S'intitola «L'analisi di trend del biennio 2006-2007» ed è stato commissionato dal Comune di Roma al tempo della giunta veltroniana. Consegnato in Campidoglio nel gennaio 2007, è rimasto occultato per mesi al Pd, nascosto a Prodi e persino al candidato Rutelli. Panorama è riuscito a scovarlo in un armadio dimenticato da tutti, anche dagli uomini di Veltroni. Era fra vecchie carte invece che sul sito del comune, come da prassi, poiché commissionato dall'assessorato alla Cultura con delega alla comunicazione. Quella di Ipsos, insomma, è una ricerca che poteva essere pubblica ma non lo è stata. Chissà perché.
Unica certezza sono i numeri, che denunciano lo stato del rapporto tra Veltroni e i suoi (ex) elettori romani: a dicembre 2007, rispetto al 2006, la fiducia verso l'amministrazione comunale era crollata di 20 punti secchi. In appena 24 mesi. Una catastrofe.
Nel sondaggio, a bocciare il leader del Pd è la totalità delle categorie, dai disoccupati (meno 36 per cento) agli impiegati (meno 14). Ma pure la totalità dei quartieri, dal centro (meno 28 per cento) a Ostia (meno 15). In generale, il 58 per cento dei cittadini dichiara di avere «poca o per nulla» fiducia nell'amministrazione. Il 51 per cento dei romani aggiunge pure di non sentirsi sicuro. Insomma, tra il sindaco e i romani si era rotto qualcosa. Anzi, si era rotto tutto.
La conferma più netta arriva da una domanda, la seguente: «Pensando al 207, lei ritiene che rispetto al 2006 Roma sia...». Risposte: peggiorata (48 per cento), negativa come nel 2006 (22), positiva come nel 206 (10), migliorata (18). Riassumendo: nel dicembre 2007, il 70 per cento dei romani riteneva la capitale ridotta ai minimi termini. Altro che edonismo veltroniano. Altro che modello Roma.
Si tratta di un giudizio grave se rapportato a un sindaco rieletto a furor di popolo dopo 5 anni di splendida luna di miele con la città. Nella primavera 2006, per riconquistare il Campidoglio all'allora Walterissimo bastò il primo turno. Ottenne il 61,4 per cento dei voti, contro il 37,1 di Gianni Alemanno. Il quale ha dovuto attendere appena 2 anni per la rivincita. Stando al sondaggio, quasi una passeggiata di salute.
Ora per un attimo entriamo nel campo dei sospetti. Secondo la ricostruzione di Panorama, una prima versione, parziale, del documento Ipsos viene consegnata agli uffici del comune a metà gennaio 2008. Quattro, cinque giorni al massimo e arriva il 19 gennaio. E' un giorno «epico» per Veltroni. A Orvieto, all'assemblea dell'associazione LibertàEguale, spara, secondo Rosy Bindi, due bombe sul governo Prodi. Con la prima ribadisce, accalorato, che il dialogo con Berlusconi è indispensabile: «C'è molta gente che mi dice: sta' attento a Silvio! Ma non si può approvare una legge elettorale senza il concorso di Berlusconi».
La seconda bomba è ancor più fragorosa: «Qualunque sarà la legge elettorale, il Pd correrà da solo, senza l'apparentamento con altri partiti». Apriti cielo.
Dal comunista Franco Giordano alla stessa Bindi, decine di esponenti dell'Unione di governo accusano: «Walter si sta preparando alle elezioni». Dopo arriverà la pistola fumante di Clemente Mastella. Ma ancora oggi, a 5 mesi dal lutto, gli orfani di Prodi accusano il «traditore» Veltroni.
Il 13 febbraio il leader del Pd si dimette da sindaco per candidarsi alle politiche. Insieme al suo (W)alter ego Goffredo Bettini offre il Campidoglio a Rutelli, che accetta e perde. Tre settimane fa Bettini lo scarica («A Roma abbiamo sbagliato candidato»), salvo poi «precisare» il suo pensiero. Ma il messaggio è arrivato a tutti, chiaro e forte.
Eppure, secondo il sondaggio Rutelli è arrivato alle elezioni da sconfitto annunciato. L'apparenza mediatica, i bagni di folla veltroniani, il sistema di potere sembravano garantirgli una vittoria ampia e sicura. E invece la città reale, quella dell'Ipsos, era da un'altra parte.
Ma a Rutelli il sondaggio era stato consegnato? «No, non ne sapevamo niente», giurano i suoi fedelissimi che, sospettosi, attendono «la pubblicazione della rilevazione per capire meglio al faccenda». Né conoscevano la ricerca i prodiani. Gente che però non si stupisce. Basta guardare le date, suggeriscono, «per capire che Veltroni è fuggito da Roma per salvarsi da disastro mediatico». Dissesto finanziario compreso.
Il risultato è il tutti contro Veltroni: prodiani, rutelliani, dalemiani, ché intorno a Massimo sono anni che si cristallizzano i nemici di Walter. L'Ultima rissa è andata in onda il 14 luglio, al seminario di Italianieuropei sulla legge elettorale. Un pretesto per contarsi in vista di un congresso sempre più certo. Mas, visto il quadro, a essere incerta è la sopravvivenza del Partito democratico: non serve l'Ipsos per certificarlo.
LE CIFRE DELLA CATASTROFE VELTRONIANA
Da "Panorama"
Uno dei grafici allegati al sondaggio della Ipsos. Composta da 50 cartelle, la ricerca segnala il malcontento dei romani verso Veltroni.
-13% Soddisfazione per i servizi del comune
-5% Viabilità e traffico
-7% Assistenza agli anziani
-8% Operato dei vigili urbani
-8% Mense e refezione scolastica
-9% Parcheggi pubblici
-9% Attività culturali
-9% Cura e manutenzione del verde
-9% Cura monumenti luoghi artistici
-10% Scuole pubbliche comunali
-11% Cura e manutenzione della città
-15% Anagrafe e sportelli di municipio
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