(Panorama) “Noi siamo piccoli ma ci noteranno”, parafrasando un
vecchio refrain, sembra essere questo lo slogan che Enrico Boselli sta seguendo. Sì, ce l’ha sta mettendo tutta per non passare inosservato. Qualche settimana fa ha inaugurato
la moda dell’abbandono dello studio tv (a
Porta a porta), poi subito
imitato da altri leader. Contemporaneamente aveva lanciato una campagna aggressiva, cruda, quasi sempre controcorrente: “Sono pensionato e sono incazzato”, dicono i cartelloni pubblicitari col garofano.
Ora l’ultima trovata: ha arruolato niente meno che Gesù Cristo. Perché: “È lui il primo socialista”. Un messaggio che, piaccia o no (qualcuno lo giudica blasfemo), di sicuro fa discutere. È infatti il Nazareno il protagonista di due spot, da 30 e 15 secondi rispettivamente, che il Ps diffonderà, tramite i circuiti televisivi locali, a partire dal 29 marzo (opportunamente dopo Pasqua), per le ultime due settimane di campagna elettorale.
Uno spot che si è già tirato addosso gli anatemi di varie parti politiche, in quella che Boselli ha definito una “censura preventiva, astiosa e violenta” e, in occasione dell’anteprima dello spot per la stampa, aggiunge: “Questa polemica preventiva” ha affermato il candidato premier socialista “corrisponde a un desiderio di censura preventiva. Noi colleghiamo i nostri principi a quelli dell’umanesimo cristiano. E già nel ‘46 i socialisti fecero dell’effigie di Gesù un simbolo della campagna elettorale”.
In effetti nei documenti storici del socialismo italiano l’immagine di Gesù è presente ancor prima che il movimento si costituisse come partito, nel 1892. Infatti in un sito web di vecchi canti socialisti è possibile leggere il testo poetico composto nel 1876 da Giacinto Stivanelli: “A Gesù Nazzareno primo martire del socialismo”, evidentemente un tema centrale in certa letteratura e propaganda del tempo.
E comunque, il movimento socialista, ha aggiunto Boselli, “nasce per difendere i più deboli e il Cristianesimo ha fatto la stessa cosa. Qualcuno dice che questo messaggio è in contraddizione con le nostre precedenti prese di posizione? Noi abbiamo criticato i vertici ecclesiastici quando non condividevamo alcune loro scelte, non abbiamo mai criticato una fede o una religione”.
Lo spot, realizzato dalla regista Katia Simmi con immagini tratte da Jesus Christ Superstar e del Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, con il sottofondo dell’Internazionale in versione elettronica del gruppo militante degli Area, si conclude con lo slogan elettorale: “Chiudi il cerchio, ora vota socialista”.
“Non c’è nulla di sacrilego” dice il vicepresidente del Senato, Gavino Angius “sacrilego era il manifesto della Dc nel ‘48: ‘Nell’urna Stalin non ti vede, ma Dio sì… E poi Gesù, il primo ribelle della storia, è di tutti, di tutti coloro che ne sanno raccogliere la forza del messaggio”.
Un messaggio che serve a “evidenziare” sottolinea il capogruppo Roberto Villetti “la grande ipocrisia di quei politici che pretendono di dirci come dobbiamo comportarci e poi vengono trovati in un bordello… Il messaggio cristiano non riguarda, come in troppi vorrebbero, le questioni dalla cintola in giù, i divieti sessuali; il suo fondamento, su cui convergono i socialisti, è la solidarietà con i poveri, con i più deboli”.
L’ultima battuta è ancora per Boselli: “I dico? Credo che Gesù proprio non se ne occuperebbe, ci sono oggi questioni più serie e più gravi. Non sarebbero certamente la sua preoccupazione principale, anche perché il messaggio cristiano è prima di tutto un messaggio di libertà”.
Ma in molti ora si chiedono perché mai un partito che nel proprio manifesto dei valori ha la difesa del principio di laicità abbia voluto confezionare uno spot televisivo con Gesù come testimonial.