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mercoledì 2 aprile 2008

Moratti cerca un Attali milanese. Rimpasto in giunta, poi la nascita di un comitato "illuminato".

Via assessori, spazio alle eccellenze di società civile anche a sinistra. Il "cambio di passo" è possibile e avverrà a fine aprile, comunque solo dopo il voto. Il gelo con Berlusconi è forte ma lei ora ha più peso.

(Rodolfo Sala - La Repubblica) Parole che fanno a pugni - pure nella versione riveduta e corretta di ieri: naturalmente il Cavaliere è stato «male interpretato», e comunque buona parte di quel merito va a lui - con «il gioco di squadra» tra istituzioni d´ogni colore riconosciuto, anzi esaltato da tutta la delegazione italiana in trasferta a Parigi, e risultato determinante in questa gara non certo facile. Davanti allo sfogo dell´ancora premier, Letizia Moratti è visibilmente imbarazzata, tanto che la ministra Bonino cerca di stemperare in po´ la tensione. Del resto lo era anche lunedì sera, nel salone delle feste del Pavillon Dauphine, dove il sindaco rispondeva così, gli occhi levati al cielo e le braccia allargate, a chi le chiedeva un commento alle dichiarazioni di Berlusconi: «Oggi è stata la giornata dell´unità».
Nient´altro. Ma abbastanza per far capire una volta di più che tra Letizia e Silvio non sono tutte rose e fiori. «La collaborazione con il governo - sente il bisogno di sottolineare la Moratti con maggiore forza di quanto abbia fatto il giorno prima a Parigi - è stata continua, e con Prodi in più occasioni ci siamo sentiti in linea diretta anche a notte fonda, quando magari eravamo dall´altra parte del mondo». Parole chiare, del resto lei ora si sente fortissima dopo il verdetto di lunedì. Tanto forte da accarezzare l´idea di trasferire a Milano quel modello di «collaborazione tra diversi» che si è caratterizzato come carta vincente in questi ultimi due anni per portare a casa un risultato importante per la città e per l´intero Paese.
Troppo presto per dire quali esiti possa avere questo nuovo corso. Di sicuro, almeno nella mente del sindaco, non si tratta di proporre pasticciati e indigeribili cambi di maggioranza a Palazzo Marino. Ma di imprimere una svolta. Di farla finita con un andazzo che, dopo il risultato dell´Expo, non può più durare. Di risolvere una contraddizione sempre più insanabile: da una parte una giunta debole e di bassissimo profilo, dall´altra la vocazione internazionale di Milano che finalmente potrebbe concretizzarsi grazie all´occasione da sfruttare in vista del 2015. Non è un caso che gli sponsor eccellenti invitati a Parigi per spingere sulla candidatura di Milano, da Al Gore a Jacques Attali, Letizia non li sia andati a cercare tra i partner internazionali del centrodestra italiano. Da domani (e fino a domenica, quando si festeggerà la vittoria in corso Buenos Aires) il sindaco si prende una vacanza, fuggendo con il marito Gianmarco che le ha già promesso chissà quale regalo, ma soprattutto qualche giorno di tranquillità dopo le ultime tre settimane di fuoco. Avrà modo di riflettere, lontana da tutto e da tutti, su ciò che da lunedì sera le frulla in capo: come ricomporre quella frattura che la porta a volare altissimo nei grandi progetti e a vivacchiare nell´ordinaria amministrazione.
Non farà nulla fino a dopo le elezioni. E forse neppure lo stra-annunciato (per ora solo dai partiti) rimpasto di giunta atteso per fine aprile si rivelerà uno strumento fondamentale per quel cambio di passo che è lei la prima ad auspicare. Molto, inoltre, dipenderà dal risultato del voto, ma in ogni caso davanti a lei si aprono due strade. La prima è più tortuosa: un rimpasto vero, fuori la mediocrità e dentro l´eccellenza, a prescindere da come la pensano i possibili nuovi partner da ricercare nel cuore vivo della società milanese. Professioni, scienza, università, grande management, ammesso e non concesso che ce ne sia qualcuno disposto a "sacrificarsi", e che i partiti della maggioranza lo tollerino. O magari dentro solo un "Attali alla milanese", pescando come ha fatto Sarkozy nell´altro campo. La seconda strada sembra molto meno impervia: ridurre la giunta (quella attuale o la prossima solo un tantino ritoccata) a una condizione di marginalità, e puntare tutto sul nuovo comitato che gestirà la partita Expo. Tutto girerà intorno a questo, di qui al 2015, ed è lì che il sindaco potrebbe sperimentare un nuovo modello di governo. Aprendo la vera stanza dei bottoni a forze, e persone, nuove. A uno o più "Attali" in linea con un progetto di Expo che è difficile considerare compatibile con quei segmenti di maggioranza che, come dice dall´opposizione Marilena Adamo, «hanno una concezione daziaria della città». Dovesse pure esserci Berlusconi a Palazzo Chigi. Con il quale la Moratti, ormai lo si è capito, non intrattiene gli stessi rapporti che aveva il suo predecessore. Basti ricordare l´inutile "no" di Silvio all´Ecopass. Che precede di un anno la vittoria dell´Expo.

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