ancora per molti altri anni. Il successo non è risparmiato nè perdonato a nessuno, neanche a Moggi».

LUXURIA - «Ho tanti amici gay e sono stati tra i migliori che abbia avuto. Sono delle persone di elevato livello e di grande intelligenza. Luxuria? È un ragazzo intelligente» ha detto ancora Dell'Utri. «Non è una lobby quella dei gay, è piuttosto una potenza, poichè sono bravi ed estremamente creativi. Per quanto riguarda le unioni gay - ha proseguito il senatore di Forza Italia - noi siamo per i diritti individuali, ma certo non possiamo pensare di avallare famiglie dello stesso sesso. Manca la ragione per cui si deve formare la famiglia, ovvero la procreazione.
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Dell'Utri: "Erasmo gay? La stima non cambia".

Socialisti. La pornostar Milly D’Abbraccio e la campagna elettorale del “lato B”.


(Vasco Pirri Ardizzone - Panorama) “Il mio culo non inganna. Non mente. E soprattutto è molto più pulito della faccia di tanti politici”. Parole che sono tutto un programma. Chiaro e tondo…

Così a Panorama.it la diva hard Milly D’Abbraccio, candidata a Roma con le liste del Partito Socialista, che ha affisso nella Capitale alcuni manifesti che stanno destando parecchio scandalo.
Lei, la pornostar socialista, chiede facce nuove in politica. E per questo si è candidata con i socialisti di Boselli nel nono e decimo Municipio a Roma. E certamente i suoi argomenti potrebbero convincere molte persone. Da stamane, grazie ad un blitz di attacchini notturni formato dall’attrice e da Riccardo Schicchi, in alcuni quartieri di Roma sono comparsi dei manifesti non con il viso dell’ex regina dell’hard, bensì con un’altra parte del corpo: il fondoschiena. Dunque manifesto shock. E shoccante è pure lo slogan: “basta con queste facce da culo”.
Al Partito Socialista non erano molto d’accordo sulla campagna del lato b. Una campagna che, ovviamente, farà scandalo. Ma come spiega ancora la stessa D’Abbraccio: “E’ vero, quelli di Boselli non erano tanto convinti, ma la mia è una provocazione alla Oliviero Toscani. E poi lo faccio a fin di bene. Porto voti a Franco Grillini”.
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Cortine fumogene. Babilonia risponde a Oliari a modo suo.

Caro Oliari, no. Preferisco Paola Concia.

Il presidente di GayLib, Enrico Oliari, è persona saggia, magari irruenta come un militante e responsabile di movimento sa e deve essere; è un pungiglione benefico in tempo di elezioni in cui tutti, responsabili e semplici militanti delle organizzazioni omosessuali, smarriti da tempi elettivi e da sicumere personali somigliano sempre di più a grida nel deserto che restituiscono l'eco al soggetto che urla.
Rispetto, ammiro e voglio bene ad Oliari, nonostante continuo a credere che in Italia un omosessuale possa essere liberale ma non debba concedersi un riconoscimento con questa destra non solamente parolaia come sempre più spesso accade anche nel campo avversario, ma a scoprirla tutta ci si trova anche omofobia e ostracismo verso la nostra comunità.
Facile, in tempi di elezioni, scomodare colonnelli, generali, saccenti cattolici divorziati intenzionati ad imporre a noi una morale cristiana che loro non rispettano. Facile sussurrare, per un pugno di voti, che la questione dei diritti va affrontata e i nomi che sussurrano le intenzioni sono quelli della Santaché, Storace o Pierferdinando Casini.
Insomma Oliari, siamo tutti incazzati neri, più neri dell'oscurità ma non mettiamo altra confusione a quella che già esiste e perdura peggio della monnezza napoletana.
Per come stanno le cose e per come matureranno nella prossima legislatura, qualunque sia il risultato, le rivendicazioni sui diritti omosessuali saranno dimenticati da una parte e dall'altra anche se ci piace che Casini dica di diritti per poi essere smentito dal suo segretario che nell'intervista a Babilonia, tanto per dirla in due parole, ci ha pregato di arrangiarci perché a loro non risulta alcun tipo di discriminazione.
Le promesse elettorali sono una cosa, gli impegni legislativi, altro! E per non passare da sinistrorso incallito ripeto quello che ho sempre scritto: ogni legge che ci riguarda può diventare tale solo attraverso un passaggio bipartisan nelle commissioni e nelle aule parlamentari. Né un Casini né Grillini da soli possono fare alcunché.
Questa campagna elettorale costruita ad arte da chi sapeva ieri di perdere e oggi di vincere, è quasi al capolinea e non credo produrrà frutti buoni. Almeno per noi.
Per questo e altre ragioni difendo Paola Concia che non intendo, per nulla al mondo, screditare per dar di ragione a Casini o a Storace. Ci resta un minimo di dignità che non consente una cotanta inversione di tendenza. E in fondo, anche Oliari, sa bene come stanno le cose. Le difficoltà per leggi a difesa degli omosessuali si presenteranno anche nel nuovo Parlamento e, se vince la destra, quelle difficoltà scompariranno perché non ci sarà neppure il sentore di una minima discussione sulle coppie di fatto o sui diritti agli immigrati gay o leggi che penalizzino gli atti di bullismo a sfondo sessuale. Qui, diranno, ci sono problemi più urgenti che non occuparsi di froci e lesbiche. Che farà allora Oliari? Se la prenderà con la Concia? GayLib, come tutte le altre associazioni, compresa Arcigay, deponga le armi delle denigrazioni ad personam, degli antichi e inarrestabili dissapori e incomprensioni e attacchi. Non state facendo il bene vostro e non state facendo il bene delle comunità omosessuali né quella dei cani sciolti come il sottoscritto.

Oliari parla di cancro nel movimento gay. Piano, Oliari, piano. Per qualcuno che svende il nostro patrimonio ideologico e culturale in cambio di qualcosa di lecito o illecito, di molto o poco personale; di contro ci sono migliaia di militanti, di cani sciolti, di culture solitarie ma presenti che quotidianamente hanno a cuore le battaglie sui diritti civili, che denunciano omofobie di ogni genere, che si rendono generose senza apparire sui giornali o diventare icone gay. Sono tante, tantissime queste persone e non è giusto denigrarle col peggiore dei mali.
Vi è invece incomprensione, un dibattito politico col fiato corto, una indisponibilità a tornare “omosessuali di strada” che riguarda magari qualche leader di movimento ma, sinceramente. Non ne farei questione di nome o di appartenenza. Marrazzo che conosce in dignità e generoso impegno politico può come tutti noi sbagliare in qualche sua logica politica ma gli errori non sono mai personali. Forse riguardano anche noi e, proprio per quello che rappresentiamo, vale il discutere più che l'attacco ingeneroso e le contumelie.
Arcigay nazionale come quello capitolino guidato da Marrazzo appoggia Franco Grillini pur nella consapevolezza che a guidare il Comune di Roma sarà probabilmente Rutelli. La politica, me lo insegna Oliari, è anche e soprattutto mediazione. La politica del fare deve guardare avanti e non continuare a recriminare i disastri che Rutelli o Veltroni hanno fatto in passato. Messa così evitiamo allora di dar credito anche a qualche parlamentare omosessuale che nella passata legislatura poco e nulla si è speso per la causa. Grillini è il nostro fiore all'occhiello, il nostro mèntore, la forza di tutti i movimenti omosessuali esistenti nel territorio. Dobbiamo fare in modo che abbia un risultato maggiore di qualsiasi rosea previsione e per questo non necessità di scorribande e liti tra noi tutti ma un incondizionato e generoso appoggio. Questo non significa spegnere il dialogo con Rutelli, sapendo – non per colpa di Rutelli – quanto sia difficile Roma col Vaticano che alita clericalismo e antiomosessualità da tutte le parti.
Lo leggerete sul prossimo numero di Babilonia e, spero, possa servire ad aprire una discussione tra voi leaders omosessuali. Vi invito, nel mio “Eros e Civiltà” a ritrovarvi tutti, a ridiscutere il senso delle nostre battaglie, a lasciare per un determinato tempo mire personalistiche e di visibilità pubblica per rifondare in forma coesa una nuova stagione dei diritti. Il nostro mensile è, non da oggi, a disposizione vostra, dei vostri militanti, di ogni gay e lesbica che abbia qualcosa di sensato da dire e proporre. Le battaglie si vincono se riusciamo a dimenticare i nostri nomi o sappiamo usarli per spingere la politica verso traguardi comuni dove, come è successo in Spagna e in altre parti d'Europa, i diritti fanno bene all'economia e alla cultura del paese.
E non sia così ingeneroso l'amico Oliari: il movimento gay non si è ridotto ad un carrozzone da Gay pride, dentro le sedi di Arcigay, del Mieli, al DiGay Project ci si occupa anche di cultura, di aiuto alle persone sieropositive, di impegno che va oltre la sfilata annuale.

Mario Cirrito
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Vedi anche
Paola Concia? No, grazie, preferisco Pierferdinando Casini.

Polemiche per un pessimo articolo di "Pride". Oliari: "Quando l'obbiettività è polenta".

(Enrico Oliari*) Leggendo l'intervista che è stata rivolta a me e ad altri esponenti di GayLib sul numero di aprile del mensile omosessuale Pride, ho provato una profonda delusione. Sarà che, con il cambiamento del direttore si è alla ricerca di una nuova linea editoriale, sarà che siamo sotto campagna elettorale, ma quello che è certo è che con oggi si interrompe la mia collaborazione con la rivista milanese, un lavoro portato avanti con entusiasmo per anni partecipando alla rubrica "Voci dell'altra sponda" e ad altri servizi, ovvero le mie interviste ad Alina Castro, la figlia del Leader Maximo, a Marco, un omosessuale italiano condannato per sodomia in Tunisia, a Khalid, un giovane omosessuale in fuga dall'Afghanistan dei talebani, a Giovanni, un omosessuale diversamente abile (una delle prime interviste del genere), a Marcello Veneziani, a Ercolina Milanesi, a Paolo Karatossidis, e si potrebbe continuare a lungo.
Si può infatti ritenere che la mia lotta e quella dei miei colleghi di associazione sia una scelta difficile e se si vuole coraggiosa: essere gay di centro-destra (o, come nel mio caso, di destra) non è cosa facile e si è vocazionalmente chiamati ad una doppia fatica.
Tuttavia mai, in questi 15 anni di lotta caparbia ed insistente, mi sono sentito un deficiente; anche perché persino i più sprovveduti sanno che affinché vengano realizzati i diritti delle persone omosessuali nel nostro Paese è necessario il voto della destra laica e ben vengano omosessuali che, pur militando nel centro-destra, non scendono a compromessi e camminano a testa alta nei loro partiti.
Oggi Pride ha sbagliato, per due motivi.
Innanzitutto perché non ci si mette a dire quanto fa schifo la destra e quant'è bella e brava la sinistra, dopo l'episodio dei DiCo, già questi uno scandaloso e umiliante compromesso che solo una sinistra drammaticamente contraddittoria poteva partorire. Tutte e due le fazioni sono immobili ed ipocrite sui diritti dei gay, ed io lo dico, Pride no; e continua a volerci far credere che tutto va ben, madama la marchesa.
Lo si nota dall'intervista di Stefano Bolognini a Paola Concia, sullo stesso numero, articolo pieno di riverenze dove entrambi o mentono sapendo di mentire, o non sono a conoscenza dei fatti (difficile, uno è assistente parlamentare, l'altra è candidata alla Camera), o, peggio, entrambi ritengono che i gay italiani siano degli inetti.
Chiede Bolognini: "Non è che il PD faccia ponti d'oro alla comunità gay. Nel programma c'è un riferimento molto vago alle coppie di fatto". Risponde sicura la Concia: "Intanto il programma del PD su questo terreno è migliore di quello del 2006, il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto è specifico a prescindere dall'orientamento sessuale e poi c'è la lotta all'omofobia". Basta, e tutto finisce lì. Quanta falsità: l'unica volta che la parola "coppie" è riportata nel programma del Partito Democratico è all'cap. 6, lettera i: "La disponibilità di case in affitto in Italia è di gran lunga inferiore a quella di altri Paesi. Tale scarsa disponibilità blocca la mobilità, specie dei giovani e delle giovani coppie". Ci può spiegare la candidata parlamentare dove è "specifico" il diritto delle coppie di fatto?
Forse entrambi si sono sbagliati (ma io non ci credo!), e Paola Concia si riferiva al cap. 4, lettera d, dove in due scarne righe si parla di "Diritti della persona che convive stabilmente: Il Governo del PD promuove il riconoscimento giuridico dei diritti, prerogative e facoltà delle persone stabilmente conviventi, indipendentemente dal loro orientamento sessuale". E qui mi spiace, ma proprio non si parla di coppia. Si parla di diritti dei singoli (come i DiCo), che sono tutta un'altra cosa.
Io, che sono infermiere, non ho la pretesa di insegnare il lavoro di giornalista a nessuno, ma almeno mi avrebbe incuriosito più che le timidissime e scontate (per via della compresenza nel PD della Binetti) posizioni della Concia, quelle di Casini, che oltre al riconoscimento dei diritti delle persone che convivono, prevede l’ospitalità per le coppie (!) omosessuali presso alcune leggi, come il diritto in materia ereditaria e pensionistica
.

Il secondo punto che contesto è l'intervista fatta a me, a Daniele Priori ed a Alberto Ruggin.

Capitava, in occasione delle campagne elettorali, che Pride mi chiedesse un'opinione e sempre era uscita la mia linea di critica nei confronti delle chiusure ai nostri diritti da parte di tutti i partiti, soprattutto di quelli di destra. E puntualmente la stessa rivista ribadiva comunque la necessità di una lotta unitaria portata avanti in tutte le formazioni politiche.

Oggi, al contrario, di una lunga intervista si sono raccolte le cose più frivole, a mio giudizio volutamente, e da lì Enrico Oliari, Daniele Priori ed Alberto Ruggin appaiono come tre poveri bambocci che, nonostante tutto, non hanno ancora rinunciato alla loro militanza nel centrodestra. Di più: delle mille cose dette di valore politico, il giornalista si è soffermato su "La sortita pubblica non aveva però ottenuto alcun effetto, anche se l'apertura della manifestazione, con "YMCA" dei Village People, solo una nota di colore, aveva fatto gridare al miracolo i gay di centrodestra". Pensa un po'. Noi siamo entusiasti per aver volantinato coraggiosamente per i diritti delle coppie omoaffettive alla manifestazione del PDL (Forza Italia + Alleanza Nazionale + DC di Rotondi ecc.), azione questa che vale più di 10 gay pride. E di certo nessuno ha gridato "al miracolo" per una nota di colore: eravamo a una manifestazione politica, non al Festival Bar. "Peggio, il PDL candida Eugenia Roccella, portavoce del Family Day, manifestazione contro le unioni di fatto", scrive Bolognini, ma cautamente dimentica di elencare nell'intervista a Paola Concia la lunga rosa di portavoce e di esponenti del PD che erano in prima fila in quella manifestazione, alla quale mancava solo Rutelli (sostenuto dalla stessa Concia a sindaco di Roma, al posto di Grillini!), il quale avrebbe partecipato volentieri, se non avesse rivestito un ruolo di Governo (Il Corriere della Sera, 10.5.2007). Si potrebbe contestare punto per punto l'articolo di Stefano Bolognini, più per le cose da me dette e non da lui riportate, che per quelle pubblicate su Pride. La mancanza di obbiettività è la principale malattia del movimento omosessuale italiano, così premuroso di svendersi ai partiti, da rinunciare agli obbiettivi stessi. E non a caso l'Italia è uno degli ultimi paesi europei a non aver riconosciuto la coppia gay.
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Pride, apr 08

Gli elettori di sinistra per andare alle elezioni si tureranno il naso. E quelli di centro-destra? Forse anche qualcos'altro. Ecco le ragioni della loro scelta.
Un voto kamikaze
di Stefano bolognini

Bocche cucite, non un rigo nel programma, non un candidato né una vacua promessa elettorale: gli omosessuali sono esclusi dalla campagna elettorale del Partito delle libertà.
Il programma "Rialzati, Italia!", per Silvio Berlusconi premier, non dà nemmeno il barlume di una misera speranza: sostegno sì per la famiglia, secondo tra gli obiettivi del partito, ma nulla sulle coppie di fatto, la non discriminazione della minoranza gay e la lotta all'omofobia. Peggio, il Pdl candida Eugenia Roccella, portavoce del family day, manifestazione contro le unioni di fatto, e il no alle unioni civili è espresso a chiare lettere nella carta dei valori del partito:
"Proponiamo una società basata sui valori liberali e cristiani, sulla famiglia naturale fondata sul matrimonio, formata dall'unione di un uomo e di una donna, nella quale far nascere, crescere ed educare i figli". Siamo lontani anni luce dalla destra francese, che alle scorse elezioni prometteva addirittura di migliorare i Pacs, e dalle destre europee in genere che si stanno almeno misurando con i diritti gay.
Lega, Alleanza nazionale e Forza Italia raccoglierebbero comunque, stando ad un sondaggio del sito Gay.it, il 15% del voto gay, percentuale considerevole se si pensa alle loro posizioni omofobiche. Tra questi Enrico Oliari, iscritto ad Alleanza nazionale e presidente dell'associazione di omosessuali di centrodestra Gaylib. L'8 marzo scorso Oliari stava tornando da una manifestazione del Pdl, dove Gaylib era andata per proporre "il riconoscimento della coppia omoaffettiva come alternativa liberale e di centrodestra ai Pacs, ai Dico e alle unioni civili delle confuse sinistre".
La sortita pubblica non aveva però ottenuto alcun effetto, anche se l'apertura della manifestazione, con "YMCA" dei Village People, solo una nota di colore, aveva fatto gridare al miracolo i gay di centrodestra.
"Una manifestazione importante", spiega ottimista Oliari. "Sono solo venuti un paio di volte a chiederci di togliere le bandiere, ma perché erano le uniche non di partito.
La gente, la base del partito, era con noi, assolutamente favorevole a discutere di coppie gay, ma i vertici hanno paura di perdere il voto cattolico.
Chiediamo che sia riconosciuta solo la coppia gay senza matrimonio e adozione, in modo che i giovani eterosessuali non vadano a cercarsi una soluzione più leggera. Speriamo che qualche parlamentare decida di presentare la nostra proposta ... ".
Il Pdl, nelle sue componenti, non si è mai mostrato tenero con i gay, obiettiamo.
"Chi sostiene che il Partito democratico è vicino ai gay mente sapendo di mentire, non si possono più infinocchiare gli omosessuali italiani. Noi di centrodestra sappiamo di avere di fronte un nemico che non ha offerto alcuna concessione ai gay, ma a dire che con il Pd si può ottenere qualcosa ci vuole il pelo sullo stomaco ... ".
Comunque il Pdl non è certo meglio. Quindi perché votare centrodestra, chiediamo. "Perché un omosessuale non è solo un omosessuale, ma anche un cittadino della Repubblica. Non è automatico che uno sia gay e che sia favorevole al popolo palestinese, contrario alla politica americana ... è necessario non rinunciare alla proprie idee anche da omosessuali. Diciamoci la verità, in Italia gli omosessuali sono soli e per una maggioranza sui diritti gay servirà un voto trasversale. Senza il voto del centrodestra il centrosinistra non va da nessuna parte, e noi di Gaylib, con coraggio, stiamo facendo la nostra parte".
Rincara la dose il forzista Daniele Priori, che voterà Berlusconi: "La proposta politica generale del partito è l'unica presentabile. A noi gay non hanno dato nulla, ma restiamo qui senza sudditanza psicologica per sputtanarli ogni volta che ci mettono i piedi in testa.
È una battaglia campale, i nostri hanno escluso dalle liste il bisex Daniele Capezzone e sono tempi duri, ma non abdichiamo. A Roma comunque voteremo Franco Grillini".
Alberto Ruggin, ventenne forzista notorio per essere stato cacciato qualche mese fa dal coro della sua parrocchia perché gay, ha flirtato con Michela Brambilla, senza risultati apprezzabili.
"Voterò comunque Pdl", spiega. "Sono molto deluso perché la parte liberale del partito, tipo Alfredo Biondi e Daniele Capezzone è stata lasciata fuori dalle liste elettorali. Ho qualche speranza che i liberali Benedetto della Vedova e Giancarlo Galan possano fare qualcosa per noi. Non voterei mai dall'altra parte, è la mia visione della società, e se uno mette le coppie di fatto nel programma, e nel programma di sinistra il riferimento è molto vago, non lo devo votare per forza".
Stando così le cose i gay di centrosinistra si tureranno il naso, quelli di centrodestra, si tureranno anche tutto il resto "in coerenza - diceva un comunicato di Gaylib - con la nostra battaglia culturale interna al movimento gay e al tempo stesso organica al centrodestra e in attesa che anche Berlusconi voglia fare davvero, nei fatti, l'americano". Finché c'è vita ...

*Presidente Nazionale GayLib.

Volevo votare UDC poi ho conosciuto il cagnolino Pucci.

(Il Riformista) La principessa Alessandra Borghese esce puntuale alle cinque del pomeriggio dal palazzo romano dove abita, la dimora che nel 1604 il cardinale Camillo Borghese, poi Papa Paolo V, comprò dopo aver lasciato Siena. Sale nella macchina che la deve portare all'Hotel Torre Rossa dove, assieme a Casini e Ciocchetti, deve incontrare i giovani dell'Unione di centro.
Per me, che sono cattolico praticante con tendenze papiste, ma pure un cronista, è un giorno speciale. Alessandra, in un certo senso, è papista come me . Non foss'altro per la storia della sua secolare famiglia: il suo avo, Paolo V, è quello il cui nome campeggia mastodontico sulla facciata centrale della basilica di San Pietro, a perpetua memoria che fu lui a finanziarne gli ultimi lavori di costruzione, quelli definitivi.
Attendo la capolista del Lazio al Senato per l'Udc, sperando che sia lei a sciogliere i dubbi che mi attanagliano in vista delle prossime elezioni. Per chi votare? Berlusconi che in nome del massimo consenso possibile non si prende Ferrara mi delude. Veltroni, pure se andasse da solo, difficilmente lo voterei. Casini? Resta una possibilità.
La Borghese può aiutarmi a fugare ogni dubbio. Ci siamo accordati per dirigerci assieme alla convention dei giovani dell'Udc. Come detto, esce dal palazzo in cui abita puntuale. Con lei c'è anche Pucci, fedele jack-russel, che senza fare tante storie si accuccia davanti, sotto i suoi piedi. La prima domanda è vaga, tanto per rompere il ghiaccio e suona più meno così: com'è che di punto in bianco ha deciso di scendere nell'agone politico? «Agone?», risponde lei. «Che parolone!». E ancora: «Certo, a pensarci bene, nell'immaginario comune, la politica di oggi è una lotta. Ma così non dovrebbe essere. La colpa è dei politici, la maggior parte dei quali non si è dimostrata degna degli incarichi ricoperti».
E così, dico io, ha deciso lei di provare a cambiare le cose: «Ho deciso - risponde - dopo un lungo periodo di riflessione e dopo essermi confrontata con alcuni amici. Mi pesava dovermi occupare meno della diffusione del mio libro Lourdes che, tra l'altro, va a gonfie vele: oltre 35 mila copie vendute. E poi la collaborazioni con Style e soprattutto con Gente, per il quale avrei dovuto seguire il viaggio del Papa negli Stati Uniti».
Chi sono questi amici? Domanda sbagliata: «Non posso certo rivelare i loro nomi», risponde seria Alessandra. E anche Pucci, che conosce l'umore della sua padrona, non sembra reagire bene. Mi guarda fisso negli occhi. Ho sempre avuto paura dei cani e siccome non voglio provocare Pucci, passo oltre.
C'è traffico e Alessandra rivela: «Mi manca la bici. Da quando mi sono candidata l'ho dovuta abbandonare e la cosa mi pesa. Però le mie giornate non è che siano cambiate più di tanto: vita frenetica ma per fortuna ancora uno spazio lasciato alla preghiera».
L'Hotel Torre Rossa è ancora lontano. Berlusconi mi ha inculcato il dubbio che votare per l'Udc sia un voto perso e glielo dico alla Principessa. «Questa cosa del voto utile francamente non la capisco - risponde -. Ognuno deve votare chi meglio lo rappresenta. E poi se Berlusconi ha fatto fuori tutti i cattolici che colpa ne abbiamo noi?».
Pucci non batte ciglio, ma sembra acconsentire. Sarà che in macchina non sono abituato a prendere appunti. Sarà che ho paura dei cani. Sta di fatto che mi gira un po' la testa e per cinque minuti Alessandra chiede ad Angelo di accostare per farmi riprendere.
Poco dopo ripartiamo. Prima di arrivare alla convention c'è ancora tempo per parlare del suo programma. Cinque punti dedicati, tra le altre cose, all'idea di una politica che guardi al bene comune, e poi alla necessità di valorizzare davvero le donne. Non è questione di quote rosa ma di maggiore protagonismo.
All'Hotel Torre Rossa Casini non è ancora arrivato. Alessandra resta un po' in macchina e si gode il suo Pucci. Il discorso non se l'è preparato: «Mi piace parlare a braccio - dice -. Ci sono abituata. Ho un feeling particolare con i palchi e la gente che mi ascolta lo percepisce».
Finalmente arriva Casini. Alessandra scende dalla macchina. Mi siedo in ultima fila, blocknotes alla mano. Alessandra, Casini e Ciocchetti salgono sul palco e alzano le braccia al cielo tenendosi per mano. La prima a parlare è Alessandra. La parlata è spigliata. Si rivolge diretta al cuore dei giovani, chiede loro di tenere desta la passione per la politica e cita alcuni esempi a cui rifarsi. Innanzitutto Giorgio La Pira e Alcide De Gasperi che furono «politici al servizio del prossimo». Poi Paolo VI che disse che la politica è la più alta forma di carità: «Cioè un servizio». Infine san Tommaso d'Aquino che diceva che «l'uomo pensa al suo bene». «Ecco - dice -, la politica deve pensare al bene dell'uomo. Al bene della gente. Per questo mi candido». Il tutto dura pochi minuti. Forse troppo pochi per imprigionare il pensiero di sì elevati personaggi. Però, a onor del vero, la gente gradisce. A me la testa continua a girare. Non riesco a fare sintesi. Ma la colpa, lo so, è solo mia. Penso all'Udc e mi vedo davanti Pucci. Ho bisogno d'una boccata d'aria. Rimango a pensare al giorno in cui mi troverò nel segreto dell'urna. E capisco che decidere per chi votare non sarà facile. La Pira e De Gasperi non ci sono più.

Luxuria, tra Rutelli e Grillini non scelgo nessuno dei due.

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(Diaco-blog) L’On. Vladimir Luxuria è in Sicilia, a Licata, in prov di Agrigento. Il deputato è contento, perchè “qui la gente sta reagendo con entusiasmo alla mia candidatura”. Poi la notizia: pur essendo residente a Roma, non voterà nella capitale, ma in Sicilia. Tra Rutelli e Grillini? Nessuno dei due.

Neanche un insulto per la strada?
” Neanche uno. I siciliani mi adorano. Per le strade, nei mercati, tra la gente ricevo solo strette di mano e sorrisi. Culturalmente parlando la Sicilia è la regione più “transgender” d’Italia: qui le culture si mischiano veramente”.

Ma è vero che lei, pur essendo residente a Roma, non voterà nella capitale ?
“E’ vero. Io non voterò a Roma, ma in Sicilia, perchè, come prevede la legge, posso votare dove sono candidata”.

Si sottrae quindi dalla scelta del sindaco della città dove vive da anni. Se avesse votato avrebbe sostenuto Rutelli o Grillini?
“Non avrei votato per Rutelli”

E per Grillini?
“No Comment”.

Flores d’Arcais: perché io, laico, voterò PD.

Potremo salvarci l’anima, o salvarci da dodici anni di potere di Berlusconi-Putin. Io, da buon materialista e ateo, trascurerò l’anima.”

Anteprima dal nuovo numero di MicroMega in edicola dal 25 marzo.
Al voto, al voto! Istruzioni per l’uso
di Paolo Flores d’Arcais.

Il 13 e 14 aprile non andremo a votare. Andremo a votare con questo sistema elettorale, che fa schifo, non a caso è stato definito «porcata» dai suoi ideatori, ma che deciderà – esso solo – la transustanziazione dei voti in seggi. Sarà bene rendersene conto, perché la tendenza spontanea in ciascuno di noi è di illudersi che il voto reale corrisponda al voto emotivo, morale, o comunque lo vogliamo chiamare.

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ArciGay Nazionale Vs ArciGay Roma o il gioco delle parti?

(Fireman) Dai commenti ad un post di Valerio Pieroni:

Quella di Rutelli è la soluzione migliore, che accontenta tutti. Arcigay infatti lo sostiene.
Se l'Arcigay-Roma non è simpatizzante dei comunisti, ciò va esclusivamente a suo merito.
...visto che ha suscitato "scalpore" la posizione di Fabrizio Marrazzo, perchè l'arcigay nazionale non lo fa dimettere per il sostegno che ha manifestato a Rutelli?

Discorsi edificanti vero? Il personaggio in questione è un catto-omofobo sostenitore di Rutelli per il quale gestisce anche - in parte o completamente non saprei - la sezione del sito dove vengono raccolti e pubblicati racconti di cittadini e che si è distinto per la poca democraticità (ad esser buoni) con cui pubblica i racconti che riceve.
Ma non siamo qui per parlare di Pieroni il censore.
Quello che maggiormante mi interessa è come sia la percezione della realtà GLBT nel mondo etero, o almeno in quello che se ne interessa. Non è il caso di Pieroni - lo ribadisco - essendo il tipo solito a strumentallizzare le cose a suo uso e consumo e quando messo di fronte alla realtà diviene abilissimo a svicolare: queste lotte politiche intestine che attanagliano le vostre associazioni non mi interessano.
Ma forse invece che di "percezione della realtà GLBT" dovrei parlare di capacità della stessa - tutta o in parte - di mostrare il fianco ad opportunisti della parola quali il Pieroni. Perché se è vero - come è vero - che lui sia un opportunista, è anche vero che la situazione di ArciGay Nazionale Vs ArciGay Roma non è certo chiara.

Infatti abbiamo una associazione federata in una struttura nazionale che si comporta diversamente da quanto indicato da quest'ultima: ArciGay Nazionale supporta nel voto amministrativo a Roma la candidatura a sindaco di Franco Grillini mentre la sua costola locale (ArciGay Roma) appoggia Rutelli ed invita le persone GLBT a votarlo.

Cosa comporta questa schizzofrenia del circolo romano? Semplice, un ridimensionamento della realtà GLBT romana agli occhi dei politici oltre che favorire una idea di poca omogeneità di interessi.
Mi chiedo perché questo.
Capisco la necesità di ArciGay Nazionale di avere un circolo a Roma, non capisco invece come consenta ad un manipolo di arrivisti il cui primo interesse è quello di finire col proprio nome sui quotidiani di sfruttare il nome di una associazione che - nel bene e nel male - ha comunque una storia alle spalle.