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sabato 1 marzo 2008

Bologna. Arcigay fuori dalle liste del Pd. E oggi la riunione del Comitato Centrale dell'organizzazione.

Due ore e mezza non bastano a chiudere il caso Arcigay.
(Il Corriere della Sera, edizione di Bologna) Ore piccole (e intense) per il Partito democratico, impegnato nella chiusura delle liste dei candidati alle elezioni politiche di aprile. Un intero pomeriggio di incontri bilaterali tra i rappresentati delle province e il segretario regionale Salvatore Caronna, accompagnato dal coordinatore esecutivo Tiziano Tagliani e dal coordinatore della fase costituente Marco Lombardelli, non è servito a chiudere facilmente i giochi. E ieri sera, dopo due ore e mezza di riunione, l'esecutivo regionale non era ancora arrivato a chiudere la lista da trasmettere a Roma.

I coordinatori provinciali dell'Emilia-Romagna hanno sfilato per tutta la giornata di ieri davanti al segretario regionale Salvatore Caronna, portando i loro desiderata e fornendo un quadro sulla situazione dei territori. Sessantaquattro (43 in corsa per la Camera, 21 per il Senato) i nomi che verranno fuori dall'Emilia-Romagna. Su alcuni, ormai, tutti sembrano disposti a mettere la mano sul fuoco. Si tratta innanzitutto di otto nomi in quota nazionale: Pierluigi Bersani (capolista alla Camera), Sandra Zampa, Sergio Zavoli, Gian Carlo Sangalli. Poi un Ecodem, una radicale e altri due nomi ancora da sciogliere.

Su Bologna il Pd può contare su sei o sette posti «sicuri» (qualcuno in più in caso di vittoria). Data per scontata la riconferma dei parlamentari uscenti (Antonio La Forgia, Walter Vitali e Donata Lenzi) e considerati ancora in pole i nomi dell'ex coordinatore Dl Gianluca Benamati e di Livia Zaccagnini, tra i nodi più duri da sciogliere durante la riunione di ieri notte c'era quello del presidente onorario Arcigay e consigliere comunale Pd, Sergio Lo Giudice.

L'esclusione di nomi provenienti dalla storica associazione omosessuale è diventata un punto dolente nel rapporto tra la comunità gay e il Pd. E la garanzia di un posto «sicuro» per Lo Giudice, uscito vincente dalle consultazione dei giorni scorsi ma finora collocato in lista in una zona «a rischio», sarebbe un buon viatico per evitare di logorare i rapporti con l'Arcigay e il Cassero, da sempre vicino alla Quercia.

Alle undici di ieri sera il caso Arcigay, nonostante il monito lanciato dal Cassero («la direzione del Pd è sbagliata»), non si era ancora sciolto. E rimanevano in coda, nella cosiddetta «zona grigia» (eletti solo in caso di vittoria del centrosinistra), anche l'ex capogruppo Dl Giovanni Mazzanti e Teresa Marzocchi.

Nonostante le difficoltà, comunque, i vertici del Pd regionale sono certi di riuscire a rispettare i tempi imposti da Roma. Chiudendo la lista da inviare entro oggi, ma riservandosi qualche piccolo margine di manovra nel week-end.

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