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venerdì 29 febbraio 2008

Paola Concia e le belle parole. "Se vinco mi batterò per una politica che discrimini".

La candidata: il Pd è pieno di persone convinte dell’esigenza del dialogo e della sintesi.
(Maria Zegarelli - L'Unità) «Quando l’ho saputo? Stamattina, (ieri, ndr) dalle agenzie di stampa». Anna Paola Concia, 44 anni, manager sportiva, presidente dell’Agenzia regionale per lo Sport del Lazio, ha saputo così di essere candidata nelle liste del Pd, il suo partito, come esponente del mondo gayleft. Aveva fatto notizia la sua amicizia con Paola Binetti, teodem integralista. E ha fatto notizia la rottura di quell’amicizia quando la Binetti ha votato contro la norma sull’omofobia in Senato. Stamattina aprirà i lavori, al Ripa Hotel, dell’European Gay and Lesbian Sport federation che porterà a Roma 150 delegati da tutta Europa.

L’ha saputo dalle agenzie?
«Il tavolo Lgb del partito aveva proposto la candidatura di Andrea Benedino e la mia. Oggi ho saputo che sarò candidata».

Gli omosessuali muovono critiche al Pd: troppa timidezza. Secondo lei?
«Nel programma del Pd c’è il riconoscimento dei diritti delle persone che convivono e la lotta all’omofobia: partiamo da qui. Poi vedremo se il parlamento sarà in grado di licenziare una buona legge. Rispetto alle accuse di timidezza, giro la domanda: cosa stanno facendo di più coraggioso gli altri partiti?».

Concia, lei combatte su più fronti: dentro e fuori il partito. Si può vincere?
«La mia è una battaglia sulla laicità della politica prima di tutto. E non mi piace fare battaglie contro, preferisco farle “per”. Quella sui diritti degli omosessuali la voglio vincere e so che per raggiungere questo obiettivo è necessario creare consenso, a cominciare dal Partito democratico».

Franco Grillini e Aurelio Mancuso non ci hanno creduto...
«Io ho creduto da sempre nel Pd, so che è faticoso, ma sono convinta che l’incontro tra culture diverse può dare i suoi frutti. Il Pd è pieno di laici, di persone che sono convinte dell’esigenza del dialogo per arrivare ad una sintesi. Penso che la maggioranza del Pd abbia un approccio laico ai temi della politica. Il Pd non è Paola Binetti è molto, molto altro».

Non teme che la polemica tra laici e cattolici provochi passi indietro sul riconoscimento dei diritti civili?
«Non credo. Se il Pd vincerà, se sarò eletta, la battaglia sarà per una politica davvero inclusiva, che non discrimini. L’importante è che finisca questo teatrino dello scontro tra laici e cattolici che non ci ha fatto compiere un solo passo in avanti in tema di diritti civili. Non è un caso che ancora oggi non c’è una legge per il riconoscimento delle coppie di fatto. Spero nelle capacità di Veltroni di fare sintesi avanzate e di continuare nella politica del confronto perché, come dice Zapatero, i diritti degli omosessuali non tolgono nulla ad alcuno, ma aggiungono civiltà a un Paese».

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