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martedì 15 aprile 2008

Stonature post-elettorali. Grillini "Pd con noi avrebbe avuto 15 poltrone in più".

''Il Partito socialista e' stato penalizzato dagli elettori e rimarra' fuori dal Parlamento. Il risultato deludente ottenuto dipende anche dalla barbara scelta di Veltroni, che ci ha rifiutato. I nostri voti avrebbero fatto comodo al Partito democratico, fruttando 15 parlamentari''. Lo ha detto Franco Grillini, esponente e candidato sindaco a Roma del Ps, incontrando i giornalisti a Montecitorio.
Riguardo alla possibilita' di un ravvicinamento con il Pd, Grillini sostiene: ''Io personalmente non condivido il progetto del partito di Veltroni''. Quanto al rapporto con i radicali aggiunge: ''Io sono sempre stato per l'unita' laica e lo sono ancora'', ma i radicali stanno con il Pd, che vanta molti clericali tra gli eletti''. Grillini, invece, si dice propenso a ''stringere rapporti con la Sinistra Arcobaleno. Vedremo cosa si puo' fare a giugno quando ci sara' il congresso del Ps''.
''Veltroni dovrebbe prendere esempio da Boselli e dimettersi, come accade nelle democrazie occidentali quando si esce sconfitti dalle elezioni'', conclude Grillini.

Occhi su Roma. Il Pdl alla carica del fortino Capitale della sinistra.

Il maxi schermo allestito in piazza del Campidoglio, a Roma. Ultimi preparativi in Campidoglio per mettere a punto la macchina elettorale nella Capitale | Ansa
(Vasco Pirri Ardizzone - Panorama) Il fortino romano del centrosinistra resisterà alla frana provocata dalla vittoria di Silvio Berlusconi? Lo scrutinio per le amministrative, a Roma si votava per il rinnovo della Provincia e del Comune, inizierà nel pomeriggio. In serata si saprà se Francesco Rutelli riscalerà il Campidoglio succedendo a Walter Veltroni e se Nicola Zingaretti sarà presidente della Provincia dopo Enrico Gasbarra.

Per quel che riguarda il Senato, il Lazio resta al Popolo della Libertà, nonostante due romanisti doc, come Francesco Totti e Francesco Storace. Insomma il capitano giallorosso - involontario protagonista delle ultime 24 ore di campagna elettorale a seguito della battuta di Silvio Berlusconi che gli aveva dato del matto per aver prestato la sua immagine alla corsa di Francesco Rutelli al Campidoglio – dai dati che arrivano dalla urne laziali non sembra aver spostato voti a favore del centrosinista. Mentre il leader de La Destra supera di poco la media nazionale e si attesta appena sopra al 3%. Al Pdl vanno quindi 15 senatori e al Pd gli altri 12. Il dato relativo all’affluenza segna l’80 e rotti per cento nella Capitale, con una flessione di circa tre punti rispetto a due anni fa.

Non è facile stabilire quanto abbia pesato e peserà l’effetto delle elezioni amministrative nella regione guidata da Piero Marrazzo, perché come detto, lo scrutinio del Comune e della Provincia di Roma inizierà solo oggi. Certo Gianni Alemanno, parlando dal quartier generale del Pdl, ha messo le mani avanti sul Campidoglio: “Su Roma non mi illudo, quella è una partita diversa dal voto politico”. Tanto, giurano dal Pdl, per lui è già pronta una poltrona da ministro.
Sul fronte democrats, dove il Pd arriva a sfiorare il 39%, è già guerra per analizzare l’effetto delle cosiddette tre “M” sui dati elettorali: Franco Marini, Marianna Madia e Piero Marrazzo. Il presidente del Senato guidava le liste di palazzo Madama nel Lazio e specie nelle ultime settimane non ha fatto mancare il proprio impegno nella regione. La giovane, e “straordinariamente inesperta” economista, lanciata da Veltroni nell’agone politico nazionale, che capeggiava il plotone piddino in corsa per la Camera, non ha certo brillato per una campagna mediatica e di sostanza, ma a registratori spenti più di un esponente del loft difende Madia e ritiene più utile buttare la croce sugli anni “deludenti di Marrazzo alla presidenza della regione”. Anche perché aggiungono “Veltroni ce l’ha messa tutta, Rutelli e Nicola Zingaretti si sono fatti la loro campagna, mentre Marrazzo chi l’ha visto?”.
Quanto agli altri partiti, la Sinistra Arcobaleno vede il suo crollo anche nel Lazio e all’Unione di Centro di Pier Ferdinando Casini non è bastato aver schierato come capolista la principessa Alessandra Borghese. I centristi sono rimasti sotto la media nazionale arrivando intorno al 4,8%. Mentre il Partito Socialista di Enrico Boselli si tiene nella media nazionale che è intorno allo 0,7/0,8%. Chi invece supera la media nazionale (2,6% contro il 3,2% del Lazio) è La Destra-Fiamma Tricolore di Storace, ma non può cantare vittoria perché il Lazio era considerato dai camerati una roccaforte di consensi. Un voto che però secondo il leader è tutto “eroso ad An”.
Insomma, difficile fare una previsione sulla tenuta del fortino romano-laziale, ma sono in molti stamattina nei palazzi della politica a ritenere che se Nicola Zingaretti potrebbe farcela di un soffio alla provincia, passando al primo turno, Rutelli avrà più difficoltà e rischia il ballottaggio. Infatti sull’ex presidente della Margherita pesa la forte concorrenza dei candidati-sindaco Franco Grillini e Francesco Storace.
L’incertezza continuerà fino al tardo pomeriggio quando inizieranno ad arrivare i primi voti veri e, con essi, anche le proiezioni su dati reali. E solo in serata si saprà se almeno il bastione della capitale avrà retto o se si sarà aperta una nuova breccia di Porta Pia sull’impeto del risultato travolgente che ha portato il Pdl a stravincere alle politiche.

Senatori: ecco l’elenco degli eletti, suddivisi per regione.

Al governo dell'Unione mancano i voti

(Panorama) Ecco l’elenco degli eletti al Senato, che non tiene ancora conto di eventuali rinunce in caso di candidature in diverse regioni.

Lombardia:
Lega Nord 15 senatori: Roberto Calderoli, Roberto Castelli, Giuseppe Leoni, Rosi Mauro, Massimo Garavaglia, Cesarino Monti, Roberto Mura, Mauro Mazzatorta, Lorenzo Borega, Fabio Rizzi, Armando Valli.
Pdl 19 senatori: Roberto Formigoni, Alfredo Mantica, Ombretta Colli, Guido Possa, Alessio Butti, Gianpiero Cantoni, Marcello Dell’Utri, Mario Mantovani, Romano Comincioli, Antonino Caruso, Luigi Scotti, Antonio Tomassini, Giancarlo Serafini, Giuseppe Valditara, Giacomo Caliendo, Salvatore Sciascia, Valerio Carrara, Alfredo Messina, Pierfrancesco Gamba.
Partito democratico 15 senatori: Umberto Veronesi, Mauro Ceruti, Pietro Ichino, Emanuela Baio, Gerardo D’Ambrosio, Daniele Bosone, Fiorenza Bassoli, Tiziano Treu, Luigi Vimercati, Antonio Rusconi, Guido Galperti, Cinzia Maria Fontana, Giorgio Roilo, Paolo Rossi, Marilena Adamo.
Italia dei valori 2 senatori: Giuliana Carlino e Giuseppe Astore (in caso di rinuncia di Astore eletto anche in Molise potrebbe entrare Gianpiero De Toni).

Sicilia
Pdl 13 senatori: Renato Schifani, Domenico Nania, Carlo Vizzini, Giuseppe Firrarello, Antonio D’Alì, Antonio Battaglia, Roberto Centaro, Maria Francesco Ferrara, Salvatore Fleres, Raffaele Stancanelli, Simona Vicari, Bruno Alicata e Vincenzo Galioto.
Pd 7 senatori: Giuseppe Lumia, Enzo Bianco, Antonino Papania, Anna Maria Serafini, Vladimiro Crisafulli, Benedetto Adragna e Costantino Garaffa.
Udc 3 senatori: Salvatore Cuffaro, Giampiero D’Alia e Antonio Antinoro.
Mpa 2 senatori: Giovanni Pistorio e Vincenzo Oliva.
Idv 1 senatore: Fabio Giambrone.

Emilia Romagna
Pd 11 senatori: Anna Finocchiaro, Gian Carlo Sangalli, Sergio Zavoli, Mariangela Bastico, Walter Vitali, Rita Ghedini, Maria Teresa Bertuzzi, Vidmer Mercatali, Leana Pignedoli, Giuliano Barbolini, Albertina Soliani.
Idv 1 senatore:
Luigi Li Gotti
Pdl 7 senatori: Carlo Giovanardi, Filippo Berselli, Giampaolo Bettamio, Laura Bianconi, Alberto Balboni, Elio Massimo Palmizio, Maria Ida Germontani. Primo dei non eletti: Rodolfo Ridolfi.
Lega Nord 2 senatori: Roberto Castelli, Giovanni Torri.

Friuli Venezia Giulia
Pdl 3 senatori: Giulio Camber, Giovanni Collino e Ferruccio Saro
Lega 1 senatore: Roberto Calderoli; primo dei non eletti: Mario Pittoni.
Pd 3 senatori: Carlo Pegorer, Tamara Blazina, Flavio Pertoldi

Calabria
Pdl 6 senatori: Francesco Nitto Palma, Giuseppe Valentino, Antonio Gentile, Vincenzo Speziali, Francesco Bevilacqua, Giovanbattista Caligiuri.
Pd 4 senatori: Luigi De Sena; Franco Bruno, Daniela Mazzucconi, Dorina Bianchi.

Lazio
Pdl 15 senatori: Marcello Pera, Maurizio Gasparri, Lamberto Dini, Cesare Cursi, Mauro Cutrufo, Andrea Augello, Claudio Fazzone, Oreste Tofani, Angelo Maria Cicolani, Laura Allegrini, Giuseppe Ciarrapico, Domenico Gramazio, Paolo Barelli, Candido de Angelis e Stefano de Lillo.
Pd 11 senatori: Franco Marini, Anna Finocchiaro, Mauro Del Vecchio, Luigi Zanda, Ignazio Marino, Maria Pia Garavaglia, Raffaele Ranucci, Riccardo Milana, Mario Gasbarri, Lucio D’Ubaldo e Lionello Cosentino.
Idv 1 senatore: Stefano Pedica

Val D’Aosta
Valleé D’Aoste 1 senatore: Antonio Fosson

Piemonte
Pdl 10 senatori: Enzo Ghigo, Ugo Martinat, Aldo Scarabosio, Lucio Malan, Andrea Fluttero, Valter Zanetta, Lorenzo Piccioni, Giuseppe Menardi, Maria Rizzotti, Gilberto Pichetto Fratin
Lega nord 3 senatori: Roberto Calderoli, Michelino Davico, Enrico Montani
Pd 8 senatori: Emma Bonino, Roberto Della Seta, Mauro Marino, Magda Negri, Pietro Marcenaro, Maria Leddi, Stefano Ceccanti, Franca Biondelli
Idv 1 senatore: Patrizia Bugnano

Trentino Alto Adige
Pdl 3 senatori: Sergio Divina, Cristiano de Eccher, Giacomo Santini
Svp per le autonomie 2 senatori: Claudio Molinari, Oskar Peterlini
Svp 2 senatori: Manfred Pinzger, Helga Thaler Ausserhofer

Veneto
Pdl 8 senatori: Giancarlo Galan, Luigi Ramponi, Maria Elisabetta Alberti Casellati, Maurizio Sacconi, Maurizio Saia, Paolo Scarpa Bonazza Buora, Anna Bonfrisco, Maurizio Castro
Lega Nord 7 senatori: Federico Bricolo, Piergiorgio Stiffoni, Paolo Franco, Alberto Filippi, Gianvittore Vaccari, Gianpaolo Vallardi, Luciano Cagnin
Pd 8 senatori: Enrico Morando, Maria Pia Garavaglia, Paolo Giaretta, Felice Casson, Paolo Nerozzi, Maurizio Fistarol, Franca Donaggio, Marco Stradiotto
Idv 1 senatore: Elio Lannutti

Liguria:
Pdl 4 senatori: Enrico Musso, Giorgio Bornacin, Gabriele Boscetto, Franco Orsi
Lega nord 1 senatore: Roberto Castelli
Pd 3 senatori: Roberta Pinotti, Claudio Gustavino, Luigi Lusi

Toscana
Pdl 7 senatori: Altero Matteoli, Sandro Bondi, Gaetano Quagliariello, Franco Mugnai, Pietro Paolo Amato, Achille Totaro, Massimo Baldini
Pd 10 senatori: Vannino Chiti, Vittoria Franco, Achille Serra, Achille Passoni, Marco Filippi, Andrea Marcucci, Silvia Della Monica, Marco Perduca, Massimo Livi Bacci, Manuela Granaiola
Idv 1 senatore: Pancho Pardi

Marche:
Pdl 3 senatori: Mario Baldassarri, Francesco Casoli, Salvatore Piscitelli
Pd 5 senatori: Giorgio Tonini, Silvana Amati, Marina Magistrelli, Nicola Rossi, Fabrizio Morri

Umbria
Pdl 3 senatori: Franco Asciutti, Domenico Benedetti Valentini, Ada Spadoni Urbani
Pd 4 senatori: Francesco Rutelli, Mauro Agostini, Anna Rita Fioroni, Leopoldo Di Girolamo

Abruzzo
Pdl 4 senatori: Andrea Pastore, Fabrizio Di Stefano, Filippo Piccone, Paolo Tancredi
Pd 4 senatori: Franco Marini, Giovanni Legnini, Pina Fasciani Alfonso Mascitelli

Molise
Pdl 1 senatore: Ulisse Di Giacomo
Idv 1 senatore: Giuseppe Astore

Campania
Pdl 18 senatori: Barbara Debra Contini, Pasquale Viespoli, Pasquale Giuliano, Raffaele Calabrò, Francesco Pontone, Raffaele Lauro, Sergio De De Gregorio, Vincenzo Nespoli, Sergio Vetrella, Diana De Feo, Gennaro Coronella, Luigi Compagna, Cosimo Izzo, Giuseppe Esposito, Antonio Paravia, Carlo Sarro, Cosimo Sibilia, Vincenzo Fasano
Pd 10 senatori: Marco Follini, Alfonso Andria, Anna MariaCarloni,Vincenzo De Luca, Silvio Sircana, Maria Incostante, Riccardo Villari, Teresa Armato, Franca Chiaromonte, Adriano Musi
Idv: 2 senatori: Aniello Di Nardo, Giacinto Russo

Puglia
Pdl 12 senatori: Adriana Poli Bortone, Antonio Azzollini, Rosario Giorgio Costa, Carmelo Morra, Francesco Maria Amoruso, Pasquale Nessa, Salvatore Mazzaracchio, Michele Saccomanno, Luigi Grillo, Simonetta Licastro Scardino, Luigi D’Ambrosio Lettieri, Cosimo Gallo
Pd 8 senatori: Paolo De Castro, Nicola Latorre, Gianrico Carofiglio, Colomba Mongiello, Giovanni Procacci, Donatella Poretti, Alberto Maritati, Salvatore Tomaselli

Basilicata
Pdl 3 senatori: Guido Cesare Viceconte, Egidio Digilio, Cosimo Latronico
Pd 3 senatori: Nicola Latorre, Filippo Bubbico, Carlo Chiurazzi
Idv: 1 senatore: Felice Belisario

Sardegna
Pdl 5 senatori:
Giuseppe Pisanu, Mariano Delogu, Piergiorgio Massidda, Filippo Saltamartini, Fedele Sanciu
Pd 4 senatori: Antonello Cabras, Gian Piero Scanu, Luciana Sbarbati, Francesco Sanna

La sconfitta c’era già stata.

Io non piango sulla fine delle mie idee, perché verrà di sicuro qualcun altro a prendere in mano la mia bandiera e portarla avanti! È su me stesso che piango” - Pier Paolo Pasolini da Uccellacci e uccellini.

(Giornalismo partecipativo) I numeri si possono valutare. Si poteva aspettare un risultato negativo. Forse non lo si quantizzava correttamente. Si può valutare quanto i progetti siano falliti o meno. Si possono dare colpe a forze politiche, criticare una sinistra che ha perso il contatto col suo stesso corpo (tragicamente vero). Apparati scollati dal sociale. E questo si fa danzando tra percentuali e numeri. Ma una delega su un simbolo (che mai ha portato la libertà o la democrazia; perché altro è la libertà e la democrazia), la percentuale che porta i “delegati” a governare (e quali delegati (eletti ma anche possibili)!) non è la misura della sconfitta.Sia chiaro, il mio voto io l’ho comunque dato, contorcendomi, ma quanto capisco anche chi, forse più coerentemente, ha chiuso gli occhi.
La sconfitta c’era già stata, netta, trascinata negli anni. I numeri, la Lega Nord è l’esempio più eclatante, lo stadio in politica, sono solo un indicatore di PH, una cartina al tornasole. Nulla di più. Solo il fantasma di un paese, di un mondo.
La sconfitta è stata culturale; profondamente culturale.
Questa italietta, o forse questa parte di mondo (siamo nel globale), fascista, piccola, piccola, ipocrita, feroce con i deboli e pronta a blandire i forti. Coll’ambizione dei furbetti, razzista, ferocemente razzista. La vedi (e dovevi già vederla) nelle file alla posta, quando porti la macchina, nelle scuole, nell’immagine che si dà della donna, negli spettacoli televisivi, nelle chiacchiere sul metro, sul posto di lavoro. Nell’ambizione e nel fallimento. Quando vai, in un quartiere popolare e nell’atrio del portone trovi “attento, lo zingaro può entrare” attaccato alla bacheca condominiale. Ai semafori. nella perdita di memoria e nella mancanza di voglia di chi memoria ha, di raccontare. Nella mancanza di voglia di ascoltare. Ma anche nella rabbia che si fa V-Day e nell’operaio che vota lega perché “questi stronzi ributtiamoli tutti in mare!”. Perché si vive veloci, si schizza sulla superficie come sassi su uno stagno. E’ una sconfitta intimamente culturale.
La vedi, quando il tuo migliore amico, elettore del PD, ma non è importante, fratello a cui comunque non puoi non voler bene, col quale hai diviso sogni e grida, ti dice candidamente “te ne accorgerai, questi vengono e fanno i cavoli loro - gli extracomunitari-” e ti crolla mezzo mondo. Perché non è l’unico, perché se anche lui… Perché anche la tua generazione ne dovrà rispondere alla storia; soprattutto la tua generazione.
Non ho ricette o palle di vetro divinatorie. Noi cani sciolti. Cercherò ripartendo; parlando con mia figlia. Raccontandole storie, lei, pulcino di sei anni cui ho regalato questo mondo di merda.
Domani avremo uno scenario moderno (forse quello sperato dalla P2…); l’Italia sarà un paese moderno. Forse non ci eravamo accorti che moderni lo eravamo già da un pezzo.
Bonanotte popolo!“.

Dopovoto, la rassegna stampa italiana e straniera.

Repubblica, il ritorno del Cavaliere
“La Terza Repubblica nasce oggi com’era nata la Seconda quattordici anni fa. Una vittoria netta e indiscutibile di Silvio Berlusconi. Uno spostamento massiccio e inequivocabile dei consensi verso destra. L’eterna transizione italiana riparte dall’eterna rigenerazione berlusconiana”. A dirlo è Massimo Giannini, editorialista di Repubblica, commentando il voto di ieri: '”Sarà vecchio, spompato, 'unfit'. Ma la maggioranza degli italiani ha deciso di riconsegnargli comunque le chiavi del governo, sanando per la terza volta, con la legittimazione di un voto che equivale ancora una volta a un 'condono tombale', le sue inadeguatezze, i suoi conflitti di interesse, le sue traversie giudiziarie”. Per l’analista “queste elezioni rivoluzionano la geografia politica nazionale. Segnano un deciso passo avanti dell’Italia sul terreno della semplificazione coalizionale e gettano le basi per una conseguente modernizzazione istituzionale. E di questo dato pieno merito al Pd, alla svolta che ha impresso al sistema con la disaggregazione delle vecchie alleanze e le riaggregazione dei nuovi partiti”. Riguardo il vincitore, per Giannini “Berlusconi ha perso la campagna elettorale, ma ha vinto le elezioni (al contrario di quello che accadde nel 2006). Bisogna prendere atto che la “pancia” del Paese è con lui. La forza che questo voto gli conferisce è inequivoca.

Corriere della Sera, successo doppio
“Il successo di Berlusconi è doppio. Non si assiste soltanto al suo ritorno prevedibile a Palazzo Chigi. La novità è che la reinvestitura avviene dopo una campagna elettorale nella quale non ha promesso miracoli; né lasciato intravedere soluzioni indolori in economia. Seppure fra le solite battute e battutacce, si è presentato nella veste dell’imprenditore chiamato a fronteggiare un periodo di grave crisi”. Lo scrive Massimo Franco, commentando il voto in un editoriale del Corriere della Sera: “Il suo miracolo è stato quello di farsi accettare anche nella nuova veste di premier senza bacchetta magica; e di interpretare una voglia prepotente di sicurezza. L’affermazione vistosa della Lega la riflette, senza tuttavia averne l’esclusiva”. Franco passa poi ad analizzare il Partito Democratico, la cui “sconfitta è netta quanto la vittoria berlusconiana”. Secondo l’editorialista, Veltroni ha “svuotato l’estrema sinistra, ma non è riuscito a sottrarre consensi al centro, mancando la scommessa di conquistare i voti moderati. La rimonta, che c’è stata, finisce così per sottolineare la misera base di partenza del centrosinistra. Certamente, il segretario del Pd non è riuscito a far dimenticare del tutto il governo dell’Unione. Ma questo rinvia a Prodi. La sua autoesclusione dalla sfida non è bastata a cancellare i danni accumulati giorno dopo giorno per una lettura sbagliata del risultato del 2006, per le scelte economiche e per le liti nella sua coalizione”

Liberazione, per la sinistra batosta storica
'Nessuno francamente si aspettava una batosta così grande, storica. Un'Italia senza la sinistra in Parlamento sarà un Paese pessimo. Ma sarebbe un errore mettersi a piangere a abbandonarsi al lamento. Ora serve mente fredda e riprendere a fare politica. Rispondendo a due domande: quali le ragioni della sconfitta? Che fare ora?'. A dirlo è il direttore di Liberazione Piero Sansonetti, in un editoriale intitolato 'Punto a capo' in cui commenta il voto: 'Non so rispondere alla prima domanda. Credo che nessuno avesse capito cosa stava succedendo'. Sansonetti, in realtà, poi prova a rispondere, elencando il bipartitismo imposto da Veltroni e la questione del voto utile, lo slittamento a destra dell'opinione pubblica italiana, il peso di temi come immigrazione e sicurezza, il ritardo del processo unitario, una discreta litigiosità interna, l'assenza di rinnovamento, il poco appeal delle liste elettorali, la difficoltà di avere un dialogo con il proprio popolo, le conseguenze della grande disillusione creata dal governo Prodi, la poca convinzione in battaglie civili quali quelle per le donne e gli omosessuali, l'opposizione al clericalimo. E così conclude: 'Ora occorre non aggrovigliarsi in una discussione da ceto politico, piena di sottintesi, ripicche, psicodrammi e cose del genere. Occorre aprire alla società, chiamando a raccolta tutti quelli che vogliono riscostruire la sinistra, che sono inorridi da questo Parlamento che è uscito dalle urne'.

Il Manifesto, sinistra nel baratro
“Ciò che salta più ai nostri occhi, in maniera netta, è la sconfitta della sinistra, fin dentro il baratro - perdendo tre milioni di voti - della scomparsa parlamentare. I prodromi c’erano tutti, ma non ne abbiamo viste le conseguenze”. A dirlo è il direttore del Manifesto Gabriele Polo, commentando il voto: “La Sinistra Arcobaleno ha pagato carissimo il costo di due anni di governo in cui ha portato a casa quasi nulla di ciò che si aspettavano il suo elettorato e la sua gente. Così ha perso consensi a sinistra, nell’astensionismo, e - seppure in misura minore - verso liste minori. Poi è stata penalizzata dalla logica del ‘voto utile’ (a contrastare Berlusconi), dissanguandosi per il Pd. Infine, proponendosi come investimento sul futuro - pensando che una promessa sia un progetto - ha svelato tutto il vuoto di analisi sociale e proposta cultural-politica che ne fotografa oggi le assenze. Si è offerta come un ‘vuoto da riempire’. Gli elettori, mica degli scemi, non le hanno creduto”. Continua Polo nell’analisi del voto: “Da oggi la sinistra è un soggetto extraparlamentare. Scompare ogni argine istituzionale alle strette che si preparano con l’approssimarsi della crisi economica - che già ha spinto a destra molta parte dei soggetti sociali più deboli - e di fronte al trionfo populista e autoritario delle destre. Resta un futuro tutto da costruire: se si partirà dalla lezione subita, ricominciando da zero a praticare il conflitto sociale e capire come dare veste politica a un’ipotesi d‘alternativa al quadro liberista, persino una simile sconfitta può diventare.

New York Times, bene azzeramento dei piccoli
'Il voto ha segnato essenzialmente una svolta decisiva in un Paese la cui politica e' stata resa instabile dagli interessi ristretti dei piccoli partiti', lo scrive oggi il corrispondente Ian Fischer sul New York Times. 'Un'Italia frustrata e con l'economia malata sceglie Berlusconi - scrive Fischer - ma non e' chiaro se gli italiani abbiano votato per Berlusconi per convinzione oppure come male minore dopo due anni di inazione del frammentato centrosinistra'.

Guardian, l'Italia non risolve i suoi problemi
Per il quotidiano inglese The Guardian: "Con la vittoria elettorale della coalizione guidata da Silvio Berlusconi, che incorpora anche il partito neo-fascista e quello separatista del Nord, l'Italia non risolve nessuno dei suoi problemi". "Il Bel Paese rimane ostaggio infatti di un sistema politico immobile e chiuso che alimenta profonde disuguaglianze, con una maggioranza di cittadini che vota la destra fino a quando questa non fallisce, per poi dare un tiepido sostegno ad alternative di sinistra troppo deboli per agire".

El País, Italia stanca e in crisi si affida a Berlusconi
"Silvio Berlusconi torna per governare con la maggioranza assoluta". E' questo il titolo di prima pagina di "El Pais", che punta il dito contro il conflitto di interessi, l'allenza con la Lega Nord e i risultati dei precedenti governi di centrodestra. "Non c'e' due senza tre", si legge nell'articolo del quotidiano spagnolo, "il magnate della comunicazione si incarichera' di dirigere un Paese stanco e in crisi". Secondo il quotidiano spagnolo l'eta' avanzata e le precedenti esperienze di governo lascerebbero sperare che "questa volta sia un Berlusconi differente, meno dedicato ad evitare di andare in prigione e a modificare la legge a vantaggio suo, dei suoi amici o delle sue possibilita' elettorali, occupazione preferita tra il 2001 e il 2006", pero'"ne' il conflitto di interessi", che "non puo' evaporare dalla sera alla mattina", ne' "la la campagna elettorale del Cavaliere permettono troppe illusioni". Dalle dichiarazioni di Berlusconi e del suo "inquietante" alleato Umberto Bossi, scrive El Pais, "traspare una preoccupante indifferenza per le leggi del Paese" e i seri problemi economici e istituzionali dell'Italia "Berlusconi non ha contribuito seriamente a risolverli in nessuno dei suoi mandati precedenti".

Black out di "Gay news". Non si aggiorna dal 12 marzo.

Sono le 9.40 di martedì 15 aprile e chi si collegasse con il sito GayNews (direttore l'on Franco Grillini) lo troverebbe fermo nei suoi aggiornamenti a sabato 12 aprile (vedi sopra la schermata della home page). Quasi fosse stato colpito da un black-out, Gaynews è rimasto fermo. Fermo nella speranza probabilmente di portare schiere di parlamentari gay o gayfriendly in parlamento.

Continua su Notizie gay.

Elezioni. Non solo al nord, la Lega sfonda la linea del Po.

Sei onorevoli in Emilia. "E ora Guazzaloca ha meno chance". Il Pdl non va oltre la somma dei voti di FI più An. "Non lasceremo il tema immigrazione".
(Luciano Nigro - La Repubblica, edizione di Bologna) «Ora a Bologna e in Emilia le cose cambieranno grazie alla Lega Nord. Guazzaloca, per esempio, oggi ha meno possibilità di essere candidato. Se vuole farlo deve togliersi di dosso quel macigno di Casini, altrimenti ci resta schiacciato sotto». Giovanni Alessandri non sta nei panni. Esce da TelePadania, sotto un mezzo diluvio, ma è come se splendesse il sole. Il Carroccio lungo la via Emilia raddoppia i voti rispetto a due anni fa e sfiora i massimi storici: sfiora il 4% a Bologna, come nel ´96 dei primati, il doppio rispetto all´1,88% di due anni fa, e ingaggia uno spalla a spalla con l´Udc di Pierferdinando Casini; in Emilia-Romagna viaggia oltre il 7% (poco meno dell´8,1% di 12 anni fa), ma è saldamente la terza forza politica, come in Italia. L´onda leghista arriva al 14% nel piacentino, al 10% nel parmense, sfiora, all´otto a Reggio e Modena. E in Parlamento andranno in sei, quattro deputati e due senatori. «Un altro record», dice Alessandri. Da dove viene questa pioggia di voti? «Siamo stati tra la gente, con coerenza e abbiamo preso consensi a destra e a sinistra. Che cosa faremo ora? Ci siederemo al tavolo della coalizione e ragioneremo, da forza di governo che vuole cambiare». A Roma i leghisti portano assieme ad Alessandri il parmense Fabio Ranieri, il romagnolo Gianluca Pini e, se Umberto Bossi opterà per altre circoscrizioni, anche il piacentino Massimo Polledri. Al Senato, se Roberto Castelli si farà più in là oltre a Giovanni Torri entrerà la vicesindaco di Lampedusa Angela Maraventano.
Altrettanto raggianti gli alleati del Popolo delle Libertà. Dalle urne per il Senato esce una sostanziale conferma del 29,1% di due anni fa. Ma i posti alla Camera e al Senato saranno molti di più. Nove senatori e «15 o 16 deputati», azzarda Filippo Berselli, uscendo da palazzo d´Accursio. «Questa volta in Comune c´ero solo io - racconta il coordinatore di An - erano scomparsi tutti: Ds, sinistra Arcobaleno, Udc, dove sono andati a finire?»i. E se anche il Pdl al Senato non avanza in Emilia, Berselli vede «un problema politico di fondo: il Pd ha cannibalizzato la sinistra Arcobaleno, che cosa accadrà a Bologna e nei comuni e nelle province che votano l´anno prossimo?». Già e Guazzaloca ha ancora qualche chance, Berselli? «Casini ha detto che alle amministrative correrà con noi. Di Guazzaloca parliamo dopo aver festeggiato la vittoria, per ora voglio notare che l´Udc ha il 4%: si è voluta contare, ora credo i numeri peseranno».
Le reazioni più misurate in casa di Forza Italia. Il deputato Fabio Garagnani parla di «tranquilla tenuta del Popolo delle Libertà», un´espressione che fotografa la conferma dei risultati precedenti, e aggiunge: «Non lasceremo alla Lega il tema dell´immigrazione e all´Udc i valori del cattolicesimo».
Più che al numero dei voti, in Emilia-Romagna, dove il Partito democratico resta di gran lunga la forza maggioritaria, per il centrodestra contano gli eletti. Ed è proprio a questo risultato che in queste ore guardano i candidati. Il Pdl che porta a casa sette senatori (Giovanardi, Berselli, Bettamio, Bianconi, Balboni, Palmizio e Maria Ida Germontani) e i «15-16 deputati» deputati su scommette. Una profezia alla quale si attaccano in molti. Se si avvererà entreranno alla Camera anche Isabella Bertolini, Giuliano Cazzola e, forse, Francesco Mottola considerati fino a ieri ad altissimo rischio.

Elezioni 2008: vince il Pdl di Berlusconi. E per la Lega è un trionfo.


(Panorama) È netta la vittoria del Pdl di Silvio Berlusconi e dei suoi alleati sia al Senato sia alla Camera, con uno stacco di quasi 10 punti sul Pd e l’Idv. Ed è anche vittoria del bipolarismo, con l’Udc che si ferma al 5,6 per cento e molti esclusi. La Sinistra arcobaleno supera di poco il 3 per cento, e resta fuori dal Parlamento. A spoglio ultimato, al Senato, la coalizione Pdl-Lega-Mpa è al 47,3 per cento, quella Pd-Idv al 38. Alla Camera, Pdl-Lega-Mpa sono al 46,8 per cento, Pd-Idv al 37,5. La Lega Nord fa un balzo in avanti nei suoi collegi storici. L’affluenza è stata poco sopra l’80 per cento, in lieve calo rispetto al 2006.

Silvio Berlusconi, futuro premier, ha già annunciato che il primo Consiglio dei ministri sarà convocato a Napoli per affrontare l’emergenza rifiuti. Quasi pronta la lista dei ministri, con Frattini agli Esteri, Maroni agli Interni e Gianni Letta vicepresidente. “So dove mettere le mani”, afferma il vincitore alla televisione. Tempestiva la telefonata di rito di Walter Veltroni, e quelle di molti leader e capi di Stato.
Nell’attesa dello spoglio delle amministrative in diverse regioni, si delinea in Sicilia una netta vittoria di Raffaele Lombardo e dell’Mpa su Anna Finocchiaro e il centrosinistra.

Tutti a casa. L'addio di Luxuria e Santanchè.

Restano fuori anche il no global Caruso e i leader della SA.
(Ansa) Quasi uno 'tsunami' quello prodotto dal voto, che ha scalzato dal seggio tanti leader e personalita' che hanno segnato l'ultima legislatura. Addio al Parlamento dei tre leader dei partiti della sinistra: Bertinotti, Pecoraro Scanio e Mussi. 'Silurati' anche Boselli (Ps) e Grillini (Arcigay). Seggi preclusi anche per il 'trio' della Destra: Daniela Santanche', Storace e Buontempo. Fuori anche Bordon e Manzione, il no global Francesco Caruso e la prima transgender in Parlamento Luxuria.
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GLI ELETTI E I TROMBATI ALLE ELEZIONI.
Conferme e sorprese della tornata elettorale: fuori Santanché, Luxuria e Grillini, seggi per Nirenstein, Buongiorno e Ichino.

(Emanuela Garulli - La7) E adesso chi c'è c'è! Sancita la vittoria del Popolo della Libertà si fa la conta dei trombati illustri. Primo tra tutti Fausto Bertinotti che lasciata la presidenza della Camera si ritrova senza poltrona a Montecitorio. Inutile il sacrificio di Oliviero Diliberto che aveva annunciato che avrebbe lasciato il suo seggio a Ciro Argentino, operaio della Tyssenkrupp. Fuori anche la prima candidata premier donna della storia, Daniela Santanchè de La Destra, accomunata nella stessa sorte con Vladimir Luxuria, il primo transgender che ha varcato la soglia di Montecitorio. Niente seggi nemmeno per Teodoro Buontempo nè Francesco Storace de La Destra, fuori anche i socialisti Enrico Boselli e Franco Grillini, presidente onorario dell'Arcigay. Niente da fare per il verde Alfonso Pecoraro Scanio e Fabio Mussi della Sinistra Arcobaleno. In Campania non ce l'hanno fatta nemmeno Ciriaco De Mita e Francesco D'Onofrio dell'Udc.Brinda alla vittoria il tanto contestato Giuseppe Ciarrapico che entra in Senato con Il Pdl. Ce l'hanno fatta anche nel PD Sabina Rossa, figlia di Guido l'operaio sindacalista ucciso dalle Br nel 1979, dentro la giornalista Fiamma Nirenstein e l'avvocato Giulia Buongiorno nel Pdl. Semaforo verde al Senato per Roberto Formigoni, Ombretta Colli e Marcello dell'Utri del Pdl. Nel Pd passano anche 'oncologo Umberto Veronesi e Pietro Ichino, il giuslavorista amico di Marco Biagi e l'ex prefetto Achille Serra.
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