(Gaytoday) Aldilà delle valutazioni politiche sul voto, sul futuro che aspetta l'Italia, e dell'analisi degli errori, da una parte, e dei successi, dall'altra, ai nostri occhi appare chiara una scottante verità: le tematiche LGBT rischiano di essere ufficialmente tagliate fuori dal panorama politico parlamentare italiano.
In questi mesi ci siamo divisi sulla debolezza delle linee proposte per affrontare le nostre rivendicazioni. Ci siamo divisi tra sostenitori di linee di dialogo e riformismo e posizioni più radicali, orientate alla ricerca di soluzioni più drastiche. Abbiamo lacerato in parecchi momenti le nostre forze, guidati, tutti, da una prospettiva sostanzialmente partitica, più orientata al risultato elettorale che rivolta alla risoluzione del problema centrale, che è ormai palese a tutti: la costruzione di un movimento LGBT che rappresenti realmente e trovi la sintesi di una comunità LGBT eterogenea.
La totale mancanza nei programmi della destra berlusconiana (ancor più preoccupante, oggi, alla luce del risultato leghista) delle nostre istanze, rischia di farci scomparire del tutto, se non relegandoci al ruolo di rumors, disturbatori, ancor più facilmente accomunabili solo alla sinistra rimasta fuori dal Parlamento.
Questo scenario apre un periodo di rischi, ma, dateci dei visionari, anche di grande libertà!
Il rischio di alimentare contrapposizioni e scontri all'interno del movimento e di trasmettere quindi, all’esterno, l'idea di posizioni estremiste, è, oggi, ancor più reale e pericoloso.
Reale, appunto, in quanto privi di una rappresentanza dei nostri temi nel Parlamento nazionale e presumibilmente nel dibattito politico e sociale in generale; pericoloso, perché si rischia la radicalizzazione di posizioni e metodi che gli italiani hanno fatto capire di non gradire più (il risultato disarmante della Sinistra arcobaleno, forse, indica anche questo).
Dunque la sfida di oggi, che in fondo è quella di sempre in questo paese, è quella di ricompattarsi realmente. Con la libertà (amara) che ci conferiscono la fine della sinistra e la presenza di un governo dichiaratamente ostile.
Libertà di mettere in campo le nostre idee, senza doverle bilanciare con le posizioni di un’area politica di riferimento, che per la stragrande maggioranza (non la totalità) è stata costituita dal centro-sinistra, dal PD alla sinistra radicale.
Libertà di doverci rapportare con un governo apertamente ostile che può costituirsi come nemico comune.
Oggi, dunque, dobbiamo essere noi la nostra stessa legittimazione. Oggi abbiamo questa opportunità.
Oggi possiamo scardinare quelle rendite di posizione (tutte interne) che ci hanno limitato e distanziato e pensare a costruire dialogo e sintesi interni, senza legami con un “fuori” partitico che, non ci capisce e non ci rappresenta.
Liberi, questa volta, anche dalle attese (quasi sempre disilluse) che governi che credevamo amici, in passato, hanno alimentato solo per mantenerci divisi e non far esplodere la nostra rabbia.
Ora la sfida è tutta nostra. Sta a noi aprire un confronto, anche duro, ma leale e aperto, all’interno della comunità LGBT e poi definire una strategia comune da proporre a tutta la popolazione italiana, trasmettendo la credibilità, la necessità e l’urgenza che i nostri temi impongono.
La sfida del periodo che si apre, che possiamo e dobbiamo vincere, può essere solo questa.
Solo così saremo soggetto legittimo, ma non autoreferenziale, per la nostra comunità prima, e per tutti gli italiani dopo, aldilà delle appartenenze partitiche.
Solo così potremo presentarci come base solida e coesa per proporre con forza e determinazione le nostre istanze.
Solo così non saremo più portatori di interessi particolaristici di una minoranza divisa, ma espressione di esigenze forti e fondamentali per la crescita civile e sociale del popolo LGBT e della società italiana.
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