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giovedì 17 aprile 2008

Gossip Politico: i trombati ed i graziati, chi entra e chi esce

elisabetta gardini(Gossipblog) Votare si è votato. Per chi si fosse perso però la maggior parte dei nomi dei futuri rappresentanti della repubblica (e di quelli che sono stati allegramente trombati da colleghi o avversari), ecco un breve riassunto.

Restano fuori dalla Casa del Grande Fratell… ehm da Montecitorio Vladimir Luxuria (ex PRC), che tornerà a spettacoli e battaglie per la difesa dei gay, Daniela Santanchè che dal suo salotto la prende con filosofia, e la sua protetta Paola Ferrari, che tornerà, forse, a Domenica Sportiva. Fuori anche Elisabetta Gardini (nella foto) del Pdl che da quando ha lasciato la recitazione non ne imbrocca una, e s’è fatta bocciare sia alle Europee del 2004, sia come portavoce del Polo delle Libertà nel 2005, oltre a dar vita ad un’appassionante querelle con la collega Luxuria sulla fenomenologia della toilette nel 2006.

Dalle stalle alle stelle, fuori la Principessa Alessandra Borghese, oggi punto di riferimento del mondo cattolico romano, ieri autrice di un manuale di galateo per jet set. Nella lotta tra fratelli Craxi, infine, ha la peggio Bobo, fuori assieme a tutto il Partito Socialista, mentre avrà il suo seggio Stefania Gabriella Anastasia, tra le fila del Pdl.

fiorella ceccacciE veniamo ai graziati, tra conferme e new entry. Alla Camera sono dentro per la prima volta Michela Vittoria Brambilla e le sue autoreggenti, Marianna Madia, ex di Giulio Napolitano, Jean Leonard Touadi, primo deputato di colore (Idv), ex assessore con Veltroni a Roma, Deborah Bergamini (quella delle intercettazioni telefoniche su come gestire i dati delle regionali 2005 in Rai), Monica Faenzi (pdl), il sindaco di Castiglion della Pescaia che litigò con Prodi durante le vacanze toscane perché lui non era passato a salutarla, e dulcis in fundo Santo Versace, fratello di Gianni e Donatella, che porterà lezioni di stile là dove ce n’è più bisogno.

Ma il meglio viene tra le candidate confermate, perché hanno già ben meritato. Oltre a Maria Paola Merloni (pd), figlia di Vittorio Merloni ma anche ex presidente Confindustria Marche, e Linda Lanzillotta, moglie dell’ex ministro Bassanini ed ex ministro lei stessa agli Affari Regionali, resteranno a Montecitorio Mara Carfagna e Alessandra Mussolini mentre non si hanno notizie della sorella Nilde), Fiorella Ceccacci (nella foto), il cui curriculum artistico spazia da Tinto Brass ad Albertazzi, passando per il Rugantino, ed stata addirittura la fidanzata di Michele Cucuzza, e Gabriella Carlucci, che tanto bene ci ha fatto figurare nella recente questioncella col premio Nobel per la fisica Glashow. Ancora qualche anno a Roma poi per la campionessa Manuela di Centa, e per Umberto Scapagnini, il medico personale di Berlusconi.

Per quanto riguarda il Senato ahimè, pochi nomi celebri, tra le new entries: Gianrico Carofiglio (Pd), magistrato e scrittore, padre letterario dell’avvocato Guido Guerrieri, Ombretta Colli (Pdl), moglie di Gaber ed ex presidente della provincia di Milano, Barbara Contini (Pdl), ex governatrice di Nassiriya, e Umberto Veronesi (Pd), direttore dell’Istituto Oncologico Europeo.

Buttamo ar tevere er Cicoria? I gay romani non ci stanno e dicono no a Rutelli.

(Psiko) Eh, ma Alemanno è quello delle spranghe, è un fascista, è uno di destra...
Bene. Con le persone che vivono le elezioni quasi fossero una partita di pallone, dove deve vincere il Napoli o la Juve o la Roma, è meglio non perdere troppo tempo. Queste elezioni hanno già mostrato come questi tenutari di bandiere ideologiche saranno cancellati dalla storia di questo paese. Aggiungo: è un bene.

Vediamo, osserviamo i candidati al campidoglio. Francesco Rutelli e Giovanni Alemanno.
Io non ricordo dichiarazioni di Alemanno omofobe, razziste, antieconomiche, illiberali, filoclericali, classiste, violente o fasciste. Non mi pare sia solito cenare, bellamente, con il cardinal Bagnasco. Non è lui ad essere fortemente sostenuto dalla Conferenza Episcopale Italiana, o dalla Consulta Islamica o dall'Unione delle Comunità Ebraiche. Non è fra i diretti responsabili dell'insabbiamento di qualsivoglia estensione dei diritti sociali in questo paese. Non ricordo sue dichiarazioni apertamente contrastanti con il testamento biologico, ad esempio. Non lo ricordo nell'attacco alla 194. Non ricordo suoi assessori condannati con sentenza definitiva per eccesso di consulenze esterne (sentenza n. 1379, del 25 gennaio 2006, Corte di Cassazione - Sezioni Unite.)
Giovanni Alemanno è stato Ministro per le Politiche Agricole, fra il 2001 e il 2006, nel governo Berlusconi; ed ha lavorato bene. Più che bene. Molto.
È una persona seria, che guarda agli obiettivi senza disdegnare collaborazioni con i (da lui) più lontani segmenti della società italiana. È sveglio, brillante.

Di Francesco Rutelli non credo si possa dire altrettanto. Anzi. Penso tutto il male possibile nei confronti del secondo ex sindaco di Roma. Farlo vincere significherebbe consegnare all'immobilismo, alla decadenza, e al Papa, questa città. Nei prossimi dieci anni il nostro paese subirà forti cambiamenti, sia in un'ottica interna sia nel piano dell'europa. Tagliar fuori la Capitale consegnandola ad un personaggio come Rutelli può segnarne il declino, ancor più che Milano - con l'expo, con la tav, con malpensa, con un nuovo governatore leghista - farà passi da gigante.

Problema. Alemanno è apertamente appoggiato dai (sic!) tassisti, che - notoriamente - sono emanazione propria del male assoluto. Però. Se non farà stronzate in queste due settimane. Qui lo si vota. Ché i numeri per vincere li ha.

La sinistra non è andata a votare, o ha votato altro. Questo è il momento (probabilmente l'unico per molto tempo) in cui si può dare una sonora sberla ad uno dei massimi esponenti dei teodem. (Rutelli, Binetti, Bobba.) Farlo vincere a Roma, se servono altri motivi per non votarlo, significherebbe contrapporre la vittoria, seppur amministrativa, di un candidato clericale alla nazionale sconfitta del "..ma anche laico" Veltronismo.

Due settimane. Ci tocca. Son vent'anni che questa città è governata dal duo Veltroni-Rutelli. Forse è il caso di mandarli un po' a cagare, eh? Forse è il caso di buttare mr. Cicoria nel tevere. Forse.

Ce volemo da provà?
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Quel vizio antico di ritenersi i migliori.

(Marina Corradi - Circolo La Pira) Dopo il vertice del Pd, l’ex ministro Gentiloni sinte­tizza l’analisi del voto: «Non abbiamo intercettato il consenso del Nord perché è prevalso un sentimento diffuso di risentimento soprattutto nei confronti dei provvedimenti del governo, che non sono stati capiti». Dove ciò che colpisce, e che d’altronde ricorre con qual­che variante come un leit motiv nei commenti politici, è che quelli che «non hanno capito» so­no sempre gli elettori. Non hanno capito Prodi, e nemmeno Veltroni; o, lamenta la Sinistra Ar­cobaleno, «ci hanno interpretati come un resi­duato ». Errori di 'interpretazione', equivoci, misunderstanding, per la sinistra sconfitta stan­no tutti dalla parte degli elettori. Che, pare di comprendere, in certe valli e città del Nord – e anche del Sud – devono essere un po’ ottusi.

O peggio. Le lettere su 'Repubblica', trasudano amarezza. «Accorgersi che l’ignoranza è il più letale dei mali, e che in Italia abbonda, e che l’I­talia ha trovato qualcosa di più divertente da fa­re che onorare i valori della Resistenza», geme una lettrice. «Mi aspettavo più coscienza. Credo che tutti abbiano votato chi prometteva più fur­berie, più scappatoie», scrive un’altra. Come a dire che la maggioranza degli italiani si è rivela­ta, il 13 aprile, ignorante, incosciente, fascista e furbetta. La supponenza di essere – cultura e politica della sinistra – superiore, per definizio­ne e per sempre. A fronte di ciò, il pessimo ri­sveglio davanti alla vittoria di Berlusconi, e all’e­splosione addirittura della Lega. Incredibile. Nei giornali giusti, fra le grandi firme, non se ne era avuto sentore. Anzi: Eugenio Scalfari, grande maestro del giornalismo democratico e corretto, aveva annunciato un suo presentimento: «Con avversari di questo livello non si può perdere.
Gli elettori cominciano a capirlo. Io sono pronto a scommetterci». Intanto, gli elettori andavano convincendosi esattamente del contrario.

Le maggiori testate italiane da molto tempo so­no ispirate da un pensiero pressoché unico. È un fatto anche generazionale: buona parte degli uomini e delle donne che oggi dirigono questi giornali o ne firmano i commenti più autorevoli, si sono formati negli anni Settanta. Magari poi da quella cultura hanno preso le distanze, ma ne mantengono un imprinting indelebile: sini­stra è bello, democratico, giusto. Destra, è fasci­sta e ignorante. Cattolico poi è, ovviamente, o­scurantista – a meno che non sia cattolico 'de­mocratico' e progressista, meglio ancora se in conflitto con le gerarchie della Chiesa.

Questo spiega lo sbalordimento collettivo dopo il referendum sulla legge 40. E anche un po’ quello di oggi, quando si scopre che in certi paesi veneti o lombardi han preso il 20, 30, an­che 40% quegli 'zotici' della Lega. Che sono sempre stati considerati – ammette 'l’Unità' – «commercianti in odore di evasione, valligiani spaesati, capitalisti molecolari terrorizzati dalla globalizzazione». Ma che devono essersi allarga­ti, se han preso il 10% a Sesto San Giovanni, la ex Stalingrado d’Italia. E che, se pure a guardarli dai salotti corretti sono dei poveri selvaggi, tut­tavia devono avere delle ragioni che non sono state comprese. Un’informazione allineata sulle sue certezze i­deologiche non aiuta a capire la realtà. Serve piuttosto a confortare, in uno specchio autore­ferenziale, la classe politica cui fa riferimento. Che a sua volta vuol credere che gli editoriali di Scalfari siano il pensiero degli italiani. Lunedì sera ci è venuta in mente la Conferenza nazio­nale sulla famiglia promossa dal governo Prodi, a Firenze, un anno fa. «Question time con le do­mande delle famiglie», fu annunciato. Ma non era che uno si alzava, e domandava al premier ciò che voleva. Gli interventi e le domande era­no stati preventivamente preparati. Un garbato dibattito fra amici. Nessuno in aperto dissenso.

Poi, le famiglie italiane sono andate a votare.

Fine del Bosellismo.

(Sergio Sammartino - L'Avanti) Così, alla fine, il “destino cinico e baro” ci è riuscito. Nel prossimo Parlamento non ci sarà più un partito socialista. In verità, personalmente, avevo già parato il colpo. E non solo perché i numeri mi annunciavano da tempo questo esito epocale. E avevo già respirato a fatica quell’atmosfera “marcia del mondo” che macina gruppi e individui che hanno fatto la Storia. Ma anche - e soprattutto - perché da tempo m’ero accorto che nel partito di Boselli, di socialista rimaneva soltanto il nome. Avevo gridato l’allarme - come l’eterna Cassandra che sono sempre stato - nei convegni di partito degli anni Novanta, mentre mi accorgevo che neppure i grandi sopravvissuti del Psi, alla domanda “che cos’è oggi il socialismo?” sapevano dare risposte che potessero soddisfare uno che conoscesse un po’ la storia e la filosofia politica. Altri, intanto, prendevano a vendere - per così dire - il nostro prodotto chiamandolo con nomi differenti. E come spesso accade in commercio, l’imitazione finiva per essere più venduta dell’originale, ormai raro e costoso. Deprimente, in specie, è vedere Boselli che cerca colpe altrui, e accusa Veltroni - al quale invece va riconosciuto il raro merito di aver confezionato una sinistra moderna e governabile anche in Italia - per giustificare la propria débacle. “Quos deus perdere vult dementat”, diceva una volta il parroco. E Boselli non riesce proprio a fare un minimo d’autocritica. La verità è che, innanzitutto, il poverino non aveva proprio lo stampo del leader - diremmo “la faccia” - e con quell’aria da ragioniere di media impresa aveva già serie difficoltà per entusiasmare anche il più esaltato dei fedeli. Per giunta, invece di riscoprire un po’ di sana radice giacobina, moralistica e laburista (di cui in Italia c’è di sicuro ancora bisogno) si è andato ad appiattire proprio su ciò che gli italiani hanno dimostrato di avere in nausea: permissivismi e libertarismi “ulteriori”, conditi con un anticlericalismo ottocentesco, che alla fine hanno ridotto l’immagine del partito alla monomania del matrimonio omosessuale. È appena il caso di notare che mentre gli italiani hanno problemi concretissimi di economia e di incolumità (il desiderio d’ordine e la rabbia contro il buonismo è l’essenza del successo della Lega), il cosiddetto Partito socialista si è andato a impaludare in queste questioni di diritto privatissimo che sono state “sopportate” in Spagna soltanto perché contemporaneamente Zapatero è riuscito ad assicurare una crescita economica senza precedenti. E candidare il presidente onorario dell’Arcigay alla guida del governo non poteva che far fuggire le persone di buon senso, soprattutto se sono in grado di distinguere la storia e la cultura socialista da quella radicale.

Elezioni. Dal Web i ringraziamenti agli elettori.

(Sfera pubblica) Passata la campagna elettorale, avvenute le elezioni, proclamati i vincitori e i vinti, arriva il tempo dei ringraziamenti. Così i molti siti web delle diverse correnti politiche, per mesi sostenitori delle battaglie mediatiche e programmatiche dei rispettivi leader, depositano le armi della propaganda per concedersi momenti di tregua, ringraziando i propri elettori e sostenitori. Proviamo a fare un viaggio tra i diversi portali internet che in queste lunghissime settimane hanno accompagnato i loro partiti al voto del 13 e 14 aprile.

www.votaberlusconi.it “Grazie, Italia!”. Il sito del futuro presidente del Consiglio propone di personalizzare il messaggio. Così come aveva fatto durante l’intera campagna elettorale, in cui lo slogan simbolo “Rialzati, Italia!”, poteva essere personalizzato dall’utente come “biglietto” da inviare agli amici. Il sito propone poi la conferenza stampa di Silvio Berlusconi e dei suoi alleati, dopo il vertice del Popolo delle Libertà.

www.partitodemorcatico.it L’home page del sito di Walter Veltroni, riporta il numero dei voti che ha ottenuto il Pd, (12.092.998), accompagnato da un “Grazie” e da un messaggio del candidato in cui ringrazia “tutte le elettrici e tutti gli elettori che hanno dato fiducia alla sfida”. Entrando nel sito si ha modo di conoscere “la nuova partita” di Veltroni: il governo ombra, «la nostra - afferma il leader del Pd – sarà un’opposizione che considera ogni promessa fatta in campagna elettorale un impegno che sarà da noi vigilato per i cittadini».

www.pierferdinandocasini.it Se parte della pagina web del sito di Casini è ancora un invito a votare per lui: “Il 13 e 14 aprile vota Casini”, lasciando facilmente intuire che il portale non sia stato aggiornato immediatamente dopo l’esito elettorale, si scopre nella sezione destinata ai lanci d’agenzia che i ringraziamenti dell’ex presidente della Camera ai suoi elettori non sono mancati.
«Siamo in Parlamento grazie a voi per voi difenderemo quei valori che non erano, non sono e non saranno in vendita. Ci impegneremo per contribuire alla realizzazione di quel programma elettorale in cui tutti noi crediamo». Il messaggio di Casini meriterebbe più attenzione. Il leader dell’Udc rivendica con orgoglio la scelta fatta di correre da solo, fuori dall’alleanza con il Pdl. Tuttavia sottolinea l’impegno a far si che il programma del suo partito venga realizzato. Lasciando presagire che eventuali accordi con la maggioranza del centrodestra sono più che un’ipotesi.

www.leganord.org.it
“Grazie Umberto, i bambini”. Così il sito della Lega abbraccia l’ottimo risultato elettorale e saluta il suo leader indiscusso, Umberto Bossi. Lo slogan è affiancato dai risultati che il partito del Senatur ha ottenuto nelle regioni Settentrionali, accompagnati dai voti nazionali di Camera e Senato.

GayLib sui risultati elettorali. Una dichiarazione d'intenti?

(Velino) "GayLib (gay liberali di centrodestra) esprime piena soddisfazione per la vittoria definita e schiacciante del Popolo della Libertà. Stavolta c’è lo spazio laico necessario a sanare la questione gay italiana", spiega una nota del direttivo dell'organizzazione. "Noi offriamo al presidente Berlusconi la nostra collaborazione piena, sincera e fattiva. Lo spostamento a destra del Paese potrà certamente garantire maggiore sicurezza a tutti i cittadini e maggiori tutele in materia economica con scelte politiche che, ci auguriamo da cittadini italiani liberali, vadano per lo più nella direzione della Libertà a gran voce e più che mai questa volta dichiarata come ideale guida del nuovo grande partito liberale di destra in fase di costituzione. Allo stesso modo in qualità di rappresentanti politici dell’associazione GayLib, unico gruppo rimasto fino ad oggi e da dieci anni, politicamente e culturalmente vicino al centrodestra, auspichiamo che politiche realmente liberali possano essere fatte anche all’indirizzo delle persone gay e delle coppie omoaffettive ad oggi in Italia del tutto prive di ogni pur minima tutela specifica. L’Europa variamente governata dalla destra francese di Sarkozy al Partito Socialista spagnolo di Zapatero, dal Labour inglese di Brown e Blair alla cattolica democratica tedesca Angela Merkel viaggia verso il totale riconoscimento legislativo dei diritti delle persone gay e delle coppie omoaffettive", spiega Gaylib. "La nuova destra liberale di governo guidata da Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Umberto Bossi non potrà essere da meno. Il Popolo della Libertà, del resto, è nato sulla migliore tradizione conservatrice, liberale, riformista e cattolico democratica. L’assenza di molti chierici neoguelfi e del tutto contrari all’idea laica e liberale che rivendichiamo per la nostra Italia, può garantire la possibilità di operare finalmente da destra per il bene della comunità gay italiana che in larga parte (circa il 30 per cento) ha sostenuto anche in questa occasione il centrodestra di Silvio Berlusconi. GayLib in prima fila, con piena cognizione di causa e senso di responsabilità politica è pronta a collaborare con decisione e buona volontà al tavolo che il nuovo Governo Berlusconi vorrà aprire per discutere e risolvere temi e problemi delle persone gay e delle coppie omoaffettive, totalmente dimenticate da tutti i precedenti governi italiani".