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sabato 5 aprile 2008

Dopo le elezioni via libera a Vendola leader, al posto del compagno Fausto.


(Panorama) Da un po’ di mesi, è ormai considerato “l’erede designato”. E benché continui a ripetere che il “problema della leadership è l’ultima cosa”, non si fa fatica a capire che Nichi Vendola è in pole position per raccogliere il ruolo di Fausto Bertinotti a campagna elettorale conclusa.

Le ultime, recentissime, dichiarazioni del governatore pugliese non smentiscono affatto le sue ambizioni politiche sul suo futuro. Anzi, sembrano confermarle in toto: “Non mi tirerò indietro se la Sinistra arcobaleno, dopo il voto, aprirà una fase costituente”.

Decisione questa che sembra essere confermata dalle intenzioni del “compagno Fausto”. Da ormai diversi mesi, infatti, il candidato premier continua a ripetere di non essere “più disposto ad accettare ruoli istituzionali e di dirigenza di qualsiasi tipo”, preferendo continuare a “fare il semplice deputato”.

Ecco quindi che l’ipotesi Vendola potrebbe attuarsi sin dalla prima metà di maggio, anche se al momento i nodi decisivi sembrano altri. Primo tra tutti, il responso delle urne: se il nuovo rassemblement non supererà quota 8%, pare difficile che il processo di unificazione dei tre partiti subisca un’improvvisa accelerazione.

Per questo, proprio in qusti giorni, Vendola sembra legare la sua decisione a questo’ultimo cenario: “il problema non è di chi farà il leader ma piuttosto se il soggetto unitario della sinistra unita entrerà o meno in una fase costituente”. Resterà poi da capire cosa decideranno di fare Alfonso Pecoraro Scanio e Oliviero Diliberto. Anche perchè quest’ultimo, a differenza degli altri segretari, non ricoprirà alcun ruolo istituzionale nella prossima legislatura (nei giorni scorsi ha deciso di lasciare la propria poltrona di Palazzo Madama ad un operaio della Thyssen). A quel punto, la tregua armata tra Rifondazione e Comunisti Italiani potrebbe riesplodere. Ma stavolta per motivi assai diversi rispetto a quelli che portarono dieci anni fa Cossutta e compagni a separarsi dagli “amici-nemici” comunisti.

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