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venerdì 4 aprile 2008

Paola Binetti tenta di mettere insieme delle scuse chiamando in causa EcoTv. "Adirò a vie legali".

(Asca) Minaccia querele Paola Binetti, la senatrice del Pd al centro oggi di una vivace polemica per una sua asserita intervista in cui avrebbe pronunciato un categorico no ad ogni norma a favore delle coppie omosessuali. La polemica e' nata su un lancio di EcoTv, emittente alla quale la Binetti avrebbe rilasciato l'intervista. A conclusione si una serie di dichiarazioni polemiche specie da parte di organizzazioni omosessuali e di esponenti della Sinistra Arcobaleno, Paola Binetti con un comunicato smentisce l'intervista spiegando che si tratta di una intervista del 6 marzo scorso da lei abbandonata perche' si stava trasformando in un ''interrogatorio'' sugli omosessuali. La Binetti precisa inoltre di avere allora diffidato l'emittente dall'usare l'inizio di intervista. ''Contattata da Ecotv per un'intervista sul Partito democratico, lo scorso 6 marzo sono andata negli studi dell'emittente che ho abbandonato -spiega Paola Binetti nel comunicato- perche' l'intervista si stava trasformando in un interrogatorio sull'omosessualita' e nulla aveva a che fare con il Pd. Ho immediatamente diffidato gli autori della trasmissione dal mandarla in onda e, oggi a un mese quasi di distanza, vedo addirtittura le anticipazioni di quell'intervista da me non autorizzata e faziosamente presenatate senza rivelare ne' la data ne' il contesto in cui essa si e' svolta''. ''Difendo con convinzione le mie idee che sono note a tutti -conclude la senatrice-, ma in questa occasione mi riservo di adire le vie legali contro l'emittente per la strumentalizzazione dell'intera vicenda''.

L'eroe del giorno. Walter alle prese col punto g. o meglio, col fattore gay.

(Sabrina Bergamini - Imgpress) Il fattore W. ha incassato l’endorsement del fattore E. ma non ha fatto i conti col fattore G. “Insieme si può andare lontano”, recita uno degli inni del Partito democratico, ma forse per andarci Walter Veltroni ha bisogno di richiamare sull’attenti (sic) e all’ordine (sic al quadrato) due candidati del suo partito che si sono inimicati il fronte laico dell’elettorato con le loro ultime uscite sul fattore G, inteso come fattore Gay. Tutto questo proprio mentre arriva dal prestigioso settimanale britannico Economist l’endorsement per la campagna elettorale: “gli italiani – scrive – dovrebbero votare per Walter Veltroni”. Che forse, a sua volta, dovrebbe invitare i suoi candidati a studiare di più per evitare gaffe più o meno volute e sbandierare intenzioni di non-voto destinate a lacerare le piaghe di quel vasto fronte che, a dieci giorni dalla elezioni, ancora non sa che partiti pigliare. Prima se ne esce il generale Mauro Del Vecchio – il dietrofront non conta perché la frittata è fatta – che dichiara di “non essere contrario alla creazione di case di piacere per i soldati all’estero” poi aggiunge che i gay proprio no, nell’esercito non si può. “Rispetto ogni scelta, ma ritengo che i gay nell’esercito siano inadatti”. E ancora: “Nell’ambito di strutture come l’esercito, dove le attività si svolgono sempre insieme, è opportuno non dichiarare ed evidenziare la propria omosessualità”. Riaffiorano antiquati ricordi di antiquati stanchi stereotipati (e per fortuna lontani) dibattiti sulla “idoneità” degli omosessuali all’insegnamento. Ed emerge anche una domanda: le “case di piacere per i soldati all’estero” rientrano nel programma del Pd e fra le priorità delle Forze Armate? I soldati hanno bisogno di andare a puttane in modo legalizzato? E con quali puttane, di grazia? Esportate dalla madrepatria o arruolate direttamente in terra straniera? E se un soldato, mettiamo il caso, volesse un compagno di ugual sesso? O se preferisse un trans? Grande libertà ma anche grande ipocrisia se ci si dichiara per le case chiuse ma senza gay nell’esercito salvo poi ripiegare compattamente in ritirata e costringere all’intervento chiarificatore lo stesso Veltroni. Ma la due giorni di passione intorno al fattore gaylesbo non è finita se, al seguito, arriva la stangata della senatrice teodem Paola Binetti che tiene vivo il fuoco dei piddi-scettici quando afferma: “Non voterò nessuna normativa giuridica a tutela delle coppie gay”. E precisa: “Il mio punto di vista è semplice. Prima di tutto, a mio giudizio, esiste una dimensione che io considero più legata allo sviluppo ordinario di una persona, che è quella dell’amore e della sessualità che è più squisitamente eterosessuale perché la complementarità biologica, la complementarità con cui ognuno di noi raggiunge la pienezza della sua maturità ha questa come strada maestra. Questa è la naturalezza, se si vuole considerarla anche statisticamente parlando”. Binetti è certamente libera di non votare ciò che vuole. Ma “statisticamente parlando” ci sono in Italia molte più persone sufficientemente laiche e libere nei gesti e nelle opinioni da accettare unioni civili e unioni di fatto e unioni di legge fra gay, lesbo, bisex e transgender senza provare alcun senso di minaccia. La stessa Binetti dice però un bell’inciso: “a mio giudizio”. Ecco, appunto. Dovrebbe umilmente ricordare che il giudizio è il suo, non quello di Dio.

Alla ricerca del voto gay. Duro attacco di Grillini al Pd sui temi gay.

In quel guazzabuglio mancava solo l’omofobico».
Il fondatore dell’Arcigay Franco Grillini: «Questione superata e smentita. Del Partito democratico non ci si può fidare. E si dicono progressisti...»

(Il Giornale) «La questione degli omosessuali nell’esercito era già superata ai tempi della falange tebana. È un incidente clamoroso: certe dichiarazioni Mauro Del Vecchio se le poteva proprio risparmiare».

Onorevole Franco Grillini, per il generale i gay sono inadatti all’esercito. Si aspettava certe dichiarazioni da parte di un candidato del Partito Democratico?
«Dico la verità: questa presa di posizione non mi meraviglia però, davvero, mi dispiace. Come può Veltroni definire il suo un partito progressista ed innovatore? L’omofobia ed il maschilismo del generale dimostrano che le liste del Pd sono state fatte mettendo insieme tutto ed il contrario di tutto. Non è una sintesi ma un guazzabuglio».

Che cosa dovrebbe fare Veltroni?
«Mi aspettavo dicesse qualcosa di più sulla libertà di espressione della propria identità, anche sessuale. Comunque almeno le affermazioni di Del Vecchio hanno alzato il velo: la comunità lgbt (lesbiche, gay, bisex e trans) non si può fidare del Pd».

La presenza degli omosessuali può costituire un problema nella quotidianità della vita militare?
«Quanto dice Del Vecchio è smentito nei fatti da tutti gli eserciti europei. Pure una sentenza della Corte europea per i diritti umani, che risale a diversi anni fa, ha imposto la cancellazione di qualsiasi discriminazione verso gli omosessuali. Pensi che l’esercito svedese in uno spot mostra un militare che ha la foto del fidanzato, ripeto fidanzato, appesa nell’armadietto. Persino l’esercito israeliano ha messo in piedi una task force composta interamente da gay. Ora la questione viene affrontata anche dagli Usa. Sembra che la stessa Hillary Clinton sia disposta a sostenere il superamento della politica “don’t ask, don’t tell”, non chiedere e non dire, imposta dal marito Bill sugli orientamenti sessuali dei soldati».

Che cosa la colpisce di più nel discorso del generale?
«Anche le affermazioni sul nonnismo sono coerenti con il resto: una visione maschilista, omofobica, tipica degli ambienti e delle gerarchie militari. Che le strutture militari siano omofobe e sessuofobe è risaputo. Oltretutto questa visione influenza anche gli adolescenti e può dare luogo proprio a quegli atteggiamenti di bullismo che ora si cerca tanto di arginare e combattere nelle scuole. Spesso infatti le vittime dei bulli sono omosessuali».