(nella foto Enrico Oliari) La campagna elettorale del 2008 rappresenta la Caporetto del movimento omosessuale italiano. O forse quella temuta cartina di Tornasole che una volta per tutte ha messo in risalto le mille contraddizioni e le tante, troppe, incapacità e lacune che caratterizzano alcuni leaders della lotta per i diritti dei gay.
Il fatto è che la cosa oggi si sa, ovvero è sotto gli occhi di tutti quella reale inconsistenza politica di noi omosessuali italiani, cosa che sanno benissimo i nostri avversari politici, lo sa la Chiesa e soprattutto lo sanno i nostri alleati.
C’è un cancro nel movimento gay italiano, ed è quel marcato mal costume che consiste nello svendere il nostro patrimonio ideologico e culturale in cambio di un momento di successo, di qualche assegno staccato dal politico di turno o di qualche cadreghino messo a disposizione in un angolino del sistema casta, ed il tutto alla faccia dei militanti semplici e puri che credono ancora nella lotta di liberazione e di emancipazione.
La cosa nera e sporca si presenta con l’immagine dell’eloquente assenza delle nostre tematiche dalla campagna elettorale e dai programmi dei partiti e persino con la scomparsa dei buoni ma falsi propositi sui diritti dei gay dai comizi dei politici.
Mai come in questi ultimi tempi i nostri diritti hanno l’occasione di essere parte centrale nel dibattito politico, sia perché l’Italia è uno degli ultimi Paesi dell’Europa occidentale a non aver legiferato in materia, sia perché il numero crescente di coppie gay stabili e di conviventi rappresenta un fenomeno sociale importante; eppure nei momenti di incontro fra le associazioni gay italiane si discute su dove fare il gay pride, se in modo stabile a Roma o se itinerante, senza tanto celare reali interessi economici di locali commerciali ed associazioni territoriali.
Il riconoscimento delle coppie gay? La pressione politica da svolgere indistintamente in tutte le formazioni partitiche? La discriminazione? Aria fritta: in quegli incontri si discute soltanto ed esclusivamente su dove fare i gay pride.
Poi però ci si accorge improvvisamente che i leader si mettono in fila per la questua in Vaticano e, mentre baciano l’anello ai cardinali, giurano solennemente che mai i gay si sposeranno in Italia.
E vengono avanti incongruenze ad ondate, un enorme tsunami di ipocrisia che certi leader del movimento omosessuale vorrebbero far bere ai militanti italiani, come nel caso del buon Fabrizio Marrazzo, che, presidente di Arcigay Roma, appoggia la candidatura di Francesco Rutelli a candidato sindaco di Roma, a scapito di Franco Grillini.
Ma Rutelli non era quello che aveva ritirato il patrocinio al World Pride su richiesta di Oltretevere, che aveva dichiarato la sua netta contrarietà al riconoscimento della coppia gay, che, riferendosi ai DiCo, aveva ribadito che vi erano ben altre priorità a cui pensare e che avrebbe voluto con tutto il suo animo partecipare al Family Day se non fosse stato per il suo ruolo istituzionale?
Eppure per Fabrizio Marrazzo e per l’Arcigay di Roma è meglio Francesco Rutelli di Franco Grillini e del fatto che quest’ultimo si è sempre impegnato anima e core per i diritti delle coppie gay, che ha svolto un ruolo centrale nel movimento anche quando era presidente, guarda un po’, della versione nazionale dell’associazione di Marrazzo.
Oggi però il premio per chi, esponente del movimento gay italiano, scende più in basso, tocca ad una donna del mondo politico omosessuale: Paola Concia.
Paola Concia è candidata alla Camera per il PD ed è portavoce del “tavolo per i diritti fondamentali” del suo partito.
Proprio ieri il socialista Boselli aveva fatto notare che Veltroni, nonostante avesse inserito nel suo programma di candidato sindaco le Unioni civili per il comune di Roma, si è ben guardato dal farle approvare. Promesse elettorali da candidato sindaco, figurarsi oggi da candidato premier.
La cosa aveva comunque fatto infuriare la candidata Paola, la quale in un comunicato di fuoco attaccava Boselli rimpinzando il suo intervento di paroloni altisonanti come diritti fondamentali di noi omosessuali ecc. E anche, udite udite, che noi abbiamo scritto nel programma quello che faremo: una legge che garantisca i diritti delle persone che si amano. Nientepopodimenoche!
A questo punto i casi sono due: o Paola Concia ha la memoria corta, o ritiene che gli omosessuali italiani siano tutti degli emeriti imbecilli.
Perché non solo i diritti dei conviventi (DiCo) erano nel programma del precedente Governo con a capo non di certo Berlusconi, e tutti sappiamo che fine hanno fatto; perché non solo le sinistre hanno dimostrato il più completo e tendenzioso disinteresse per i diritti civili delle persone omosessuali; perché non solo si è passati dalle Unioni Civili ai Pacs, alle Coppie di fatto, poi ai DiCo e quindi ai Cus, con rilanci incredibilmente al ribasso che umilierebbero chiunque vi si avvicinasse.
Ma anche e soprattutto perché dalla proposta di Paola Concia è ancora una volta sparita la coppia, tant’è che la candidata alla Camera parla di diritti delle persone che si amano, non di coppie omoaffettive.
Forse Paola Concia non si è accorta che oggi sta lanciando la stessa, identica e sputata proposta di Daniela Santanchè e di Francesco Storace, che proprio di sinistra non mi sembrano, come pure di molti rappresentanti delle fazioni conservatrici.
Mi perdonerà Paola Concia, ma almeno Pierfedinando Casini si è spinto un po’ oltre, proponendo, oltre ai diritti delle persone che si amano, anche l’ospitalità per le coppie omosessuali presso alcune leggi, come il diritto in materia ereditaria e pensionistica.
Fa pensare però a come il movimento gay si sia ridotto ad un carrozzone da gay pride e si sia persa la volontà di lottare insieme per determinati diritti, chiari e utili realmente alla nostra comunità.
di Enrico Oliari – www.oliari.com
giovedì 27 marzo 2008
Paola Concia? No, grazie, preferisco Pierferdinando Casini.
mercoledì 26 marzo 2008
GayLib sceglie il voto disgiunto. Un colpo al cerchio ed uno alla botte...
L’associazione gay di centrodestra appoggia il candidato socialista al Campidoglio e tutti i candidati nei municipi sensibili alle necessità della comunità glbt romana.
GAYLIB LAZIO: A ROMA VOTO DISGIUNTO. GRILLINI SINDACO E MASSIMO ERASMO (MPA) AL CONSIGLIO COMUNALE.
GayLib Lazio alle elezioni comunali di Roma sosterrà tutti i candidati glbt ed eterosolidali che si faranno carico di rappresentare i cittadini glbt e le coppie omoaffettive nei vari ambiti di competenza comunale.
Nello specifico chiediamo a tutti i candidati dei vari municipi che intenderanno avere la simpatia e il sostegno di GayLib Lazio che si curino di ampliare tutte le delibere di ambito assistenziale e socio-sanitario (accesso alla graduatoria per le case popolari, contributi alloggiativi, sussidi per l’assistenza domiciliare dei malati, consegna a domicilio dei farmaci ecc…) nella direzione della pratica tutela di ogni cittadino e di ogni coppia senza discriminazione, in base a ciò che noi riteniamo sia la buona amministrazione della vita comunale.
GayLib Lazio fa sapere inoltre che il prossimo 13 aprile sosterrà la candidatura a sindaco di Franco Grillini con Massimo Erasmo, candidato del Movimento per l’autonomia al Consiglio comunale.
“Il nostro voto - dichiara Christian Poccia, referente laziale dell’associazione – sarà disgiunto in quanto né il candidato Alemanno del PdL, né Storace de La Destra, né Ciocchetti dell’Udc o Baccini della Rosa Bianca, quelli più vicini alla nostra area culturale alternativa alle forze di
centrosinistra, ci hanno dato le garanzie minime di sostenibilità da parte di quello che noi siamo, una associazione gay. Pertanto abbiamo scelto Grillini sindaco. Si tratta di una candidatura laica e riformista, libera dagli schemi bipolari destra-sinistra, di rottura rispetto alle candidature omofobe e di bandiera per la comunità gay. Al Consiglio comunale, invece, il nostro sostegno
andrà a Massimo Erasmo, colonnello dei carabinieri candidato con il Movimento per l’Autonomia e alleato con il Popolo della Libertà. Nel suo programma – va avanti Poccia – c’è un esplicito e chiaro riferimento al mondo gay al quale Erasmo ha dedicato un capitolo che si apre con la richiesta di ampliamento dei diritti civili per la comunità gay, lesbica, bisessuale e transessuale. Qualcosa che non può non avere il nostro plauso e il nostro sostegno convinto”.
Ombretta Colli. Sarò la Binetti laica del PDL.
In questi mesi il tema dell’aborto è tornato al centro del dibattito politico. Personalmente non credo alle crociate ideologiche: né a quelle religiose, né a quelle laiche. Credo che ci sia una sola domanda concreta da farsi: la legge sull’aborto è una buona legge? I dati ci dicono di sì. Da quando è stata approvata - nel 1978 - gli aborti sono calati in maniera radicale.
Dalle 234 mila interruzioni di gravidanza registrate nel 1982, si è passati alle 137 mila del 2004. Una diminuzione pari al 40%. Sono ancora tanti, questo è certo. Se ogni singolo aborto è un dramma, è anche vero che ogni interruzione di gravidanza evitata è una vittoria per tutti. Sono le cifre che dimostrano come questa legge tanto discussa funzioni. Ma oltre ai numeri relativi al calo degli aborti, che pure sono importanti, c’è anche un dato di civiltà in questa legge: la difesa della dignità e della vita di noi donne. Dopo la sua approvazione per esempio, le morti causate dagli aborti clandestini sono praticamente scomparse. Per tutti questi motivi non condivido l’idea di modificare la 194. Dirò di più: mi candido a difendere i valori laici che stanno dietro a questa legge all’interno del PDL, così come la senatrice Binetti difende quelli cattolici nel PD. Sarò insomma la “”Binetti laica” del Popolo delle Libertà. Una garanzia per le tantissime donne che si apprestano a votare il centro-destra.
La legge sull’aborto non è in discussione. Se c’è qualcosa da rivedere della 194, è semmai una sua migliore applicazione nella parte relativa alla prevenzione. Sono infatti in crescita le interruzioni di gravidanza tra le giovani donne e le immigrate, un chiaro segno di come ci sia ancora molto da fare: dall’informazione sessuale agli aiuti alla maternità. Temi che mi impegno a portare in Senato con tutta la forza e la competenza necessaria, maturata nella mia esperienza di donna e di Presidente della Provincia di Milano.
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martedì 25 marzo 2008
Patacche. Paola Concia: Boselli sa che non fu Veltroni a Bloccare il registro delle Unioni civili.
(Apcom) "Capisco che siamo in campagna elettorale e l'esasperazione dei toni sembra d'obbligo. Ma Boselli sa bene che non fu Veltroni a vietare l'istituzione del registro delle Unioni civili a Roma". Lo afferma Anna Paola Concia, candidata alla Camera e portavoce del Tavolo omosessuali del Partito Democratico.
"Quella vicenda, purtroppo, è stata figlia di uno scontro politico. E come noi omosessuali sappiamo bene, quando i nostri temi diventano disputa politica non facciamo nessun passo avanti verso l'acquisizione di diritti fondamentali", aggiunge Concia.
"Inviterei tutti i laici a tenerne conto. I nostri diritti vanno riconosciuti, non solo sbandierati. Va costruito un consenso ampio intorno a questi temi, per passare dalle parole ai fatti. Tanti cittadini omosessuali se lo aspettano", è l'auspicio dell'esponente del PD.
"Noi abbiamo scritto nel programma quello che faremo: una legge che garantisca i diritti delle persone che si amano", conclude Concia.
Nuova trovata del laico Boselli: Gesù arruolato negli spot del Ps con polemica.
Ora l’ultima trovata: ha arruolato niente meno che Gesù Cristo. Perché: “È lui il primo socialista”. Un messaggio che, piaccia o no (qualcuno lo giudica blasfemo), di sicuro fa discutere. È infatti il Nazareno il protagonista di due spot, da 30 e 15 secondi rispettivamente, che il Ps diffonderà, tramite i circuiti televisivi locali, a partire dal 29 marzo (opportunamente dopo Pasqua), per le ultime due settimane di campagna elettorale.
Uno spot che si è già tirato addosso gli anatemi di varie parti politiche, in quella che Boselli ha definito una “censura preventiva, astiosa e violenta” e, in occasione dell’anteprima dello spot per la stampa, aggiunge: “Questa polemica preventiva” ha affermato il candidato premier socialista “corrisponde a un desiderio di censura preventiva. Noi colleghiamo i nostri principi a quelli dell’umanesimo cristiano. E già nel ‘46 i socialisti fecero dell’effigie di Gesù un simbolo della campagna elettorale”.
In effetti nei documenti storici del socialismo italiano l’immagine di Gesù è presente ancor prima che il movimento si costituisse come partito, nel 1892. Infatti in un sito web di vecchi canti socialisti è possibile leggere il testo poetico composto nel 1876 da Giacinto Stivanelli: “A Gesù Nazzareno primo martire del socialismo”, evidentemente un tema centrale in certa letteratura e propaganda del tempo.
E comunque, il movimento socialista, ha aggiunto Boselli, “nasce per difendere i più deboli e il Cristianesimo ha fatto la stessa cosa. Qualcuno dice che questo messaggio è in contraddizione con le nostre precedenti prese di posizione? Noi abbiamo criticato i vertici ecclesiastici quando non condividevamo alcune loro scelte, non abbiamo mai criticato una fede o una religione”.
Lo spot, realizzato dalla regista Katia Simmi con immagini tratte da Jesus Christ Superstar e del Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, con il sottofondo dell’Internazionale in versione elettronica del gruppo militante degli Area, si conclude con lo slogan elettorale: “Chiudi il cerchio, ora vota socialista”.
“Non c’è nulla di sacrilego” dice il vicepresidente del Senato, Gavino Angius “sacrilego era il manifesto della Dc nel ‘48: ‘Nell’urna Stalin non ti vede, ma Dio sì… E poi Gesù, il primo ribelle della storia, è di tutti, di tutti coloro che ne sanno raccogliere la forza del messaggio”.
Un messaggio che serve a “evidenziare” sottolinea il capogruppo Roberto Villetti “la grande ipocrisia di quei politici che pretendono di dirci come dobbiamo comportarci e poi vengono trovati in un bordello… Il messaggio cristiano non riguarda, come in troppi vorrebbero, le questioni dalla cintola in giù, i divieti sessuali; il suo fondamento, su cui convergono i socialisti, è la solidarietà con i poveri, con i più deboli”.
L’ultima battuta è ancora per Boselli: “I dico? Credo che Gesù proprio non se ne occuperebbe, ci sono oggi questioni più serie e più gravi. Non sarebbero certamente la sua preoccupazione principale, anche perché il messaggio cristiano è prima di tutto un messaggio di libertà”.
Ma in molti ora si chiedono perché mai un partito che nel proprio manifesto dei valori ha la difesa del principio di laicità abbia voluto confezionare uno spot televisivo con Gesù come testimonial.
sabato 22 marzo 2008
Un campione dei diritti Glbt nell'Udc. Ci dobbiamo credere?
Ufficializzata la candidatura del cantante-regista Maximo De Marco al comune di Roma al fianco di Casini per Ciocchetti sindaco.
(Comunicato stampa) Il discusso "cantante ribelle", nonche' pluripremiato regista del film "Petali di Rosa", interpretato da Claudia Koll e che ha iniziato da qualche anno, come la stessa attrice, un cammino di conversione, ha accettato la candidatura per portare alla "citta' eterna" , nel caso venisse eletto, una ventata di internazionalita' e di rinnovamento, non solo per il mondo artistico,ma sopratutto per valorizzare il talento e le capacita' dei giovani, in una citta' che e' ricca di Arte e di cultura da sempre.
Alla domanda : "Quale sara' il tuo programma elettorale", De Marco risponde : "i programmi servono soltanto ai politici per ingannare la povera gente, una volta eletti si dimenticano in un cassetto... io non sono un politico e non ho bisogno di nessun programma, basta andare per strada, girare per Roma e vedere il degrado ed il disagio di questa citta'... il mio programma e' proprio questo e' la strada e' la gente, sono gli emarginati, le discriminazioni sociali, sono i giovani, la politica dovrebbe essere fatta con il cuore e non solo con la testa, ma soprattutto facendo gli interessi della gente e non quelli propri... Oggi si parla troppo e si fanno pochi fatti , forse perche' si ha solo sete di potere,si ha paura di perdere una poltrona,siamo troppo egoisti e non sappiamo cosa significhi "aiutare il prossimo"...
Sino ad oggi Roma e' stata governata dalla sinistra,una sinistra che si decanta tanto all'avanguardia sopratutto sui diritti civili, ma dove sono i fatti? Mosse politiche per accalappiare voti, Rutelli e Veltroni hanno governato per oltre 20 anni e tutto e' rimasto immutato,come si addice alla citta' eterna! Tra le varie comunita' quella GLBT e' fra quelle che fa' piu' gola ai politici... ma che subito dopo le elezioni vengono ricacciati nel loro ghetto a tacere...
Spero che gli Italiani non siano cosi' stupidi da non capire...
Io ho scelto di stare in centro perche' credo in alcuni valori, che sono quelli cristiani, come l'uguaglianza e l'aiuto reciproco, e mi sono sempre battuto per non scendere a compromessi, ma poi la vera politica la fanno le persone con i propi principi e i propri valori e non i partiti, ho deciso di intraprendere questo cammino politico perche' mi sento ispirato e fiducioso, affinche' qualcosa cambi davvero..."
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Ndr. Che sorpresa... dallo stesso partito di quel campione di omofobia ed intolleranza qual'è Luca Volontè è sbocciata la candidatura di questo "fiorellino". I nostri complimenti ed un consiglio, cambi ufficio stampa... nel leggere questo comunicato abbiamo capito poco, soprattutto se De Marco si è candidato perchè anch'esso gay e quindi interessato anche in prima persona o e se anch'esso desideroso solo di raccogliere "a gratis" consensi finocchi... ci faccia sapere.
giovedì 20 marzo 2008
Elezioni. Grillo: "Sono solo un incantesimo, tutto già deciso". Chiamati in causa Grillini e le "liste abusive".
Show a piazza Navona: non c'è niente da fare, è come in Argentina
(Apcom) Le elezioni non esistono, sono un incantesimo, e l'Italia non ha più speranze. In trasferta a Roma per presentare la lista civica promossa dai 'grilli romani' per la corsa al Campidoglio, Beppe Grillo conquista piazza Navona a suon di affondi, 'i-taliani' (di mussoliniana memoria per far "arrabbiare gli intellettuali") e vaff... naturalmente urlati all'indirizzo dei politici di destra e sinistra, che non sono altro che "salme, morti e defunti". Il tutto, senza cedere nulla sulla critica aspra contro i partiti, la 'casta' dei giornali e la legge elettorale. "Non ci sono elezioni, è un incantesimo - replica Grillo a chi gli chiede un pronostico sul voto - voi siete ancora nel meccanismo di andare a votare, pensate al popolo sovrano. Non c'è più niente".
Continua su Notizie gay.
Elezioni e candidati gay. Un elenco di futuri trombati? Il timore c'è.
Tanti nomi e poche certezze.
Paola Concia è data per sicura nella corsa al Parlamento. Probabile Titti De Simone, capolista in Basilicata. Numerose le candidature omosex e trans, ma poche le speranze. Mancuso: «È mancata regia».
(Delia Vaccarello - L'Unità) Il gay pride 2007, che a Roma ha riempito piazza San Giovanni più del Family day, lasciava ben sperare. Il movimento omosex e trans aveva mostrato la propria consistenza. Ma il rapporto con i partiti alla prova delle candidature lo ha visto in tutt’altra forma. Se nella passata legislatura quattro scranni di Montecitorio erano occupati da gay, lesbiche, trans (Grillini, Luxuria, De Simone, Silvestri), la prossima potrebbe riservare qualche sorpresa. Franco Grillini, presidente onorario Arcigay, che si è dissociato dai Ds in vista della nascita del Pd, ha tutt’altro che la certezza di una rielezione. Candidato con i socialisti in Emilia e in Lombardia, mette alla prova la sua capacità rappresentativa del popolo «lgbt» correndo per la poltrona di sindaco di Roma. Alla Camera, invece, entrerà con buona certezza Paola Concia, candidata dal Pd al decimo posto in Puglia, regione sensibile alle tematiche omosex che ha già eletto Niki Vendola governatore. «Qui si respira un bellissimo clima – dice Paola Concia, nel vivo della campagna elettorale – i pugliesi sono frizzanti, hanno voglia di conquistare tante mete. Somigliano agli spagnoli. Lavorerò moltissimo con i giovani e con le donne, in perfetta sintonia con l’Arcigay locale che mi sostiene».
Difficile fare pronostici per Luxuria, star della precedente campagna elettorale, candidata dalla Sinistra Arcobaleno al secondo posto nella Sicilia occidentale. Con una raccolta di firme duecento donne della stessa area hanno lamentato l’«imposizione» della candidata trans foggiana nelle liste dell’isola. Come dire: perchè a Roma non valorizzano le risorse siciliane? Luxuria, intanto, incassava il sostegno di tutta l’Arcigay della Trinacria, con Paolo Patanè e Agata Ruscica in testa che hanno espresso «sdegno» per la presa di posizione delle donne, lasciando intendere: Roma non è nuova alle azioni dall’alto, se «l’intrusa» non fosse stata una trans, ma una donna «biologica», avreste raccolto le firme contro? Anche Silvestri è finito in Sicilia, lasciando le temperature rigide di Brescia, sua città natale. Candidato della Sinistra Arcobaleno, compare al terzo posto nella lista per il Senato, in posizione assai incerta. In prima fila la collocazione di Titti De Simone. Sostenuta da Rifondazione comunista ormai da due legislature, la candidata lesbica emersa dopo lo storico Pride del 2000 a Roma è capolista per la Camera in Basilicata. C’è poi, sempre per la Sinistra Arcobaleno, la candidatura di Paolo Hutter in Lombardia, che lui stesso considera «di incoraggiamento» verso chi non fa politica attiva, e di sprone per alleggerire in territorio padano il cavaliere: «se la Sinistra Arcobaleno non superasse l’otto per cento, Berlusconi conquisterebbe più seggi».
Al Nord troviamo Andrea Benedino, già portavoce insieme a Paola Concia di gayleft, la consulta che sosteneva i diritti omo nei Ds. Dal suo blog, dove dice di essere «candidato al dodicesimo posto nella lista del PD per la Camera nella circoscrizione del Piemonte 1, ultimo posto eleggibile in caso di vittoria di Veltroni alla Camera, cioè solo nel caso in cui scatti il premio di maggioranza per la coalizione PD-Italia del Valori», Benedino ringrazia i giovani. La raccolta di firme c’è stata anche nel suo caso, ma questa volta pro e non contro: «Un fatto inedito, perchè sul mio nome c’è stata la convergenza di ragazze e ragazzi molto differenti tra loro, con storie politiche diverse, molti dei quali arrivano dall’area cattolica della Margherita». Ancora, in Lombardia, corre Ivan Scalfarotto, nelle liste del Pd, incerto anche lui. Restano Fabio Omero, già segretario dei Ds di Trieste, quinto su sette candidati alla Camera nelle liste del Pd, e Antonio Soggia, candidato under 30 della Sinistra arcobaleno in Piemonte. Se la quasi certezza cade al momento su due teste, e la speranza su altre, c’è l’amarezza dei nomi attesi invano. Sergio Lo Giudice, già presidente nazionale Arcigay, è stato appellato dal resto del Carlino l’«escluso eccellente», e commenta: «speriamo che passi presto il tormentone, se no mi incoroneranno Re dei Trombati!». Assente dalla corsa nonostante i pronostici Alessandro Zan, l’inventore dei pacs alla padovana, noto per la bellezza da attore del neorealismo, nonché per le iniziative romane di mezzo inverno in favore dei diritti. L’ultima, «Un politico per due», l’ha condotta come presidente della Linfa, la Lega Italiana nuove famiglie, riscuotendo il consueto successo tra i politici e le coppie presenti. La Linfa, comunque, piazza la sua coordinatrice ligure, che se eletta si batterà senz’altro per i diritti delle coppie di fatto. È Cristina Morelli capolista al Senato in Liguria nelle file della Sinistra l’Arcobaleno. Nessuna candidatura sul fronte della Destra ed escluse molte personalità «sensibili», con vivo rammarico di Gaylib. «La conventio ad excludendum berlusconian-finiana ha deciso di lasciare fuori quasi tutti i personaggi d’area liberale che hanno a cuore anche il tema dei diritti gay e poi ha chiuso le liste», dichiara Daniele Priori, vicepresidente.
Insomma, lesbiche, gay e trans nella società ci sono, ma in Parlamento forse non si vedranno abbastanza. Come mai? «Assenza di regia», dice Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay. «Se sono mancati sensibilità e strategie nei partiti» è anche vero che il movimento è apparso debole, «nella sostanza ognuno è andato per la propria strada». Un passaggio inevitabile? Per il futuro Mancuso si propone nuove strategie. Il movimento gay, stordito da un pride estremamente partecipato, ma restando schiacciato dall’assenza di una vera conquista sociale sul piano dei diritti, al momento delle candidature ha smesso di pensarsi come una collettività. E, com’è banalmente noto, da soli si vince molto poco.
Grillini, sindaco dei frociani.
(Insy loan e lo stato delle case) E’ già brutto essere trombati dalla scena politica nazionale venendo declassati a candidato sindaco per Roma, ma essere trombati pure da Grillino (metaforico o meno è comunque una scena splatter alla sola idea) potrebbe essere davvero troppo.
Ipotesi quanto mai possibile visto che Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcighei (per chi non lo sapesse, “arci” non sta ad indicare l’essere iper-ghei ma è il nome dei circoli che fanno capo alla sinistra, ma non chiedetemi quale), si candida a sindaco di Roma in diretta concorrenza con Francesco Rutelli.
Ma ve lo immaginate che spasso sarebbe?
Roma cambierebbe definitivamente il suo volto e, con esso, anche molte altre cose.
A Monte Caprino, che tra l’altro si distende proprio alle pendici del Campidoglio, verrebbero tolte le cancellate puntute (acquistate per un niente dallo smantellamento del carcere di massima sicurezza di Alcatraz) che il comune di Roma mise qualche anno fa ufficialmente per proteggere dai furti 4 frammenti di colonne romane rotte e abbandonate, ma che in realtà servivano per evitare ai ghei capitolini di andare di notte a giocare a nascondino dietro le fratte. La giunta comunale approverebbe immediatamente la proposta di disseminare qua e la comode lettighe in stile impero (romano) per rendere più comodi gli incontri, approntando dei ciringhiti per sorseggiare un aperitivo al tramonto.
Verrebbero aboliti gli epiteti offensivi contro i ghei e così le grattachecche (NdR: le granite dette alla romana) vendute lungo il Tevere sarebbero ribattezzate Grattaomosessuali.
Se Grillini vincesse, finalmente il ghei più brutto di Roma troverebbe qualcuno a cui cedere questo primato infame.
Tre quarti dei sacerdoti della santa sede potrebbero chiedere asilo politico come i monaci buddisti in fuga da Tibet e il cinghiale selvatico verrebbe riportato a prolificare a villa Borghese come ai tempi del cesaro-papato per far divertire le lesbiche senza mandarle fino alla riserva naturale di Paliano.
Metterebbero delle aree di sosta (note presso la popolazione omorechia come luoghi d’aggregazione e scambio culturale al pari degli oratori salesiani per i fanciulli) non solo sul raccordo anulare ma anche a piazza Farnese e largo Goldoni (ci sarebbe anche piazza San Pietro ma pare che Benny abbia detto che l’area circondata dal colonnato del Bernini, è già più che sufficiente).
Il 28 giugno, ricorrenza del ghei praid, sarebbe festivo come il 25 aprile e nessuno lavorerebbe tranne centri estetici e marchettari.
Forse non occorrerebbe neppure più fare il praid così molti finocchi smetterebbero di dare addosso alla manifestazione, molti etero la pianterebbero di usare il termine “carnevalata” tornando giustamente ad adoperare il termine per descrivere propriamente lo stato della nostra politica e io finalmente potrei smettere di morirmi dal caldo durante il tragitto.
Cialtroneria elettorale. Grillini Sindaco di Roma e il programma non c'è.
Una strana coppia per Roma. Rutelli: "Roma con me sarà città dell'accoglienza". Ribatte Grillini "Sui gay ha impegni generici".
Grillini: Faccia un pò di autocritica su ciò che ha fatto al governo.
(Apcom) In un'intervista al magazine Clubbing e al portale Gay.it, il candidato sindaco di Roma Francesco Rutelli spiega come tutelerà i diritti di gay, lebsiche e trans. "Roma - dice - sarà sempre più la città dell'accoglienza e dell'inclusione, dove l'intercultura sarà un valore vero, dove la pari dignità sociale di tutti i cittadini sarà pratica civile e politica».
Rutelli indica i punti programmatici su cui si è impegnato con le associazioni gay di Roma: "l'impegno contro qualsiasi discriminazione sulla base di ogni orientamento sessuale a Roma e contro ogni persecuzione nel mondo; conferma e miglioramento dei servizi per tutti i romani comprese le coppie di fatto; costante attenzione e verifica delle condizioni di vita della comuità lgbt; iniziative nelle scuole contro il bullismo; istituzione di un Centro Internazionale della Cultura Omosessuale".
E alla domanda su quali siano le priorità, Rutelli risponde: "Il rispetto e la sicurezza". Su questi temi il candidato sindaco si è impegnato a "siglare un protocollo d'intesa con la Questura di Roma contro la violenza e la prepotenza" e a istituire "il patrocinio legale gratuito contro il mobbing per orientamento sessuale".
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GRILLINI: DA RUTELLI SUI GAY IMPEGNI GENERICI.
"Faccia un po' di autocritica su ciò che ha fatto dal governo".
(Apcom) - "Il candidato sindaco del Partito democratico a Roma Francesco Rutelli interviene nuovamente sulla questione omosessuale, un nervo scoperto del suo programma e della sua campagna elettorale. Nel ricordare a Rutelli che l'intera Arcigay nazionale sostiene la candidatura di Franco Grillini, vorrei fargli presente che stona assumere impegni generici senza dire nulla sulle proprie pesanti responsabilità per la mancata approvazione in Parlamento e Consiglio comunale a Roma di un registro delle unioni civili". Lo afferma il candidato socialista al Campidoglio Franco Grillini.
"Rutelli, anziché imbrogliare gli elettori e truccare le carte - afferma Grillini - sarebbe più credibile se facesse una ferma autocritica sulla sua linea politica verso la legge 40, sulla cancellazione del Pacs dal programma dell'Unione, sul sostegno nel Pd ai parlamentari dell'integralismo cattolico, sulla mancata approvazione in Parlamento del testamento biologico, sulla mancata approvazione del divorzio breve, sulla mancata approvazione di normative per le coppe di fatto e potrei continuare a lungo".
sabato 15 marzo 2008
Elezioni 2008, simulazione del prossimo Parlamento secondo gli studi della Camera.
E' stata effettuata dall'Ufficio Studi della Camera, e pubblicata dal Corriere della Sera, una simulazione su come sarebbe composto il nuovo Parlamento, se i partiti ricevessero gli stessi voti ottenuti nelle elezioni del 2006.
Lo studio è valido, per il Senato, solo per le regioni del Centro-Nord fino all'Umbria.
Con le liste bloccate i candidati vengono eletti secondo l'ordine progressivo numerico. Al senato il premio di maggioranza è su base regionale. In alcune regioni, come il Piemonte, Liguria e Marche, la differenza tra le due principali coalizioni era di poche migliaia di voti.
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La Destra della Santanchè. Una certezza: I gay non la voteranno mai.
IMG PRESS INTERVISTA I LEADER: LA SANTANCHÈ È… UNA DONNA CORAGGIOSA, CHE CREDE NEL CORAGGIO DI CHI CI CREDE.
(Anna Germoni - ImgPress) Daniela Santanchè, non fa promesse agli elettori e soprattutto non fa sconti a nessuno da Fini a Veltroni, Mussolini, e Casini. Ribattezzata Lady di Ferro, la candidata premier de “La Destra”, tra un tour elettorale e l’altro, si lascia intervistare da IMG Press.
Programma elettorale con pochi punti, ma sulle candidature ha puntato anche lei su nomi da reality show. E’ questa la nuova Destra della Santanchè?
“Ho candidato donne, come Paola Ferrari che è stata la prima giornalista a condurre la Domenica sportiva. Qui c’è gente impegnata, che crede nella Destra, che corre tutti i giorni e combatte con i problemi del quotidiano”.
Sacralità della famiglia e tutela dei nuclei tradizionali. No ai Dico, né ai Pacs. Quindi fuori dal vostro programma le unioni civili. Ma nel quotidiano, la vita non è proprio così: aumentano i divorzi e i figli nati dalle convivenze, in calo i matrimoni. Non sente il bisogno di virare la rotta, con questo spaccato d’Italia?
“Credo solo nella tutela dei bambini. Quindi sì all’equiparazione tra i figli naturali e quelli illegittimi. Per il resto, siamo contrari ai Pacs e ai Dico”.
La casa, il mutuo sociale e la donna come simbolo del focolare. Non pensa che questo slogan, possa far tornare indietro la donna, soprattutto in un momento in cui aumentano le violenze sessuali domestiche?
“No, perché sono un esempio: l’unica donna candidata a Premier”.
Recentemente su Libero, lei ha dichiarato alle donne :”Fate come me, non datela”. Perché una donna, moderna deve ancora giustificare i meriti guadagnati sul campo in politica mentre ad un uomo nessuno dice niente?
“E’ solo un’esortazione all’amore. Mi rivolgo alle donne. Oggi c’è una visione troppo consumistica del sesso e della carriera”.
Dopo questa affermazione la voteranno più gli uomini o le donne?
“Spero le donne. Credo molto nella solidarietà femminile”.
Nel suo programma c’è l’abolizione del canone Rai. Quindi Rai e Mediaset sempre più gemelle? Un favore al Cavaliere?
“E’ evidente che la Rai non è più una televisione di servizio pubblico, ma commerciale, piena solo di pubblicità. Quindi siamo per togliere il canone ma, non faccio favori a nessuno”.
Se fosse il ministro dell’Interno revocherebbe la scorta a Erich Priebke?
“Certo”.
Cosa pensa della stretta di mano tra la mamma di Valerio Verbano, il militante di estrema sinistra ucciso dai Nar e Gianpaolo Mattei, il fratello di Virgilio e Stefano, i due missini morti nel rogo di Primavalle causato da alcuni membri di Potere Operaio?
“In memoria dei morti dico: che tristezza!”.
Fini, Alemanno, La Russa, la Mussonini, alla fine anche Ciarrapico entra nel Pdl con il saluto romano. Nello Musumeci ha detto che “Fini vuole il genocidio della destra”. Non pensa che sia Berlusconi a volerlo?
“Berlusconi ci proverà, ma noi glielo impediremo. Fini, non è nessuno e non andrà lontano”.
La Santanchè è…
“Una donna coraggiosa, che crede nel coraggio di chi ci crede.”.
Come ti costruisco il candidato. Il caso Ivan Scalfarotto.
Comunque, mi chiamo Ivan - Il backstage.
Questa l'agenzia che ha lanciato il filmato: "COMUNQUE, MI CHIAMO IVAN", ONLINE LO SPOT PER IVAN SCALFAROTTO GIRATO DA PAOLO VIRZI' "Comunque, mi chiamo Ivan". Questo il titolo dello spot per la campagna elettorale di Ivan Scalfarotto, candidato alla Camera dei Deputati per il Partito Democratico. Lo spot ha la regia di Paolo Virzì e racconta in due minuti la storia politica di Scalfarotto dalle primarie del 2005 a questa candidatura alle elezioni politiche. "Quel che colpisce di Ivan è in fondo il suo buon umore - dice Paolo Virzì, il cui film "Tutta la vita davanti" sarà nelle sale dal 28 Marzo -, nei suoi panni io sarei angosciatissimo. Invece il nostro candidato, nonostante una professione di successo, una vita interessante, sembra persino entusiasta dell'eventualità di andarsi a chiudere in un'aula parlamentare per cinque lunghi anni. Io credo che potrebbe riferire allo spettatore, col suo lessico che non è quello di un politico di professione, la buona novella di uno come lui che ha cercato e trovato le sue soddisfazioni professionali all'estero e che adesso è disposto a rimboccarsi lietamente le maniche per portare il suo personale contributo sui temi dei diritti della persona, del merito da valorizzare, del ricambio generazionale, della modernizzazione dell'Italia e in generale dell'idea della pratica politica come affascinante servizio civile che uno come lui può prestare alla comunità. Credo - conclude Virzì - che Ivan trasmetta una specie di orgoglio patriottico, non lamentoso, ma incoraggiante." "Sono davvero felice di aver lavorato con Paolo - afferma Scalfarotto -, io e lui abbiamo una sensibilità simile rispetto ai problemi del nostro paese. In fondo facciamo parte di quell'Italia che spera in modo attivo, che vuol dare il suo contributo perché le cose cambino, ciascuno coi suoi talenti e le sue competenze. Paolo lo fa magnificamente con la macchina da presa, io cerco di darmi da fare attraverso la partecipazione alla vita politica del paese". Lo spot "Comunque, mi chiamo Ivan" è pubblicato su Youtube e sul blog di Scalfarotto e sta già facendo registrare commenti più che positivi. Sempre su Youtube è possibile vedere anche il backstage delle riprese." Ed ecco, appunto, il backstage.
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Ndr. Pure questo ci dobbiamo meritare? Il candidato-attore...
Franco Grillini Sindaco di Roma? Roma non ha bisogno di un Sindaco gay ma di un buon Sindaco.
(Spetteguless) Serata di campagna elettorale ieri a Muccassassina, dove sul palco, per il suo comizio, è salito Franco Grillini, CANDIDATO SINDACO nella capitale con i Socialisti di Boselli.
Roma, Milly D'Abbraccio candidata con Grillini. Le E(r)ezioni socialiste.
Il suo slogan potrebbe essere ''vota una donna coraggiosa che sa mettere a nudo le cose".
L'ex regina dell'hard all'Adnkronos: ''Se sarò eletta mi batterò per far nascere una 'love city' nella capitale''. E sottolinea: ''Noi attori dell'eros siamo sempre ghettizzati, ma anche noi abbiamo le nostre idee''.
(Adnkronos) - Dai set a luci rosse al Campidoglio. Ci spera Emilia Cucciniello, in arte Milly D'Abbraccio (nella foto), regina dell'hard degli anni '80 e '90, in corsa per il Comune di Roma nella lista dei socialisti con Franco Grillini capolista. "Era il mio sogno nel cassetto", dice all'ADNKRONOS la protagonista de 'La moglie bugiarda', 'La trasgressione', 'La professoressa di lingue' e tanti altri ancora (Guarda le foto). "Sono contenta di avere questa chance - spiega - perché noi attori dell'eros ci siamo sempre sentiti in qualche modo ghettizzati, ma anche noi abbiamo le nostre idee e le nostre proposte per migliorare le cose".
Come ad esempio la nascita di una 'love city', una città dell'amore nella Capitale, altro sogno nel cassetto di Milly. "Esistono in altre grandi città europee, a Parigi, ad Amsterdam. Perché non dovrebbe sorgerne una anche a Roma? Un quartiere a luci rosse, dove puoi trovare il cinema hard, il sex shop, i locali per strip e lap dance. Certo, mi rendo conto che proprio a Roma c'è da...convincere il Papa, ma credo che sia un'iniziativa che i laici apprezzerebbero anche come segnale di una libertà che deve esserci pure nella sfera sessuale".
Il suo sodalizio con Riccardo Schicchi e la sua 'scuderia' di attrici porno 'Diva futura' risale agli anni '80. "E' vero - risponde - ci conosciamo da tempo. Lui doveva essere candidato con i socialisti e Grillini, ma poi è sorto qualche problema. Allora ha proposto a me di candidarmi. E ieri, quando sono andata nella sede del partito, erano tutti contenti del mio sì, sono stata accolta a braccia aperte e ora voglio fare la mia parte".
Con il cinema, almeno per ora, Milly D'Abbraccio ha chiuso. "Mi sono un po' stancata del genere che comunque mi ha fatto conoscere al grande pubblico. Però mi piace stare sul palco, davanti a una macchina da presa. Mi piace anche la tv. In fin dei conti, per molti anni lo spettacolo è stato la mia vita, per me è sempre importante essere a contatto con il pubblico. Ho sempre lottato in prima persona e nessuno mi ha mai regalato niente. E poi, quando ho iniziato la mia carriera tutto era più difficile: ti appiccicano addosso l'etichetta di attrice porno e poi è difficile cambiare la tua immagine pubblica".
Niente cinema, quindi, però presto darà alle stampe un libro. Il titolo, che ancora non c'è, potrebbe essere 'Il sesso secondo Milly', oppure 'La filosofia del sesso', o ancora 'Il manuale della perfetta seduzione'. Una specie di manuale dell'eros, "con tanti consigli su come comportarsi quando si tratta di un'avventura di una sola notte e quando invece si parla di una storia seria". E poi ci sono i 100 aforismi di Milly. Sul sesso, naturalmente: 'se ti scappa la voglia di farlo in tre, provalo in quattro'. Oppure 'per essere una moglie perfetta devi essere tutto tranne che sincera'. E ancora: 'il sesso orale è un'arte, va fatto bene o niente'.
La letteratura, per ora, può attendere: ora l'obiettivo è la conquista del Campidoglio: "se sarò eletta, certo, seguirò la linea del partito, ma in ogni caso metterò la mia immagine e il mio impegno al servizio di Roma". E lo slogan? Ancora Milly non l'ha deciso. Difficile dire se seguirà il consiglio del suo amico Schicchi che le ha proposto un 'vota Milly, lei sì che te la farà vedere'. Forse, un po' troppo allusivo. E allora? "Allora - risponde lei - potrebbe essere 'vota Milly, una donna coraggiosa che sa mettere a nudo le cose. Un abbraccio per Roma'. Buona la seconda, direbbero sul set.
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E(r)ezioni Socialiste.
(Candido news) Dopo la candidatura di Riccardo Schicchi, re del porno. Il PS presenterà Milly D’Abbraccio, regina dell’hard, regina dell’hard degli anni ‘80 e ‘90, che annuncia di essere in corsa per il Comune di Roma nella lista dei socialisti con Franco Grillini capolista. “Era il mio sogno nel cassetto”, dice la protagonista de ‘La moglie bugiarda’, ‘La trasgressione’, ‘La professoressa di lingue' e tanti altri titoli vietati ai minori. “Sono contenta di avere questa chance - spiega - perché noi attori dell’eros ci siamo sempre sentiti in qualche modo ghettizzati, ma anche noi abbiamo le nostre idee e le nostre proposte per migliorare le cose".
Forse la dirigenza del PS non ha capito che deve far crescere il numero dei suoi elettori e non quello delle loro erezioni!
venerdì 14 marzo 2008
E' davvero morto il fascismo? La Mussolini accusa: "Nel Parlamento Europeo solo burocrati e omosessuali".
Mussolini: alla fine ci faranno entrare nel PPE anche con Ciarrapico. Sono burocrati ed omosessuali.
(Il Corriere della Sera) Ha visto, signora Mussolini, Claude Junker dice che «nel Partito popolare europeo non c'è posto per i fascisti». «Chi?». Juncker, signora, premier del Lussemburgo e presidente dei ministri europei dell' Economia. «Ah, sì! Questo qui, con un cognome che pare uno yogurt, non si è accorto che il fascismo non c'è più. C'è ancora, invece, il comunismo. Il signor yogurt, con i suoi fermenti lattici, invece di criticare Ciarrapico, dovrebbe stare attento a tipi come Bassolino...».
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giovedì 13 marzo 2008
Effetto-soubrette e sospetti di "spinte" sulle donne in lista delusioni bipartisan.
Nel Pdl i posti all´"altra metà del cielo" sono pochi: il 17-21%. Nel Pd invece arrivano al 40%.
(Giovanna Casadio - La Repubblica) Contro la candidatura della bionda soubrette Barbara Matera (nella foto), bellezza che al Cavaliere ricorda quella della moglie Veronica in gioventù, c´è stata una sollevazione tra le donne forziste. Infine, Gianni Letta, sabato scorso, ha convinto Silvio Berlusconi a scelte più avvedute e per la Puglia, in quota rosa, è stata prescelta una altrettanto avvenente giovane donna, Elvira Savino, con brillante curriculum, collaboratrice della rivista "Formiche". Ma gli aggiustamenti di rotta non hanno impedito la quasi rivolta delle donne del Pdl. Scontente? Furiose. Hanno fornito i numeri del malcontento: nelle liste del Pdl le candidate sono circa il 21,5% alla Camera e il 17% al Senato. In posizioni tutt´altro che eccellenti, tali insomma da non arrivare a quella soglia del 25% di elette che era stata promessa dai leader. Se non fosse stato per Ciarrapico, che si è preso la scena delle polemiche, questa storia delle donne in lista e degli insulti che hanno accompagnato le candidature - «sciampiste, letteronze, zoccole» - avrebbe tenuto banco.
Nella metà campo del centrodestra, Stefania Prestigiacomo si è chiusa in un "no comment" irritato. Isabella Bertolini, quattordicesima in Emilia, lascia intendere che in campagna elettorale si fa buon viso a cattivo gioco. Giulia Bongiorno di An, ammette: «Non ci sono livelli accettabili di donne nelle nostre liste, però le donne si faranno avanti a piccoli passi». Solo Michela Vittoria Brambilla, la "rossa" del Cavaliere, capolista di fatto in Emilia, sostiene che «va bene così, quel che conta sono le competenze non il genere». Parla più volentieri di sé: non sono a caccia di poltrone, dice, però «non starò seduta ad aspettare di pigiare un bottone». A denunciare il brutto clima, è Alessandra Mussolini, segretario di As, nel partito di Berlusconi. «Quando ho letto di Lotito che definiva zoccole le candidate del Pdl, sa cosa ho fatto? Ho chiamato Luxuria, perché bisogna finirla con le discriminazioni. Nel prossimo Parlamento dobbiamo fare fronte comune». Con la transex del Prc, Mussolini si era accapigliata in tv.
Ma nell´altra metà campo, nel Pd, dove pure le candidate sono il 42% (379 donne) e di queste almeno 100 saranno parlamentari sicure, i malumori ruotano sulla discrezionalità delle scelte dei leader maschi. Vilma Mazzocco, portavoce del Terzo settore, uno dei 45 saggi del Comitato per il Pd, ironizza: «Bisognerà mandarle in giro con la baby sitter queste giovani parlamentari... Il Parlamento non è una convention, bene il rinnovamento ma c´è stata superficialità. Di un parlamentare ci si deve chiedere chi rappresenta, come e perché». Riferimento implicito a Marianna Madia? La Madia ha dovuto ingoiare amarissimi attacchi. Così come Daniela Cardinale, figlia di Totò, ex ministro delle Comunicazioni, sulla cui candidatura anche Veltroni ha declinato ogni responsabilità («L´ho saputo solo a cose fatte»). La giovane candidata è «amareggiata», il padre la difende: «Ha bevuto la politica con il latte, si è impegnata e ora... «. «Sciampista» lei e le altre giovani donne del Pd, per Maurizio Gasparri. Che non si pente delle parole dette: «Cioè, mi dispiace per le sciampiste, ma è stata una reazione alle definizioni di "letteronze", "zoccolonze" indirizzate alle nostre candidate». Barbara Pollastrini, la ministra delle Pari opportunità è severa: «Questi insulti sono gravissimi scivoloni maschilisti. Ho fiducia in Veltroni sulle donne in un futuro governo. No alle polemiche nel Pd: se non metti i giovani a nuotare nessuno emergerà». Intanto, le donne dell´Udi invitano ad andare al voto con una lettera scarlatta all´occhiello per protesta contro le poche donne e le scelte pilotate. Una bella ricerca su "Differenza di genere e democrazia" è stata presentata ieri da Giovanna Altieri (Ires/Cgil) e da Marina Cacace (Asdo). Si è parlato della «resistenza sistematica» alla presenza di donne nei luoghi del potere. Daniela Santanché rivendica la novità rappresentata dal fatto che è lei - leader della Destra - l´unica donna candidato premier. Paradossi italiani.
Interviste. Boselli: “Campioni di omofobia, dal Pd alla Destra”.
Con la vostra campagna pubblicitaria, fresca e aggressiva, volete dare voce ai “gay incazzati”. Perché la comunità gay dovrebbe votare socialista?
I socialisti sono rimasti gli unici in Italia ad avere le idee chiare, quando parliamo di nuovi diritti. Crediamo che oltre alle famiglie tradizionali vi sia un numero crescente di nuove famiglie, fatte anche di coppie omosessuali che decidono di vivere insieme. Alle nuove esigenze di tanti cittadini dobbiamo dare risposte concrete: istituire, come abbiamo chiesto inutilmente a Veltroni come sindaco di Roma, un registro per le unioni civili. Quello che avviene a Londra, a Parigi, a Berlino e a Madrid, qui a Roma è vietato, impensabile, improponibile. Noi crediamo che gli italiani vogliano essere più vicini all’Europa che al Vaticano, e che i socialisti meritino il consenso di chi crede in una scommessa sul futuro.
Il vostro messaggio è chiaro: i socialisti sono l’ultimo baluardo di laicità. Ma un tempo non c’erano anche i radicali?
Appunto, c’erano una volta i radicali. Adesso dove sono? Mi risulta che abbiano accettato le condizioni dettate loro dallo stato maggiore del Pd, che li ha inglobati e ridotti al silenzio. A Emma Bonino faccio i migliori auguri di buona permanenza nel partito di Binetti e Bobba. Noi rispettiamo tutte le scelte, ma sul piano della nostra autonoma presenza a garanzia di un impegno per la laicità dello Stato non si discute.
L’Italia è pronta per le Unioni civili?
L’Italia non può continuare ad essere il fanalino di coda dell’Unione Europea sul piano dei diritti. I Pacs sono stati introdotti in Francia tanti anni fa, e il governo di centrodestra si è impegnato a non toccarli. In Spagna alle recenti elezioni i popolari di Rajoi hanno premesso che non sarebbero venuti meno i matrimoni gay, se fossero andati loro al governo. Non si capisce perché i Democratici italiani mantengono sul piano dei diritti un profilo più basso di quello che tanti conservatori hanno in Europa.
In America persino i repubblicani hanno dimostrato più “tolleranza” nei confronti delle questioni dei diritti dei gay, rispetto ad alcuni teodem italiani di area Pd. Il Vaticano è così influente?
Il Vaticano contribuisce alle linee programmatiche e al successo elettorale di tante forze politiche in Italia; mi ha colpito l’udienza chiesta a San Pietro da Veltroni appena ha accettato di correre come premier. E non sto neanche a sottolineare come qualche parlamentare, aderente all’Opus Dei e al Pd, ostenti e rivendichi il cilicio.
A Roma Rutelli dice che le Unioni civili non sono una priorità del suo governo cittadino, lasciando intendere che la questione vada affrontata in Parlamento. Qual è per i socialisti la strada da seguire su questo tema?
La chiamata diretta dei cittadini ad esprimersi. Vogliamo indire un referendum cittadino affinché tutti i romani siano chiamati a votare sulla questione. A quel punto si vedrà quali sono le indicazioni dei cittadini della capitale, che si sono sempre dimostrati più laici di chi ha amministrato questa città.
Chi è secondo lei il politico italiano più omofobo e perché?
Non mi faccia fare liste nere, è sempre antipatico. D’altronde i nomi sono noti. Ricordo l’imbarazzo in sede europea per le parole di Buttiglione sui gay, e quelle peggiorative dette in suo supporto da Giovanardi. Ma mi sembra che dal Pd alla Destra di Storace, passando per il Pdl, ve ne siano non pochi di campioni.
Se, per assurdo, il Pdl dovesse aprire alle unioni civili, lei cosa farebbe?
Constaterei che ci troveremmo con una destra di tipo moderno, laico ed europeo. Ma non si preoccupi, l’ipotesi che io debba fare questa constatazione è molto lontana.
Luxuria si ribella alle indicazioni del suo partito. No a Rutelli sindaco, voto Grillini.
Per le comunali non voterò secondo indicazioni di partito, ma seguendo la mia coscienza e la mia coerenza. Grillini sindaco con voto disgiunto per la Sinistra Arcobaleno.
(Il Corriere della Sera) A meno di un mese dalla doppia tornata elettorale (politiche e amministrative) le principali associazioni della comunità gay organizzata (Arcigay nazionale, Circolo Mario Mieli) decidono di appoggiare la candidatura di Franco Grillini a sindaco di Roma. Tutti (o quasi) invece contro la corsa a primo cittadino di Francesco Rutelli, nonostante un già annunciato accordo con Arcigay-Roma (poi saltato) e l'alleanza da lui stretta a livello locale con la Sinistra Arcobaleno (Rifondazione, Verdi, Sd, Comunisti italiani). Opinione diffusa tra i gay è che l'uomo che da primo cittadino della capitale nel 2000 ritirò il patrocinio al World Pride non s'ha da votare. Anche a costo di disobbedienze di partito. È quel che pensa ad esempio, e lo dice a chiare lettere, Wladimir Luxuria, ricandidata alla Camera con la Sinistra Arcobaleno e residente nella capitale: «Per le comunali non voterò secondo indicazioni di partito, ma seguendo la mia coscienza e la mia coerenza. No a Rutelli. Sì a Grillini. Con voto disgiunto per la Sinistra Arcobaleno».
I gay romani masochisti? Ovvero la "doppia" politica dell'Arcigay.
(Enrico Oliari*) Se esiste al mondo il paese delle meraviglie di Alice, quello è la piazza romana della comunità gay. Sempre più spesso capita infatti di rimanere stupefatti, per non dire allibiti, per via dell’impreparazione e del pressappochismo di certi esponenti delle associazioni gay romane i quali, chissà perchè, arrivano alla quadratura del cerchio pur di ingraziarsi i vecchi ed i nuovi padroni.
Per carità, nessuno di noi è uguale all’altro e ciascuno ha le sue opinioni ed il suo modo di interpretare la politica gay, ma quello che da noi ed altrove si chiama “militanza per gli interessi della comunità omosessuale italiana”, a Roma diventa l’ennesima farsa di una campagna elettorale di per se già sufficientemente pietosa.
E così nel momento in cui gli altri esponenti del movimento gay di centro-sinistra denunciavano le estromissioni di possibili candidati dalle liste e, peggio, la scomparsa delle nostre tematiche dalla dialettica e dai programmi, c’era chi faceva di tutto per piacere ar Piacione, alla faccia di quel Delanoe di Franco Grillini, deputato e candidato sindaco dell’Urbe, da sempre autenticamente impegnato per i diritti dei gay.
Sabato scorso a Milano la piccola GayLib, a testa alta e con le bandiere spiegate, interveniva in modo critico alla manifestazione di Berlusconi e di Fini distribuendo pacchi di volantini per il riconoscimento della coppia gay, proprio mentre a Roma Francesca Grossi di Arcilesbica e Fabrizio Marrazzo di Arcigay dichiaravano il loro appoggio al nuovo beniamino del mondo gay, il candidato sindaco Francesco Rutelli.
Oddio, che Marrazzo interpretasse in un modo tutto suo la presidenza di un’associazione gay non è una novità: qualche mese fa si era persino ben guardato dall’appoggiare la protesta per la mancata approvazione delle unioni civili nella capitale (che, tra l’altro, erano nel programma elettorale dell’allora sindaco Walter Veltroni) e dopo qualche giorno riceveva una bella ed ampia sede per la “sua” Arcigay al Testaccio, superando nella graduatoria associazioni che avevano fatto domanda già anni prima; aveva anche urlato e si era stracciato le vesti quando un giovane si era suicidato, vedendo nel movente del tragico gesto un’omosessualità che non esisteva, cosa che fece infuriare i genitori e gli amici della giovane vittima.
Oggi però l’appoggio dato oggi a Rutelli ha dell’incredibile.
Perché quanto Grillini è uno dei padri del movimento gay italiano, tanto Rutelli è uno dei nemici della causa gay italiana e ci vorrebbero i fogli di un’enciclopedia per raccogliere i suoi interventi a danno della comunità gay ed a favore del Vaticano.
Già nel 2000, quando era sindaco di Roma, aveva ritirato, su richiesta dell’Oltretevere, il patrocinio della città al Wold Pride (dico, il World pride!), sollevando le proteste dei militanti omosessuali (quelli veri!), i quali però furono ancora più incazzati nel 2005 quando lo stesso Rutelli dichiarò la sua netta contrarietà al riconoscimento della coppia gay prevedendo al massimo dei contratti privatistici individuali (Il Corriere della Sera, 19.9.2005), che poi è la stessa cosa che sostiene un altro Francesco candidato sindaco, Storace; nel 2007, quando era rappresentante del governo, si spinse anche oltre, affermando che prima dei DiCo, che già non riconoscevano la convivenza ma solo i diritti dei conviventi, vi erano ben altre priorità a cui pensare (La Repubblica, 4.3.2007); ed infine venne il tempo del Family Day, al quale il vicepremier Francesco Rutelli avrebbe partecipato volentieri, se non avesse rivestito un ruolo di Governo (Il Corriere della Sera, 10.5.2007).
Personalmente sono convinto che agli esponenti politici non vada scontato nulla: i nostri diritti non vanno trattati a mezze misure, proprio perché sono diritti.
Noi, che siamo un’associazione di centro-destra, non cerchiamo umilianti compromessi con gli esponenti del PDL ed oggi siamo noi a proporre l’alternativa del Riconoscimento della coppia omoaffettiva, dignitosa e nel contempo rispettosa dei nostri valori.
Al contrario La Grossi e Marrazzo chiedono alla comunità gay romana di credere alle promesse elettorali di Francesco Rutelli e di prendere di conseguenza le distanze da Franco Grillini reo, a loro dire, di essersi schierato con i socialisti di Boselli.
Tuttavia con la sua scelta laicista, Grillini ha dimostrato quella coerenza e quella serietà che ai due esponenti di Arcigay e di Arcilesbica sembrano mancare: davvero essi pensano che la comunità gay italiana sia così fessa da farsi abbindolare dalle ennesime promesse di Francesco Rutelli?
*Presidente Nazionale di GayLib.
Provocazione. La zingarata della Sinistra-Arcobaleno.
(Meslier) Se si candida alle elezioni una pornostar, ci può stare, anche se con qualche forzatura, l'idea che si tratti di una candidatura provocatoria. Con qualche forzatura perché, fino a prova contraria, una pornostar è una cittadina come le altre e gli altri.
Ma, di grazia, perché la candidatura di una cittadina di origini rom, dovrebbe essere una provocazione?
Aiutatemi a capire l'incipit di questo fantastico articolo (a firma di Nino Luca) pubblicato sul sito del Corriere:
"Dopo la pornostar Cicciolina, il transgender Luxuria, arriva una nuova candidatura provocatoria per il parlamento italiano: la zingara. Dijana Pavlovic, serba e romni (donna di etnia rom), attrice e mediatrice culturale è, infatti, la numero 8 della lista della Sinistra Arcobaleno alla Camera."
Insomma, essere una rom ed essere una pornostar, è un po' come se fosse la stessa cosa.
Ora, davvero c'è bisogno che io ricordi l'abc della convivenza civile, osservando che tra il fare l'attrice porno e l'essere rom, c'è una differenza sostanziale, e cioè che il primo è il frutto di una scelta, il secondo no? Come può essere "provocatoria" un'appartenenza etnica che non si è scelta?
domenica 9 marzo 2008
Spagna e Francia, vincono le sinistre.
Spagna, socialisti vincono elezioni. Secondo gli exit-poll diffusi in tv.
I socialisti spagnoli del premier Zapatero avrebbero vinto le elezioni politiche, stando agli exit-poll diffusi dalla televisione di Stato spagnola. Stando a questi dati, i socialisti avrebbero conquistato tra 172 e 176 seggi, contro i 148-152 dell'opposizione del Partito Popolare (PP, centrodestra) di Mariano Rajoy.
Alle elezioni politiche del 2004 il Psoe aveva ottenuto 164 deputati, e il 42,6% dei voti, il Pp 148 seggi con il 37,64%. In percentuali di voto, stando agli exit poll delle televisioni, i socialisti avrebbero ottenuto il 45% contro il 38,6% al Pp secondo Tve, il 42,64% contro il 37,64% per Antenna 3, il 45% contro il 38,6% stando a Telecinco. Un exit poll dell'istituto Opina per La Cuatrò da fra 168 e 173 seggi ai socialisti (44,5% voti) e fra 145 e 149 (37,5%) ai popolari.
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Francia, elezioni flop per Sarkozy. Partito del presidente si ferma al 40%.
Il primo turno delle municipali francesi, una sorta di referendum su Nicolas Sarkozy, ha visto l'Ump (il partito del presidente) arretrare nettamente, fermandosi al 40%, mentre i socialisti e le altre liste di sinistra hanno raccolto su base nazionale il 47,5%. I socialisti dovrebbero mantenere il controllo di Parigi e Lione, e puntano a conquistare anche Marsiglia, la seconda piu grande città della Francia.
La sconfitta per la destra del presidente Nicolas Sarkozy al primo turno delle municipali prende forma - stando agli exit poll dei principali istituti di sondaggio - in diverse città - test ma non ancora nelle tre grandi municipalità che la gauche punta a strappare alla destra. Questi i risultati in alcune città - test: a Rouen, la gauche vince sulla destra; a Lille, il sindaco uscente, la socialista Martine Aubry, potrebbe essere confermata senza ballottaggio; a Caen, la candidata Ump sarebbe battuta dalla socialista. Decisivi saranno i dati sulle tre grandi città che la sinistra potrebbe strappare alle destra, Marsiglia, Tolosa e Strasburgo, ancora non disponibili.
Polemiche e sconcerto. Arcigay Roma sostiene Rutelli. Senza Parole!
(Il mio canto libero) Mi sembra assolutamente paradossale che nello stesso momento in cui Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay, conferma la sua candidatura a sindaco di Roma, proprio in opposizione a un Rutelli, clericale e inaffidabile. Arcigay Roma, presieduto da Fabrizio Marrazzo stringa un'accordo con Rutelli e ne sostenga la campagna dicendosi soddistatta delle promesse fatte.
Giordano: Campania al voto dopo le elezioni. Rifondazione si rifà una verginità.
(Massimo Ciccarelli - è Costiera) Franco Giordano non sarà il leader di Rifondazione comunista, ma resta pur sempre il suo segretario politico. Per cui, quando arriva a Napoli per la campagna elettorale e dice che “ dopo le elezioni nazionali, in Campania bisogna andare rapidamente al voto, perché qui è definitivamente finito un ciclo politico” , c'è da credere che sarà conseguente.
D'altronde lo stesso Fausto Bertinotti, vero numero uno del Prc, aveva preso le distanze dal governatore Antonio Bassolino. Solo che l'affermazione di Giordano a cinque settimane dal voto suona molto opportunistica.
E anche un poco da voltagabbana. Perché con il tanto, oggi, “vituperato” presidente della Regione Campania, i rifondaroli per lunghi anni sono andati a braccetto. E fino a poche settimane fa hanno votato la fiducia al Consiglio regionale, proprio quando lo scandalo spazzatura aveva ormai assunto dimensioni internazionali.
E' facile adesso venire a chiedere i voti dell'elettorato campano ergendosi a censori di Bassolino, quando persino i dirigenti locali di Rifondazione che mettevano in guardia sulla china pericolosa in cui stava precipitando l'amministrazione regionale, venivano emarginati dal loro partito, e fatti andare via.
Per chi ha buona memoria ricorda, ad esempio, le vicenda dei consiglieri regionali Franco Specchio e Franco Maranta, e delle loro battaglie contro la gestione dei rifiuti, rimaste solitarie e inascoltate. Giordano forse potrebbe non conoscere queste storie passate, ma sicuramente dovrebbe sapere che il capogruppo Gennaro Migliore, è stato per anni consigliere comunale di maggioranza a sostegno dell'amministrazione Bassolino. Allora perché venire oggi a “rifarsi una verginità”, cercando di coprire il sole con un dito?
La strategia che Rifondazione intende seguire è quella di differenziarsi dai vecchi compagni di squadra, utilizzando il vecchio giochetto di fare le liste di buoni e cattivi a seconda della convenienza del momento, e di ergersi a paladini della legalità e della moralità quando si è a corto di seri argomenti programmatici.
E, come in questo caso, quando gli Alleati diventano scomodi. Infatti, il segretario del Prc non ha avuto alcuna difficoltà a dichiarare che “'anche con il voto delle politiche noi vogliamo interpretare un'ansia di rinnovamento che è molto forte. Un'ansia di rinnovamento e di moralità, propria anche di una classe dirigente giovane. Noi siamo in grado di esplicitarla, altre forze politiche l'hanno completamente cancellata”.
E' seguito poi, lo scontato attacco al Partito Democratico : “Al di là delle polemiche sulle candidature campane, la verità è che il Pd non è in grado di offrire un'alternativa campana alle vicende di questa classe politica”.
Se Giordano crede veramente in ciò che proclama agli elettori campani, allora coerenza vorrebbe che già domani, e non propagandisticamente “dopo le elezioni” si dimettessero gli assessori e i consiglieri di Rifondazione presenti alla Regione e al Comune di Napoli.