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martedì 8 aprile 2008

Cortine fumogene. Babilonia risponde a Oliari a modo suo.

Caro Oliari, no. Preferisco Paola Concia.

Il presidente di GayLib, Enrico Oliari, è persona saggia, magari irruenta come un militante e responsabile di movimento sa e deve essere; è un pungiglione benefico in tempo di elezioni in cui tutti, responsabili e semplici militanti delle organizzazioni omosessuali, smarriti da tempi elettivi e da sicumere personali somigliano sempre di più a grida nel deserto che restituiscono l'eco al soggetto che urla.
Rispetto, ammiro e voglio bene ad Oliari, nonostante continuo a credere che in Italia un omosessuale possa essere liberale ma non debba concedersi un riconoscimento con questa destra non solamente parolaia come sempre più spesso accade anche nel campo avversario, ma a scoprirla tutta ci si trova anche omofobia e ostracismo verso la nostra comunità.
Facile, in tempi di elezioni, scomodare colonnelli, generali, saccenti cattolici divorziati intenzionati ad imporre a noi una morale cristiana che loro non rispettano. Facile sussurrare, per un pugno di voti, che la questione dei diritti va affrontata e i nomi che sussurrano le intenzioni sono quelli della Santaché, Storace o Pierferdinando Casini.
Insomma Oliari, siamo tutti incazzati neri, più neri dell'oscurità ma non mettiamo altra confusione a quella che già esiste e perdura peggio della monnezza napoletana.
Per come stanno le cose e per come matureranno nella prossima legislatura, qualunque sia il risultato, le rivendicazioni sui diritti omosessuali saranno dimenticati da una parte e dall'altra anche se ci piace che Casini dica di diritti per poi essere smentito dal suo segretario che nell'intervista a Babilonia, tanto per dirla in due parole, ci ha pregato di arrangiarci perché a loro non risulta alcun tipo di discriminazione.
Le promesse elettorali sono una cosa, gli impegni legislativi, altro! E per non passare da sinistrorso incallito ripeto quello che ho sempre scritto: ogni legge che ci riguarda può diventare tale solo attraverso un passaggio bipartisan nelle commissioni e nelle aule parlamentari. Né un Casini né Grillini da soli possono fare alcunché.
Questa campagna elettorale costruita ad arte da chi sapeva ieri di perdere e oggi di vincere, è quasi al capolinea e non credo produrrà frutti buoni. Almeno per noi.
Per questo e altre ragioni difendo Paola Concia che non intendo, per nulla al mondo, screditare per dar di ragione a Casini o a Storace. Ci resta un minimo di dignità che non consente una cotanta inversione di tendenza. E in fondo, anche Oliari, sa bene come stanno le cose. Le difficoltà per leggi a difesa degli omosessuali si presenteranno anche nel nuovo Parlamento e, se vince la destra, quelle difficoltà scompariranno perché non ci sarà neppure il sentore di una minima discussione sulle coppie di fatto o sui diritti agli immigrati gay o leggi che penalizzino gli atti di bullismo a sfondo sessuale. Qui, diranno, ci sono problemi più urgenti che non occuparsi di froci e lesbiche. Che farà allora Oliari? Se la prenderà con la Concia? GayLib, come tutte le altre associazioni, compresa Arcigay, deponga le armi delle denigrazioni ad personam, degli antichi e inarrestabili dissapori e incomprensioni e attacchi. Non state facendo il bene vostro e non state facendo il bene delle comunità omosessuali né quella dei cani sciolti come il sottoscritto.

Oliari parla di cancro nel movimento gay. Piano, Oliari, piano. Per qualcuno che svende il nostro patrimonio ideologico e culturale in cambio di qualcosa di lecito o illecito, di molto o poco personale; di contro ci sono migliaia di militanti, di cani sciolti, di culture solitarie ma presenti che quotidianamente hanno a cuore le battaglie sui diritti civili, che denunciano omofobie di ogni genere, che si rendono generose senza apparire sui giornali o diventare icone gay. Sono tante, tantissime queste persone e non è giusto denigrarle col peggiore dei mali.
Vi è invece incomprensione, un dibattito politico col fiato corto, una indisponibilità a tornare “omosessuali di strada” che riguarda magari qualche leader di movimento ma, sinceramente. Non ne farei questione di nome o di appartenenza. Marrazzo che conosce in dignità e generoso impegno politico può come tutti noi sbagliare in qualche sua logica politica ma gli errori non sono mai personali. Forse riguardano anche noi e, proprio per quello che rappresentiamo, vale il discutere più che l'attacco ingeneroso e le contumelie.
Arcigay nazionale come quello capitolino guidato da Marrazzo appoggia Franco Grillini pur nella consapevolezza che a guidare il Comune di Roma sarà probabilmente Rutelli. La politica, me lo insegna Oliari, è anche e soprattutto mediazione. La politica del fare deve guardare avanti e non continuare a recriminare i disastri che Rutelli o Veltroni hanno fatto in passato. Messa così evitiamo allora di dar credito anche a qualche parlamentare omosessuale che nella passata legislatura poco e nulla si è speso per la causa. Grillini è il nostro fiore all'occhiello, il nostro mèntore, la forza di tutti i movimenti omosessuali esistenti nel territorio. Dobbiamo fare in modo che abbia un risultato maggiore di qualsiasi rosea previsione e per questo non necessità di scorribande e liti tra noi tutti ma un incondizionato e generoso appoggio. Questo non significa spegnere il dialogo con Rutelli, sapendo – non per colpa di Rutelli – quanto sia difficile Roma col Vaticano che alita clericalismo e antiomosessualità da tutte le parti.
Lo leggerete sul prossimo numero di Babilonia e, spero, possa servire ad aprire una discussione tra voi leaders omosessuali. Vi invito, nel mio “Eros e Civiltà” a ritrovarvi tutti, a ridiscutere il senso delle nostre battaglie, a lasciare per un determinato tempo mire personalistiche e di visibilità pubblica per rifondare in forma coesa una nuova stagione dei diritti. Il nostro mensile è, non da oggi, a disposizione vostra, dei vostri militanti, di ogni gay e lesbica che abbia qualcosa di sensato da dire e proporre. Le battaglie si vincono se riusciamo a dimenticare i nostri nomi o sappiamo usarli per spingere la politica verso traguardi comuni dove, come è successo in Spagna e in altre parti d'Europa, i diritti fanno bene all'economia e alla cultura del paese.
E non sia così ingeneroso l'amico Oliari: il movimento gay non si è ridotto ad un carrozzone da Gay pride, dentro le sedi di Arcigay, del Mieli, al DiGay Project ci si occupa anche di cultura, di aiuto alle persone sieropositive, di impegno che va oltre la sfilata annuale.

Mario Cirrito
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Vedi anche
Paola Concia? No, grazie, preferisco Pierferdinando Casini.

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