Prima tappa tematica del candidato premier nella sede di “Carta” - «Non solo voti, chiediamo di partecipare al nuovo soggetto» Il monito: il mondo gay è deluso. Punto di partenza: i diritti non sono temi eticamente sensibili. Si punta su laicità e autodeterminazione.
(Angelo Mauro - Liberazione) «È la paura che fa la vittima. Io dalla vita non mi aspetto nulla, ma non ho paura di nulla perchè sono un essere libero». Leila Daianis, trans di origine brasiliana, da 30 anni in Italia, attrice in teatro, attivista dell'associazione "Libellula 2001", si rifà a Nikos Kazantzakis, l'autore di "Zorba il greco", per intendersi. Spunti di riflessione individuale e insieme aspirazione sociale perchè «non ci si può sentire liberi con il fiato del controllo sul collo», dice ancora Leila, deunciando la declinazione trans dell'omofobia: «la transfobia». Di fronte, al tavolo dei relatori, circondato da rappresentanti del movimento Glbtq (gay, lesbo, bisex, trans, queer), Fausto Bertinotti prende appunti. Siamo nella redazione del settimanale Carta , che ospita una delle prime tappe tematiche della campagna elettorale del candidato premier della Sinistra Arcobaleno.
Laicità e autodeterminazione. Maria Luisa Boccia, femminista storica e senatrice del Prc, azzarda una sintesi delle idee-forza della Sinistra Arcobaleno in fatto di diritti civili. E sembra cogliere nel segno. L'aria non è da evocazione di programmi e proposte di legge. «Non siamo nella fase in cui possiamo riproporre i Pacs, le unioni civili o i matrimoni gay», dice Titti De Simone, parlamentare di Rifondazione ed esponente del movimento lesbico. Nessuno ci crederebbe, dopo le delusioni del governo Prodi sui Dico e tanto più ora che la Sinistra Arcobaleno non viaggia verso un'ipotesi di governo, al contrario di quanto avvenne nel 2006 con l'Unione. Ora c'è «la delusione molto forte nel corpo della comunità omosessuale», fa sapere Aurelio Mancuso dell'Arcigay, c'è «l'indecisione del mondo Glbtq tra l'astensione o l'annullamento della scheda», dice chiaramente Porpora Marcasciano, vicepresidente del Mit (Movimento Identità Transessuale). Idee forti, si diceva, non con l'obiettivo del governo, ma con quello, di sicuro più complicato, di costruire una «nuova cultura politica del cambiamento - Bertinotti la mette così - perchè non si può fare la sinistra senza una modificazione del senso comune generale del paese».
Si parte dall'assunto che non esistono temi «eticamente sensibili», espressione usata come scudo dai teodem, anche quelli del Pd, per bloccare le riforme in materia di diritti civili. L'etica riguarda anche «la guerra e la pace, i salari», sottolinea Gianpaolo Silvestri dei Verdi. «E' nella politica», precisa la Boccia. Non è questione di etica, ma di «uguaglianza e libertà». Il punto è «il conflitto tra l'autodeterminazione dei soggetti e l'autorità - continua Boccia - quanto a quella delle donne, non c'è dubbio: su nascita e procreazione gli uomini devono fare un passo indietro, siano essi scienziati, preti o devoti». E' evidente, per la femminista Bianca Pomeranzi, che «questi anni di II Repubblica hanno peggiorato il rapporto uomo-donna: serve una nuova relazione pubblica e privata tra uomini e donne». Per i Glbtq, Saverio Aversa parla in termini pratici: «Abbiamo gli stessi doveri, ma non abbiamo gli stessi diritti: persino la cattolica Irlanda sta per fare una legge sulle unioni dello stesso sesso». Di fronte a un Pd che ingloba, come niente fosse, i Radicali e la Binetti, la Sinistra Arcobaleno ha l'opportunità e il compito di «parlare chiaro, senza compromessi, senza "ma anche"», sostiene Vladimir Luxuria, deputata di Rifondazione. Sciolti dalle catene dell'Unione insomma: «abbiamo campo libero, ora che i Radicali si candidano con Veltroni: è una grande opportunità, dobbiamo sfruttarla», incita Mancuso. Ma su questo Bertinotti non è perfettamente d'accordo.
«Staremmo meglio dentro, stiamo peggio fuori...». Il candidato premier non nasconde le difficoltà delle aspirazioni della Sinistra Arcobaleno al cambiamento. «Mi terrei lontano dall'idea del campo libero...». E' vero che il Pd «tende a fare la coalizione, a inglobare ogni cosa e il suo contrario senza affrontare i problemi». Ma questo, «ai fini della costruzione del senso comune complica il quadro e noi siamo in difficoltà». Come se ne esce? «Oggi il consenso al programma non si traduce necessariamente in voto perchè la crisi della politica e della società ha consumato la credibilità della proposta e c'è una dismissione della pratica della lotta proprio per via della convinzione che la proposta sia impraticabile». In altri termini: gli elettori possono anche sposare le ragioni della Sinistra, ma considerandole come qualcosa di più vicino alla bella utopia che alla realtà, alla fine votano Pd (o destra, per chi crede nel "sogno" di Berlusconi). Il problema della credibilità si risolve con la «partecipazione». Bertinotti illustra per bene la ricetta: «Non chiediamo solo un voto, chiediamo di partecipare al nuovo soggetto della sinistra: siccome non possiamo accreditare l'idea che, se ci votate, riusciamo ad approvare determinate leggi, facciamola insieme una sinistra che guarda alla laicità e a un nuovo rapporto uomo-donna come a propri tratti identitari».
E' l'unico modo per sconfiggere il rischio di duopolio Pd-Pdl, nel Palazzo e, soprattutto, nella società». Conta molto il modo di porsi: «Dolcezza e tenerezza nelle relazioni, mettiamo fuori da noi la violenza», sì alla «questione etica in politica», no al tentativo di etichettare come «eticamente sensibili» solo certi temi. La politica si deve occupare di unioni civili, testamento biologico. Bertinotti lancia l'idea di una «battaglia contro la libertà di coscienza, contro quella dismissione dalla politica che finge così di esonerarsi, ma in realtà non lo fa e di fatto avalla mercificazione, esclusione, disuguaglianze, un'intera mappa di derivazione patriarcale che esercita il suo dominio cruciale sui corpi».
«Progetto affascinante, ci sto», afferma Rossana Praitano, presidente del Circolo Mario Mieli. Non senza critiche: «Chi sta dentro alle associazioni non la vede la trasformazione nella sinistra: vogliamo candidature di donne, del movimento gay...». «La sfida è nella costruzione di uno spazio pubblico con soggetti che ne siano protagonisti - concorda Bertinotti - non sentiamoci rassicurati dal fatto che la pensiamo allo stesso modo perchè mi pare "tosta"».
sabato 23 febbraio 2008
Alla ricerca del voto gay. Bertinotti ai Glbtq «La sinistra si fa insieme o niente».
Etichette:fausto bertinotti,sinistra arcobaleno
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