Con la vostra campagna pubblicitaria, fresca e aggressiva, volete dare voce ai “gay incazzati”. Perché la comunità gay dovrebbe votare socialista?
I socialisti sono rimasti gli unici in Italia ad avere le idee chiare, quando parliamo di nuovi diritti. Crediamo che oltre alle famiglie tradizionali vi sia un numero crescente di nuove famiglie, fatte anche di coppie omosessuali che decidono di vivere insieme. Alle nuove esigenze di tanti cittadini dobbiamo dare risposte concrete: istituire, come abbiamo chiesto inutilmente a Veltroni come sindaco di Roma, un registro per le unioni civili. Quello che avviene a Londra, a Parigi, a Berlino e a Madrid, qui a Roma è vietato, impensabile, improponibile. Noi crediamo che gli italiani vogliano essere più vicini all’Europa che al Vaticano, e che i socialisti meritino il consenso di chi crede in una scommessa sul futuro.
Il vostro messaggio è chiaro: i socialisti sono l’ultimo baluardo di laicità. Ma un tempo non c’erano anche i radicali?
Appunto, c’erano una volta i radicali. Adesso dove sono? Mi risulta che abbiano accettato le condizioni dettate loro dallo stato maggiore del Pd, che li ha inglobati e ridotti al silenzio. A Emma Bonino faccio i migliori auguri di buona permanenza nel partito di Binetti e Bobba. Noi rispettiamo tutte le scelte, ma sul piano della nostra autonoma presenza a garanzia di un impegno per la laicità dello Stato non si discute.
L’Italia è pronta per le Unioni civili?
L’Italia non può continuare ad essere il fanalino di coda dell’Unione Europea sul piano dei diritti. I Pacs sono stati introdotti in Francia tanti anni fa, e il governo di centrodestra si è impegnato a non toccarli. In Spagna alle recenti elezioni i popolari di Rajoi hanno premesso che non sarebbero venuti meno i matrimoni gay, se fossero andati loro al governo. Non si capisce perché i Democratici italiani mantengono sul piano dei diritti un profilo più basso di quello che tanti conservatori hanno in Europa.
In America persino i repubblicani hanno dimostrato più “tolleranza” nei confronti delle questioni dei diritti dei gay, rispetto ad alcuni teodem italiani di area Pd. Il Vaticano è così influente?
Il Vaticano contribuisce alle linee programmatiche e al successo elettorale di tante forze politiche in Italia; mi ha colpito l’udienza chiesta a San Pietro da Veltroni appena ha accettato di correre come premier. E non sto neanche a sottolineare come qualche parlamentare, aderente all’Opus Dei e al Pd, ostenti e rivendichi il cilicio.
A Roma Rutelli dice che le Unioni civili non sono una priorità del suo governo cittadino, lasciando intendere che la questione vada affrontata in Parlamento. Qual è per i socialisti la strada da seguire su questo tema?
La chiamata diretta dei cittadini ad esprimersi. Vogliamo indire un referendum cittadino affinché tutti i romani siano chiamati a votare sulla questione. A quel punto si vedrà quali sono le indicazioni dei cittadini della capitale, che si sono sempre dimostrati più laici di chi ha amministrato questa città.
Chi è secondo lei il politico italiano più omofobo e perché?
Non mi faccia fare liste nere, è sempre antipatico. D’altronde i nomi sono noti. Ricordo l’imbarazzo in sede europea per le parole di Buttiglione sui gay, e quelle peggiorative dette in suo supporto da Giovanardi. Ma mi sembra che dal Pd alla Destra di Storace, passando per il Pdl, ve ne siano non pochi di campioni.
Se, per assurdo, il Pdl dovesse aprire alle unioni civili, lei cosa farebbe?
Constaterei che ci troveremmo con una destra di tipo moderno, laico ed europeo. Ma non si preoccupi, l’ipotesi che io debba fare questa constatazione è molto lontana.
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