Rossana Praitano, presidente del Circolo Mario Mieli, ci invia questa lettera aperta:
Ho deciso di scrivere una lettera aperta, avendo bene in mente quale è il mio ruolo rispetto al contenuto, ma con qualche dubbio sull’individuazione dei destinatari. Ciononostante scrivo, con l’urgenza di esporre delle questioni che peseranno a prescindere dell’influenza reale sulle decisioni dei vertici dei partiti. La questione è semplice. Lo scenario per le prossime elezioni prevede per Pd e Sinistra Arcobaleno un divorzio nazionale e matrimoni locali, con l’evidente difficoltà di tradurre questa schizofrenia in programmi, candidati e campagna elettorale, che saranno a volte in faticosa armonia, altre in dichiarata antitesi. Il realismo ha spinto per questa soluzione. Le singole decisioni conseguenti non possono però subire questa dissociazione a tal punto da far accettare qualsiasi cosa, perché se il realismo serve per vincere, gli elettori andranno convinti con qualcosa di più del cinismo. Non solo. Qualunque siano gli esiti, il dopo voto andrà gestito con i progetti, le personalità e i leader scelti ora, cioè bisognerà pure governare o essere opposizione con le condizioni ormai già determinate. Il punto dolente di questa lettera è la candidatura di Rutelli a sindaco di Roma, posta dal Partito democratico, e in queste ore al vaglio della Sinistra Arcobaleno, nella cornice di un’alleanza per le amministrative del Lazio. Ci sono considerazioni generali su tale indicazione che riguardano innanzitutto l’assoluta mancanza di novità, che invece dovrebbe almeno evocare un cambiamento portatore di entusiasmo nei romani. La presunta continuità di governo locale vincente, che spinge Pd e Sinistra a correre insieme su Roma, si infrange poi con tutta la storia politica degli ultimi anni di Rutelli, molto poco conciliante con tutti i temi di sinistra. Difficile pensare a un sindaco che dovrebbe essere sintesi di una coalizione, quando costui è stato fino ad oggi uno dei principali motori della messa in discussione dell’alleanza stessa. E qui non si tratta della duttilità di un politico che a seconda della stagione può sfoderare il suo lato falco o il suo lato colomba. La sua volontà di destrutturare un progetto politico, l’Unione, per un altro, il Pd, potrebbe in linea teorica trasformarsi nella capacità di mediare, nel contesto obbligato dell’alleanza romana, ma questa volta sarebbe solo l’illusione di un’ennesima trasformazione. Rutelli in questi anni si è spinto politicamente troppo in là per poter tornare indietro, e non è un caso che sia considerato uno dei politici dell’ex Unione tra i più lontani e antitetici a qualunque contenuto di sinistra. Del resto è risultato uno dei politici più sensibili ai desiderata del Vaticano, e dunque portatore di un concetto di laicità estremamente mellifluo. Proporlo come sindaco proprio a Roma, darebbe una precisa indicazione programmatica. A tal proposito risulta per esempio di una evidenza cristallina l’impossibilità di un voto favorevole di lesbiche, gay e transessuali, i quali sanno quanto amichevole sia Rutelli su certi temi. Del resto non sfugge così facilmente dalla memoria l’immagine proprio di Rutelli quale mediatore culturale del Vaticano su ogni sia pur piccolissimo tentativo di intervento legislativo a favore dei gay o delle coppie di fatto nella legislatura appena finita. E quando non è stato lui direttamente a frenare il centro sinistra, ci ha pensato ossessivamente la Binetti, sempre da Rutelli inserita nel Pd come corpo estraneo per modificare le prospettive etiche del nuovo partito. La cosa affascinante è che tutto ciò risulta evidentissimo a tutti i cittadini italiani. Domanda scema: perché mai un elettore di sinistra dovrebbe votarlo? Perché altrimenti vince la destra? Questo ragionamento rischia stavolta di essere troppo debole; in tale proposta del leader le contraddizioni sono talmente forti, che sarà difficili sanarle con un semplice sentimento di appartenenza di schieramento per gli elettori. Il rischio astensionismo è molto forte, perché si scontenterebbe il generale desiderio di coesione programmatica e di governo, nonché di nuove speranze; inoltre ci sarebbe una perdita di consenso che colpirebbe in pieno la Sinistra Arcobaleno. Una malignità spinge a pensare che la candidatura di Rutelli abbia anche lo scopo di ridurre il peso dei partiti di sinistra prima, e di ingabbiarli operativamente dopo. I problemi e le esigenze di Roma si scorgono come uno sfondo quasi fastidioso in questo Risiko. Per tutti questi rischi ne vale la pena? C’è invece ancora spazio per pensare con il Partito Democratico una candidatura autorevole, che non porti con sé un bagaglio così ingombrante di conflittualità programmatica e di poca oggettiva armonia? Si può evitare il rischio di una debacle della sinistra? Si può sperare in un sindaco innovatore e attento a Roma, e non frutto di necessità di equilibri di potere generale? Si può scegliere un sindaco seriamente laico, o la conflittualità su questo tema è destinata solo a crescere? Si può infine percorrere la strada del doppio binario, separati un momento sì e un momento no, dimostrando che dove c’è la scelta di lavorare insieme, c’è la possibilità di farlo sul serio senza sacrificare definitivamente le ragioni politiche di una sola parte? Rutelli è la scelta peggiore non solo per il suo recente passato politico in prospettiva di una rinvigorita alleanza, ma soprattutto per quello che rappresenta per troppi potenziali elettori laici e di centro sinistra, infine per l’impossibilità concreta di una giunta romana destinata a durare. E non colga la miopia che tutto questo discorso riguardi semplicemente la scelta di un sindaco. Queste amministrative avranno un effetto globale su tutto il panorama politico nazionale, che nemmeno un ipocrita sottovalutazione potrebbe oscurare.
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Qui trovate una petizione per dire no alla ricanditura di Don Rutelli a sindaco di Roma.
Questo blog annuncia sin da ora che non voterà per Rutelli sindaco né al primo né al secondo turno.
venerdì 15 febbraio 2008
Circolo Mario Mieli, Rutelli la scelta peggiore per i gay.
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1 commento:
Cioé fammi capire, la petizione serve ad esprimere il fatto che non voterete Rutelli oppure se le parole hanno ancora un significato serve a chiedere che Rutelli non si candidi ?
Nel secondo caso hai una curiosa visione della Democrazia, considerando che almeno il 35-40% dei romani appoggia apertamente la candidatura di Rutelli sindaco.
Altro punto, hai capito che stai parlando di elezioni amministrative ? sei davvero convinto quando dici che questa città nrgli ultimi 15 anni non è migliorata (includendo 8 anni di amministrazione Rutelli) ? Mi sembra che in quanto a fondemantalismo in questi giorni il Circolo Mario Mieli potrebbe fare una bella alleanza con Giuliano Ferrara. Sono elezioni democratiche, chi vuole si candidadi e ognuno può sostenere chi preferisce. E' solo il giudizio degli elettori a contare, il resto sono chiacchiere. Se volete relegare il peso di gay, lesbiche e chi è per la libera espressione della sessualità all'1 o 2% di Grillini complimenti per l'ambizione.
Saluti Democratici
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