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venerdì 15 febbraio 2008

Rutelli e la "prova-periferie". Buche, verde, sicurezza: ecco il tour dentro il cuore della città.

Domenica scade l´ultimatum che si è dato per decidere se correre a sindaco.

(Simona Casalini - La Repubblica, edizione di Roma) Come risponde un vicepremier e ministro dei Beni culturali uscente a un ragazzotto con giubbotto che dietro piazza dei Mirti lo punta dall´altra parte del marciapiede, chiede conferma agli amici che è lui, proprio lui, Francesco Rutelli, molla il braccio della ragazza col piercing, attraversa deciso la strada, gli si piazza a dieci centimetri a muso duro e lo investe di insulti su «quello schifo di Mastella, quella faccia di c... di Bassolino, e pure Prodi e pure Berlusconi e mo´ vedremo pure Veltroni» e giù contumelie contro «tutti voi che ci avete ridotto sul lastrico e non vi vergognate». Non tira dritto, il sempre più probabile candidato sindaco Rutelli, anzi ci si butta dentro: «Alt» lo stoppa, «io non mi vergogno affatto e infatti sono qua a parlare con voi in strada. E dico anche che noi politici non siamo tutti uguali. Ci sono le elezioni, potrete scegliere chi volete al governo e chi volete come sindaco, e per quanto mi riguarda rivendico con orgoglio tutto quello che ho fatto nella mia vita politica».
Si vivono anche momenti piuttosto caldi, ma non tanti per la verità, a seguire Rutelli nei suoi giri a sorpresa, stile "cronaca vera" nelle periferie della città. Ieri a Centocelle, ad esempio, partendo proprio dalla piazza dei Mirti letteralmente inghiottita dall´enorme cantiere della metro C, il ragazzotto esagitato è stato volontariamente affrontato come in un incontro duro di boxe, ma la stragrande maggioranza della gente in piazza, in strada, dentro i negozi, a passeggio con i bambini, di corsa sul motorino, quando lo vede vuole avvicinarsi sorridente e confidente. E lui aggancia interlocutori o si fa volentieri "rimorchiare". In oltre due ore di giri di quartiere, a parte un paio di attacchi sgarbati, avrà parlato e stretto la mano a una cinquantina di romani bendisposti, oltre ad altrettanti arzilli e tosti vecchietti del centro anziani Sandro Pertini.
E tutti parlano volentieri a quel "signor Rutelli", così lo chiamano, accolto come se fosse uno di famiglia o come uno a cui fare la foto col telefonino. Gli danno del tu, qualcuno lo chiama come allora, negli otto anni dal ‘93 al 2001, o augurante per il prossimo futuro, "salve, sindaco" e, soprattutto, non gli chiedono miracoli. Nessuno ma proprio nessuno gli chiede di vicende che appassionano cerchie di intellettuali ma non il comune sentire come ad esempio la sua maggiore vicinanza ai temi cattolici, piuttosto lo incalzano a prendere appunti su piccole grandi cose che lui potrà "certamente" fare («vero sindaco?») per migliorare la loro vita cittadina di tutti i giorni.
La rozza statistica del taccuino annota che su dieci casuali interlocutori di fila, quattro (di cui tre donne) gli hanno chiesto di aumentare la sicurezza (troppi extracomunitari in giro, basta prostituzione sulla Togliatti, poche pattuglie in giro, vigili che non si vedono mai), due hanno chiesto di migliorare il verde («il Parco di Centocelle!!! Lo aveva inaugurato lei ma ha visto ora come è ridotto?»), due se la prendono con le buche nelle strade e i marciapiedi pericolosi e due, a domanda diretta, «quali sono i problemi più gravi che vivete qui a Centocelle?» si sfogano, apocalittici, contro «le troppe cacche dei cani». Questione di percezioni.
E però, a spanne e senza sondaggi a freddo, anche a Centocelle, così come però lo era stato anche nelle altre periferie monitorate, la questione "sicurezza" è il problema più comune. Rutelli, di ritorno, ne ragionerà sopra. «Quand´ero sindaco io, tutti si lamentavano del traffico, era la priorità assoluta. Oggi invece, nelle periferie dove sono andato ma probabilmente anche in quelle dove andrò nei prossimi giorni, il tema prioritario è la sicurezza legata al degrado, il sacrosanto diritto di camminare in strada e non temere pericoli». E anche da quello che gli dice "la strada", Rutelli prende le misure, ipotizza una «continuità strategica ma anche radicalmente nuova».
Domenica scade l´ultimatum che si è dato per decidere se correre o no per il dopo-Veltroni. Gliel´hanno chiesto un po´ tutti, «anche Bettini, certo, ma ho davvero avuto "un affettuoso accerchiamento". E io, anche da ministro, ho sempre mantenuto devozione e dedizione per questa città. E´ chiaro, la prova non sarà facile» dice con una fuga in avanti che però ancora corregge, «se deciderò di correre. Ma prima di qualunque ragionamento su alleanze, programmi, continuo a riaprire così, partendo dal basso, il mio rapporto con la città». E tra i tanti che gli si avvicinano, a Centocelle capita anche chi gli dice così: «E´ uno bravo, ma è laziale e non ci parlo».

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