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mercoledì 2 aprile 2008

Giovanni Dall'Orto. Perché appoggio la candidatura di Franco Grillini contro Francesco Rutelli a sindaco di Roma. Ma la sua tesi non convince tutti.

Credo proprio che non dirò nulla di sorprendente affermando che la strategia adottata dal movimento lgbt italiano negli ultimi quindici anni si è rivelata, facendo un bilancio, un totale fallimento.
Il dialogo con il mondo politico non ha ottenuto nulla: non dico una legge sui matrimoni gay come in Spagna, ma neppure una banale, scontata legge antidiscriminatoria (o meglio: abbiamo la legge ottenuta da Gianpaolo Silvestri per l’asilo politico ai migranti gay, che è importante… ma che paradossalmente riguarda tutti fuorché i gay italiani).

Continua...

Grillini? Un laicista da strapazzo.

(Kalash) Ormai, al peggio non c'è limite.
Ma se c'era un dubbio, su chi avevamo davanti, a questo punto è sparito anche quello. Rimane solo l'icona dell'anticlericalismo più becero, con nessuna scusante, e solo tanta compassione.

"Come dice Rutelli è assolutamente vero che papa Wojtyla ha cambiato il mondo: lo ha cambiato in peggio. E' un papa che ha rovesciato il Concilio Vaticano II e il suo messaggio di dialogo e rinnovamento, è il papa che ha cancellato la teologia della liberazione, è il papa che ha cancellato qualsiasi dissenso interno alla chiesa cattolica, è il papa che ha imposto il moralismo sessuofobico e omofobico come centro del messaggio della chiesa, è il papa che più si è battuto contro l'so del preservativo... In quanto a omofobia poi, forse solo l'attuale pontefice batte il precedente.
Le dichiarazioni entusiastiche di Rutelli su Wojtyla dimostrano quello che i socialisti stanno dicendo da tempo e cioè che Roma corre un serio rischio clericale: nessun candidato sindaco, salvo eccezioni come il sottoscritto, garantisce, la laicità del Campidoglio."

On. Franco Grillini Candidato sindaco Partito socialista al Comune di Roma

P.S.: So che ci sono dei sedicenti iscritti al PD che voteranno contro Rutelli, per questo signore. Che si vergognino: piuttosto, se ne vadano dal PD.

“Menomale che Silvio c’è”, la nuova frontiera della personalizzazione.

(Sfera pubblica) Gelatai, panettieri, muratori, operatori di call center: nel video “Menomale che Silvio c’è” vengono riprese varie categorie di lavoratori che annunciano, nel motivetto di sostegno a Berlusconi, la loro appassionata dichiarazione di voto. Lo spot, caricato sul sito votaberlusconi.it, rappresenta una nuova frontiera della personalizzazione della comunicazione politica in Italia. Difatti, i protagonisti del video chiamano il leader del Pdl con il nome di battesimo, instaurando un legame confidenziale, che esula da qualsiasi appartenenza partitica e che si indirizza verso un rapporto diretto tra attore politico ed elettore. Peraltro il simbolo del partito compare solo per pochi secondi, ossia nella scena dei tassisti che intonano la canzone, mostrando con il logo del Pdl sulle loro auto.

Appartenenza. I sostenitori di Berlusconi appaiono come una collettività ben affiatata, ispirando la sensazione di comunità vera, nutrita da passioni e interessi comuni. Il sentimento di appartenenza si inserisce, quindi, nel solco del patriottismo, nel momento in cui all’interno dello spot viene inquadrata dall’alto una folla che innalza una lunga bandiera tricolore.

Sogno. La dimensione del sogno è costantemente presente nel messaggio lanciato dal video: ne consegue che Berlusconi è l’unico protagonista di una nuova speranza per il futuro. Il leader del Pdl, dunque, si pone in continuità con l’immagine proposta sin dalla sua discesa in campo, proponendosi come l’uomo in grado di risollevare le sorti di un Paese in crisi. Il titolo, in tal senso, è molto eloquente: il “Menomale che Silvio c’è” lascia intendere che la sua assenza sarebbe un handicap insopportabile.

Personalizzazione. L’aspetto fondamentale per quanto concerne la comunicazione politica è la definitiva personalizzazione del messaggio politico: l’identificazione tra elettore-sostenitore e leader politico è pressoché totale, tanto da condurre a un rapporto confidenziale che fa chiamare “Silvio” il candidato-premier del centrodestra, come, sul versante opposto, accade nel video i’m Pd, realizzato per Veltroni.

Moratti cerca un Attali milanese. Rimpasto in giunta, poi la nascita di un comitato "illuminato".

Via assessori, spazio alle eccellenze di società civile anche a sinistra. Il "cambio di passo" è possibile e avverrà a fine aprile, comunque solo dopo il voto. Il gelo con Berlusconi è forte ma lei ora ha più peso.

(Rodolfo Sala - La Repubblica) Parole che fanno a pugni - pure nella versione riveduta e corretta di ieri: naturalmente il Cavaliere è stato «male interpretato», e comunque buona parte di quel merito va a lui - con «il gioco di squadra» tra istituzioni d´ogni colore riconosciuto, anzi esaltato da tutta la delegazione italiana in trasferta a Parigi, e risultato determinante in questa gara non certo facile. Davanti allo sfogo dell´ancora premier, Letizia Moratti è visibilmente imbarazzata, tanto che la ministra Bonino cerca di stemperare in po´ la tensione. Del resto lo era anche lunedì sera, nel salone delle feste del Pavillon Dauphine, dove il sindaco rispondeva così, gli occhi levati al cielo e le braccia allargate, a chi le chiedeva un commento alle dichiarazioni di Berlusconi: «Oggi è stata la giornata dell´unità».
Nient´altro. Ma abbastanza per far capire una volta di più che tra Letizia e Silvio non sono tutte rose e fiori. «La collaborazione con il governo - sente il bisogno di sottolineare la Moratti con maggiore forza di quanto abbia fatto il giorno prima a Parigi - è stata continua, e con Prodi in più occasioni ci siamo sentiti in linea diretta anche a notte fonda, quando magari eravamo dall´altra parte del mondo». Parole chiare, del resto lei ora si sente fortissima dopo il verdetto di lunedì. Tanto forte da accarezzare l´idea di trasferire a Milano quel modello di «collaborazione tra diversi» che si è caratterizzato come carta vincente in questi ultimi due anni per portare a casa un risultato importante per la città e per l´intero Paese.
Troppo presto per dire quali esiti possa avere questo nuovo corso. Di sicuro, almeno nella mente del sindaco, non si tratta di proporre pasticciati e indigeribili cambi di maggioranza a Palazzo Marino. Ma di imprimere una svolta. Di farla finita con un andazzo che, dopo il risultato dell´Expo, non può più durare. Di risolvere una contraddizione sempre più insanabile: da una parte una giunta debole e di bassissimo profilo, dall´altra la vocazione internazionale di Milano che finalmente potrebbe concretizzarsi grazie all´occasione da sfruttare in vista del 2015. Non è un caso che gli sponsor eccellenti invitati a Parigi per spingere sulla candidatura di Milano, da Al Gore a Jacques Attali, Letizia non li sia andati a cercare tra i partner internazionali del centrodestra italiano. Da domani (e fino a domenica, quando si festeggerà la vittoria in corso Buenos Aires) il sindaco si prende una vacanza, fuggendo con il marito Gianmarco che le ha già promesso chissà quale regalo, ma soprattutto qualche giorno di tranquillità dopo le ultime tre settimane di fuoco. Avrà modo di riflettere, lontana da tutto e da tutti, su ciò che da lunedì sera le frulla in capo: come ricomporre quella frattura che la porta a volare altissimo nei grandi progetti e a vivacchiare nell´ordinaria amministrazione.
Non farà nulla fino a dopo le elezioni. E forse neppure lo stra-annunciato (per ora solo dai partiti) rimpasto di giunta atteso per fine aprile si rivelerà uno strumento fondamentale per quel cambio di passo che è lei la prima ad auspicare. Molto, inoltre, dipenderà dal risultato del voto, ma in ogni caso davanti a lei si aprono due strade. La prima è più tortuosa: un rimpasto vero, fuori la mediocrità e dentro l´eccellenza, a prescindere da come la pensano i possibili nuovi partner da ricercare nel cuore vivo della società milanese. Professioni, scienza, università, grande management, ammesso e non concesso che ce ne sia qualcuno disposto a "sacrificarsi", e che i partiti della maggioranza lo tollerino. O magari dentro solo un "Attali alla milanese", pescando come ha fatto Sarkozy nell´altro campo. La seconda strada sembra molto meno impervia: ridurre la giunta (quella attuale o la prossima solo un tantino ritoccata) a una condizione di marginalità, e puntare tutto sul nuovo comitato che gestirà la partita Expo. Tutto girerà intorno a questo, di qui al 2015, ed è lì che il sindaco potrebbe sperimentare un nuovo modello di governo. Aprendo la vera stanza dei bottoni a forze, e persone, nuove. A uno o più "Attali" in linea con un progetto di Expo che è difficile considerare compatibile con quei segmenti di maggioranza che, come dice dall´opposizione Marilena Adamo, «hanno una concezione daziaria della città». Dovesse pure esserci Berlusconi a Palazzo Chigi. Con il quale la Moratti, ormai lo si è capito, non intrattiene gli stessi rapporti che aveva il suo predecessore. Basti ricordare l´inutile "no" di Silvio all´Ecopass. Che precede di un anno la vittoria dell´Expo.

Federica Zarri, Circoli della Libertà: 'Pronta la riforma del settore hard'.

(Sexcity) Anche il settore dell'hard, ha bisogno di una riforma. Di nuove leggi. Lo dice Federica Zarri, 30 anni, attrice di film porno e fondatrice di uno dei circoli della libertà, di Michela Brambilla, a Lecco. La pornostar rodigina ha presentato la sua riforma del settore dell'hard, che lei già chiama legge Zarri, che in caso di vittoria del Pdl, la 30enne cercherà di far approvare. Ora la bella pornostar sta girando i club a luci rosse italiani, per spiegarne i contenuti e cercare consensi.

Guarda le immagini di Federica Zarri

"Occorre una revisione completa delle attuali leggi. — Spiega la nota attrice - Una riforma completa dalle case di produzione cinematografica, alle attrici, ai locali notturni, alle fiere del sesso e alle chat line". Un programma ambizioso che punta soprattutto a tutelare chi lavora professionalmente ed espellere chi non ha i requisiti morali. "Sarà importante rivedere la legge che vieta di girare film hard in Italia — annuncia la Zarri —. "La pornografia non è la pedofilia. Occorre che la maggioranza delle forze politiche trovino un punto d'incontro".

Tra le sue proposte, quella che prevede che in Italia si possano svolgere festival di film hard sotto il patrocinio del ministero dei beni culturali. "Altro punto importante è abolire la legge che, attualmente, vieta di girare film pornografici nel nostro Paese", assicura. Non solo. Tutti gli attori sul set, secondo la sua proposta, dovranno essere muniti di certificato medico che sarà controllato prima di iniziare le riprese. "Per ogni film, non si potranno girare più di tre scene di sesso ed il compenso per gli attori sarà minimo di seimila euro per le donne e cinquemila per gli uomini".

"Le attrici, solo le più professionali, devono superare un esame, essere iscritte all'Albo e pagare le tasse — continua intanto la Zarri illustrando la sua proposta di riforma —. I locali devono essere in regola sulle assunzioni delle straniere, le fiere erotiche non potranno essere organizzate da chi ha pendenze o condanne penali e le chat line regolamentate. Ho stilato oltre 200 cartelle e di divieti".

"Lavorerò, dice Federica Zarri, "per sollevare l'Italia caduta in grave difficoltà, certamente non a causa nostra, ma di una classe politica lontana dai problemi della gente e che fa troppa demagogia".

Franco Grillini e Gay news. Una crociata contro Veltroni e Rutelli.

(Kalash) Quando voglio delle notizie sull'operato di Grillini, leggo Gaynews.it, che è il quotidiano online di cui è direttore (leggesi in testata: "Giornale quotidiano d'informazione sull'omosessualità").

Vi sono ritornato oggi dopo diverso tempo: e del resto, mica si può pretendere che Grillini sia così importante da richiedere un impegno quotidiano....
Oltre a notizie drammatiche (l'uccisione di un povero ragazzo americano solo per il fatto di essere gay), serie (l'automatica identificazione da parte di una polizia locale fra omosessualità e pedofilia) e semiserie (l'endorsement a Grillini di Anna Falchi...), ciò che risalta di più è la sussistenza di una campagna dai toni asperrimi condotta contro due individui: Veltroni e Rutelli. Se sul secondo l'odio è viscerale e nemmeno velato, verso il primo c'è un sapiente mix fra delegittimazione e dipingimento di una apertura possibile, ma a certe condizioni (leggi: la chiusura al mondo cattolico e la propensione a seguire in toto le politiche di Zapatero). Ma il tono è pur sempre tremendo.
Visto che, dopo tutto, si tratta di un avversario politico del PD, mi scatta la voglia di evidenziare qualche forzatura strumentale del quotidiano, a fini di strategia elettorale; condotta non si sa bene per cosa, ma condotta.
Dunque: la presenza nel mediatico di Grillini è imponente: e questo è lecito, via.
Poi, però, comincia la danza anti-PD. Il leit-motiv, è la presenza cattolica nello stesso. Fonte di ogni male, madre di ogni omofobia e nemica della nascita di un PSOE modello italiano.
E, meravigliosamente, vi si scopre il primo altarino. Gaynews è un grande, diciamo, altoparlante del giornale Libero. Si, perché la strategia mediatica del piccolo quotidiano appare essere duplice: da un lato, dimostrare (ma con l'apertura velata di cui sopra) che Veltroni è contro il mondo gay. Dall'altro, dimostrare che...è contro i cattolici!!!
Se non fossi sicuro che è fuori dal PD, mi verrebbe il dubbio che l'obiettivo di Grillini è far sentire i cattolici a disagio lì dentro...ma guarda un po'.
Gli articoli taglienti di Libero (ad usum Berlusconis) vengono ricalibrati con tanto di distanza dalle posizioni omofobiche, ma sparati on-line a testimonianza della possibilità che il PD viri verso Zapatero.
Ma il mio partito è in realtà continuamente citato. Quando la Santanché mostra di avere una visione del tutto simile a quella di Veltroni (ehm...) sui diritti civili. Quando a scuola c'è bullismo sui ragazzi gay e Fioroni diventa il primo colpevole. Quando un ragazzo del PD fa outing e viene subito additato come nuova speranza politica da promuovere. Quando D'Alema snobba i gay (????).
Soprattutto, però, vengono citati i cattolici del PD. Che dovrebbero sentirsi a disagio (secondo Libero), che sono preoccupati da Zapatero (idem). Che addirittura, nell'ultimo incisivo articolo del giornale filoberlusconiano, bocciano Veltroni (si tratta di un'organizzazionuncola vicina a Berlusconi, che diventa per estensione "i cattolici", dunque anche i cattolici del PD). Accanto a questo, un articolo sui gay cattolici (ri-ehm....) che chiedono a Veltroni di visitare anche una famiglia omosessuale e di eliminare dal PD i teodem. Pressione doppia, con il titolo di una frase di veltroni sull'esibizione dell'omosessualità. Smentita, ma la smentita è abilmente celata.
Addirittura ossessionante è l'attacco a Rutelli: sembra quasi che ogni articolo contro il Sindaco di Roma reperibile sull'orbe terracqueo sia stato preso, riconvertito in modalità pro-Grillini e ripubblicato.
Insomma, una crociata.
Mi sto scervellando per capire quale ne sia il fine: chè solo far perdere voti al PD, non mi pare sufficiente.

Il candidato sindaco socialista e il suo "programmino". Grillini: Domande e risposte.

(Fireman) Grillini conosce o meno i problemi di Roma? Grillini è un candidato gay? Grillini che ne sa di traffico? Perché Grillini insiste sulla laicità? Votando Grillini non vincerà la destra? Grillini che cosa farà al ballottaggio? Queste sono le domande che più spesso vengono rivolte al candidato sindaco a Roma Franco Grillini. Ecco, fuori dai denti, le risposte del candidato sindaco di Roma del partito socialista.

Segreteria On. Franco Grillini

Ma Grillini, che è di Bologna, conosce i problemi di Roma?
Frequento per i miei impegni politici Roma dal lontano 1970, ci vivo da una decina d’anni dividendo il mio tempo fra Roma e Bologna, e dal 2001 ho casa fissa a Roma. Vivendo qui ho la piena coscienza dei problemi della città. Anche io prendo i mezzi, compro da mangiare, butto via la spazzatura o subisco gli ingorghi del traffico come qualsiasi altro romano.

È proprio perché conosco i problemi di Roma, avendoli vissuti in prima persona, che desidero risolverli.

Ma Grillini non era solo un candidato gay?
Sono stato per un decennio presidente di Arcigay, e non ho proprio nulla da rinnegare. Mi sono battuto in prima linea sulla battaglia per le unioni civili e intendo continuare a farlo anche in futuro. La mia battaglia sul rispetto della laicità dello Stato non è un capriccio, ma nasce dai miei bisogni personali e vissuti. E credo che sia proprio questo a rendermi più credibile di altri candidati quando parlo di laicità. Non credo proprio che Rutelli sia in grado di dare lezioni di laicità, come affermano i suoi sostenitori…

Ciò detto, penso che vedere ogni persona gay solo dal punto di vista della sua sessualità faccia parte del pregiudizio. Anche i gay devono infatti, esattamente come chiunque altro, confrontarsi con i conti della spesa, con i problemi del lavoro, dello studio, della carriera, della salute. E come tutti possono essere o non essere capaci di risolvere questi problemi. Per questo anche le persone omosessuali vanno giudicate, come tutte le altre, in base a quello che fanno e per quello che valgono, e non per quello che fanno a letto. È esattamente per stabilire questo principio che mi sono battuto nel movimento gay per tutti questi anni.

Io fin da quando ero studente, ho fatto politica per trent’anni, sono stato eletto per due legislature, ho fatto parte della Commissione Giustizia, ho presentato proposte di legge che spaziano dall’informatizzazione alle “stragi del sabato sera”… comprendendo ovviamente anche la proposta di legge sulle Unioni civili. Rieleggendomi, gli elettori hanno espresso una valutazione sulle mie capacità come politico.

Il fatto che un candidato sindaco sia gay sembra essere un problema solo in Italia. All’estero ci sono già altre capitali governate da politici gay, come Klaus Wovereit a Berlino e Bertrand Delanoë a Parigi. E se possono permetterselo Berlino e Parigi, non vedo perché Roma non possa.

Come pensi di risolvere il problema del traffico?
C’è un solo modo per farlo: diminuendo il numero di auto in circolazione. Non sono io a dirlo, è il presidente dell’Automobile Club d’Italia, che in una intervista su “Repubblica” in data 22 marzo chiedeva il “numero chiuso” delle immatricolazioni delle auto e più trasporto pubblico.

Questo perché ormai in Italia abbiamo superato il numero di auto che fisicamente riescono a trovare posto su una strada. L’alternativa sarebbe fare come in America, demolendo il centro storico antico, con le sue strade strette, per costruire stradone larghe cinquanta metri per farci stare tutte le auto che desiderano percorrerle. Se qualcuno vuole demolire Roma lo dica, io però non ci sto.

Bisogna insomma ripensare tutto il sistema dei trasporti. Più spazio ai trasporti pubblici, che devono essere frequenti e comodi, corsie preferenziali per tutti i mezzi pubblici in modo da farli andare veloci, incremento della rete della metropolitana, parcheggi di scambio in periferia, via via fino al car sharing e a tutte quelle iniziative anche piccole ma efficaci, che sono già state sperimentate all’estero con risultati soddisfacenti.

Non migliorerà solo la scorrevolezza del traffico, ma anche e soprattutto la qualità dell’aria che respiriamo. Che è un problema sempre più grave e che colpisce tutti, ma che fa danni soprattutto alle categorie più sensibili, come i bambini e le persone anziane.

Perché insisti tanto sulla laicità? E perché ce l’hai tanto con la fede?
Io non ce l’ho con la fede di nessuno, anzi al contrario sto chiedendo il rispetto di tutte le credenze religiose, di qualsiasi tipo, sostenendo che ognuno deve essere libero di praticarle come crede, senza essere obbligato ad obbedire a comportamenti imposti sulla base di credenze religiose diverse dalla propria.

Il papa in persona è d’accordo con questa impostazione, come ha ribadito più volte di fronte all’imposizione della legge islamica, la shari’a, anche ai cristiani in aree in cui l’Islam è maggioritario, come nella Nigeria del nord, in Sudan o in Pakistan. In questi casi il papa è stato chiarissimo: una religione, anche se è maggioritaria, anche se è condivisa dalla quasi totalità della popolazione come lo è in Pakistan, non ha il diritto ad imporre per legge le proprie credenze a coloro che non la professano. Ebbene, io sto semplicemente chiedendo che si applichi all’Italia quello che si vorrebbe applicato in Pakistan o in Sudan.

Cosa sto chiedendo? Solo che si applichi la Costituzione: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”, articolo 7. Sto chiedendo un’eresia?

Purtroppo, in Italia la risposta è sì. Un candidato come Rutelli, che aspetta il placet del Vaticano prima di candidarsi, non è decisamente la persona più adatta per fare rispettare i principi di rispetto dell’indipendenza e della sovranità.

E un partito come il Pd che si guarda bene da sottoporre alle celebri “primarie” il candidato sindaco, preferendo svolgere le primarie nei corridoi vaticani, non è certo una garanzia di laicità.

Cosa faresti nel settore della sicurezza?
Innanzi tutto la smetterei di giocare allo sceriffo. L’emergenza sicurezza è stata inventata negli ultimi anni anche per nascondere altri problemi, quelli legati alla grande delinquenza, che hanno reso possibile una catastrofe quale quella dei rifiuti in Campania, causata dalla connivenza fra camorra e uomini politici, e di cui nessuno ha parlato fino a quando non è esploso tutto.

La delinquenza esiste oggi come sempre, ma ciò che la gente forse non sa è che i reati in Italia in questo momento sono in diminuzione, e non in aumento. Quello che aumenta è solo l’attenzione che la tv dedica loro, in modo da dedicare meno tempo a parlare dei problemi veri, come gli stipendi il cui valore diminuisce di anno in anno… Di quelli, stranamente, i telegiornali non parlano.

Dunque il problema sicurezza va affrontando intervenendo dove c’è il bisogno di farlo, e non dove fa comodo per distogliere l’attenzione dei cittadini. Occorre intervenire per stroncare il fenomeno del “pizzo”, di cui non si parla ma che a Roma purtroppo esiste eccome. Occorre intervenire sulla prostituzione non perché sia “immorale”, ma perché alle spalle c’è la riduzione in stato di vera e propria schiavitù di donne e perfino di bambine, letteralmente comprate e vendute dalle mafie che trafficano in esseri umani: le loro vittime vanno aiutate e liberate, e non perseguitate. Occorre intervenire sulla violenza dove essa si manifesta, ad esempio nelle famiglie, che sono il luogo in cui si verifica la maggior parte degli omicidi… ed anche questo non lo si dice mai.

Occorre infine smetterla di giocare al gioco delle tre carte coi nomadi, trasferiti da un Comune all’altro come una patata bollente, senza che nessuno si preoccupi mai di studiare il modo per integrarli e responsabilizzarli. Il razzismo serve solo ad esasperare il problema senza risolverlo. La mia proposta guarda semmai a soluzioni sperimentate con successo in Italia e all’estero: percorsi d’integrazione per i Rom presenti nel comune, con un meccanismo di co-responsabilizzazione dei residenti nei singoli campi. Occorre procedere a responsabilizzare i capi villaggio, e ad includere i Rom in percorsi decisionali con chiari diritti di cui godere ma anche con precisi doveri da rispettare.

Cosa intendi fare per la mancanza di case?
Per anni le case popolari sono state demonizzate. Si è smesso di costruirne, e gli enti pubblici hanno cercato di sbarazzarsi di quelle che avevano, arrivando addirittura a svenderle pur di far cassa con la “cartolarizzazione” del patrimonio pubblico, considerato non una risorsa sociale, ma un peso. Questa situazione è tipica dell’Italia, dato che in quasi tutti gli altri Paesi europei il patrimonio edilizio pubblico continua ad essere consistente e serve a calmierare, in parte, il mercato degli affitti. Per questo:
Roma deve tornare a costruire case popolari, e deve riqualificare quelle già esistenti. Dal 2004 in Regione Lazio sono bloccati i fondi già stanziati per la costruzione di 5000 alloggi di edilizia sovvenzionata. Il Comune di Roma deve attivarsi per risolvere questa situazione.

Occorre offrire incentivi ai proprietari ad affittare gli appartamenti, contribuendo a diminuire l’immenso parco degli appartamenti sfitti.

L’accesso alle case popolari deve essere garantito a chi ne ha bisogno, ivi incluse le famiglie cosiddette “non tradizionali” (come quello dello stesso sesso), basando le graduatorie unicamente sulle effettive condizioni di bisogno.

Ma un voto a Grillini non rischia di favorire la destra?
È un dato di fatto che il sindaco verrà deciso al ballottaggio. Questo argomento è quindi solo un’arma propagandistica. È invece un dato di fatto che le istanze davvero di sinistra, come è la laicità, da sempre, possono essere difese solo con un chiaro segnale mandato dall’elettorato sul fatto che il clericalismo non paga. Visto che sono l’unico candidato che ha fatto del rispetto della laicità un argomento discriminante, che per difendere i valori di sinistra un voto alla mia candidatura sia un investimento sensato.

Cosa intendi fare al ballottaggio, che ormai tutti i sondaggi danno per certo?
Il partito davvero “democratico” è quello socialista. Decideremo quindi il 15 tutti assieme, i miei sostenitori ed io, durante un incontro pubblico.

Franco Grillini candidato sindaco a Roma

L'amaro destino del Ps.

(Il Plog) Un'ombra si aggira per la politica italiana: è il Partito Socialista, sintesi delle frattaglie ex-socialiste sparse in tutto lo scacchiere politico (dal Pd al Pdl) riunite sotto l'egida del valoroso Boselli. Ma non voglio parlare del partito in sè oppure del suo programma, peraltro largamente condivisibile. Voglio parlare solo del suo destino. Le possibilità davanti a questo nuovo soggetto politico sono due: o superare il muro del 4% alla Camera, oppure morire, sfaldarsi al sole come una rosa appassita. La prima possibilità è a dir poco ostica, tanto che Luigi Crespi, ex-sondaggista di Berlusconi e ora spin-doctor di Boselli, nei suoi sondaggi stima il Ps solo al 2%. Ora, i miracoli elettorali possono sicuramente avvenire, ma, in quanto miracoli, sono al di fuori della razionalità umana e io non sono fornito di un modello più avanzato di razionalità. Quindi prenderò in considerazioni l'altra possibilità: la morte del Ps. Essa però in diverse modalità: dissolvimento o assorbimento. Un principio di dissolvimento si verificherà subito dopo la sconfitta: i dirigenti del Ps, provenienti o dall'area ex-Pd o dall'area ex-Cdl ritorneranno, per così dire, all'ovile. Si avranno dei casi eclatanti a livello nazionale e molti silenziosi transfughi a livello locale. L'entità di queste dipartite dipenderà ovviamente dalla linea politica tenuta dalla dirigenza e soprattutto dalla ancora non sperimentata solidità di un gruppo dirigente appena formato. Nel caso il Ps non si dissolvesse la dirigenza si troverebbe di fronte un vicolo cieco: senza parlamentari, quindi senza visibilità e finanziamenti pubblici. Si dovrà dunque optare ad un avvicinamento o al Pd o alla Sinistra. In entrambi i casi la decisione sarà difficile a prendersi: il Pd ha una politica economica simile a quella del Ps, ma in campo di laicità ha posizioni molto più "moderate". Per di più il Pd potrebbe anche richiedere il semplice assorbimento di una forza che ha costruito la propria campagna elettorale sull'aspra critica verso Veltroni e il suo progetto "neocentrista". Con la Sinistra, invece, avrebbe problemi in campo economico, e, soprattutto, una grande distanza fra le varie basi, una legata in gran parte al compianto Psi craxiano e una legata alle figure ex-comuniste e (più di quanto si pensi) a un'ideologia radicale. Insomma, solo il tempo potrà dire come andrà a finire, ma per il Partito Socialista si preannuncia una maro, amaro destino.
Tante care cose.