I precedenti. Nel 2001 si votò il 13 maggio e il governo Berlusconi ottenne la fiducia il 20 giugno al Senato e il 21 alla Camera. Due anni fa i tempi furono più lunghi. Si votò il 9 e 10 aprile 2006, ma circa un mese dopo le Camere si riunirono per scegliere il presidente della Repubblica: Giorgio Napolitano fu eletto il 10 maggio. Il governo Prodi ottenne la fiducia il 19 maggio al Senato e il 23 alla Camera.
Convocazione delle Camere. L’unica data certa è il 29 aprile, quando riuniranno le nuove Camere. L’assemblea di Montecitorio sarà presieduta dal vicepresidente più anziano della precedente legislatura o, in assenza, dal deputato più anziano; quella di Palazzo Madama dal senatore più anziano. Il primo atto sarà l’elezione dei rispettivi presidenti.
Consultazioni. Nei giorni successivi, mentre saranno costituiti i gruppi parlamentari che eleggeranno i propri presidenti, il capo dello Stato avvierà le consultazioni per la formazione del nuovo governo. Normalmente il presidente incaricato accetta con riserva e successivamente torna al Quirinale per scioglierla portando con sé la lista dei ministri. Il giuramento avviene al massimo il giorno seguente.
Primo Consiglio dei ministri. Nella prima riunione il governo nomina i viceministri e i sottosegretari.
Fiducia. È l’ultimo atto prima che l’esecutivo possa agire nella pienezza dei poteri: il presidente del Consiglio si presenta al Senato e alla Camera per esporre il programma di governo e chiedere la fiducia.
Commissioni. Mentre si procede alla formazione del governo, in Parlamento si costituiscono le commissioni e se ne eleggono i presidenti, un passaggio politicamente più rilevante della scelta di qualche sottosegretario. Sono tradizionalmente assegnate all’opposizione quelle di controllo: il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (l’ex Copaco), che sovrintende ai servizi segreti; la commissione di vigilanza sulla Rai; le giunte per le autorizzazioni e quelle per le elezioni; il comitato parlamentare per i procedimenti d’accusa.
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