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mercoledì 23 aprile 2008

Famiglia Cristiana: "Silenzio assordante sulla disfatta del laicismo".

Dopo le ripetute accuse alla chiesa avversaria della modernità. Savino Pezzotta e Pier Ferdinando Casini dell’Udc-Rosa bianca. Il non esaltante risultato elettorale che hanno avuto alle elezioni segnala l’ormai debole peso del voto identitario cattolico.

(Beppe Del Colle - Famiglia Cristiana) La cancellazione della sinistra estrema dal Parlamento in conseguenza del voto del 13/14 aprile, e la contemporanea assunzione della Lega a partito decisivo degli equilibri politici nella nuova legislatura, hanno fornito gli argomenti principali di analisi a tutti gli editorialisti.

Peccato che in tal modo sia però rimasto in ombra un altro argomento: quello del cosiddetto "voto cattolico".

In realtà non sarebbe potuto essere un tema facile per gli analisti, dal momento che la fine della Dc ha suscitato da tempo in quel nostro mondo, a partire dalla gerarchia ecclesiastica, l’idea che i cattolici siano cittadini come gli altri, liberi di votare per chi vogliono, e che la fede non sia dirimente in nessuno degli ambiti più spiccatamente politici, contrassegnati dai naturali interessi di ognuno, fatta salva la fedeltà ai princìpi etici "non negoziabili".

Per questo nessun grande quotidiano ha parlato fin qui del "voto cattolico", con l’eccezione del sociologo Franco Garelli su La Stampa, il quale ha fatto due osservazioni. La prima è che molti cattolici del Nord Italia hanno votato per la Lega, in quanto hanno trovato «nelle visioni e nel linguaggio del Carroccio vari motivi di assonanza e di convergenza», soprattutto sull’«aumento degli immigrati, la crescita dell’islam, la paura dell’impoverimento, la crisi del ceto medio», senza che tutto questo si possa considerare semplicemente "conservatore" o "razzista".

La seconda osservazione di Garelli riguarda il «debole peso del voto identitario cattolico», sia nel non troppo esaltante risultato ottenuto dall’Udc e dalla Rosa bianca, sia nel Partito democratico, che «non è stato in grado di far breccia sui cattolici moderati politicamente incerti o delusi dal modello di Berlusconi». Due osservazioni che portano il sociologo cattolico a dubitare che sia mai possibile, in futuro, la «nascita di un figlio della Balena bianca», una Dc titolare di un nuovo grande progetto politico.

Va aggiunto che almeno una parte dei suffragi ottenuti dall’Udc è venuta da cattolici di Centrosinistra, su cui ha fatto un pessimo effetto l’inserimento nelle liste del Partito democratico di nove esponenti radicali (tutti eletti, dati i posti loro concessi nelle liste); e quei voti possono aver compensato, per il partito di Casini e Pezzotta, quelli usciti dalle sue file per unirsi al Popolo della libertà, al seguito dell’onorevole Giovanardi.

Ma c’è un altro esito elettorale che conosce sulla grande stampa un silenzio ancora più fitto: la scomparsa dalla scena politica, con la disfatta della Sinistra l’Arcobaleno e del Partito socialista di Boselli, del tema principe del laicismo italiano di questi ultimi anni (dal fallito referendum contro la legge sulla procreazione artificiale in poi), e cioè l’attacco alla Chiesa in quanto avversaria della modernità e dei "diritti" dei cittadini, in nome della morale naturale di origine divina.

Il voto espresso dagli italiani non lascia dubbi: a ben pochi di loro quei "diritti" interessano sul serio, come sa chi conosce i motivi di tante coppie di fatto e di aborti, motivi molto poco ideologici e molto più economici e sociali. In Parlamento soltanto i nove radicali eletti con il Pd potranno esercitarsi a chiedere i Dico e tutto il resto (chi nel Pd lo farà, rischierà di mettere in crisi l’unità già non facile del partito).

Sia pure tenendo conto che anche nel programma del Centrodestra vittorioso, come ha notato Francesco D’Agostino su Avvenire, «il riferimento ai temi di rilevanza etica è stato davvero fin troppo contenuto».

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