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venerdì 25 aprile 2008

25 aprile. Napolitano: rifiutare gli autoritarismi. Berlusconi: il 25 aprile sia di pacificazione.

(Il sole 24ore) Non c'è revisione storica che possa cambiare la gratitudine che dobbiamo a quei combattenti che posero le basi per la libertà delle generazioni successive e per il ritorno dell'Italia nel consesso delle democrazie. Silvio Berlusconi, leader del Pdl e premier in pectore,in una nota diffusa in occasione del 25 aprile, sostiene che la gratitudine, però, non può impedire una ricostruzione obiettiva di quegli anni.

«Il 25 aprile – scrive Berlusconi – indica simbolicamente il ritorno dell'Italia alla democrazia e alla libertà». «In quel giorno di 63 anni fa - aggiunge il premier in pectore - si videro le piazze festanti attorno alle truppe alleate e ai combattenti per la libertà. Fu palpabile il sentimento di liberazione di un intero popolo, costretto a combattere una guerra che sperava conclusa, ma che proseguì con l'occupazione del proprio territorio. Già il 25 luglio del '43, quando cadde il regime, quello stesso sentimento di liberazione si era manifestato con una festa nazionale senza vendette e senza morti. Purtroppo seguì la guerra civile, l'occupazione da parte dei tedeschi, che creò un segno di sangue nella memoria italiana. Generò un odio tra vincitori e vinti che segnò la coscienza del Paese».

Tutto questo è storia, scrive il premier in pectore. «Credo fermamente che oggi ci siano le condizioni storiche e politiche perché questo 25 aprile possa rappresentare un salto di qualità verso la definitiva pacificazione nazionale: non per cancellare la memoria, le ragioni e i torti, ma perché chi ha combattuto per la Patria sia considerato figlio di questa Nazione. Oggi, a più di sessant'anni dal 25 aprile, a sedici dalla caduta del Muro di Berlino, il compito della politica è quello di consolidare il tessuto connettivo della Nazione. E lo si deve fare a partire dalla nostra memoria storica».

Strada giusta, scrive Berlusconi, quella scelta 10 anni fa da autorevoli esponenti della sinistra che invitavano a capire anche le ragioni dei «ragazzi di Salò» e hanno poi, più recentemente invitato a saldare il debito contratto con gli esuli istriano-dalmati e con chi, più sfortunato, finì infoibato. «Togliere quei veli - scrive Berlusconi - capire quelle ragioni non può in qualche modo ledere l'orgoglio di chi combatté per la libertà contro la tirannia. Non c'è revisione storica che possa cambiare la gratitudine che dobbiamo a quei combattenti che posero le basi per la libertà
delle generazioni successive e per il ritorno dell'Italia nel consesso delle democrazie. Ma non c'è gratitudine che possa impedire la ricostruzione obiettiva di quegli anni. L'anniversario della Liberazione è dunque principalmente l'occasione per riflettere sul passato, sul presente e sull'avvenire del Paese. Se oggi riusciremo a farlo insieme, avremo reso un grande servizio non a una parte politica o all'altra, ma al popolo italiano e, soprattutto, ai nostri figli che hanno il diritto di vivere in una democrazia finalmente pacificata».

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