Alemanno: «Alla Festa del Cinema benvenute le star Usa, ma valorizzeremo i nostri film».
(Il Messaggero) «Saranno sempre benevenute le star Usa» ma, con una revisione dell'attuale impianto della manifestazione, «saranno valorizzati i film italiani» innazitutto. Alemanno scrive una lettera al Corriere della Sera intervenendo sulla polemica relativa alla Festa del Cinema per «precisare» il suo «punto di vista». Nella lettera, il sindaco evidenzia le sue perplessità sulla Festa, «priva - scrive - di una reale valenza competitiva, senza un riflesso sul mercato, in cui i partecipanti sono praticamente spesati per fare bella mostra di sè, mentre in manifestazioni analoghe gli oneri sono in larga parte a carico di chi concorre per promuovere il proprio lavoro». Poi, sottolinea come il cinema sia «un importante terreno di scambio soprattutto con la cultura americana» e ricorda l'oggettivo e importante «ruolo delle pellicole Hollywood» nella «formazione dei gusti e del costume del nostro Paese». Quindi ricorda anche come «l'Italia e Roma abbiano costituito e costituiscano uno dei set privilegiati per le produzioni di tutto il mondo».
Divi di Hollywood ospiti graditi. Il Primo Cittadino riafferma «l'amore e l'impegno per questa arte» e rassicura così i divi di Hollywood: «Saranno sempre ospiti graditi e il Comune offrirà loro e alle case di produzione, più che una strumentale ed effimera esposizione mediatica, i supporti più adeguati per svolgere e promuovere il loro lavoro».
Esercito italiano. «La festa dell'esercito è un evento molto importante, per me anche dal punto di vista personale perché mio padre era un ufficiale dell'esercito». Sono le parole del sindaco Gianni Alemanno che ha partecipato alla cerimonia militare per il 147esimo anniversario della costituzione dell'Esercito Italiano all'ippodromo Militare di viale Tor di Quinto. «Dobbiamo sempre manifestare - ha aggiunto Alemanno - la nostra vicinanza alle forze armate che sono il cuore delle nostre istituzioni e del nostro stato. Chi serve in divisa le istituzioni deve essere sempre onorato e aiutato a promuovere la sua professionalità».
Gay Pride: no esibizionismo. Il sindaco intervenendo alla trasmissione "Il caffè" ha commentatto il Gay Pride. Sottolineando che verso gli omosessuali non ha «nessun tipo di discriminazione», ha detto che il Gay Pride «è un fatto di esibizionismo sessuale ed io sono contrario a qualsiasi forma di esibizionismo sessuale sia omosessuale sia eterosessuale. Ne discuteremo in consiglio comunale e cercheremo di trovare una formula che non offenda nessuno». Alemanno ha parlato di una «forma un po' aggressiva di manifestare il proprio modo di essere». Poi rispondendo alla domanda se ci sia l'eventualità di creare uno Stato etico, Alemanno ha affermato: «C'è nel centrodestra un filone di cultura liberale che non può mettere in discussione i comportamenti individuali» e c'è rispetto per la «privacy» e le «libertà individuali» a prescindere dalle «abitudini sessuali» e dalla «religione».
Estate romana non in discussione. Il sindaco durante la trasmissione ha ribadito che «l'Estate Romana non è in discussione». «È da circa 15 anni che all'interno dell'Estate Romana c'è manifestazione a Colle Oppio gestita da organizzazioni culturali più di destra che di sinistra», ha spiegato Alemanno, aggiungendo che «ormai la destra è viva e presente» da anni nella manifestazione.
martedì 6 maggio 2008
Alemanno a tutto campo, dal cinema al gaypride, dall'esercito all'estate romana.
lunedì 5 maggio 2008
Dopo elezioni. Adesso i problemi.
(Roberto Schena - GayLib) Non so fino a che punto Alemanno dialogherà con i gay romani e con gaylib in particolare, penso solo che se rinnoverà lo stile "borsa aperta" delle passate giunte romane sarà criticato dalla sua stessa maggioranza, fortemente clericale. Comunque non ci conterei. Gli spazi di dialogo con le istituzioni si stanno chiudendo un po' ovunque anche perché arcigay non riuscirà per molto tempo a liberarsi dalla faziosità (prima o poi dovrà farlo) con cui da sempre ha facilitato il compito alle congreghe omofobe.
Vale quindi la pena di insistere sulla necessità per il movimento di riprendere la strategia della protesta, ammesso che ne abbia mai avuta una, di spostare l'attenzione dai locali, bar, disco e saune, alla persona, dalle feste alla cultura, dal qualunquismo all'impegno, dal libero spaccio a un maggiore senso della solidarietà e della fratellanza. Anche qui i tempi non possono essere brevi, ma è l'unica strada, il movimento così com'è è in chiusura, in liquidazione, i suoi protagonisti attuali sono di fatto messi da parte, per loro è finito un ciclo. Ormai sono i simulacri di se stessi.
Devo dire che non c'è granché dibattito nel mondo arcigay. L'unico a scrivere interventi, peraltro chilometrici, come se dovesse da solo riempire un vuoto, è Dall'Orto. Mancuso è quasi senza parole. Grillini ko. La Luxuria torna a fare la soubrette, anche se devo dire che non si è comportata male, nel complesso, anzi riusciva a rendere più di Grillini in tv, e anche se ha meno argomenti di lui è più suadente e meno politichese. Infatti gli ha rubato la scena causandone il declino quale personaggio pubblico, probabilmente condannandolo a terminare la carriera. A me tutto sommato dispiace, ma di errori capitali ne ha fatti anche lui, la sua azione di de-sinistrizzare il movimento è stata troppo debole.
La sensazione è che arcigay non abbia gli stumenti umani e culturali per cavarsela diversamente dalla pura sopravvivenza, nei prossimi anni. Le critiche di Dall'Orto alla burocratizzazione del movimento sono anche sensate, peccato che lui stesso abbia fatto parte più che integrante di quel "sistema" che oggi ha portato il movimento a un vicolo cieco. Nei passaggi politici ed economici delle sue analisi emerge un'ingenuità disarmante. E' la prima volta che sento qualcuno sostenere che la Lega è un movimento "feudale", o qualcosa del genere. Inutile contestare affermazioni simili, tempo perso. Tanti elogi sprecati per Zapatero, ma senza sapere che il premer spagnolo ha potuto dichiarare guerra alla chiesa grazie all'appoggio che il suo governo ha ricevuto dai deputati autonomisti catalani, baschi e galiziani, il cui massimalismo fa impallidire i fucili (inesistenti) di Bossi. Contemporaneamente il suo governo ha emanato decreti anti immigrazione come la sinistra italiana mai concepirebbe. E ha vinto ancora. Perché nessuno ce l'ha con i "negri", ma con la babele che ormai invade tutti i quartieri popolari delle grandi città.
Disattenzione evidente in tutto il movimento verso la Lega, disprezzata e derisa dagli stessi protagonisti perfino negli anni 90, quando la Lega era il più laico, anzi, laicista, di tutti i partiti, mentre Veltroni direttore dell'Unità distribuiva il Vangelo nella versione ufficiale e D'Alema premier definiva "provocatorio" parlare di famiglie gay. Per non parlare dei rapporti con il partito di Berlusconi: semplicemente inesistenti, snobbati. Si è fatto un pride nazionale a Milano all'insegna del borrelliano resistere, resistere, resistere. Oggi il Cavaliere guarda da un'altra parte, dove i gay non ci sono, ci meravigliamo? Si è sbarazzato dell'Udc restando sordo alle pressioni del Vaticano e ha stravinto, mentre la sinistra è stata asciugata dal pragmatismo un po' casinista della Lega.
Lo schierarsi del movimento resta più che mai il maggiore ostacolo per l'apertura di un tavolo sui diritti della coppia. Più ancora del Vaticano.
sabato 3 maggio 2008
Dopo la batosta elettorale per il movimento Lgbt, si apre un dibattito.
Ed ora un po’ di dimissioni, grazie!
di Enrico Oliari*
La tornata elettorale è ormai passata da qualche giorno dopo aver lasciato, come uno tsunami, sul bagnasciuga i pesci agonizzanti della Sinistra Arcobaleno e di altri partitini e partitetti caratterizzati da flop più o meno prevedibili, come quello di Giuliano Ferrara e della sua lista antiaborista.
Ed anche per il movimento gay si è trattato di una Caporetto. O meglio, per quella parte di movimento gay che per anni ha preteso di rappresentarne l’intera comunità schierandosi e facendo schierare tutti con una sinistra palesemente ipocrita, che voleva noi omosessuali in un pentolone dove dentro ci...
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venerdì 2 maggio 2008
Panzeri: E ora dico io qualcosa di leghista.
Non bisogna mai avere atteggiamenti presuntuosi. A Roma, la vicenda sicurezza ha pesato, eccome. Ci sono stati alcuni errori. Ma soprattutto non c’è stato ricambio della classe dirigente. In Campidoglio si è passati da Rutelli a Veltroni, poi di nuovo Rutelli… Si è data l’impressione di una gestione poco aperta, molto privata.
Candidature tutte in famiglia?
Sì, questa gestione non è stata molto apprezzata. C’è una differenza tra il voto che prende Nicola Zingaretti come presidente della provincia e quello di Rutelli. Roma avrebbe apprezzato una discontinuità, un volto nuovo come Zingaretti.
La demonizzazione della Lega, poi, non ha giovato.
Non amo né la demonizzazione né la scimmiottatura della Lega.
Quindi niente Pd del Nord?
Proposto in quel modo sembrava appunto una scimmiottatura della Lega. Noi siamo un partito con un’identità nazionale. Tuttavia il voto ci suggerisce che senza radicamento non si va da nessuna parte e poi c’è un problema di innovazione dei contenuti.
Quale?
Dobbiamo declinare meglio il problema dell’immigrazione. E comprendere che ormai è fonte di possibile concorrenza sul mercato del lavoro, perché non è più del tutto vero che gli immigrati prendono solo i posti che gli italiani non vogliono.
Sta dicendo una cosa coraggiosa, quasi leghista.
C’è una paura derivante da un intaccamento dell’identità territoriale. E questo si lega alla sicurezza. Mi è capitato in campagna elettorale di sentire persone che mi dicevano: “Scusi Panzeri, ma mi sono venuti due volte a rubare a casa. Che facciamo?”. E ho notato le mie mani nude nel fornire risposte.
Veltroni è ora un’anatra zoppa?
Alla sua leadership non ci sono alternative. Ma ora bisogna costruire un partito tutt’altro che leggero.