Veltroni, durante la trasmissione, è apparso a suo agio col mezzo televisivo, mantenendo toni pacati e colloquiali con i giornalisti che lo intervistano. Il leader del Pd non è caduto nemmeno nei tranelli tesigli da Mario Giordano, il direttore del Giornale, che in un paio di occasioni lo ha provocato, come quando gli ha chiesto se il suo ministro per i Rapporti con il Parlamento sarà il comico Maurizio Crozza.
La scelta del Pd di correre libero, ha detto Veltroni, ha portato una grande innovazione nel sistema politico, costringendo anche il centrodestra a semplificare il quadro: “Abbiamo fatto noi quella riforma elettorale che per mesi non si è riusciti a fare”. Veltroni, poi, ha illustrato i termini del suo accordo con l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro che, dopo le elezioni, “si scioglierà nel Pd”. Porte chiuse, invece, all’apparentamento con Socialisti e Radicali, per i quali la condizione è sempre la stessa: rinunciare al simbolo e presentarsi dentro le liste del Pd. “I Socialisti - ha detto il leader del Pd - in tutte le precedenti elezioni hanno sempre rinunciato al loro simbolo presentandosi con altri, con Dini, con il Girasole, con la Rosa nel Pugno. Solo con noi non vogliono presentarsi”.
Ma è il programma la parte su cui Veltroni si è intrattenuto più a lungo, lasciando intuire quale potrà essere la campagna elettorale del Pd. Il candidato premier Democratico sabato illustrerà “dieci-quindici punti che delineeranno il programma del partito”. Al primo posto, la questione salariale, che però Veltroni imposta “in un modo un po’ più ampio” rispetto a quello di Berlusconi, che ieri aveva proposto di detassare straordinari, tredicesime e quattordicesime: “Bisogna puntare alla contrattazione di secondo livello” in modo da favorire anche la produttività. Veltroni, nell’ottica di un “patto di solidarietà tra imprese e lavoro”, ha preannunciato che, se vincerà le elezioni, stabilirà “un compenso minimo legale” anche per i lavoratori atipici, in modo che abbiano almeno 1.000-1.100 euro al mese, con incentivi fiscali per il passaggio a contratti a lungo termine.
L’altro punto è il “sostegno alla famiglia e alla natalità” con una “detrazione fiscale consistente per ciascun figlio, per esempio di 2.500 euro” fino ad una certa età del bambino, per esempio 12 anni. E poi i posti negli asili nido “non dovranno più essere a domanda ma dovranno diventare un diritto”. Infine, le donne che lavorano: per favorire il loro impiego, incentivi fiscali alle imprese.
Un po’ di orticaria a Veltroni è venuta per la parola tesoretto, ma si è detto convinto che, dopo la trimestrale di cassa, si vedrà se c’è un surplus di entrate: “Se ci saranno risorse da redistribuire, allora andranno sui salari”.
Un altro punto molto attuale è stato quello sull’aborto. Veltroni ha invitato a tenere fuori dalla campagna elettorale “i grandi temi etici, della vita e della morte”, e in questo ha lodato la “saggezza” delle parole pronunciate ieri da Berlusconi.
E Prodi? Per il leader del Pd è “stato un grande presidente del Consiglio, era la sua coalizione ad essere sbagliata”. Veltroni ha detto esplicitamente che non si dissocerà da Romano Prodi durante la campagna elettorale ed anzi ha sostenuto che “sarebbe utile e giusto” fare con lui un comizio. Una parola di difesa è arrivata anche in favore di Vincenzo Visco: è stato grazie a lui e alla lotta all’evasione “se ora si può intervenire sui salari”.
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