(Libero canto) Forse è presto, ma non è ma troppo presto, per avviare un'analisi della sconfitta della Sinistra a queste elezioni. Si uniscono sicuramente fattori politici profondi di lungo periodo, contingenze elettorali, errori, miopie, sistema elettorale.
Una cosa è però incontrovertibile la sconfitta della Sinistra è stata pesante, pesantissima (ha perso oltre 2/3 dei propri voti in 2 anni), omogenea su tutto il territorio, anche nelle regioni di maggior radicamento, di proporzioni così vaste da non essere prevedibile.
- La Sinistra L'Arcobaleno non ha saputo aggiornarsi e modernizzare la sua offerta politica, adeguandola ai tempi. Non sono mancati i tentativi, come l'apertura più netta sui diritti civili, la ridefinizione di un ambientalismo meno ideologico e più articolato, l'avvicinamento ai sentimenti dei movimenti del pacifismo, ma questi sono stati solo avviati da poco, e non sempre con completa coerenza, senza tentennamenti. La doppia conseguenza è stata smarrire un elettorato identitario e tradizionalista senza conquistare del tutto un nuovo elettorato meno ideologico e più pragmatico ma inequivocabilmente di sinistra. Anche la proposta economica è parsa più di conservazione, sebbene a tutela di alcune fasce deboli della popolazione, che di prospettiva. Troppo legata a una visione novecentesca dei rapporti di produzione e di organizzazione del lavoro.
- Ancora più dopo questo voto appare sempre più chiaro che l'elettorato italiano è sempre meno ideologico e sempre più conservatore, quasi indifferente ai temi dei diritti, dell'eguaglianza e della laicità, così come indifferente ai temi di politica estera, del funzionamento generale e del sistema e della giustizia. Gran parte di questo, nel sud è ancora clientelare.
- A guidare il voto sono questioni economiche banali e contingenti (e un periodo di sfiducia, crisi economica e inflazione è comprensibile), con particolare rilievo agli aspetti fiscali e dei bonus vari - si parla di borsellino della spesa, insomma, non di grandi questioni di sviluppo economico. Allo stesso tempo e per le stesse ragioni di sfiducia e incertezza contano gli egoismi localistici, la diffidenza per il diverso e gli stranieri (visti come nemici), i temi della sicurezza, dell'identità tradizionale, spesso legata al fattore religioso cattolico, e della dimensione familiare.
A tutte queste inquietudini la Sinistra non ha saputo contrapporre ricette, offrire alternative credibili, nuove e affascinanti alle proposte unificate e unificanti dell'arco parlamentare che va dalla Destra al PD. Un insieme di proposte un po' datate (dalla scala mobile in giù), lontane ormai dall'esperienza quotidiana e che non sono state capite né apprezzate dall'elettorato. - La Sinistra paga la mancata scelta tra la dimensione di "governo" e quella di "opposizione". Perdendo di nettezza su entrambi i fronti. Da un lato, infatti, ha marcato la sua partecipazione al governo con toni spesso critici, insofferenti (giustificati dal fatto che neppure i patti programmatici sulle questioni che più interessavano la sinistra venivano rispettati, mentre i nodi controversi come le politiche sociali e guerra tornavano sempre al pettine), dall'altro invece è stato l'alleato più fedele del governo Prodi, cedendo sempre alle ragioni della coalizione e votando anche i provvedimenti più invisi e indigeribili per il suo "popolo" di riferimento. Risultato? Mentre questa sinistra non viene percepita come una forza riformista e di governo, ma quasi come una forza antisistema e un un antidoto critico, ma di fato paralizzante del quadro politico, principale responsabile dell'insuccesso e della lentezza dell'azione del Governo Prodi, riesce anche a scontentare il suo elettorato identitario di riferimento che non ha visto i suoi valori e le sue aspettative (e le dichiarazioni bellicose dei leader in piazza) tradotte in azzioni concrete e coerenti sul piano del voto parlamentare e e di governo. Insomma la Sinistra L'Arcobaleno paga questa incertezza e indefinitezza tra dimensione del movimento, inteso anche come cavalcare gli umori e le insofferenze del popolo della sinistra, e il riformismo di governo. E su questa fragilità e debolezza ha puntato tutto con grande fiuto la campagna del PD che ha escluso dalla coalizione la Sinistra ricordando ad ogni occasione che quella era la vera causa del'instabilità, della eccessiva frammentazione delle posizioni, dell'immobilismo, degli insuccessi, e della caduta del Governo.
- L'unione dei partiti di Sinistra composta da Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Verdi e Sinistra Democratica è stata una soluzione dell'ultima ora, accettata ab torto colo e a stento dai Comunisti Italiani (che volevano mantenere la falce e martello) e con incertezza dai Verdi, ancora poco coesa nelle dirigenze e poco conosciuta e riconoscibile dagli elettori. Anche in questo caso si sono scontentati i tradizionalisti e li affezionati alle singole famiglie politiche (in parte confluiti verso le sinistre critiche, in parte verso l'astensione, in parte verso altre forze) senza convincere nuovi molti nuovi elettori. Non solo per i limiti programmatici ma soprattuto per le scelte di candidature, ovunque vecchie, pedissequa riproduzione delle vecchie leadership con nessun coraggioso tentativo di rinnovamento.
- La legge elettorale è un sistema criminale di una doppia tagliola di premio di maggioranza e soglia di ammissione. Questa legge da un lato spinge al "voto utile" cioè a concentrare il voto tra le forze e le coalizioni con reali probabilità di competere per ottenere il corposo premio di maggioranza, e la possibilità di governare, dall'altro pone una soglia di sbarramento per i partiti non coalizzati al 4% in questo modo i partiti piccoli e medi non coalizzati (o le piccole coalizioni con soglia di sbarramento al 10%), svuotati di consensi per la pressione al voto utile vengono spinti sotto la soglia di sbarramento e di fatto espulsi dal Parlamento. Con la conseguenza che milioni di elettori sono "costretti" a votare col naso turato per il meno peggio, mentre coloro che, nonostante questa pressione hanno dato priorità a una scelta alternativa si trovano addirittura senza rappresentanza parlamentare. Tutto un mondo, una storia e poi la rappresentanza di importanti istanze di attenzione al mondo del lavoro, all'ambiente, ai diritti, alla pace, all'immigrazione che sono parte della storia e del presente del nostro Paese che non hanno più neanche diritto di tribuna nelle aule parlamentari. E poi un panorama di associazioni e di società civile che si trova senza lo spazio e i referenti politici che solo la sinistra garantiva loro. Molti voti di sinistra che non sono voluti confluire sul PD sono stati raccolti dall'Italia dei Valori (che raddoppia i consensi) che puntando di fatto solo sul tema della giustizia, ha funto da camera di compensazione e di espansione della coalizione col PD.
- In questo quadro le scelte sbagliate sui candidati, dal sapore vecchio e privo di rinnovamento, con gli stessi leader logori degli ultimi anni, con un Pecoraro Scanio che ha umiliato gli ecologisti ed è stato indebolito dalla crisi dei rifiuti campana.
Lo stesso Bertinotti, rispetto a soli due anni fa, ha perso molto del suo smalto di innovazione, ingabbiato come è stato dal suo ruolo istituzionale che ne ha fatto uno dei notai del fallimento e dell'impopolarità del governo Prodi. Le scelte condizionate, poi, da strani equilibri interni tra i vari partitini fondatori, non hanno tenuto in nessun conto il radicamento territoriale dei candidati e, per parlare di due casi che conosco ha visto Vladimir Luxuria candidata al secondo posto in Sicilia occidentale e Titti de Simone in Basilicata, regioni con cui, il voto di opinione, di sinistra e glbt è verosimilmente basso e meno organizzato che nei centri di Roma e Milano o nelle regioni di tradizionale radicamento della sinistra. - La campagna elettorale è stata opaca e poco aggressiva soprattutto nei confronti di quel Veltroni, che dopo averli defenestrati dalla coalizione, esclusi anche dai momenti celebrativi collettivi dell'amministrazione romana e accusati dei mali della divisione, della responsabilità delle mancanze del Governo Prodi e della sua caduta, ha fatto una campagna mirata a cannibalizzare i loro voti con la retorica del voto utile e dell'antiberlusconismo.
La Sinistra Arcobaleno ha piagnucolato fino all'ultimo per cercare un'alleanza, facendosi mettere alla porta e, non accettando la corsa solitaria, ha dato sempre l'impressione di puntare a un'alleanza col PD, evitando quindi di affondare il coltello nella piaga delle loro incoerenze e di caratterizzare meglio le distinzioni e i valori aggiunti, ha tenuto un profilo incoerente sul piano nazionale e locale accettando coalizioni in grandi città, tra cui Roma, dove a un candidato laico alternativo ha preferito il diktat di un clericale come Rutelli, con la conseguenza di una campagna schizofrenica in cui fino alle ultime ore della campagna elettoraleBertinotti ha ribadito l'invito a votare Rutelli. Inoltre, Bertinotti non ha sfruttato le possibilità offerte da una campagna dalle mani slegate e non orientata al governo su di sé attenzioni e voti. Le parole d'ordine sono state sostanzialmente , non facendo proposte innovative, coraggiose e dirompenti capaci di ricatalizzareriproposizioni di vecchie cose e sempre assai moderate (un esempio parlare di unioni civili e non di matrimonio gay). Questo è ancor più grave in quanto, paradossalmente la sua campagna è stata caratterizzata da toni e contenuti più "responsabili" di quella dei due più quotati avversari che si sono confrontati a suon di fuochi d'artificio di sgravi fiscali, aiuti alle famiglie, abolizioni dell'ICI, stipendi minimi, aiuti per i figli etc... Toni pacati e contenuti moderati, insomma, che in un quadro bipartitizzato che lo vedeva fuori dal "grande gioco" e negletto dai media, non potevano premiare. Come vedete non mi sono messo, finora, a fare dei facili j'accuse verso qualcuno in particolare e verso il leader del PD Veltroni, che però è uno dei principali responsabili esterni di questo risultato. La sua esultanza di fronte agli indebolimenti delle sinistre in Europa (PCF in Francia Isquierda Unida in Spagna, ad esempio), l'arroganza della sua vampira campagna elettorale che non è riuscita a strappare nemmeno un voto al centro e a destra ma ha fagocitato il voto di sinistra e laico in un progetto politico che non è né di sinistra né laico. Il suo obiettivo dichiarato era quello di essere l'unica opposizione al centro destra e per far questo, essendo i voti complessivi, e le forze complessive, quelli, non poteva che mirare ad attrarre tutto il voto alla sua sinistra, senza poterne però né interpretare né rappresentare le istanze.
Veltroni non ha vinto le elezioni, ma ha ottenuto un suo primo obiettivo, cancellare la fastidiosa rappresentanza alla sua sinistra. Un'operazione sul lungo periodo non solo miope, ma addirittura tragica perché quelle forze cresceranno fuori dal Parlamento e non potranno stare a lungo senza rappresentanza mentre sul fronte centrale tante e troppe sono le formazioni accalcate a contendesi i favori di elettori "moderati".
Queste solo alcune cause, tra le principali, che mi vengono in mente e vogliono fornire u primo contributo per lavorare a ricostruire in Italia una Sinistra grande e capace ancora di offrire speranze e voce a un vasto corpo elettorale. Ricostruire la sinistra è un compito che spetta a tutti e che giova a tutti perché la scomparsa dal Parlamento non equivale a una scomparsa nel Paese, né in forma organizzata, nelle tante amministrazioni locali, né tanto meno come istanze sociali e politiche diffuse. Quelle istanze, quelle idee, quei sogni devono ritrovare una voce, e nessuno può pensarle di cancellarle dalla notte alla mattina con un tratto di penna.
E il Partito Socialista? Anche la sparizione del partito più antico d'Italia (1892), un vero pezzo di storia, è un passaggio gravido di conseguenze. Il nostro Paese rimane l'unico grande in Europa in cui le istanze del riformismo non sono incarnate da un grande Partito Socialista. Si tratta purtroppo del triste epilogo di una vicenda che ha le sue radici nel Craxismo si è avviata con tangentopoli e poi protratta tragicamente per oltre un quindicennio a causa di una classe politica che non ha saputo o potuto ricostruire le ragioni di una forza socialista di massa, riformista, affascinante, limitandosi a difendere dei giardinetti familisti di potere, dispersi a seconda dei casi a destra e sinistra e privi di un vero profilo politico e di un progetto autonomo e riconoscibile. L'ultimo grave errore in ordine di tempo la condanna prematura del progetto della Rosa Nel Pugno che con maggiore lungimiranza poteva crescere e rafforzarsi. Invece noi tutti, tutti i veri riformisti e laici ci troviamo oggi a pagare le scelte grette e l'incapacità di una classe dirigente che ripresentava alle elezioni di oggi un De Michelis, già ministro degli esteri oltre 20 anni fa! Per non paralare della ancora aperta ferita di tangentopoli con lo sguardo sempre rivolto in modo critico alla giustizia che allora colpi il malcostume politico diffuso, colpendo mortalamente proprio l'allora PSI. Può apparire questo un partito capace di guardare al futuro, di affascinare i giovani, di crescere e dare voce a bisogni di riformismo coraggioso, pragmatico e laico? Evidentemente no.
Ma alla fine non tutto il male vien per nuocere, queste batoste senza precedenti, consentiranno di ricominciare da zero alleggerendosi delle zavorre del passato, recuperando solo il meglio di lunghe e importanti tradizioni e reincarnandole in volti e programmi nuovi capaci di riconnettersi con la società civile e con i bisogni di oggi.
P.S. Condivido in quasi tutto analisi, commenti, suggerimenti e timori di e Anelli di Fumo e Elfo Bruno. (che oltretutto le scrivono con una concisone chiarezaza e pulizia linguistica encomiabili)
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