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martedì 15 aprile 2008

Dopovoto, la rassegna stampa italiana e straniera.

Repubblica, il ritorno del Cavaliere
“La Terza Repubblica nasce oggi com’era nata la Seconda quattordici anni fa. Una vittoria netta e indiscutibile di Silvio Berlusconi. Uno spostamento massiccio e inequivocabile dei consensi verso destra. L’eterna transizione italiana riparte dall’eterna rigenerazione berlusconiana”. A dirlo è Massimo Giannini, editorialista di Repubblica, commentando il voto di ieri: '”Sarà vecchio, spompato, 'unfit'. Ma la maggioranza degli italiani ha deciso di riconsegnargli comunque le chiavi del governo, sanando per la terza volta, con la legittimazione di un voto che equivale ancora una volta a un 'condono tombale', le sue inadeguatezze, i suoi conflitti di interesse, le sue traversie giudiziarie”. Per l’analista “queste elezioni rivoluzionano la geografia politica nazionale. Segnano un deciso passo avanti dell’Italia sul terreno della semplificazione coalizionale e gettano le basi per una conseguente modernizzazione istituzionale. E di questo dato pieno merito al Pd, alla svolta che ha impresso al sistema con la disaggregazione delle vecchie alleanze e le riaggregazione dei nuovi partiti”. Riguardo il vincitore, per Giannini “Berlusconi ha perso la campagna elettorale, ma ha vinto le elezioni (al contrario di quello che accadde nel 2006). Bisogna prendere atto che la “pancia” del Paese è con lui. La forza che questo voto gli conferisce è inequivoca.

Corriere della Sera, successo doppio
“Il successo di Berlusconi è doppio. Non si assiste soltanto al suo ritorno prevedibile a Palazzo Chigi. La novità è che la reinvestitura avviene dopo una campagna elettorale nella quale non ha promesso miracoli; né lasciato intravedere soluzioni indolori in economia. Seppure fra le solite battute e battutacce, si è presentato nella veste dell’imprenditore chiamato a fronteggiare un periodo di grave crisi”. Lo scrive Massimo Franco, commentando il voto in un editoriale del Corriere della Sera: “Il suo miracolo è stato quello di farsi accettare anche nella nuova veste di premier senza bacchetta magica; e di interpretare una voglia prepotente di sicurezza. L’affermazione vistosa della Lega la riflette, senza tuttavia averne l’esclusiva”. Franco passa poi ad analizzare il Partito Democratico, la cui “sconfitta è netta quanto la vittoria berlusconiana”. Secondo l’editorialista, Veltroni ha “svuotato l’estrema sinistra, ma non è riuscito a sottrarre consensi al centro, mancando la scommessa di conquistare i voti moderati. La rimonta, che c’è stata, finisce così per sottolineare la misera base di partenza del centrosinistra. Certamente, il segretario del Pd non è riuscito a far dimenticare del tutto il governo dell’Unione. Ma questo rinvia a Prodi. La sua autoesclusione dalla sfida non è bastata a cancellare i danni accumulati giorno dopo giorno per una lettura sbagliata del risultato del 2006, per le scelte economiche e per le liti nella sua coalizione”

Liberazione, per la sinistra batosta storica
'Nessuno francamente si aspettava una batosta così grande, storica. Un'Italia senza la sinistra in Parlamento sarà un Paese pessimo. Ma sarebbe un errore mettersi a piangere a abbandonarsi al lamento. Ora serve mente fredda e riprendere a fare politica. Rispondendo a due domande: quali le ragioni della sconfitta? Che fare ora?'. A dirlo è il direttore di Liberazione Piero Sansonetti, in un editoriale intitolato 'Punto a capo' in cui commenta il voto: 'Non so rispondere alla prima domanda. Credo che nessuno avesse capito cosa stava succedendo'. Sansonetti, in realtà, poi prova a rispondere, elencando il bipartitismo imposto da Veltroni e la questione del voto utile, lo slittamento a destra dell'opinione pubblica italiana, il peso di temi come immigrazione e sicurezza, il ritardo del processo unitario, una discreta litigiosità interna, l'assenza di rinnovamento, il poco appeal delle liste elettorali, la difficoltà di avere un dialogo con il proprio popolo, le conseguenze della grande disillusione creata dal governo Prodi, la poca convinzione in battaglie civili quali quelle per le donne e gli omosessuali, l'opposizione al clericalimo. E così conclude: 'Ora occorre non aggrovigliarsi in una discussione da ceto politico, piena di sottintesi, ripicche, psicodrammi e cose del genere. Occorre aprire alla società, chiamando a raccolta tutti quelli che vogliono riscostruire la sinistra, che sono inorridi da questo Parlamento che è uscito dalle urne'.

Il Manifesto, sinistra nel baratro
“Ciò che salta più ai nostri occhi, in maniera netta, è la sconfitta della sinistra, fin dentro il baratro - perdendo tre milioni di voti - della scomparsa parlamentare. I prodromi c’erano tutti, ma non ne abbiamo viste le conseguenze”. A dirlo è il direttore del Manifesto Gabriele Polo, commentando il voto: “La Sinistra Arcobaleno ha pagato carissimo il costo di due anni di governo in cui ha portato a casa quasi nulla di ciò che si aspettavano il suo elettorato e la sua gente. Così ha perso consensi a sinistra, nell’astensionismo, e - seppure in misura minore - verso liste minori. Poi è stata penalizzata dalla logica del ‘voto utile’ (a contrastare Berlusconi), dissanguandosi per il Pd. Infine, proponendosi come investimento sul futuro - pensando che una promessa sia un progetto - ha svelato tutto il vuoto di analisi sociale e proposta cultural-politica che ne fotografa oggi le assenze. Si è offerta come un ‘vuoto da riempire’. Gli elettori, mica degli scemi, non le hanno creduto”. Continua Polo nell’analisi del voto: “Da oggi la sinistra è un soggetto extraparlamentare. Scompare ogni argine istituzionale alle strette che si preparano con l’approssimarsi della crisi economica - che già ha spinto a destra molta parte dei soggetti sociali più deboli - e di fronte al trionfo populista e autoritario delle destre. Resta un futuro tutto da costruire: se si partirà dalla lezione subita, ricominciando da zero a praticare il conflitto sociale e capire come dare veste politica a un’ipotesi d‘alternativa al quadro liberista, persino una simile sconfitta può diventare.

New York Times, bene azzeramento dei piccoli
'Il voto ha segnato essenzialmente una svolta decisiva in un Paese la cui politica e' stata resa instabile dagli interessi ristretti dei piccoli partiti', lo scrive oggi il corrispondente Ian Fischer sul New York Times. 'Un'Italia frustrata e con l'economia malata sceglie Berlusconi - scrive Fischer - ma non e' chiaro se gli italiani abbiano votato per Berlusconi per convinzione oppure come male minore dopo due anni di inazione del frammentato centrosinistra'.

Guardian, l'Italia non risolve i suoi problemi
Per il quotidiano inglese The Guardian: "Con la vittoria elettorale della coalizione guidata da Silvio Berlusconi, che incorpora anche il partito neo-fascista e quello separatista del Nord, l'Italia non risolve nessuno dei suoi problemi". "Il Bel Paese rimane ostaggio infatti di un sistema politico immobile e chiuso che alimenta profonde disuguaglianze, con una maggioranza di cittadini che vota la destra fino a quando questa non fallisce, per poi dare un tiepido sostegno ad alternative di sinistra troppo deboli per agire".

El País, Italia stanca e in crisi si affida a Berlusconi
"Silvio Berlusconi torna per governare con la maggioranza assoluta". E' questo il titolo di prima pagina di "El Pais", che punta il dito contro il conflitto di interessi, l'allenza con la Lega Nord e i risultati dei precedenti governi di centrodestra. "Non c'e' due senza tre", si legge nell'articolo del quotidiano spagnolo, "il magnate della comunicazione si incarichera' di dirigere un Paese stanco e in crisi". Secondo il quotidiano spagnolo l'eta' avanzata e le precedenti esperienze di governo lascerebbero sperare che "questa volta sia un Berlusconi differente, meno dedicato ad evitare di andare in prigione e a modificare la legge a vantaggio suo, dei suoi amici o delle sue possibilita' elettorali, occupazione preferita tra il 2001 e il 2006", pero'"ne' il conflitto di interessi", che "non puo' evaporare dalla sera alla mattina", ne' "la la campagna elettorale del Cavaliere permettono troppe illusioni". Dalle dichiarazioni di Berlusconi e del suo "inquietante" alleato Umberto Bossi, scrive El Pais, "traspare una preoccupante indifferenza per le leggi del Paese" e i seri problemi economici e istituzionali dell'Italia "Berlusconi non ha contribuito seriamente a risolverli in nessuno dei suoi mandati precedenti".

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