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domenica 13 aprile 2008

L'Italia vota. Affluenza piccolo crollo. Alle 19 ha votato il 47,3%, - 4,28.

Ha votato il 47,37% degli aventi diritto contro il 51,65% delle ultime elezioni. Seggi aperti fino alle 22.

(Il Corriere della Sera) Alle 19 l'affluenza per le elezioni politiche è stata del 47,377%. Lo comunica il sito del ministero dell’Interno. Il dato è in calo rispetto alle politiche del 2006, quando alla stessa ora aveva votato il 51,657% degli aventi diritto. Alle 12, sempre secondo i dati forniti dal Viminale l'affluenza ai seggi a mezzogiorno è stata del 16,36% degli aventi diritto contro il 17,63% alla stessa ora nell'ultima tornata elettorale.

PROVINCIALI - Per quanto riguarda le provinciali l'affluenza alle 19 è stata del 38,291%, in crescita rispetto a quella registrata nella passata tornata elettorale, che era stata del 30,037%. Il ministero dell'Interno ha anche comunicato che sono iniziate regolarmente alle 8 di domenica mattina le operazioni di voto in tutte le 61.212 sezioni elettorali dislocate sul territorio nazionale. L`insediamento degli uffici elettorali di sezione è avvenuto sabato pomeriggio alle 16. La percentuale dei votanti sarà rilevata alle 12, alle 19 e alle 22 di domenica; e alle 15 di lunedì. Il tanto atteso election day è dunque arrivato. Si tratta di un turno elettorale particolarmente importante, che, contando anche gli italiani all'estero, chiama in causa circa 50 milioni di elettori. E' possibile votare fino alle 22 e anche nella giornata di lunedì dalle 7 alle 15. Oltre che per la composizione del Parlamento, in questa tornata si vota anche per il rinnovo di 423 consigli comunali (di cui 9 capoluoghi di provincia: Brescia, Sondrio, Treviso, Massa, Pisa, Roma, Viterbo e Pescara), oltre a Udine, in Friuli Venezia Giulia, Regione a Statuto speciale; 8 consigli provinciali e due Regioni: Friuli Venezia Giulia e Sicilia (in Valle d'Aosta il 25 maggio). Gli eventuali ballottaggi per le amministrative saranno il 27 e 28 aprile.

IL VOTO PER CAMERA E SENATO - Per la Camera dei deputati gli elettori sono 47.126.326, per il Senato 43.133.946, che eleggeranno 618 deputati e 309 senatori. Le sezioni elettorali sono 61.212. Gli elettori residenti all'estero sono per la Camera 2.812.422, per il Senato 2.531.584 in 1.200 sezioni ed eleggeranno 12 deputati e 6 senatori.

LE AMMINISTRATIVE - Si vota nelle province di Massa Carrara, Roma, Benevento, Foggia, Asti, Varese, Catanzaro, Vibo Valentia; si vota anche a Udine, in Friuli Venezia Giulia, e, il 15 e 16 giugno, in tutte le province siciliane ad esclusione di Ragusa e in 145 comuni siciliani. Le elezioni nelle 8 province delle regioni a statuto ordinario interesseranno 5.838.223 elettori. Le sezioni elettorali saranno 6.758. Le elezioni nei 423 comuni di regioni a statuto ordinario interesseranno 6.060.784 elettori. Le sezioni elettorali saranno 6.990. Considerando una sola volta gli enti interessati a più elezioni amministrative nelle regioni a statuto ordinario, il numero di elettori supera i 9 milioni.

COME SI VOTA - La scheda è rosa per la Camera, gialla per il Senato, verde per le provinciali, azzurra per le comunali. Sia per la Camera sia per il Senato l'elettore esprime il voto tracciando un solo segno sul contrassegno della lista prescelta, anche in caso di liste collegate in coalizione, pena la sua validità. Ma se il segno dovesse parzialmente invadere altri simboli il voto verrà comunque assegnato a quello su cui insiste la parte prevalente del segno stesso. È vietato scrivere sulla scheda il nominativo dei candidati. Nella regione Valle d'Aosta (per la Camera e per il Senato) e nella regione Trentino-Alto Adige (per il solo Senato) l'elettore esprime il voto con un segno sul contrassegno del candidato prescelto o nel rettangolo che lo contiene. Le schede bianche, nulle, quelle rifiutate e il numero degli astenuti non hanno alcuna influenza sul sistema di attribuzione dei seggi. Non saranno conteggiati tra i votanti gli elettori che, dopo la registrazione, si rifiutino di ritirare le schede.

Elezioni provinciali: non è ammesso il voto disgiunto, cioé il voto per un presidente della provincia di un gruppo o di un gruppo di liste e per un candidato al consiglio provinciale di un altro gruppo o gruppo di liste.

Elezioni comunali: nei comuni con più di 15mila abitanti è consentito il voto disgiunto. Si può anche esprimere un voto di preferenza per un candidato alla carica di consigliere comunale, scrivendone il nominativo (solo il cognome o, in caso di omonimia, il cognome e nome e, ove occorra, la data e il luogo di nascita) alla destra del contrassegno della lista.

STOP AI CELLULARI - Nelle sezioni elettorali il presidente di seggio dovrà far affiggere un cartello che informa gli elettori del divieto di portare in cabina telefonini o apparecchiature in grado di fotografare o registrare immagini: lo prevede una circolare del ministero dell'Interno. «Il presidente dell' ufficio elettorale di sezione invita l'elettore, all'atto della presentazione del documento di identificazione e della tessera elettorale, a depositare le predette apparecchiature di cui sia al momento eventualmente in possesso, le quali, unitamente ai citati documenti, saranno restituite all'elettore dopo l'espressione del voto, previa annotazione in un apposito registro della presa in consegna e della successiva restituzione» Chi contravviene è punito con l'arresto da tre a sei mesi e con l'ammenda da 300 a 1.000 euro.

UN DENUNCIATO - A Mortegliano (Udine) un elettore che stava cercando di fotografare la propria scheda con un cellulare è stato scoperto e denunciato dai carabinieri, secondo le recenti norme emesse dal Governo. . L'uomo, un 28enne del luogo, del luogo, è stato scoperto dal presidente del seggio all'interno della cabina. I militari della stazione di Mortegliano lo hanno denunciato e gli hanno sequestrato il cellulare.

Votazioni A Roma, affluenza in crescita. Quasi due punti in più. Una brutta sorpresa per Rutelli?

Dato in aumento di quasi due punti percentuali.
Sale di quasi due punti percentuali l'affluenza alle 12 alle elezioni per il rinnovo del Comune di Roma, dove si sfidano, per gli schieramenti principali, Francesco Rutelli per il Pd, Gianni Alemanno per il Pdl, Franco Grillini per la Sinistra Arcobaleno, Mario Baccini per la Rosa per l'Italia, Luciano Ciocchetti per l'Udc. L'affluenza alle ruene rilevata a mezzogiorno è del 14,59%, rispetto al 12,94% della tornata precedente.

Sono in molti a ritenere che questo aumento sia dovuto all'intervento praticamente in massa di frange ritenute "estremiste" di entrambi gli schieramenti e che portano i loro voti ai candidati Storace e Grillini. Questa affluenza metterebbe in difficoltà soprattutto Rutelli che vede sempre più avvicinarsi il ballottaggio con Alemanno.

Ballottaggio che vedrebbe i voti della Destra di Storace riversarsi sul candidato Alemanno mentre Rutelli non è sicuro di avere i voti dati a Grillini che a tutt'oggi non ha fatto sapere che fine faranno i suoi suffragi in caso di ballottaggio anche se fonti ben informate danno per certa l'astensione.

La Sinistra Arcobaleno denuncia il Pd. Ieri e oggi sms di propaganda pro Pd.

"Autorità competenti intervengano subito contro violazione".

(Apcom) "E' gravissimo che per tutta la notte ed anche questa mattina siano stati inviati degli sms di propaganda elettorale dal numero di centralino 45454 che invitavano al voto per il Partito democratico". A denunciarlo è Loredana De Petris, senatrice dei Verdi ed esponente della Sinistra l'Arcobaleno.

"Anche a me - ha aggiunto la De Petris - sono arrivati diversi messaggi in cui si leggeva 'Loredana, è indispensabile vincere nel Lazio al Senato, pertanto ti chiedo il voto al Partito democratico su tutte e 5 le schede. (firmato) Nicola Galloro' oppure 'nel Lazio ce la possiamo veramente fare, soprattutto al Senato. Convinci un indeciso. Vota e fai votare Partito democratico. (firmato) Daniela Valentini' ed ancora 'E' indispensabile vincere nel Lazio al Senato. Passaparola a tutti via sms: vota e fai votare Partito democratico. (firmato) Michele Meta'".

"Si tratta di gravissime violazioni del silenzio elettorale imposto dalla legge - ha concluso la senatrice verde -. Le autorità competenti intervengano immediatamente per evitare che queste violazioni proseguano e per impedire che la serenità dei cittadini venga continuamente turbata in un momento così delicato come quello delle elezioni".

L'affluenza cala, le apprensioni aumentano.

(Polisblog) Il dato delle 12 conferma le attese, segnalando un’affluenza in calo dell’1% circa rispetto alle precedenti elezioni del 2006. Si parla del 16,36% contro il 17,63%, quindi non certo un tracollo, ma il dato di flessione è confermato se non addirittura maggiormente sottolineato dal calo dei votanti per le amministrative, laddove siano in corso, ovvero nei capoluoghi di provincia di Brescia, Sondrio, Treviso, Massa, Pisa, Roma, Viterbo, Udine e Pescara. Ricordiamo inoltre che si rinnoveranno anche i consigli regionali di Friuli Venezia Giulia e Sicilia.

E’ presto per affermare che già trovino conferma i timori della vigilia, vale a dire una grossa flessione di votanti causata dalla disaffezione alla politica e dalla sfiducia per il cosiddetto sistema Veltrusconi (tutti uguali quindi che voto a fare?) Certo che il trend appare subito negativo, se mi consentite una delle mie citazioni morettiane preferite.

Frattanto tutti i TG del primo pomeriggio si distinguevano per l’ansia di riempire il palinsesto abbandonato dalla politica. Su TG5 e TG2 abbiamo assistito ai servizi più comici, come la tale che ha scritto un necrologio sul Mattino parlando (di monnezza) coi morti, per non parlare della gita di Sofia Loren a Singapore o i 90 anni di Santi Licheri. Poco rilievo è stato invece dato a quella che mi pare la maggiore fonte di apprensioni, vale a dire il contrassegno “appiccicato” dei due principali schieramenti.

Avevamo già parlato la settimana scorsa del rischio di annullamento del voto causato dalla grafica della scheda elettorale, ma forse non ci siamo soffermati sufficientemente sul fatto che solo PD e PDL hanno apparentato una lista, rischiando così un disastro di preferenze annullate. Mentre infatti le altre liste rischiano solo che la crocetta debordi su un altro quadrato (ma il voto è palese, quindi un presidente di seggio sano di mente dovrebbe ritenerlo valido) i due colossi si ritrovano Di Pietro e Lega attaccati, col rischio che un “crocione” che prenda entrambi i quadratini equivalga a un annullamento della scheda stessa.

Per quanto possa sembrare incredibile che non ci abbiano pensato prima, chi li voglia votare farà bene a farlo, stando attentissimo ai movimenti della propria matita. Temo comunque forti contestazioni la settimana prossima, specialmente in caso di arrivo in volata.
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Alla fine, quanta fuffa nel popolo Lgbt e non solo...

ULTIMI FUOCHI DI CAMPAGNA ELETTORALE.
Alemanno punta sulla sanità, Baccini sul decoro, Morgia e Ciocchetti sulla casa, Grillini sulle unioni di fatto.


(L'Unità) A 48 ore dal voto Alemanno si gioca la carta sanità per tentare di spostare consensi: «Perchè l’Umberto I non può stare allo stesso livello del Gemelli? È questa la sfida che vogliamo affrontare», annuncia sull’ultima meta dell’ultimo tour

elettorale, consacrato agli ospedali della capitale. Prima la visita al Policlinico universitario, apprezzata dal preside Frati, da sempre simpatizzante del centrodestra, poi all’ospedale Forlanini e, dulcis in fundo, il Policlinico caro al Pontefice.

Una scelta spudorata, fa notare il capogruppo del Pd alla Pisana: «Sulla sanità - osserva Giuseppe Parroncini - proprio An e Fi dovrebbero avere il buon gusto di tacere, Lady Asl è la loro firma sulla gestione della sanita dal 2000 al 2005 e nei cinque anni di governo Storace la Sanità è stata semplicemente massacrata».

Calci elettorali. Ultima disputa al limite dell’area di rigore, tra Francesco Storace e Francesco Rutelli, che ieri mattina durante il confronto televisivo finale, si sono contesi le star del calcio: «Totti ti sostiene? Nella nostra lista abbiamo il figlio di Falcao». A sera poi, durante la chiusura a piazza del Pantheon, l’attacco è al vero avversario: «La prossima volta che il Pdl vuole fare una manifestazione al Colosseo, la lasci organizzare a noi».

Il voto gay. «Rutelli deve pagare, andando al secondo turno, tutti i veti sui diritti civili imposti alla comunità omosessuale», attacca Franco Grillini, che le ultime battute di campagna elettorale le impiega per mobilitare l’elettorato a cui più è rivolta la sua candidatura, la comunità Lgbt. Ma la cosa non è così scontata. Hanno optato per lui il presidente nazionale dell’Arcigay Aurelio Mancuso, l’ex deputato del Prc Vladimir Luxuria, la scrittrice Delia Vaccarello, Cristiana Alicata, che pure siede nell’assemblea romana del Pd.

Ma tra i sostenitori di Rutelli, c’è l’instancabile oppositrice di Paola Binetti, Paola Concia, già esponente di gayleft e candidata alla Camera per il Pd. E poi Vanni Piccolo, che ieri era sotto il palco di Rutelli. Infine, new entry, anche il presentatore televisivo Paolo Cecchi Paone, testimonial tra l’altro della manifestazione a difesa dei Pacs organizzata un anno fa a Piazza Navona in coincidenza con il Family day.

Il voto degli angeli. Non poteva che svolgersi a pochi metri dal Vaticano e all’ombra dell’ex fortezza papalina di Castel Sant’Angelo, ribattezzato Castello Sant’Angelo nel pamphlet anti-veltroniano di Berlusconi, l’ultima veglia elettorale dell’Udc, che ha visto fianco a fianco Pierferdinando Casini e il suo candidato sindaco Luciano Ciocchetti, che ha sferrato l’attacco finale niente di meno che contro George Cloney, troppo veltroniano, troppo costoso per i romani.

L’avventura della Rosa bianca. La campagna elettorale dell’ex Udc Mario Baccini si è chiusa con una promessa scandita dalle note di Battisti: «Non sarà avventura». «Mi batto per andare al ballottaggio - ha spiegato Baccini - poi se non sarò sindaco ci sarà comunque modo di far valere le nostre ragioni e di far pesare il nostro programma.

Sanlorenzo for Morgia. È in via degli Ausoni, che il candidato di Sinistra Critica ha saluto i suoi elettori. Ultimo appello dedicato alla casa per i ceti più popolari: «Ma non c’è bisogno di costruirne altre - ha spiegato Morgia -, basta utilizzare i 250mila appartamenti sfitti».

Ma anche Sanlorenzo for Grillo. Ovviamente, il quartiere di San Lorenzo, anche elettoralmente parlando, è assai più articolato. Tanto è vero che in via dei Reti, parallela di via degli Ausoni, ieri sera si è radunato anche il popolo degli amici di Beppe Grillo, a sostegno della loro candidata Serenetta Monti, che promette: «Mai più esternalizzazioni nei servizi alla persona».

L’unico voto utile è quello ai partiti che non candidano condannati: la lista nera.

elezioni_politiche(Reset) Sul blog di Beppe Grillo è comparsa la classifica dei partiti per numero di condannati, prescritti, indagati e rinviati a giudizio (fonte: “Se li conosci li eviti” di Marco Travaglio e Peter Gomez):

- PDL 56
- PD 18
- UDC - Rosa Bianca 9
- Lega Nord 8
- Partito Socialista 3
- Sinistra Arcobaleno 3
- La Destra 2
- Aborto No Grazie 1

Scaricate la lista con i nomi e i reati, stampatela e diffondetela in tutti i modi.

Al pari di molti cittadini crediamo che condividere queste informazioni alla vigilia dell’importante appuntamento elettorale sia un dovere civico oltre che un diritto, poi ciascuno si regolerà di conseguenza. Presupposto di una vera democrazia è il ‘conoscere per deliberare’. Tale conoscenza è negata a milioni di cittadini da quasi tutti gli organi di informazione ufficiali. Internet pone rimedio, sia pur in maniera marginale, a questa strategia di mistificazione della realtà che non è certo una novità, ma risponde all’esigenza di mantenere lo status quo.

Non è il caso di gridare al non voto e all’antipolitica. Votare è un diritto e un dovere (per avventura anche scheda bianca). Piuttosto che strappare la scheda elettorale nel seggio, così come qualcuno propone, vi sono da considerare molte alternative - parimenti utili - a chi ha preferito dare immeritato spazio a individui che hanno avuto - o continuano ad avere - seri guai con la giustizia.

Le scadenze dopo il voto. L’Italia cambia in quaranta giorni.

La facciata del palazzo sede del Governo italiano
(Stefano Vespa - Panorama) Dal pomeriggio di lunedì 14 aprile, chiusi i seggi per le elezioni politiche, servirà una quarantina di giorni perché il nuovo governo entri nella pienezza delle funzioni. È questo, in media, il tempo necessario per gli adempimenti previsti dalla Costituzione e dalla prassi parlamentare.

I precedenti. Nel 2001 si votò il 13 maggio e il governo Berlusconi ottenne la fiducia il 20 giugno al Senato e il 21 alla Camera. Due anni fa i tempi furono più lunghi. Si votò il 9 e 10 aprile 2006, ma circa un mese dopo le Camere si riunirono per scegliere il presidente della Repubblica: Giorgio Napolitano fu eletto il 10 maggio. Il governo Prodi ottenne la fiducia il 19 maggio al Senato e il 23 alla Camera.
Convocazione delle Camere. L’unica data certa è il 29 aprile, quando riuniranno le nuove Camere. L’assemblea di Montecitorio sarà presieduta dal vicepresidente più anziano della precedente legislatura o, in assenza, dal deputato più anziano; quella di Palazzo Madama dal senatore più anziano. Il primo atto sarà l’elezione dei rispettivi presidenti.

Consultazioni. Nei giorni successivi, mentre saranno costituiti i gruppi parlamentari che eleggeranno i propri presidenti, il capo dello Stato avvierà le consultazioni per la formazione del nuovo governo. Normalmente il presidente incaricato accetta con riserva e successivamente torna al Quirinale per scioglierla portando con sé la lista dei ministri. Il giuramento avviene al massimo il giorno seguente.
Primo Consiglio dei ministri. Nella prima riunione il governo nomina i viceministri e i sottosegretari.
Fiducia. È l’ultimo atto prima che l’esecutivo possa agire nella pienezza dei poteri: il presidente del Consiglio si presenta al Senato e alla Camera per esporre il programma di governo e chiedere la fiducia.
Commissioni. Mentre si procede alla formazione del governo, in Parlamento si costituiscono le commissioni e se ne eleggono i presidenti, un passaggio politicamente più rilevante della scelta di qualche sottosegretario. Sono tradizionalmente assegnate all’opposizione quelle di controllo: il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (l’ex Copaco), che sovrintende ai servizi segreti; la commissione di vigilanza sulla Rai; le giunte per le autorizzazioni e quelle per le elezioni; il comitato parlamentare per i procedimenti d’accusa.

Vaccari: «Veltroni ha vinto in comunicazione. Berlusconi ha pensato troppo al passato»

(Sfera pubblica) La campagna elettorale è finita, la parola passa ai cittadini. Ma prima di conoscere il responso delle urne, Sfera pubblica ha chiesto a un esperto di comunicazione politica un commento sulle strategie messe in atto in questi mesi di confronto in vista delle elezioni. Cristian Vaccari (nella foto), coautore di "Elementi di comunicazione politica" e autore di "La comunicazione politica negli Usa", ha risposto alle domande della nostra redazione, individuando pregi e difetti comunicativi dei principali attori politici italiani, ossia Walter Veltroni e Silvio Berlusconi.

Secondo lei nella campagna elettorale 2008, si sono verificati significativi cambiamenti della comunicazione rispetto al passato?
Dal punto di vista degli strumenti e delle tecniche direi di no, anzi, c’è stata “meno” comunicazione che in passato, dal momento che sul territorio si è fatto poco e che anche la comunicazione televisiva, che pure rimane centrale, è stata penalizzata sia dall’applicazione perversa della par condicio, che ha frammentato a livelli ormai grotteschi la comunicazione, sia dalla mancanza di un dibattito tra i due leader, che avrebbe reso più interessante la campagna. C’è stato il tentativo di modificare un po’ i contenuti della comunicazione, cercando di stemperare i toni, ma nell’ultima settimana si è tornati al linguaggio della delegittimazione reciproca ai limiti dell’insulto, per responsabilità di entrambi i contendenti principali.

Quanto il sistema elettorale ha condizionato le strategie comunicative?
Molto per quanto riguarda l’assenza dei candidati e delle loro campagne elettorali nei collegi, come del resto era già avvenuto nel 2006. Questo è uno degli effetti più negativi, ma probabilmente voluto dai suoi promotori, della legge elettorale. Sul piano nazionale, si è ripetuta l’identificazione dei partiti/coalizioni con i rispettivi leader, ma questo non è tanto un effetto della legge, che pure prevede formalmente la figura del leader, quanto della personalizzazione della politica che nel nostro paese, come del resto in molti altri, si registra da almeno quindici anni per effetto dell’indebolimento delle ideologie e della centralità dei mass media.

Quanto ha influito il web nel suo complesso? E come è stato utilizzato dagli attori politici?
Non molto, come del resto nel 2006. Normalmente sono i partiti di centrosinistra a sfruttare meglio la rete e in effetti il sito del PD è costruito su un’architettura abbastanza ambiziosa, ma poiché i suoi curatori non hanno avuto molto tempo dalla fondazione del partito alla campagna elettorale per implementare il sito, molte funzioni sono ancora inattive o allo stato embrionale. C’è un tentativo di utilizzare le piattaforme di social networking, ma non si è provato, come fanno molto bene i candidati statunitensi ma anche diversi partiti europei, a sperimentare una presenza su piattaforme come Facebook e Myspace, che consentirebbero di raggiungere target numerosi, attivi e difficili da contattare con i media tradizionali. Da parte del centrodestra si conferma una scarsa attenzione per le nuove tecnologie, comprensibile del resto vista la storia di questi partiti e la loro maggiore disponibilità di risorse comunicative e finanziarie da investire sui mezzi più tradizionali.

Un giudizio netto: quale strategia giudica migliore?
Sicuramente la campagna di Veltroni è stata più significativa perché ha comunque risollevato il partito dalle difficoltà che nell’opinione pubblica aveva procurato il rendimento deludente del governo Prodi. Incarnare il “nuovo” in questa situazione, anche alla luce delle difficoltà e delle ambiguità nel processo costituente del PD, non era semplice. Non si può dire che Veltroni ci sia riuscito completamente, ma certo la sua proposta politica e il suo stile comunicativi, se non sono esattamente e totalmente “nuovi”, sono di certo “più nuovi” di quelli di Berlusconi e del centrodestra, che hanno riproposto le stesse modalità di comunicazione e le stesse idee del passato, impostando in alcuni momenti la campagna come una sorta di paradossale giustificazione “a posteriori” della bontà del quinquennio di governo Berlusconi dal 2001 al 2006. Occorre però anche dire che il centrodestra, partendo con un netto vantaggio nelle preferenze dell’elettorato, non aveva bisogno di grandi exploit in campagna elettorale per creare condizioni favorevoli alla vittoria. La scelta di non sperimentare nuovi messaggi e nuove tecniche appare da questo punto di vista comprensibile e razionale. Come sempre, il bisogno aguzza l’ingegno, chi è costretto a inseguire è più coraggioso di chi ritiene di essere in vantaggio.

Infine, sugli Stati Uniti. Il fenomeno-Obama rischia di perdere fascino con il prolungarsi della competizione delle primarie, anche in vista delle elezioni?
Se otterrà la nomination, Obama avrà il problema che, per quanto molti elettori abbiano opinioni positive su di lui, si tratta pur sempre di una figura politica nuova, che non ha ricevuto l’attenzione che Hillary Clinton e John McCain hanno avuto per molti anni e la cui immagini è quindi meno stabile. Quindi, nel corso della campagna elettorale potranno emergere aspetti della sua personalità o delle sue idee politiche su cui finora non si è discusso nelle primarie. Sicuramente i repubblicani hanno pronto un corposo dossier su di lui, che utilizzeranno per cercare di definire la sua figura politica, ancora non completamente cristallizzata nelle percezioni degli elettori. Da questo punto di vista, Hillary Clinton è una figura di cui gli americani conoscono già molto bene i punti di forza e di debolezza e su cui quindi le percezioni sono più stabili. Va però anche notato che finora Obama ha reagito molto bene agli attacchi che gli sono stati rivolti, sia dal punto di vista della rapidità nella risposta, sia da quello dei contenuti: il modo in cui ha affrontato il tema della razza, ad esempio, è stato molto efficace e gli ha consentito di trasformare una polemica potenzialmente negativa per lui nell’opportunità di rafforzare la sua posizione. Insomma, i contenuti e le modalità della campagna elettorale saranno decisivi per la durata e la consistenza del “fenomeno Obama”.

L'alfabeto elettorale.

Giuliano Ferrara durante le contestazioni a Bologna.

Dalle liti per un posto in lista alle donne orizzontali fino alle uova per Ferrara e alle risse nei comizi.

(Gianluca Nicoletti - La Stampa) Settanta giorni di campagna elettorale. Per alcuni noiosa, per altri entusiasmante, come ogni campagna. Alcuni temi toccati sono serissimi, altri fanno parte del Circo Barnum della politica italiana. In un modo o nell’altro passerà alla storia anche questa campagna.

ABORTO
Tema delicato, ma non tutti gli italiani probabilmente lo collocano tra quelli su cui maggiormente chiedono una risposta certa alla classe politica. Però se lo sono comunque visti porre quotidianamente come argomento su cui si valuta l'appartenenza tra chi stia dalla parte dei giusti e chi no.

BROGLI
Dal referendum del ‘46 in poi sono stati l'argomento principe di ogni chiamata alle urne. Berlusconi ne è tutt'oggi ossessionato, tanto da essere sicuro della sua vittoria solo se nessuno imbroglierà. Per Veltroni l'avversario ne parlava già nel '94. Di solito torna sull'argomento chi perde.

CAMICIE
Quando Silvio indossa la sua blu notte senza cravatta sembra proprio quel rubacuori che va dicendo di essere, ma solo per chi ami il vintage passionale. Quando Walter indossa la sua botton down con l'asola al vento sembra proprio sprizzar tenerezza, ma solo per chi pensi che il casual sia di sinistra.

DUELLO TV
Lo scontro finale che tutti avrebbero voluto vedere, ma che è stato proibito dalla legge. Duello sì tra conduttori televisivi, per accaparrarsi l'unico spettacolo allettante della campagna. Mentana ottiene interviste separate dei big, in diretta una dopo l'altra, senza contatto neanche in studio.

ENDORSEMENT
Di solito si usa per definire un artista che durante i concerti sponsorizza una particolare marca di strumenti musicali. In questa campagna si è usato per artisti che si sono mostrati lietamente abbinati a un marchio di partito. L’endorsement più celebre è stato tra George Clooney e il Pd.

FUCILI
Evocati da Umberto Bossi contro la «canaglia romana» e le «schede-trappola». Per il capo indiscusso del Carroccio non c'era altro da fare che da imbracciare i fucili. L'uscita è stata poi attutita, ma in realtà era così antica da risultare innocua. Nessuno li chiama più fucili, oggi si dice Kalashnikov.

GRULLI
È la versione edulcorata del consueto paterno rimbrotto di Berlusconi al popolo degli elettori. La volta precedente, con maggiore rigore, aveva invitato gli italiani a non fare «i coglioni» votando a sinistra. Con il passar del tempo si è ingentilito e ha usato il collodiano «grulli».

HILLARY CLINTON
Per Umberto Bossi non ci sono dubbi, lui voterebbe Hillary. Forse per reazione al fatto che Veltroni si è ispirato assai alla campagna elettorale di Barack Obama, candidato democratico alla presidenza. O forse solo perché è il suo tipo di donna, gli ricorda la Pivetti dei bei tempi.

INSULTI
All’inizio campagna al grido di «vinca il migliore» Presto lo sbracamento lessicale non è tardato a manifestarsi ed è risultato oltremodo creativo: «sor bugia», «mascalzone», «walterino, sette doppiezze», «bullo», «orrido». Forse Alvaro Vitali è il comune spin doctor?

LAUREA
Berlusconi è laureato, Veltroni no. Differenza che il Cavaliere rimarca. L’accusa è pesante verso Di Pietro. Lui si è laureato «con i Servizi» dice. Io laureato alla Statale di Milano, Berlusconi alla P2, replica stizzito l'ex Pm.

MAGISTRATI
Test periodici di salute mentale per le toghe. L'idea di Berlusconi era già scritta nella riforma della Cdl. Ma prima del voto fa un altro effetto. «Perchè invece non li facciamo ai politici e ai candidati premier?», replica la candidata premier della Destra Daniela Santanchè.

NANETTI
I dieci candidati minori hanno fatto di tutto per dimostrare che anche loro esistevano. Sulla carta nessuno gliel'ha mai negato, ma in tv implacabile la differenza tra grandi e piccoli ha creato depressioni di share senza precedenti. Qualcuno ha tentato uscite clamorose da studio, ma son stati fuochi di paglia.

OMOSEX
Tema ricorrente e controverso. Se Gasparri dice che nulla avrebbe da eccepire su un leader di «tendenza», scivola sull'argomento il candidato del Pd generale Mauro Del Vecchio. Per lui niente omosessuali nell'esercito. La Sinistra e i Socialisti insorgono e lo accusano di omofobia.

PIZZA
Simbolo dell'Italia nel mondo, mette a rischio i voti degli italiani all'estero. Il Consiglio di Stato chiede che lo Scudo-crociato della Dc di Pizza venga riammesso. Cambiare le schede e invalidare le votazioni già fatte all'estero? Il Viminale si oppone. La Cassazione rimanda alle Camere. Pizza rinuncia.

QUELLA COSA
Daniela Santanchè l'ha più volte evocata senza mai darle nome. Il tema era la sua volontà ferrea a non cederla ad altri. In una prima battuta ha ribadito che la dazione mai avvenne per interesse e carriera. Poi si è concentrata sulla negazione reiterata a Berlusconi, ma mai nulla rivelò sulle richieste.

RIFIUTI
Quelli della Campania tengono banco in ogni comizio e fanno temere il Pd per le sue sorti nella regione. La spazzatura è puzzolentissima quando è impugnata come arma politica verso gli avversari, diventa evanescente e strumentale quando imbarazza chi se la trova dentro casa e protagonista nei tg.

SQUALIFICA
E' un termine psicologico: «Se a uno gli piace Casini magari perché è un 'bel fieù!» Disse Berlusconi, facendo eco a Prodi che nel 2004 disse di Rutelli «Bello guaglione», sembra così che il voto al più giovane non possa essere che un omaggio al suo gradevole aspetto. Nessuna pietà per i rivali belli.

TOTTI
Il Pupone diventa il punto di frizione «Appoggia Rutelli, è fuori di testa», dice Berlusconi proprio al Colosseo. Così si accende la miccia dell'ultima polemica, insorge il popolo giallorosso nei suoi più illustri rappresentanti. Veltroni ci inzuppa il pane...«Un altro messaggio di odio».

UOVA
Il lancio delle uova, reiterato e diffuso su Giuliano Ferrara ha riportato un clima affettuosamente goliardico che non si respirava da anni. Non accadeva dai tempi delle contestazioni anti pellicce alla Scala di Milano. Qualcuno, come Sgarbi, è convinto che alla fine questo gli gioverà.

VELTRUSCONI
La nuova chimera era citata soprattutto agli inizi della campagna, quando i due contendenti ancora tiravano di fioretto, oggi sembrano spararsi cannonate e la fusione ideale in un'unica creatura irreale sembra meno affascinante per i cantori di epica elettorale. Continua a usarla Casini.

ZERO (VIRGOLA)
I grandi su un punto almeno sono d’accordo: entrambi si raccomandano di non disperdere il «voto inutile» con atti non finalizzati a votar loro. Scegliere un partito piccolo, spiegano, favorisce gli avversari. Ma sui «piccoli» (vedi alla voce «Nanetti») però si fanno i conti per Senato e voto disgiunto.

Il Partito socialista coglie il Gesù laico.

(Sfera pubblica) Il simbolo del partito marchia subito il messaggio dello spot per indicare sin dai primi secondi l’obiettivo. Poi qualche nota di chitarra elettrica prelude alla sequenza che mostra il primo piano di Gesù Cristo (del film di Zeffirelli) con la voce fuoricampo che dice “È lui il primo socialista della storia”. Il video del Ps si appropria di una figura, solitamente vicina alle aree politiche di centro o di destra. L’operazione comunicativa messa in atto dal Partito socialista punta, quindi, a riattivare una comune credenza, molto radicata tra gli elettori giovani (e laici), riguardo al ruolo storico di Gesù di Nazareth.

Umanesimo. Il valore dell’immagine di Cristo, nello spot, è slegato da una visione religiosa, a cui si antepone un approccio umanistico. Dunque, Gesù non viene rappresentato come il figlio di Dio venuto in terra, bensì come un uomo in grado di lanciare messaggi di pace e fratellanza, esponendo tesi di egualitarismo. Il Ps coglie questa affinità riguardo all’egualitarismo per appropriarsi nel video dell’icona sacra del cristianesimo, osservata a ammirata nella sua versione laica.

Cerchio. Il video invita a “chiudere il cerchio”, ossia a completare il percorso socialista che sarebbe stato avviato da Gesù Cristo. La strategia comunicativa punta a enfatizzare le elezioni, tanto da richiamare un personaggio storico fondamentale nella cultura occidentale e particolarmente nella cultura italiana. Il passaggio semantico, tuttavia, appare troppo forzato e non riesce a colpire lo spettatore, che coglie il nesso della “chiusura del cerchio” con un po’ di perplessità.
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La 'ndrangheta sul voto degli italiani all'estero: Dell'Utri coinvolto?

Ad affermarlo è il sito internete di Repubblica, ma il parlamentare smentisce: nessun avviso di garanzia.

(La7) Secondo il sito internet di Rrepubblica, sarebbe Marcello Dell'Utri il parlamentare coinvolto nelle vicenda dell'intervento della 'Ndrangheta sul voto degli italiani all'estero. Dell'Utri ha dichiarato all'agenzia Ansa di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia. "Dell'inchiesta - ha aggiunto - ho letto sui giornali", spiegando poi: "non conosco personalmente Aldo Micchichè ma l'ho sentito per telefono, lui si è offerto di occuparsi dei voti degli italiani all'estero" e l'ho messo in contatto con Barbara Contini, ex governatore di Nassiriya, candidata per il Popolo della libertà al Senato in Campania. Dell'Utri ha respinto qualsiasi ipotesi di coinvolgimento in vicende di presunti brogli: ''stiamo scherzando? stiamo dando i numeri! se vogliono sollevare un polverone elettorale, io questo putroppo non lo posso impedire".
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Il senatore FI «Il mio nome è uscito e nessuno mi ha notificato nulla. Solo contatti telefonici con Miccichè».
«Una storia vergognosa, tutta elettorale Le spese sono tante ma mai parlato di soldi»
(Felice Cavallaro - Corriere della Sera) Per Marcello Dell'Utri i «veleni» calabresi sono «una vecchia storia che si ripete puntualmente». Con il suo consueto glaciale aplomb esclude ogni coinvolgimento nella manovra delle 50 mila schede pilotate da Miccichè il venezuelano: «Bugie. Spazzatura. Assurdo che esca il nome e nessuno mi abbia notificato niente, né fatto sapere qualcosa in via ufficiale o informale. Niente di niente. Solo il tam tam dei giornali. Ancora una volta. Come sempre ».
Resta sotto i riflettori adesso il suo rapporto con un altro Miccichè...
«Sì, un altro. C'è solo una omonimia con il Miccichè siciliano. Ma non c'è niente di male. È una persona conosciuta per lavoro ».
Dove vi siete incontrati?
«Mai visto. Solo contatti telefonici. Perché lui si occupa di petrolio in Venezuela. E alcuni miei amici russi con una filiale a Milano mi hanno chiesto di fare da contatto per un'eventuale fornitura».
Lei che c'entra col petrolio?
«Niente, ma sono amico di questi russi. E non c'è niente di losco. O no?»
Non capita a tutti di occuparsi di petrolio.
«Magari fossi petroliere. Io ho solo messo Miccichè in contatto con suoi possibili clienti».
Come conosceva questo Miccichè?
«Ma è notissimo. Lo sanno tutti che aveva un ruolo importante nella Democrazia cristiana».
E un giorno cominciate a parlare di voti?
«Indette le elezioni, mi telefonò: "Bisogna occuparsi del voto italiano". Va bene. E lo metto in contatto con Barbara Contini, cioè con una persona di altissimo livello che per noi si occupa del voto degli italiani all'estero».
Le è mai capitato di parlare per telefono di 200 mila euro da sganciare a Miccichè per l'interessamento?
«Mai parlato di soldi con me. Forse ci saranno state delle spese. In fondo, suppongo, occupandosi di questa materia in un'area tanto vasta, bisogna viaggiare, prendere aerei, affrontare costi di pranzi, biglietti, alberghi... Ma io ho solo incaricato la nostra responsabile ».
Appunto, la Contini?
«Sì, la bravissima Contini che tanto bene lavorò a Nassiriya con il nostro contingente impegnato a favore della popolazione irachena.
Aleggia il dubbio di uno scambio fra 200 mila euro e 50 mila schede...
«È una volgare insinuazione, una conclusione gratuita di cui nulla so. E poi chi avrebbe garantito il buon esito di un simile commercio? È una evidente boutade elettorale. Una vicenda poco chiara. E non voglio aggiungere altro. Il fatto che poi venga fuori il mio nome gratuitamente è una vergogna. Non mi piace questa storia».
Arriva dopo quel suo giudizio su Vittorio Mangano, lo «stalliere », da lei definito un eroe.
«Altra brutta storia strumentalizzata. Quello è un fatto umano. Mangano, non dicendo le bugie che volevano fargli dire contro me e Berlusconi, ha avuto un comportamento eroico. Quindi, potrebbe anche essere il più grande delinquente del mondo, ma non piegandosi diventa un martire».
Sempre antipatico il confronto con gli eroi veri.
«Il mio non era un giudizio di merito. Non lo metto a confronto con gli eroi della Repubblica. Dico solo che è un martire, senza fare l'apologia di niente e di nessuno».
Veltroni l'ha criticata leggendo nelle sue parole un messaggio trasversale, forse inviato a qualcuno...
«Veltroni e altri sono in malafede, hanno una mente strana, ma non voglio rispondere con le parolacce mentre entriamo in cabina elettorale...».

Nudi alle urne.

(Barbara Mennitti - Ideazione) Campagna elettorale moscia? Non devono averlo pensato gli abitanti del Municipio X di Roma, per l’esattezza dei quartieri Appio, Tuscolano e Cinecittà, che in queste mattine sono incappati nei manifesti elettorali della candidata Milly D’Abbraccio. In corsa nelle liste del Partito socialista di Boselli, l’ex attrice hard ha scelto una chiave inedita, almeno in politica, per colpire gli elettori. Il suo slogan è “Basta con queste facce da c...” (su alcuni manifesti senza i puntini di sospensione) e, fedele al motto, non propone il suo volto sui manifesti ma un’altra sua parte anatomica, forse altrettanto nota ai suoi fan. Insomma, per essere chiari, sui manifesti elettorali campeggia l’ammiccante fondoschiena senza veli della D’Abbraccio (o almeno si presume che sia lei), mentre con una mano guantata di rosso si sfila un paio di calze a rete. Non si sa se gli abitanti del Municipio si siano scomposti, se abbiano trovato la pensata più ironica o oscena e se la D’Abbraccio abbia guadagnato qualche voto. Pare però che si siano scomposti, e anche molto, i vertici del Partito socialista, che in una nota affermano che il manifesto in questione “rappresenta una scelta autonoma di un candidato circoscrizionale di Roma, e per stile e contenuto non è assolutamente conforme alle linee e alla tradizione del nostro partito”, augurandosi che la candidata abbia il buon gusto di rimuoverli al più presto. L’interessata conferma, i manifesti li ha fatti stampare lei e a sue spese. Ma di rimuoverli non se ne parla nemmeno, la D’Abbraccio vuole continuare a puntare sul “fattore C”.

Ma insomma, c’è poco da scandalizzarsi. Sesso e politica sono da sempre un binomio che si coniuga spesso e volentieri nelle forme più svariate e non solo dalle nostre parti. Dai festini a luci rosse di qualche politico che di tanto in tanto riempiono le cronache dei quotidiani, all’elezione nella Camera dei deputati della pornostar Ilona Staller, questo Paese è abituato a tutto. Forse persino ad un candidato che parla di valori cristiani, salvo poi scoprire che è in qualche modo legato all’industria del cinema porno. E’ quanto è successo ad Andrea Verde, residente a Parigi, in corsa nelle liste del Pdl, circoscrizione Europa. A dire la verità, Verde non colpisce certo per l’aspetto fisico. Cicciottello, pelato, con gli occhiali, tutto sembra fuorché uno stallone e nessuno avrebbe fatto caso alla sua candidatura se il Sole 24 ore del 19 marzo non gli avesse dedicato un trafiletto intitolato: “Da Parigi un candidato hard”. Nella breve, il quotidiano descrive Verde come “produttore di film apprezzatissimi dalla Turchia all’Indonesia” pluripremiati nella pornorassegna Venus Paris. Il tutto però, scrive sempre il Sole, non compare nella biografia del candidato, celato sotto la pudica dicitura “dal 2000 opera nel settore delle comunicazioni”. E che di comunicazioni si tratti non c’è alcun dubbio.

I giornali tradizionali, persi dietro alle dichiarazioni di Veltroni e Berlusconi, non trovano particolarmente solleticante la notizia, e Verde se la cava con qualche dichiarazione simpatica, affermando di essere stato un semplice amministratore per una società di produzione cinematografica. Ma i blogger, si sa, sono di un’altra pasta e in amore, in guerra e in campagna elettorale tutto è lecito. Così parte una specie di caccia al Verde su internet, che qualche volta sfiora toni da crociata moralistica ma, in sostanza si tenta di inchiodare il candidato alle sue responsabilità. Al momento basta una breve ricerca su un qualsiasi motore, per avere una panoramica non solo delle pellicole cinematografiche alle quali, in un modo o nell’altro, Verde è associato (purtroppo i titoli non sono ripetibili), ma anche una discreta galleria fotografica del candidato (che però, dal nostro modestissimo pulpito, vi sconsigliamo di visionare) e forse quelli armati di migliore volontà riusciranno anche a farsi un’idea, se la questione li appassiona. Verde dal canto suo, risponde sui blog, mantiene ferme le sue posizioni e dichiara di essere vittima di una specie complotto, di non avere niente a che fare con molti dei siti a lui collegati e invita tutti al dibattito sul suo sito. Chi ha ragione? Ancora non è chiarissimo. L’unica cosa certa è che Verde sta raggiungendo vette di notorietà che nessun film porno gli avrebbe mai concesso.

Il ritorno del giullare. Sarà Berlusconi la vittima dell’ultimo scherzo?

Così titola un articolo, pubblicato il 12 aprile dall’ Economist, sulla campagna elettorale di Berlusconi e sui possibili orizzonti politici. Lo chiamano “il giullare”. Mi auguro che nessun rappresentante della destra ci venga a parlare di “prestigio internazionale”. Così la stampa internazionale parla di noi e del nostro attuale candidato premier. Eccovi la traduzione completa.

(Anonimo italiano *) I più grandi rischi, quando l’Italia voterà per le elezioni politiche il 13 e 14 Aprile, Silvio Berlusconi se li è creati da solo. Per dieci settimane dopo la caduta del governo di Romano Prodi il 24 Gennaio, il magnate-politico è riuscito a tenere per sè le sue più eccessive battute. Con gli indicatori economici che peggiorano rapidamente, e l’Italia quest’anno stima ancora una volta di ottenere performances inferiori a quelle europee, pochi Italiani hanno voglia di scherzare.

Berlusconi se l’è giocata con cautela e sembra avere la possibilità di diventare Primo Ministro per la terza volta in 14 anni. Il suo movimento, il Popolo della Libertà, era avanti nelle statistiche, quando l’ultimo sondaggio di opinione venne pubblicato il 28 Marzo (la legge italiana proibisce la pubblicazione di sondaggi nelle ultime due settimane di campagna elettorale).

La maggior parte degli scherzi di Berlusconi sono sciocchi (la rivendicazione di saper parlare latino abastanza bene da poter pranzare con Giulio Cesare) o sessisti in un modo che non è sembrato arrecargli danno (la sua opinione che le donne di destra sono più attraenti di quelle di sinistra). Ma l’8 Aprile, un lato più sinistro è riemerso quando Berlusconi ha detto che i Publici Ministeri, come quelli che lo inseguirono per i tribunali fin dall’inizio degli anni ‘90, dovranno sottoporsi ogni anno a perizie sulla salute mentale. Il suo principale avversario, Walter Veltroni del Partito Democratico di centro-sinistra, gli ha chiesto un’assicurazione sulla lealtà alle istituzioni dello Stato.

Un’interpretazione - non di certo rassicurante - fu che Berlusconi stava tentando di spostare l’attenzione da una molto più allarmante sparata di un suo alleato, Umberto Bossi, il leader della Lega Nord. Bossi ha detto che i suoi elettori potrebbero imbracciare le armi per ciò che egli sosteneva essere un tentativo del centro-sinistra di confondere gli elettori con schede di voto eccessivamente complicate. Gli eccessi retorici di Bossi sono leggendari e non vengono normalmente presi in gran considerazione, ma come quelli di Berlusconi, mandano un messaggio subliminale di indifferenza alle leggi Italiane.

Ironicamente le schede elettorali sono, in realtà, il prodotto di una legge redatta proprio da uno dei vice di Bossi e fatta passare dall’ultimo governo Berlusconi nel 2005. L’autore della legge, Roberto Calderoli, l’ha imperturbabilmente definita una “porcata”(in italiano nel testo inglese, n.d.t.), approssimativamente “un cumulo di immondizia”. Questa legge ha incoraggiato la frammentazione politica e, anche se ha permesso una chiara maggioranza al Parlamento, ha minimizzato le possibilità di una maggioranza al Senato. I critici sostengono che Berlusconi abbia adottato questo sistema perché sapeva che avrebbe perso le elezioni del 2006 e ha voluto indebolire il suo successore.

Se è vero, c’è riuscito. Il governo di centro-sinistra di Prodi si contorse per due anni con una maggioranza minima o inesistente. Ma, avendo respinto un’offerta di Veltroni per riformare la legge elettorale, Berlusconi, se vince, potrà restare fregato dalla sua stessa porcata (in italiano nel testo inglese, n.d.t.)[*] e presiedere un altrettanto instabile governo.


[*] Il testo originale è “hoist by his own porcata” che richiama ironicamente un’espressione idiomatica inglese: “hoist by his own petard”, letteralmente “appeso al suo stesso petardo” che si può tradurre con “fregarsi con le proprie mani”.