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venerdì 18 aprile 2008

L'Avanti all'attacco. In morte dello “stunt-man” di Boselli.

Speriamo che questa storia dei falsi partitini socialisti ora si chiuda definitivamente.
(Venerio Cattani - L'Avanti) In questi giorni, molti piangono, o fingono di piangere, per la morte elettorale della Sinistra Arcobaleno e del cosiddetto Partito socialista. Della morte della Sinistra Arcobaleno non me ne frega - chiedo scusa - niente. Quando sento il leader storico di Rifondazione comunista, Fausto Bertinotti, raccontare seriosamente che “l’Italia ha bisogno della sinistra”, mi viene da chiedere: “Già, e perché mai?”. A me pare che l’Italia viva benissimo senza la sinistra in genere e senza la sinistra alternativa in particolare. Naturalmente, sono più interessato alla scomparsa del Partito socialista di Enrico Boselli; e tuttavia trovo che non sia un gran problema neanche questo, tranne che per i diretti interessati. Era solo un inevitabile chiarimento. Ma ciò che interessa chiarire, è che la morte del cosiddetto Partito socialista di Boselli non è certo la morte del vecchio e glorioso Partito socialista italiano. È semplicemente caduto dall’impalcatura lo “stunt-man” di Boselli, non il socialismo: è come nei film americani. Il Psi, quello vero, è morto, non di morte naturale ma di veleno, nel 1992, esattamente cento anni dopo la sua nascita. Tra l’altro, la fine del Psi fu non certo causata, ma certo stabilita giuridicamente (con tanto di firma e bollo) proprio da Enrico Boselli e Ottaviano Del Turco, nel 1993. Meno male che lo stesso Boselli si è ora dimesso, sennò ricominciava la storia e avrebbe fatto morire il Psi la terza volta. Quello che è deceduto, per mano di Walter Veltroni e del Porcellum (la legge elettorale attuale) il 13 aprile, non era che un rimasuglio dello Sdi, oltretutto reduce dall’ultima disavventura con la Rosa nel pugno di Marco Pannella alle elezioni politiche del 2006. Il decesso del Partito socialista era scritto e pronosticato fin dal momento in cui il segretario e candidato premier del Partito democratico ha detto di no all’apparentamento. Solo un miracolo, per il quale ci sarebbe voluto non Boselli ma Padre Pio, avrebbe potuto far lievitare i voti dall’uno al quattro per cento necessario per superare lo sbarramento. Ma quel che più irrita, è come il Partito socialista è morto: con una lista da Arcigay, con i manifesti “incazzati” (ma non si è ancora capito con chi?) e con l’immagine del culo della nota pornostar Milly D’Abbraccio. Speriamo ora che questa storia dei falsi partitini socialisti si chiuda definitivamente. Ognuno dia - se lo vuole e se ancora lo può - il suo contributo individuale: sul piano storico e culturale, e sul piano politico aiutando l’Italia a riprendersi, a ripulire le strade, a riaprire gli aeroporti, e insomma a lavorare per sopravvivere alla globalizzazione, che è il vero tema della politica di oggi. Il socialismo rimane come sentimento e come testimonianza, forse come lievito; ma la direzione politica tocca a quelli che sono arrivati dopo e soprattutto, a quelli che arriveranno.

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